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Acqua. Attacco alle fonti
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E-book53 pagine32 minuti

Acqua. Attacco alle fonti

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La Corporation traggono grandissimo profitto dalla mercificazione dell’acqua. In molte parti del pianeta la scarsità idrica è un’occasione per vendere a caro prezzo un bene raro. Cosicché le multinazionali puntano prima all’accaparramento delle fonti d’acqua nei territori più caldi e aridi e poi estendono la loro influenza altrove. Nel Belpaese, nonostante con il referendum del 2011 la popolazione abbia chiesto che la gestione del servizio idrico integrato sia fuori dal mercato, l’acqua resta una merce e non un diritto, a tutto vantaggio dei predatori globali. In questo testo l’autore spiega qual è il processo che si sta sviluppando nel Mezzogiorno e nel resto del paese in favore dei grandi predatori e a detrimento delle popolazioni.
LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2018
ISBN9788827573594
Acqua. Attacco alle fonti

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    Anteprima del libro

    Acqua. Attacco alle fonti - Maurizio Montalto

    d’Europa.

    Indice

    Indice

    INTRODUZIONE

    Acqua: una storia di battaglie vinte

    IL CONTESTO

    L’ACCAPARRAMENTO DELLE FONTI

    Nel Centro-Sud Italia

    Leggi ossequiose

    Le buone notizie

    LA MAPPA

    Lazio

    Roma Capitale e dintorni – Acea

    Il fiume Paglia

    Molise

    Campania

    Napoli – Abc

    Avellino, Benevento e Sarnese Vesuviano

    Acqua Campania

    Umbria

    Puglia – Aqp

    Calabria

    Basilicata

    DI QUANTA ACQUA DISPONIAMO

    LE RETI IDRICHE

    GLI INVESTIMENTI

    CHI DECIDE E CHI PAGA

    L’ATTACCO ALLA DEPURAZIONE

    IL CONTROLLO DEL GRANDE RUBINETTO

    IL PROGETTO POLITICO e ECONOMICO

    LE EMERGENZE

    I CUGINI d’OLTRALPE

    LA POLITICA ITALIANA

    IL NOSTRO FUTURO

    INTRODUZIONE

    Acqua: una storia di battaglie vinte

    Il 7 ottobre 2017, la Rete a Difesa delle Fonti d’acqua del Mezzogiorno d’Italia approvava, a conclusione di un raduno presso la casa dei missionari comboniani nel capoluogo pugliese, la Carta di Bari: un forte appello rivolto all’Onu, alla Commissione europea, al Governo e al Parlamento italiano, alle Regioni e agli Enti locali come pure ai «cittadini di buona volontà», affinché – ottemperando all’esito del referendum del 2011 sull’acqua pubblica – si giunga finalmente a «riconoscere concretamente il diritto umano all’acqua riformulando i principi che regolano la copertura dei costi del servizio idrico superando il full cost recovery (la copertura totale degli oneri in tariffa), nonché l’idea che l’acqua abbia un prezzo come i beni del mercato» (testo leggibile online: https://europeanwater.org/it).

    È questo uno degli ultimi atti, al momento di dare alle stampe la presente pubblicazione, di una sorprendente vicenda di lungo periodo, che vede nel Meridione la fucina di una campagna di sensibilizzazione, e politica, per molti versi inedita.

    Nel 2003, a Napoli, lo slancio verso la privatizzazione pareva irrefrenabile. Fu deliberata l’appropriazione dell’acqua, ma la reazione partenopea non si fece attendere. Di qui la straordinaria mobilitazione dei territori: assemblee pubbliche, manifestazioni, incontri di studio, analisi tecniche e ricorsi si sono succeduti fino alla resa delle lobby. Nel 2005, il primo risultato: la delibera dell’Assemblea dei Sindaci dell’Ente d’Ambito revocava all’unanimità la privatizzazione. Negli anni successivi l’impegno è andato oltre. L’attivismo dei movimenti si è sviluppato sul livello locale e nazionale. Veniva proposta una legge d’iniziativa popolare su richiesta di oltre 500.000 italiani. La raccolta delle firme è stata l’occasione per creare la prima rete nazionale di Comitati per l’acqua pubblica. Una straordinaria base di cittadini impegnata nella costruzione del referendum del 2011, che ha visto 27 milioni di italiani votare per la gestione pubblica dell’acqua, a tutela dei diritti delle generazioni future.

    Contemporaneamente, a Napoli, i comitati facevano pressione sul governo locale per la ripubblicizzazione. Uno studio di fattibilità dei tecnici dei Comitati fu la base di una proposta all’amministrazione dell’allora sindaco Rosa Russo Iervolino. Si chiedeva di trasformare

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