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Creatura immonda
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E-book666 pagine10 ore

Creatura immonda

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Info su questo ebook

Perla e Sheryl, due bambine divenute donne, due vite che procedono parallelamente fino a intrecciarsi per poi drammaticamente fondersi.
Perla appartiene a una famiglia benestante e molto nota dell'alta aristocrazia del nord Italia e sembra possedere tutto per essere felice, ma nasconde un terribile segreto che nega persino a se stessa.
Certe ferite sono insanabili e con il tempo finiscono col peggiorare pretendendo il pagamento di un conto che si pensava già estinto con i patimenti sofferti.

Le origini di Sheryl non sono invece ben chiare anche se la sua sorte è la medesima di Perla: entrambe vengono ripetutamente abusate quando, ancora bambine, sono incapaci di discernere il bene dal male. Ognuna di loro affronterà la vita a modo suo, cercando di sopravvivere all'orrore dei ricordi e delle mancanze, non riuscendoci però a pieno. I momenti felici, in particolar modo, contrastano in maniera devastante con il vuoto che si è generato nelle loro anime divenute diabolicamente nere. Un nero che però possiede mille sfumature...
Riusciranno le due donne a salvarsi o finiranno con il trascinarsi inevitabilmente a fondo l'una con l'altra?

"Che Dio maledica Lukas, che Dio maledica il mio silenzio, che Dio maledica me! Io dovevo morire, non Gabriel! Io, che con il mio silenzio sono responsabile quanto e più di quel maledetto infame!"
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2018
ISBN9788867933570
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    Anteprima del libro

    Creatura immonda - Giulia Assunta Vinci

    coincidenza.

    1° Capitolo

    Sheryl sta accovacciata sul suo divano preferito e, mentre sgranocchia alcune patatine, legge un libro che pare distoglierla da tutto ciò che le sta intorno. Inspiegabilmente, più o meno un’ora dopo, interrompe bruscamente la sua lettura per interrogarsi su alcune questioni, e dopo aver poggiato delicatamente il volume che ha tra le mani su una vicina mensola, prende la sua borsetta che è su un tavolino e ne estrae un piccolo specchio per osservare bene il suo viso...

    Per qualche secondo, con attenzione severa, guarda ogni particolare riflesso in quel freddo ovale, poi improvvisamente, preda di una rabbia solo apparentemente immotivata, tira via un centrino che sta sotto una lampada che è su un mobiletto sistemato di fianco al divano, per poi cominciare a strofinarsi la bocca in modo ossessivo compulsivo così da togliere via il rossetto rosso vivo che le delinea e le colora le splendide labbra. Si ferma repentinamente come ha iniziato, lasciando cadere per terra, in segno di resa, il centro ricamato che è ormai completamente imbrattato di lucidalabbra appiccicoso e colorato, per indirizzare immediatamente dopo, uno sguardo di sfida al il libro che stava leggendo sino a qualche minuto prima.

    Nuovamente immersa in chissà quali pensieri che stanno ben nascosti in qualche sperduto angolo del suo labirintico io interiore, pensa stizzita, e lo ripete a denti stetti in modo da sentirlo bene lei stessa: Io non farò mai la fine del personaggio della storia che è narrata in quelle pagine…

    Non ancora soddisfatta fa poi una smorfia di disgusto, quindi si alza per fare una doccia e un bel sonno ristoratore. Deve riposare bene e serena se vuole essere in splendida forma come al solito. Nonostante lo stress accumulato durante la lettura di quello che per lei adesso è un odioso libro, che al momento è anche l’unica causa del suo repentino cambiamento di umore, riesce comunque a dormire per alcune ore e quando si alza sono già le venti. Alle ventuno ha un appuntamento con il suo cliente più affezionato, proprio lì nella sua casa, uno dei pochi a cui consente di farle visita, che poi a dirla tutta proprio di un cliente non si tratta, dal momento che lei lo ritiene speciale se non addirittura unico, dimostrazione ne è il fatto che non gli ha fatto fare la stessa fine degli altri…

    Cena velocemente, comincia a sistemarsi, e anche se la lettura di qualche ora prima le ha lasciato un certo malumore, si sente comunque ben disposta per la visita di Ermanno. La rilassa non poco il pensiero che con lui, oltre a tutto il resto, potrà anche parlare in modo intelligente perché è certamente un valido interlocutore. Pensa, mentre un sorriso le si stampa sul viso, che quell’uomo è il solo che riesce a capire quale può essere il suo umore solo guardandola negli occhi, e, a differenza degli altri, fosse anche svestita in tutto il suo splendore, è l’unico che è in grado di cogliere sempre le sfumature velate che incupiscono il suo animo disturbato. L’uomo arriva puntuale come al solito, anzi a dire il vero è un tantino in anticipo. Quando Sheryl gli apre la porta vede che, da buon signore qual è, ha portato un gran bel mazzo di rose rosse con lo stelo lungo, e come al solito è anche sua intenzione portarla fuori a cena.

    Lo ringrazia con un sorriso e gli spiega che ha già mangiato, poi gli dice anche che se lui ha fame è disposta a preparargli qualcosa…

    Ermanno sorride simpaticamente per quella tenera proposta che non rientra nel suo modo di fare, e gentile risponde: "Tesoro mio sei veramente ospitale, ma credo che, se sei d’accordo, sia meglio ordinare la cena in quel ristorantino dove andiamo spesso, no?!?

    Sai bene che pentole e fornelli non fanno per te, e poi così sono certo che una volta di meno ti metterai a mangiare pasticci di ogni genere come fai sempre."

    Sheryl: Certo che sono d’accordo, però così avremo meno tempo per noi dal momento che dovrai andare a ritirare quanto ci prepareranno, e io vorrei tanto parlare con te…

    Ermanno perplesso la guarda diritto negli occhi, quindi preoccupato dice: Stellina mia cosa c’è che non va? I tuoi begli occhi sono tanto tristi e cupi...

    Sheryl, pensierosa e dolce, svia il discorso dicendo: Sai mi piace tanto quando mi chiami stellina…

    Ermanno: Sono affettuoso perché ti voglio un gran bene davvero e lo sai, non rammento nemmeno più quante sono le volte in cui ti ho domandato di allontanarti da tutto e tutti per venire via con me.

    Sheryl ansiosa: Eh sì, sono davvero tante.

    Ermanno: Sai, spesso prima di addormentarmi, mi arrovello la mente cercando di capire perché ti ostini a voler continuare questa vitaccia che non ti appartiene… sei una ragazza intelligente e bella, puoi avere tutto quello che desideri e invece...

    Sheryl gli volta le spalle e fredda ribatte: Invece vendo il mio corpo! Non avere paura a dirlo, tanto è così comunque, però ci tengo a precisare che lo faccio solo con chi pare a me!

    Ermanno: Lo so bene tesoro mio, e mi fa un male cane pensare che individui che non conosci nemmeno tanto bene, possano toccarti e peggio ancora farti del male.

    Sheryl mielosa: "Non angustiarti più di tanto, si vede che deve essere così, ma sappi che tu sei il mio cliente preferito!

    Sai, con gli altri non mi comporto mica così…

    Non ci parlo come faccio con te. Con certe teste vuote che ragionano solo dalla cintola in giù e parlano la lingua che deriva dalla pulsione erotica, non c’è storia, per questo ne ho cestinati e... sistemati più di parecchi, caro amico mio!

    O meglio, prima li ho fatti girare come trottole rendendoli schiavi impazziti, poi li ho lasciati a bocca asciutta e non solo a dirla tutta… "

    Ermanno sorride tristemente e preoccupato come non mai, risponde: Sheryl, hai una vaga idea di quanto possono essere pericolose queste situazioni? E se un giorno uno di questi bastardi dovesse farti del male?

    Sheryl sorniona prende la sua borsetta che è ancora sul tavolino del salotto, ne estrae una calibro 22 e la mostra soddisfatta al suo amico, poi replica sicura e fiduciosa: Stai sereno dolcetto, perché io so badare più che bene a me, come puoi vedere da te, e pensa che quando posso, se ne vale la pena ovviamente, riesco persino a dare una mano a qualche amica in difficoltà.

    Ermanno disperato: Sono certo del fatto che tu sia in grado di proteggere te stessa e anche qualche tua amica, ma in questo modo non fai altro che peggiorare la situazione perché attiri su di te anche le ire dei loro clienti balordi e delinquenti!

    Sheryl: Dai, non angosciarti in questo modo! Non sono un’ingenua, e da scaltra quale sono, faccio sempre bene attenzione affinché nessuno mi segua fino a casa. Sono più certa che non esista uomo, a parte te ovviamente, che sappia dove abito.

    Ermanno, per niente rilassato da quella precisazione, replica: Spero tu sappia davvero quello che fai, ma ti prego, comunque non abbassare mai la guardia, e poi prova a riflettere ancora sulla mia proposta che come sai è sempre valida.

    Nell’attimo di silenzio che segue, Ermanno crede di cogliere una certa esitazione da parte della donna che lui ama follemente, quindi, con tono quasi supplichevole prova a insistere dicendo: Potresti provare a trasferirti da me per un po’ di tempo, e se poi, per qualche motivo… vedi che proprio non ti senti di continuare a condividere con me l’ampio spazio della mia villa storica in periferia, ti prometto che non ti assillerò oltre per restare.

    Sheryl lo spia dolce, poi con sguardo decisamente malizioso dice: Quando fai quella faccina da bambino preoccupato, diventi irresistibile lo sai?

    Ermanno serio: Non scherzare dai, lo sai che ultimamente queste preoccupazioni non mi fanno dormire la notte?

    Sheryl, che sembra proprio non volergli dare retta, comincia a fare la gattona, quindi replica: Meriti sempre tutte le mie attenzioni, sei dolce come il miele...

    Così dicendo lo bacia appassionata, poi gli prende le mani, lo trascina nella sua camera da letto, e una volta lì fa scivolare giù lentamente la vestaglia di pizzo nero che ha indosso mostrandosi a lui completamente nuda, a parte un nastrino di seta nera che le cinge il collo e una giarrettiera, pure nera, sistemata sulla coscia sinistra. Poi, come capita durante ogni loro incontro, il tempo scorre più che veloce…

    Qualche ora più tardi Sheryl, dopo aver indossato nuovamente la vestaglia, va in cucina per preparare un paio di toast, e una decina di minuti dopo ritorna da Ermanno con un vassoio, quindi dice: "Io qualcosina l’ho mangiata prima che tu arrivassi, e nonostante tutto ho di nuovo fame… tu invece non hai ancora cenato, perciò devi avere parecchio appetito adesso, e dal momento che è troppo tardi per chiamare il ristorante, ho provveduto a preparare qualcosa di veloce, quindi per questa sera dovrai accontentarti...

    Può darsi che in cucina non sia una star, e che le mie nozioni in fatto di prelibatezze da preparare lascino un po’ a desiderare perché sono più brava a mangiare dopo aver ordinato, ma nonostante queste mie probabili lacune, so comunque fare bene i toast."

    Ermanno sorride sentendo le sue parole, e, solo in apparenza dimentico delle precedenti argomentazioni, replica: Non ho dubbi in merito mia cara.

    Gustano in silenzio quanto c’è sul vassoio, sorseggiando nel mentre anche un buon bicchiere di Chianti. L’uomo, tra un boccone e l’altro, la osserva pensieroso, restando ancora una volta affascinato dall’eleganza e dalla signorilità perfetta con la quale lei fa ogni singolo gesto, quindi dice: Sai, quando ti guardo, e ho modo di vedere la tua innata regalità che contraddistingue tutto ciò che fai, dal più piccolo gesto al più grande, non posso non domandarmi e non domandarti sempre la medesima cosa...

    Un istante dopo aver sentito quelle sue parole, Sheryl si incupisce improvvisamente, poi sussurra: Sai bene che a quella tua solita domanda io non risponderò mai.

    Il suo sguardo si rabbuia ancora di più, smette di bere, e quasi di scatto e in modo fintamente distaccato, dice: Dai vestiti, che adesso devi andare via.

    Ermanno quasi la implora: Vorrei rimanere con te tutta la notte, e sai bene che posso pagare molto di più di ciò che vuoi, vorrei avere tutto il tuo tempo, tutto e solo per me.

    Sheryl lo bacia sulla guancia, salta giù dal letto, e come qualche ora prima l’ha trascinato dentro la camera, adesso lo invita a rivestirsi per andare via con altrettanta, seppure apparente, convinzione. Ermanno, non vedendo alternative possibili, si rassegna a quell’ennesimo rifiuto, quindi mestamente si sistema, si avvicina a Sheryl per salutarla dandole un caldo bacio sulle labbra, poi porta la mano alla tasca interna della giacca dove tiene in portafogli...

    Lei lo ferma dicendo: Ho appena deciso che da te non prenderò mai più denaro, anche se di certo non rinuncerò mai alla tua compagnia, ovviamente sino a che questa situazione andrà bene anche a te.

    Ermanno: Io invece preferirei che tu accettassi il solito assegno con il quale potresti vivere serenamente tutto un mese, senza fare assolutamente niente di niente, nemmeno con il sottoscritto, a meno che non sia tu a volerlo.

    Sheryl gli sorride mentre risponde: Non mi manca niente tesoro, stai sereno ti prego.

    L’uomo rassegnato le dà un bacio sulla fronte e se ne va a testa bassa, poi Sheryl chiude il portone decisa, anche se in realtà è triste. Rimane alcuni istanti dietro la porta a riflettere sapendo bene che non può fare altrimenti adesso…

    La piena consapevolezza del fatto che la strada che ha deciso di percorrere non ammette un’inversione di marcia per nessun motivo, la tiene ancorata alle sue decisioni, perché le ragioni che l’hanno indotta a seguire delle orme impresse da altri su un brutto sentiero nascosto e buio, costringendola ad andare avanti imprimendo poi lei stessa quelle brutte orme, sono tante, ma una di queste è stata determinante e devastante nella sua completezza, ripetendosi più e più volte nel tempo. Per questo motivo lei adesso non può buttarsi tutto alle spalle semplicemente, seppure vorrebbe tanto poterlo fare.

    Si mordicchia rabbiosa e impotente le labbra, mentre ripercorre le immagini di un orribile ricordo infantile. Rammenta bene ogni cosa, ogni odore…

    Il fiato sul suo collo del migliore amico del padre che puzza di whisky, che le ansima addosso, poi inaspettatamente l’afferra deciso, le tira su la morbida gonnellina di lana bianca plissettata e le strappa via le mutandine preferite, quelle con tante farfalline colorate ricamate sopra. Lei disperata, mentre singhiozza e piange, cerca di liberarsi da quella stretta morsa che la sta privando della sua innocenza, della sua purezza, della serenità che mai più ritroverà. Rammenta bene il momento in cui lui, incurante della sua disperazione, le ha preso la candida e ingenua manina e, dopo aver tirato giù la lampo dei calzoni se l’è infilata dentro le mutande...

    Lei era riuscita a scappare via solo nel momento in cui lui era al massimo del suo godimento, e impaurita aveva inciampato cadendo rovinosamente per terra poco dopo, mentre correva verso casa in cerca della protezione e dell’abbraccio della sua mamma. Si era sbucciata malamente le ginocchia e a fatica e dolorante aveva cercato di tirarsi su per riprendere la fuga dopo aver provato a ripulirsi le mani sporche di qualcosa che l’amico del padre aveva nelle mutande, pensò ingenua allora…

    Non dimenticò mai quell’odore, la puzza del male e della perversione che conduce all’abominio e all’annientamento della ragione e dei sentimenti. Lei allora era innocente e non sapeva, ma quando era divenuta adolescente e aveva compreso bene quello che, quel brutto uomo del quale si fidava, le aveva fatto quella volta e anche molte altre dopo, giurò a se stessa che si sarebbe vendicata su chiunque avesse cercato di farle nuovamente del male, e così era stato. Altro che se l’aveva fatto, e tuttora lo stava facendo senza mai riuscire a saziare la sua fame di vendetta. Stizzita e dimentica della dolcezza appena ricevuta da Ermanno e da lei ricambiata, con uno sguardo quasi demoniaco attraversa un passaggio nascosto dietro un’antica libreria satura di volumi che conduce in una stanza segreta, che solo in apparenza sembra una camera da letto. Sistema alcune cose e una mezz’ora dopo qualcuno suona il campanello…

    Mentre si dirige verso la porta d’ingresso, maschera il suo sguardo glaciale con un sorriso, perché è appena arrivato l’uomo che stava aspettando e che adesso l’aiuterà a scaricare tutta la tensione che le hanno creato i suoi brutti ricordi. Si tratta di un tizio losco che ha conosciuto il giorno prima in una boutique, proprio mentre misurava alcuni vestiti...

    Lui senza mezze misure, pur non sapendo chi lei fosse, le aveva fatto delle esplicite e pesanti avances, arrivando persino ad aprirle la porta del camerino quando era svestita. In quel momento Sheryl aveva deciso di stare al suo gioco, e quando lui aveva tentato di metterle la mano tra le cosce, l’aveva bloccato sorridendo, dandogli poi un suo biglietto da visita. L’uomo, soddisfatto e al contempo meravigliato dall’inaspettato e veloce successo avuto con una donna tanto bella, aveva ridacchiato, mettendo in evidenza il suo sguardo da maiale assatanato che stava già assaporando mentalmente quello che sarebbe stato. E adesso quel tizio era lì, davanti a lei, eccitato già davanti alla porta…

    Il bastardo tenta di metterle subito le mani addosso, lei sicura lo blocca sorridendo maliziosa, poi, con una voce che promette giochi erotici indicibili, sussurra: Non così, non vorrai mica rovinarti e rovinarmi la festa…

    E lui, con sguardo libidinoso: Certo che no bambina, non sia mai!

    Lo invita quindi a seguirla nella stanza segreta…

    Lui è talmente preso dal guardarla, che nemmeno si rende conto di dove sta andando, lei invece sa bene che quel maiale adesso è alla sua mercè. La stanza è scarsamente illuminata, e a parte alcune candele che fanno intravedere ben poco, niente altro consente di vedere ciò che sta là dentro. Sheryl, dopo che l’uomo è entrato, richiude bene il passaggio segreto, e solo allora il suo sguardo cambia nuovamente e in modo evidente, seppure il balordo perverso non se ne avvede perché è troppo preso dal fare la piovra addosso a lei. Le sbava sul seno in modo schifoso, poi improvvisamente succede qualcosa...

    Il porco si ferma e porta perplesso la mano al collo...

    Il suo sguardo è interrogativo, lamenta di aver sentito un fastidioso pizzicore proprio vicino alla giugulare, e solo pochi istanti dopo stramazza a terra. Sheryl si china su di lui e verifica se, pur essendo immobile, è comunque presente a se stesso, quindi lo trascina su un letto il cui piano è di cuoio ed è completamente rivestito da ben due teli di plastica, solo dopo accende alcune luci sapientemente sistemate che illuminano bene ogni cosa che si trova in quella strana stanza che è interamente rivestita da teli di plastificati, soffitto incluso. L’uomo, in un ultimo momento di mobilità, strabuzza gli occhi terrorizzato, e anche se è paralizzato è ancora in grado di sentire e capire perché lei gli ha iniettato una dose di veleno del serpente corallo, la giusta quantità per il suo peso, solo il tanto che basta per immobilizzarlo in modo da renderlo innocuo. Quel veleno ha provocato nel suo corpo una rapida azione neuro-tossica paralizzante che gli ha infatti bloccato le trasmissioni nervose ma non le funzioni respiratorie, non ancora almeno. Il maiale ha lo sguardo terrorizzato e supplichevole perché ha intuito che adesso è lui il giocattolo, non più colui che si trastulla con il giocattolo, anche se di gioco certo non si tratta, non più certamente. Sheryl lo sfotte, poi sadica gli dice: "Non ti senti più tanto forte adesso, eh?

    Hai tanta paura, vero? Ma come, non eri disposto a tutto pur di fare del sesso sfrenato con me?"

    Mentre dice queste parole indossa una tuta bianca plastificata, un copricapo in pendant, ben tre paia di guanti in lattice, degli stivaletti impermeabili e degli occhiali speciali che le coprono buona parte del viso…

    A quel punto, se il suo sgradito ospite poteva ancora avere un minimo dubbio relativamente alla sorte che gli sarebbe toccata di lì a poco, adesso doveva aver compreso bene cosa stava per accadergli, o chissà, pensa tra sé Sheryl… forse stupidamente spera ancora che io gli stia giocando solo un meritato brutto scherzo, visto come si è comportato. Ma quei suoi flebili dubbi svaniscono del tutto quando lei comincia ad armeggiare con alcuni ferri da chirurgo...

    Prende un bisturi, si volta verso di lui, poi sadica dice: Adesso ti levo i pantaloni tesoro, ma dubito fortemente che la cosa ti possa far piacere o addirittura eccitare…

    Dopo averlo svestito totalmente gli afferra il pene in modo deciso, seppure con qualche difficoltà, e prima di evirarlo, visto che quando era eccitato pareva essere decisamente dotato, ridendo in modo più che divertito, gli dice: "Tutto qui grande scopatore?

    Ho persino difficoltà a prendertelo... per... "

    Il tempo di dirlo che già la cosa è fatta. L’uomo perde i sensi e Sheryl delusa cerca di farlo rinvenire, ci riesce, ma sapendo che il bastardo non le potrà concedere la sua attenzione per molto tempo ancora, gli apre lentamente e delicatamente il torace sotto il costato, poi, guardandolo negli occhi, fredda dice: Tesoro, adesso ti tiro fuori il cuore e lo do in pasto ai cani, anche se sono certa che non lo vorranno…

    Detto fatto. Poi, con una mossa sapiente, repentina e rabbiosa, lo sgozza proprio come fosse un maiale. L’attimo dopo si ferma, lo osserva attenta, e poco dopo sussurra lenta: "Adesso di certo non farai più del male a nessuno, lurido porco…

    Di certo la tua commessa non si dispererà non avendoti più tra i piedi, so per certo che per darle lo stipendio, una volta abbassate le serrande del tuo negozio di abbigliamento, hai sempre abusato di lei come più ti è piaciuto…

    Mi sono bastate solo poche ore per sapere tutto sulle tue squallide abitudini, e se ho indagato oltre non è stato per essere maggiormente sicura, perché il mio infallibile fiuto mi ha fatto capire fin da subito che il comportamento che hai avuto con me non era un’eccezione. Vero?!?

    Credi che non sappia cos’hai fatto alla tua figliastra? Oh sì, hai ragione, non mi puoi rispondere! Fa niente, tanto so già tutto quello che devo sapere. "

    Infastidita comincia a tagliarlo a pezzi con mano decisa e ferma, poi sistema ogni singolo arto riponendolo con estrema accuratezza su un telo di plastica trasparente che ha messo precedentemente per terra, facendo la massima attenzione a non far colare il sangue residuo da nessun’altra parte. Mette la testa da un lato perché vuole occuparsene dopo, e apre per bene e del tutto il torace...

    Ne estrae le interiora e le sistema con dovizia maniacale dentro un sacco di plastica, poi, dopo aver girato sottosopra quel che resta del corpo mutilato, comincia a segare le costole seguendo la linea della colonna vertebrale. Una volta terminata anche questa operazione, si ferma per osservare quanto ha fatto…

    Fa un sorriso soddisfatto e rilassato poi si gira decisa a dedicarsi finalmente alla testa che ha sistemato in un lato e pare osservarla ancora in modo molesto…

    Seccata, perché nonostante tutto pare non avere ancora perso il suo sguardo libidinoso, prende un martello, e con ferocia inaudita gli distrugge buona parte dell’arcata dentale superiore e parte di quella inferiore, poi, non del tutto soddisfatta e visibilmente infastidita, gli cava gli occhi dalle orbite e li butta dentro la busta dove poco prima ha sistemato le frattaglie. Quando è certa di aver terminato quella parte dell’operazione si toglie il primo paio di guanti e inizia ad arrotolare i teli di plastica che rivestono le pareti, sistemandoli uno ad uno dentro alcune buste. Per ultimo toglie quello che riveste il soffitto facendo altrettanto. Non appena ha finito di sigillare ogni involucro, sposta tutto in un punto preciso, solo dopo effettua una prima accurata pulizia degli strumenti utilizzati per poi sistemarli dentro una bacinella piena di Barrycidal 30 concentrato. Toglie, arrotolandolo lentamente, il doppio telo che ha preventivamente sistemato sul letto, per poi sigillarlo dentro un’altra busta di plastica leggermente più spessa delle altre, controlla bene che il letto sia perfettamente pulito e poi si ferma un attimo ad osservare soddisfatta il nastro isolante sistemato come fosse un rotolo di carta igienica, messo però verticale invece che orizzontale, e con il lembo iniziale che poggia su una specie di rullo metallico sufficientemente largo che gli consente di scorrere senza difficoltà, per poi essere tagliato da una lama affilata passandocelo semplicemente sopra una volta sigillata per bene ogni singola busta. Si tratta di qualcosa di semplice che lei stessa ha ideato per evitare che il nastro isolante possa attaccarsi ai guanti in lattice proprio mentre sigilla le buste, ma comunque indispensabile e che in qualche misura la rende orgogliosa della sua accurata organizzazione. Riprende le pulizie… e per evitare di lasciare da qualche parte il dna dello sgradito ospite che ha appena squartato, si toglie il secondo paio di guanti, si sposta con cautela sulla soglia di una sorta di spogliatoio, ma prima di accedervi si sfila tutto ciò che ha indosso riponendolo accuratamente dentro una busta, per poi passare su un tappeto di plastica liscia e linda, e solo dopo entra nella stanzetta. Qui indossa una tuta nera in cotone grosso che è appesa a un gancio, degli altri guanti in lattice pure neri e doppi e sopra un paio in cotone per impedire al nastro isolante si attaccarcisi, perché durante questa operazione non dovrà spostare più niente verso il rotolo se non vuole rischiare di contaminare il posto, infine si infila degli altri stivaletti di gomma con il fondo completamente liscio che lei stessa ha modificato, quindi esce dallo spogliatoio, e facendo un estrema attenzione comincia ad arrotolare il primo telo di plastica grande con il quale ha rivestito l’intero pavimento della stanza, infine, dopo averlo ripiegate per tre volte, sigilla ben bene le estremità con pezzi di nastro isolante, ripetendo la medesima operazione una prima volta, una seconda e una terza. Riduce il tutto in modo da poterlo far entrare dentro una capiente busta di plastica resistente che sistema vicino a tutte le altre, facendo la stessa cosa anche con l‘altro telo. Non ha fretta, segue sempre il medesimo rituale, anche perché quei momenti sono per lei rilassanti e confortanti e ne trae un estremo beneficio. Solo quando ha rimosso tutti i doppi teli di plastica, e in due differenti tempi, riprende ad avere una velocità normale, poco dopo ha terminato ogni cosa. Stanca, ma al contempo rilassata, ripensa al fatto che, prima di trasferirsi in quella discreta casetta nel bosco, che parecchi anni prima le era stata messa a disposizione proprio Ermanno che gliela voleva persino intestare anche se lei non aveva accettato quella sua proposta, aveva rischiato di essere scoperta almeno tre volte durante le sue azioni vendicative, come usa definirle, anche se nemmeno allora era solita improvvisare, eppure un certo rischio c’era comunque stato. Ma con il trascorrere degli anni, ne aveva solo tredici quando era capitato la prima volta, la sua tecnica si era notevolmente affinata in tutti i sensi, ed anche la fortuna le aveva teso una mano dal momento che quella bella casetta dove abitava adesso risultava parecchio fuori mano, ma soprattutto era appartenuta al padrone di una vicina fornace della quale lei aveva potuto usufruire avendo scoperto che era ancora perfettamente funzionante. Erano stati sufficienti solo pochi piccoli ritocchi per renderla idonea a soddisfare le sue esigenze. Inoltre, solo qualche mese dopo essersi trasferita, ispezionando la cantina aveva trovato un passaggio sotterraneo nascosto dietro una grande credenza in legno di ciliegio, che conteneva dépliant e parecchi esemplari delle ceramiche che erano state cotte proprio in quel forno, e quel passaggio conduceva direttamente al magazzino della fornace. Dopo aver percorso il tunnel, perfettamente illuminato, una volta giunta sulla verticale di quel ripostiglio ben ordinato e attaccato al forno, proprio sotto, c’era una scala a chiocciola in ferro battuto e sopra una porta che dal lato opposto appariva simile alla credenza che c’era nella cantina della casa, solo che questa che si apriva semplicemente girando una manovella. Anche in questo mobile c’erano ancora ben sistemati parecchi dépliant, mattonelle, piatti e altre ceramiche varie. La cosa strana, che nemmeno lei era ancora riuscita a spiegarsi, era il fatto che, osservando dall’esterno quel magazzino, non era possibile capire che in corrispondenza dello spazio al quale si accedeva una volta salita la scala a chiocciola, ci fosse uno spazio ulteriore seppure modesto, e lei si crucciava per non aver ancora compreso il perché di tanta segretezza.

    Come d’altronde era strano che al piano superiore, proprio vicino alla sua camera da letto, ci fosse un’altra stanza occultata a sua volta da una libreria, la cui toppa, proprio come quella di una banale porta, era nascosta dietro un rosone di ottone. Si trattava di un locale interno, quindi senza finestre, e con una sorta di lucernario sul soffitto, stranamente tondo. Proprio in questa stanza aveva trovato parecchi arnesi da chirurgo in ottimo stato, seppure datati, per questo motivo aveva pensato che tempo addietro, l’immobile, potesse essere appartenuto a un dottore.

    Per azionare invece il meccanismo dell’apertura del passaggio della cantina, era stato sufficiente un po’ di olio, trovare la giusta teiera e ruotarla di 360°, niente di più. Per lei, capire il funzionamento di quel marchingegno, era stata una cosa piuttosto semplice, ma solo perché ne sapeva una più del diavolo, come si suol dire, e aveva fiutato la presenza del passaggio. Quella sistemazione per lei era decisamente perfetta.

    Non c’erano vicini nel raggio di parecchi chilometri, il che voleva dire non avere fastidi e soprattutto nessun occhio indiscreto che potesse notare il fumaiolo della ciminiera quando buttava fuori fumo durante alcune notti. Ma ripercorrendo la sua vita, e riportando il discorso a quando ha rischiato di essere scoperta, c’è da dire che solo in due occasioni, dopo essersi trasferita in quella bella e comoda casa, le era capitato di trasgredire alla nuova regola di non farsi più prendere dalle emozioni...

    L’aveva fatto per aiutare una ragazza di nome Perla che era in difficoltà, e che a differenza sua era totalmente in balia degli eventi. Poi erano diventate amiche a modo loro, anche se Sheryl non era mai voluta andare a casa sua e tanto meno l’aveva invitata nella propria, o meglio, mentre lei sapeva chi era e dove abitava Perla, l’altra non sapeva proprio niente, nome a parte. Ma nonostante questo, quella comune situazione di disagio generata in entrambe da violenze subite da bambine, le aveva rese fin dal primo momento della loro conoscenza, più che sorelle, anche se nessuna delle due, le poche volte che si erano incontrate, aveva più parlato direttamente della questione, come se niente fosse mai realmente accaduto. Sheryl ci teneva parecchio a quella ragazza sensibile e a volte persino ingenua, e seppure l’aveva conosciuta quando lei frequentava l’università, le sembrava di conoscerla da sempre, inoltre condividevano il triste ricordo, che rimaneva indelebile nella memoria di entrambe, di un paio di mutandine da bimba con tante farfalline colorate ricamate sopra. Ma a ripensarci ancora adesso si rende conto che proprio quelle due sole eccezioni fatte per tutelare Perla, l’avevano fatta rischiare davvero parecchio… perché, il fatto che quella sua particolare e indifesa amica fosse stata ricattata e molestata ancora una volta, l’aveva infastidita a un punto tale che aveva deciso di regalare il cuore, gli occhi, e gli organi genitali del depravato violento, ai pesci che forse avrebbero gradito quel suo particolare dono. La seconda situazione si era invece verificata quando la sua protetta, assediata da un professore della sua stessa università, le aveva domandato ancora una volta aiuto…

    In quel caso lei, trasgredendo ancora una volta alle regole che si era data, aveva inscenato un suicidio per liberarsi definitivamente di quell’insegnante vizioso per non attirare troppo l’attenzione. Per questo l’aveva impiccato nella soffitta della stessa facoltà, dopo averlo attirato in quel luogo in un modo a cui lui, da buon perverso qual era, non avrebbe mai potuto resistere. Mentre riflette su quei ricordi che la fanno sorridere ripensando al rischio che ha corso, è già nuovamente davanti al forno e le resta solo un altro viaggio da fare per la testa. Il forno è grande più o meno come una cameretta e può contenere circa 2000 mattonelle di dimensioni medie, anche se a lei non serve per la cottura delle mattonelle, ovviamente.

    Una volta che ha sistemato tutto dentro e l’ha ben chiuso, lo accende facendogli raggiungere una temperatura di 1.000° e solo quando è certa che le ossa siano calcificate, dopo circa un paio di ore durante le quali si riposa o sistema i nuovi teli nella stanza segreta, lo spegne e verifica lo stato dei resti consentendo all’ossigeno in entrata di favorire la disgregazione completa di tutto quanto è rimasto quindi richiude e lo riavvia una seconda volta in modo da ridurre tutto in cenere definitivamente. Quando la temperatura si è abbassata riapre la fornace e con un rastrello da lei stessa modificato che al posto dei denti ha una sorta di panello unico, raggruppa le ceneri in un unico punto, poi, aiutandosi con una paletta metallica e una scopa, raccoglie tutto e sparge le ceneri in giardino. Gli eventuali residui di plastica li butta nel bidone della spazzatura come anche alcune altre piccole parti. È oramai notte fonda quando ha finito, e seppure è decisamente stanca, è anche soddisfatta e serena. Ritorna dentro casa, sistema le poche cose rimaste, fa una bella doccia purificatrice, indossa il suo pigiama preferito e se ne va a letto.

    2° Capitolo

    La sveglia ha appena suonato, sono le 7,30 e Perla si sta svegliando...

    Non ama alzarsi troppo velocemente, quindi come al solito rimane nel suo caldo letto ancora qualche minuto e comincia a fare il punto della situazione relativamente a ciò che in parte ha pianificato la sera prima in ufficio. Perla è una bella ragazza di quasi trent’anni, bionda, con dei grandi occhi verdi che sembrano due pietre preziose sapientemente incastonate in un viso angelico, il tutto ulteriormente impreziosito da una bocca talmente bella da non poter essere descritta a parole. Non da meno è il suo fisico statuario…

    È alta, formosa al punto giusto, fine nel porsi e nel vestire, intelligente oltremodo, decisa nelle sue scelte, molto corteggiata seppure fidanzata da qualche anno con Mirko, ma anche tanto insicura pur non lasciandolo trasparire in alcun modo, eredità indesiderata che le deriva da quanto l’è capitato quando era ancora una bambina. È un affermato avvocato penalista, ma in realtà ha ben due lauree la seconda delle quali in psichiatria. Nonostante si sia sempre dimostrata molto capace in tutto, ha comunque suscitato l’attenzione di tutti per la sua innata capacità di studiare due materie tanto differenti, dimostrandosi determinata ad arrivare sino in fondo dedicandosi anima e corpo al raggiungimento di quel suo obiettivo. Adesso è a capo di un team di legali alcuni dei quali lavoravano già con il padre morto quando lei era ancora una ragazzina, infatti quello studio, formato solo da elementi brillanti, è una sorta di eredità lasciatale dal suo illustre genitore che adorava e che tuttora ama. Poco tempo dopo la morte di Guido, questo il nome del suo adorato padre, Goffredo, il più anziano dei soci dello studio, aveva preso le redini della società, poi lei stessa, dopo che si era laureata dimostrando fin da subito di essere degna figlia di suo padre, era subentrata a pieno titolo rappresentando il vertice indiscusso di quel gruppo vincente. La sede legale della società si trova a Torino, quindi lei durante la settimana vive in quella città abitando in uno splendido e grande appartamento di un palazzo residenziale, mentre il venerdì sera parte quasi sempre per rientrare nella sua villa sul Lago di Como dove l’aspetta Geltrude, sua madre, e Lucia ...la sua tata di quando era piccola e che adesso è la brava e fidata governante della casa, colei che conosce quasi tutti i suoi ricordi, belli e brutti. Solitamente riparte la domenica sera per fare rientro a Torino o al massimo il lunedì mattina. Il nome Perla, come ama raccontarle spesso la madre, era stato scelto dal padre quando l’aveva vista poco dopo la sua nascita, infatti a suo dire… lui, proprio in quella circostanza, tenendola ben sollevata con le sue forti e sicure braccia, soddisfatto aveva esclamato: Mia cara, abbiamo fatto un capolavoro, nostra figlia è splendida oltre misura! Un simile concentrato di bellezza in un essere tanto piccino è una cosa davvero meravigliosa, sembra un pezzo di porcellana, unico nel suo genere, è proprio una perla rara, per questo mi piacerebbe chiamarla Perla, se anche tu sei d’accordo ovviamente.

    Geltrude, orgogliosa a sua volta, anche perché a detta di tutti era proprio vero che lei fin da neonata era davvero bella come una bambola, aveva concordato con il marito che quel nome era perfetto per la loro bambina.

    Il viso di Perla, sorridente mentre ripensa rilassata a quei bei ricordi che le erano stati narrati mille volte dalla donna che l’aveva partorita, soprattutto dopo la morte improvvisa del padre, si rabbuia improvvisamente...

    Si alza e si dirige verso il trumeau per guardarsi in un enorme specchio appeso al muro, e fissando attentamente la sua immagine riflessa, a voce bassa dice: Eh sì, sei davvero splendida piccola, forse se non fossi stata così bella nessuno ti avrebbe mai fatto del male e tuttora non ti sentiresti braccata come una bestia.

    Infastidita cerca di scacciare quei brutti pensieri che le stanno rovinando la giornata appena cominciata e, dopo aver scelto cosa indossare, senza perdere altro tempo, va a fare una bella doccia. Alle nove meno un quarto è già nel bar che c’è nel pianterreno del suo stesso palazzo che sta facendo colazione. Nonostante il malumore iniziale ha un ottimo appetito, infatti mangia ben due ciambelle farcite con la crema e beve un tè caldo con limone, poi non contenta si fa anche preparare una bella cioccolata bianca da portare via con l’intenzione di bersela con calma quando sarà tiepida, una volta giunta nel suo studio che si trova ad appena un isolato da lì. Come fa la maggior parte delle volte, anche quella mattina decide di andare a piedi, tanto il suo primo appuntamento della giornata ce l’ha alle nove e trenta, e in dieci minuti, anche camminando lentamente, le è possibile arrivare a destinazione in perfetto orario. Mentre in ascensore pigia il numero sei, il piano dove appunto si trova la sede della sua società, riflette un tantino ansiosa sul fatto che non sa bene di cosa sia accusato il figlio del noto industriale con il quale ha appuntamento. Solitamente prima di ricevere qualcuno è sua buona abitudine informarsi prima di ogni cosa, finanche i particolari non devono avere incognite, per questo esige di avere sulla sua scrivania ogni singola informazione relativa a ciò che va a discutere. Ma in questo caso Goffredo l’ha informata telefonicamente, e solo sommariamente, la sera prima, ovviamente questo comportamento è un’eccezione dal momento che anche l’uomo è sempre meticoloso e ben organizzato qualsiasi cosa vada a fare, infatti in questo particolare caso non ha potuto fare diversamente dal momento che anche lui si è ritrovato una situazione bollente tra le mani in un tempo assai ravvicinato. L’anziano avvocato, durante il loro colloquio telefonico, non era entrato nei dettagli che per altro nemmeno lui conosceva bene, le aveva solo detto che un notissimo industriale, padre di un ragazzo avuto in tarda età, voleva che loro lo rappresentassero in sede legale, e dopo aveva aggiunto che era disposto a sborsare qualsiasi cifra. Sempre a dire di Goffredo, l’uomo era stato molto avaro di parole, comunque sia in una cosa era stato più che chiaro... voleva che fosse proprio lei a difendere il figlio.

    Mentre Perla ragiona veloce su quelle poche informazioni in suo possesso, il segnale acustico dell’ascensore, che le ricorda che è giunta al sesto piano, la riporta prepotente alla realtà. Apre la porta dove è sistemato l’ufficio della segretaria, e dopo aver salutato velocemente con un mezzo sorriso di circostanza Cecilia, il filtro umano che con pazienza raccoglie e smaltisce tutti i loro nervosismi e i vari segnali di fumo che più che spesso pretendono mille bugie, come una furia entra nel suo ufficio, poggia la cioccolata sulla scrivania, si toglie la giacca e la sistema per benino in un apposito appendiabiti, si siede sulla sua poltrona, fa il numero interno di Goffredo e gli chiede di raggiungerla. Dopo pochi minuti l’uomo è lì, seduto di fronte a lei con una cartella ricca di documenti relativi ad alcune cause in corso. Perla guarda distrattamente l’orologio e nota che mancano solo cinque minuti prima che il cliente arrivi, quindi si rivolge all’uomo e dice: "Non è tua abitudine mettermi in simili situazioni che sai detesto, quindi ne deduco che in questo particolare caso il padre del ragazzo in questione sia una persona a cui tieni in modo particolare, oppure il suo più che interessante portafogli ti ha solleticato non poco la fantasia e lo comprendo…

    Comunque sia non capisco perché questo noto industriale pretende che sia proprio io ad occuparmi in prima persona del figlio dal momento che anche tu sei bravissimo ed anche gli altri lo sono, tutti lo sanno bene, inoltre tu hai molta più esperienza di me."

    Goffredo le sorride amabile, poi spiega: Mia cara ragazza, ammetto che io stesso mi sono proposto fin da subito proprio per non metterti in questa situazione, ma l’industriale di cui ti ho parlato, che a livello nazionale è considerato il primo come importanza nel settore tessile, mi ha chiesto esplicitamente di te.

    L’anziano avvocato estrae il suo fedele orologio da tasca e dopo avergli dato uno sguardo furtivo aggiunge: Oramai è superfluo porsi altre domande al riguardo, tra qualche minuto lui sarà qui insieme a suo figlio e ci spiegherà ogni cosa.

    Perla, con fare distratto e un po’ infastidita: Sai almeno dirmi di cosa è accusato questo ragazzo?

    Goffredo indugia un attimo, poi risponde: Pare sia stato denunciato da una ragazza per molestie e forse anche qualcosa di più.

    Perla storce il naso istintivamente, si alza dalla poltrona cercando di mantenere la calma ma le tremano visibilmente le mani, quindi si mette a braccia conserte, poi dice: Sai bene che non mi occupo mai di questo genere di cose.

    Goffredo stressato: Lo so, lo so, ma ha insistito tanto e non ha voluto sentire ragioni, e poi ho pensato che, male che vada, se proprio non volesse scendere a compromessi nel caso tu non sia disposta a patrocinarlo, se ne farà di certo una ragione volente o nolente, e in quel caso potrei occuparmi io della questione.

    Perla adesso vistosamente seccata: Anche perché non avrebbe altre alternative.

    Poco dopo squilla il telefono che è sulla scrivania…

    È Cecilia che la informa che i clienti che sta aspettando sono arrivati. Perla, prima di dire alla segretaria di farli passare, lancia uno sguardo più che infastidito a Goffredo, quindi gli precisa: Tu mi hai messa in questa situazione, e tu resti qui. E se le cose dovessero prendere una piega imprevista e fastidiosa, sai già cosa devi fare.

    Detto ciò dà l’ok a Cecilia affinché li accompagni da lei. L’anziano avvocato vorrebbe scusarsi ancora una volta per quel comportamento che non gli appartiene, ma in quel momento la segretaria bussa alla porta e Perla decisa esclama: Avanti!

    Una volta che i due sono dentro il suo studio le basta il tanto di uno sguardo furtivo per classificare il ragazzo che è appena entrato, che poi proprio di un ragazzo non si tratta...

    È sì giovane, ma certamente ha solo due o tre anni in meno rispetto a lei. Fin da subito la urta in modo significativo la sua evidente aria da strafottente impunito che il padre sembra proprio non vedere o forse non vuole, riflette certa su quel suo inesistente dubbio. Ha l’aria del bamboccio stupido a cui crede solo il padre che probabilmente vive di sensi di colpa per averlo viziato all’eccesso già fin da quando era nella culla, ed è fin troppo evidente che l’ha avuto in tarda età certamente da una mogliettina troppo giovane per lui. Tutte queste considerazioni finiscono col rendere i tratti del suo viso, che già erano tesi da prima, marmorei, il fatto poi che è certa che quell’idiota sia colpevole di quanto è stato accusato, fa il resto. Perla lo scruta, e notando che gli occhi di quel giovanotto sono più che arroganti, indiscutibilmente se ne fregano del giudizio altrui e mai guardano verso il basso, vorrebbe poterlo prendere a ceffoni…

    È troppo sicuro di sé, spavaldo in modo fastidioso oltre ogni limite sopportabile. Mentre lei analizza quel poco che ha trovato in quell’essere vuoto, lui di rimando la divora sfacciato iniziando dai piedi per finire con la testa, soffermandosi nel mentre dove non dovrebbe. Perla, più che stizzita, vorrebbe poterlo fulminare con un semplice sguardo, ma cerca comunque di trattenersi, e dopo aver stretto la mano al padre… evitando con arte subdola quella tesa del figlio, lo saluta distrattamente concedendogli solo un mezzo sguardo e un cenno veloce della testa, poi li invita a sedersi. Dopo aver riacquistato tutta la sua proverbiale freddezza professionale, con sicurezza glaciale ricambia lo sguardino del giovanotto senza neuroni, e la cui poca materia cerebrale allo sfascio deve essersi certamente arenata, tutta e in modo disordinato, al di sotto della cintola dei calzoni.

    Quel mezzo uomo a un certo punto pare addirittura ammiccare mentre la osserva come se fosse una bestia da esposizione, cercando persino di attirare la sua attenzione sulle sue parti basse che, a differenza del cervello certamente assente, paiono abbondare. Perla gli fa allora una chiara smorfia, quindi, rivolgendosi direttamente a lui, lo snobba dandogli del tu in modo da fargli capire che non ha il suo rispetto, poi esordisce dicendo: "Allora, poche ciance…

    Se vuoi che qualcuno qui si occupi di te non mentire, perché sono certa, contro ogni ragionevole dubbio, della tua colpevolezza, perciò non provare a fare il furbo, altrimenti sappi che la porta è dietro di te."

    Così dicendo gli indica l’uscita con la mano, attende impassibile che lui faccia la sua mossa e, come si aspettava, è il paparino del bamboccio idiota a parlare in sua vece...

    L’anziano industriale, dopo aver guardato perplesso Goffredo, si rivolge a lei dicendo: "Non capisco dottoressa, non sa niente su come sono andati i fatti, non ha ancora visto niente...

    Non so che idea si possa essere fatta di mio figlio, ma stia certa che quella stupidotta che l’ha denunciato è solo in cerca di quattrini, glielo dico io."

    Poi, indicando il figlio, aggiunge: Lui è solo un ingenuo che è cascato tutto intero nella sua trappola. Vedrà che sarà sufficiente domandare a quella sgualdrina quanto vuole per liberarsi definitivamente di lei in men che non si dica, ne sono certo. Perla scatta in piedi, poi con voce fintamente calma risponde: Se secondo lei questa questione è così facile da sistemare, perché non mi spiega come mai entrambi siete nel migliore studio legale presso il quale lavorano solo i più bravi avvocati penalisti di Torino?

    Il figlio fa una risatina divertita mentre il padre sta zitto, quindi Perla continua: "Io non sono disposta ad occuparmi personalmente del suo amato erede, anche perché sono certa che è vostra intenzione sfruttare sia la mia ottima fama… e sin qui poco male, ma soprattutto il fatto che sono una donna…

    Le preciso che non consento a nessuno, e lo ripeto... a nessuno, di potersi approfittare del fatto che sono una persona più che conosciuta e stimata, cosa questa, che da sola, e lei lo sa bene, sarebbe sufficiente per riabilitare suo figlio agli occhi di tutta l’alta società. Perciò mi ascolti bene perché non intendo ripetermi, se vuole che Goffredo rappresenti suo figlio in qualità di avvocato difensore non c’è alcun problema, comunque sia anche in questo caso non siamo disposti a ripulire le sue porcherie riabilitandolo come se niente fosse…

    Possiamo solo mediare parlando con la ragazza che lui ha molestato e chissà che altro, per verificare se è possibile raggiungere un accordo in cambio di una giusta cifra che la risarcisca, e ovviamente le dovranno essere fatte anche delle scuse…

    Solo in questa maniera, seppure in modo parziale, le verrà riconosciuto il danno che ha subito, dal momento che, e lo ripeto, sono più che certa che suo figlio sia colpevole del reato che gli viene attribuito, e lei lo sa quanto e più di me conoscendolo. Comunque sia si tolga dalla testa che per cercare di salvare questa testa vuota che ho di fronte, noi si possa infangare la reputazione di una ragazza che certamente, in questa brutta vicenda, è la sola vittima. Sappia anche che se questa proposta non dovesse interessarle, sarà mia premura contattare la donna in questione per patrocinarla personalmente e in modo gratuito. "

    L’industriale, oramai senza parole, prende un tempo che non ha, mentre il figlio, nonostante tutto, ha ancora un mezzo sorriso stampato in viso, sorriso che il padre gli riduce ai minimi termini dandogli finalmente un sonoro ceffone. Poi si arrende di fronte all’evidenza dei fatti di cui anche lui è consapevole, infatti dice: Lei è davvero brillante come dicono, forse anche di più. Se avesse detto queste parole in un tribunale, con questo tono e questa determinazione essendo dalla parte opposta, questo idiota di figlio che mi ritrovo sarebbe certamente e meritatamente finito in carcere. Mi vergogno di lui e non capisco come possa aver fatto una cosa simile, perciò faccia tutto quanto ritiene opportuno, e non appena sarete in grado di quantificare la cifra con la quale risarcire la ragazza, fatemi sapere e state pur certi che mio figlio farà quanto gli verrà detto. Vi ringrazio per aver accettato di riceverci senza troppo preavviso.

    Così dicendo e a testa bassa, l’uomo si alza e saluta Perla facendole un riverente cenno con il capo, poi esce dal suo studio seguito dal figlio che, da buon imbecille quale è, per non smentirsi, la saluta lanciandole lo stesso sguardo fatto che le ha fatto immediatamente dopo essere entrato nel suo studio. Quando Perla e Goffredo sono finalmente soli, lui, con tono più che compiaciuto le dice: "Come al solito non posso fare altro che congratularmi con te, mia cara ragazza ….

    Migliaia di avvocati avrebbero trattato quell’uomo, che mi ha fatto anche un po’ di pena a dire il vero, vista la croce che porta sulle spalle, come un prezioso gioiello a cui presentare una salata parcella per far uscire il figlio immacolato da questa brutta vicenda e la ragazza molestata come una poco di buono, tu invece, non solo non hai perso il cliente, ma hai anche detto il fatto suo a quel delinquente del figlio… tutelando persino la vittima che nemmeno conosci e a cui non devi niente."

    Perla triste: Purtroppo per tutelarla veramente non è sufficiente darle una somma risarcitoria e farle delle scuse, certamente non sentite, per quanto ha dovuto subire, ma questo è quanto posso fare per lei, perché, come hai precisato tu, se della questione se ne fossero occupati certi altri nostri colleghi... ci sarebbero andati giù pesante e lei ne uscirebbe distrutta in tutti i sensi.

    Perla fa una lieve smorfia e una breve pausa, poi continua dicendo: Adesso scusami tanto Goffredo, non è per mandarti via, ma vorrei restare da sola anche perché sai bene che devo controllare alcuni altri documenti entro oggi.

    Goffredo: Come vuoi mia cara ragazza, adesso vado e inizio a darmi da fare per vedere come dirimere questa questione.

    Perla: Comunque tienimi informata.

    Goffredo: Certamente.

    Pochi istanti dopo è sola con se stessa, e mentre guarda distrattamente il panorama dall’ampio finestrone del suo ufficio, una lacrima le scende solitaria dall’occhio destro finendo per esaurirsi prima di arrivare alla bocca tremante. Si volta di scatto, e con passo deciso si avvicina alla scrivania, quindi si siede nella sua poltrona, poi con la mano sinistra apre una delle tante cartelle sistemate ordinatamente sulla sua scrivania e con la destra afferra la sua cioccolata bianca e inizia a sorseggiarla. Il resto della sua giornata, nonostante l’inizio stressante e inaspettato, scorre tutto sommato abbastanza sereno. Dopo aver terminato di leggere alcune carte urgenti e aver fatto e ricevuto una miriade di telefonate, giunge l’ora di pranzo… e lei ha un appuntamento con Mirko, il suo adorato fidanzato. Appena squilla il suo cellulare, sorride soddisfatta perché sa bene che a chiamarla è certamente lui, quindi senza nemmeno rispondergli indossa velocemente il cappotto ed esce dal suo studio, saluta Cecilia, entra in ascensore e quando, giunta a pianterreno, le porte si aprono, proprio lì davanti c’è il suo uomo che sta aspettando per poter salire su da lei, non aspettandosi di ritrovarsela piacevolmente e all’improvviso davanti. Lo abbraccia affettuosa come non mai, e lo bacia appassionatamente sulla bocca come le capita di fare raramente in pubblico. Mirko ricambia quella dolce e calda accoglienza che vorrebbe non finisse mai, poi tenendosi per mano i due vanno in un vicino ristorante dove si mangia divinamente e sanno che lì troveranno un’isola di felice serenità. A Perla piace molto fare quella pausa rilassante, anche se non sempre lei e Mirko riescono a stare insieme a quell’ora. Il suo uomo è uno stimato imprenditore nel settore degli elettrodomestici, e tutte le migliori novità si trovano certamente nel suo Ce.Di e in tutti i suoi numerosi negozi sparsi ovunque, non solo a Torino. Durante le varie portate parlano del più e del meno, mentre Mirko la guarda in evidente

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