Le luci dell'alba
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Anteprima del libro
Le luci dell'alba - Vincent Hatter
Else’
POLMONI D'ACCIAIO
La strada è vuota libera. Corro tranquillo sereno. Le scarpe a ritmo di tamburo continuano a colpire l'asfalto nero e caldo che costeggia la spiaggia che fino a poche ore fa era piena di belle ragazze in bikini. Non manca molto al tramonto ma preferisco farlo ora tra l'inizio e la fine. Al momento giusto. È importante. Ormai dipende tutto da questo. La durata del tempo non può e non deve diminuire. Dovrei fare di più darmi al nuoto o alle immersioni subacquee ma ora non posso dedicarmi ad altro. Insisto su questa dannata corsa. Supero l'ultima spiaggia e mi fermo. Sono senza fiato e ciò vuol dire che anche oggi ho fatto un ottimo lavoro. Stasera ne vedrò i frutti! Vinter. Quel gran figlio di puttana la dovrà pagare. Licenziarmi come se niente fosse. Così. Di punto in bianco. E per che cosa? Perché sono arrivato un'ora in ritardo in cantiere senza nemmeno avvisare? Senza fare una dannata telefonata né a lui né a quegli stronzi che sono in amministrazione fra cui George? Oh George! A te penserò dopo. Intanto mi fermo. Massaggio i muscoli. Tre ore a sbattermi senza sosta mi costa un po'. Ma devo farlo. Da un anno a questa parte sono migliorato di molto. Da trenta secondi a un minuto e poco più. Il doppio del tempo per riuscire a fare ciò che voglio. Dopo l'ultima tremenda nevralgia che mi ha buttato a letto per un mese non mi preoccupo più degli effetti dovuti alle ‘apnee’. Kitty non fa altro che avvisarmi. La amo troppo e non vorrei darle preoccupazioni. Ma non posso smettere. Mi avvio verso casa. La strada sembra ogni giorno più lontana. Rientro dal retro. Un'abitudine che conservo da quando ero piccolo. La luce di una lampadina da pochi watt illumina l'uscio. La porta sembra aperta e la serratura forzata. Un tonfo precede un chiaro rumore che riconosco. Come di vetri infranti. Qualcuno sta scappando. Mi affretto ad entrare. La cucina sembra in ordine. Verso il salone intravedo dei libri gettati a terra. Fosse solo per questo! Tutto è sottosopra. La finestra che dà sul cortile è in mille pezzi. Qualcuno stasera stava chiaramente cercando qualcosa.
***
Ora è meglio che mi sbrighi. Meno male che non sono così stupido come chi ha combinato questo casino e non ho conservato qua in salone il fluido. Che idiota! Ha gettato a terra i quaderni in cui sono scritte le equazioni differenziali per il calcolo della concentrazione esatta di nanoparticelle alpha-VB2 necessarie per attivare la reazione. D'altronde nessuno sa di tali quaderni a parte Kitty. Solo grazie al suo aiuto è stato tutto possibile. Sicuramente chi è venuto qui stasera sarà solo uno dei tanti mangia merda interessato ai miei soldi e alla Porsche parcheggiata in garage. Ma allora perché non ha provato a rubarla se cercava solo di far grana? Non sarebbe stato più semplice piuttosto che mettere a soqquadro casa? È meglio che lasci stare e mi concentri sul tema della serata. Aprire il culo a quel fottuto di Vinter.
***
Metto in moto la Harley e parto in direzione del centro. Il vento che mi sfreccia addosso è la cosa più piacevole di questa serata afosa. Sento vibrare lo smartphone sulla coscia. Mi fermo per vedere chi è. È Kitty. Cosa vorrà? È tutto il giorno che mi chiama. Ma non è un buon momento per parlare. Riparto. La gialla luce anteriore della moto illumina la striscia intermittente di vernice bianca stesa sull'asfalto. È quasi ipnotica. Penso a come fargliela pagare a quel bastardo. Non può passarla liscia. La mia blacklist ultimamente è affollata. Ma stavolta voglio solo far soffrire. Molto. Ancora non ho detto a Kitty che sono stato silurato. Non penso che la prenderebbe bene. Ma la cosa che più mi preoccupa è la sua reazione se le dovessi spiegare perché non mi sono presentato in orario e quindi a che ora sono andato a letto la notte prima e cosa ho fatto o dove sono andato. Insomma dirle che arrotondo lo stipendio lavorando per quelli di Modaff Road? Che da un anno intasco soldi dalla mala? Che mi pagano duemila dollari per ogni tizio che faccio fuori? Non posso dirle la verità. Non penso sia una buona idea. Non so per quanto tutto questo andrà ancora avanti. Ma ora non ha importanza. Svolto qui tra la ventiduesima e la ventitreesima di Butler Street. È lì che quel figlio di puttana va di solito a bere dopo il lavoro con quei suoi amichetti teste di cazzo. Tutti a sbavargli dietro per ottenere anche solo cinquanta dollari in più sullo stipendio. La dignità. Una merce rara. Forse la è anche per me ad essere sincero. Ma faccio fatica ad ammetterlo. Anzi rifiuto di farlo.
***
Accosto con la moto. A cento metri di distanza il pub dove è quel bastardo. Meglio non stargli troppo attaccato. Potrebbe vedermi. Mentre aspetto che qualcuno esca dal locale vedo spuntare un tizio dal marciapiede accanto. Si avvicina.
— Ehi hai da accendere?
— Cosa?
— Hai da accendere fratello?
Questa faccia io l'ho già vista. Non ricordo dove ma ho l'impressione di averlo incontrato da qualche altra parte. Come puzzi! Fatti una fottuta doccia.
— No amico mi dispiace.
Cosa ho visto? Sì! Un tatuaggio sul lato sinistro del collo. Una specie di tribale a forma triangolare con delle iniziali a fianco. ‘T & P’. Ora devo muovere il culo. Scendo dalla moto e attraverso la strada. Cammino fino all'American Bank quasi vicino al pub. Ma da qui non può vedermi. Un momento! Eccoli che escono dal locale. George e i suoi amichetti. Hanno l'aria di aver bevuto come spugne. Ma una cosa mi disturba molto. Guardo allora il parcheggio alla destra. Non c'è! Solo ora mi accorgo che l'auto di Vinter non c'è. Tutto ciò non mi piace. Non va bene. Il mucchietto di barcollanti stronzi si sta avviando sotto il ponte alla destra della banca. Certo che anche per oggi gli è dura terminare la giornata. Un paio di loro si distaccano e salgono in auto. Ne restano solo tre. Cosa faccio? Se Vinter stasera non è con i suoi cagnolini sarà sicuramente a casa. A dannare sua moglie. So dove abita. Torno indietro. Salgo sulla moto. Infilo la chiave e do gas.
***
Il martedì e il sabato sera era solito andare bere con quelli del cantiere. Ma oggi no. Come vuole la legge di Murphy. Per fortuna sono ancora in tempo per rimediare. Accelero. Passo col rosso. Ecco. Sono già a Fairview Avenue. Svoltato è la terza casa sulla sinistra. Quella col giardino e