Fragmenta. Come sentinelle all'aurora. Apologetica per Cristiani. I.
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Anteprima del libro
Fragmenta. Come sentinelle all'aurora. Apologetica per Cristiani. I. - Roberto Frecentese
2016)
1. Femminicidio? Una riflessione al di là.
Ancora una volta si assiste al classico e ben studiato fenomeno di ideologizzare e motivare un problema risolvendolo con una caccia all’untore. E’ il modo più semplice di dare risposte immediate per il facile consumo e accontentare l’inconscio desiderio della folla di trovare l’assassino (e così calmare l’ansia sociale e poter tornare a vivere nell’ordinarietà rassicurante).
Ogni omicidio è esecrabile per il solo fatto di essere un omicidio. Nel processo di demonizzazione dei maschi, invece, si assiste al curioso fenomeno di decretare omicidi di serie A e di serie B. Come se gli omicidi nei confronti degli uomini, degli anziani e dei bambini (spesso perpetrati dalle stesse madri: non è ancora più orribile nei confronti dei più indifesi che si fidano ciecamente della propria mamma?) fossero questioni secondarie. Ricordo, per inciso, che in termini numerici e statistici i dati sono davvero impressionanti, ma non fanno tendenza giornalistica. L’omicidio in sé è un male; anzi è il male.
Con la lettura superficiale proposta da una Boldrini qualsiasi totalmente ideologica si decreta la sconfitta del femminismo, che ha gettato per decenni gli uomini in un angolo, decretandone il continuo disprezzo sociale, evitando accuratamente il dialogo tra persone biologicamente e psicologicamente diverse per natura e crescita. Invece di gettare ponti sono stati alzati steccati di incomprensione e diffidenza sociali. E si è creato il fenomeno della ghettizzazione, che, a sua volta, ha generato i due mostri sociali antitetici: o la sottomissione o la ribellione senza vie di mezzo. A farne le spese le donne sempre più in crisi di identità e frustrazione rabbiosa e uomini insicuri e maggiormente violenti.
Ed è la sconfitta non solo di uomini e donne, in verità, ma dell’intera società, a meno che non si voglia pensare e realizzare come modello una società univoca, unidirezionale e unisessualizzata.
Sembra che tutti gli uomini siano così violenti per natura e che la loro stessa struttura è intrinsecamente violenta e che, dunque, abbiano bisogno di essere continuamente rieducati, dichiarandone, pertanto, l’assenza di qualsiasi capacità intellettiva e culturale di autocontrollo.
I maschi vengono puniti per la loro mascolinità a tal punto da arrivare a prescrivere psicofarmaci per i bambini più vivaci. Christina Hoff Sommers ha scritto un libro The war against boys
dove descrive questa dinamica. Invece di incanalare positivamente l’inclinazione naturale alla creatività e alla forza fisica esse vengono sistematicamente ridotte a una sorta di castrazione mentale. Un po’ come la libido che va repressa, perché vista da Freud come fattore negativo in sé, ma che il buon Jung aveva individuato e rivalutata come dotata anche di positività e che, pertanto, doveva essere orientata alla costruzione e realizzazione di ciò che è buono per la società.
Ida Magli, la più grande antropologa italiana e femminista al di sopra di ogni sospetto, così scriveva in una delle sue lucide analisi:
"Una riflessione sull'allontanamento quasi totale dei maschi dall'educazione e dal sapere dei figli permetterebbe di capire che fa parte di quello stesso allontanamento testimoniato dall'omosessualità maschile, dal coito sterile, della quasi assoluta incapacità creativa della società italiana di oggi. In un certo senso testimonia la ribellione dei maschi al predominio e all'obbedienza verso le donne imposto loro dalla nascita fino alla fine della scuola secondaria superiore.
Dall'età neonatale a tutta la prima infanzia i bambini vengono lasciati nei nidi e negli asili per la maggior parte del giorno dove il personale che li assiste è tutto femminile ed esercita un'assoluta autorità. Per tutto il ciclo scolastico poi il predominio del personale insegnante femminile impedisce ai maschi il contatto con una personalità maschile con la quale identificarsi, nella quale credere; ma soprattutto impedisce lo sviluppo del tipo di pensiero maschile, rivolto alla profondità e all'analisi in modo molto diverso da quello femminile.
Infine c'è l'aspetto più grave di una scuola affidata quasi del tutto alle donne: gli allievi, maschi o femmine che siano, non possono apprezzare, stimare, credere nel «sapere». Tutto quello che le donne insegnano non è stato né creato né scoperto da loro. Socrate era maschio, Omero era maschio, Virgilio era maschio, Galileo era maschio, Leonardo era maschio, Mozart era maschio, Einstein era maschio...
Non si può insegnare bene nulla di ciò che non si è in grado di «pensare», di «creare». (Spero che le donne capiscano lo spirito con il quale faccio questa affermazione e non se ne offendano). Si afferma di solito - e le statistiche lo provano - che le studentesse sono più brave degli studenti. Non ci potrebbe essere una dimostrazione migliore che viene fornito un insegnamento più adatto alle menti femminili che a quelle maschili in quanto è diverso il modo con il quale i maschi guardano ai problemi.".
Già l’educazione. E forse questo è il punto nodale.
L’educazione per imitazione è la tipologia più forte che il bambino e l’uomo conoscano. Essa avviene inizialmente in modo più forte in famiglia e in seguito è veicolata tramite scuola e mezzi di comunicazione di massa. E che dire del potere dei processi subliminali della pubblicità? E che dire degli studi che hanno mostrato che l’uomo si modella secondo ciò che legge e vede per la plasticità del suo cervello? L. Feuerbach sosteneva che l’uomo è ciò che mangia, ma è anche, aggiornandone il pensiero, ciò che legge e vede: medesimo il meccanismo di assimilazione. Il processo di identificazione e assimilazione con i modelli televisivi proposti è in atto da almeno un paio di generazioni. Con quali effetti? Riversare continuamente negatività, cultura della lite, dell'odio, del violare patti e regole sociali, del cercare gli aspetti morbosi, del tradire, del distruggere legami, dell’uccidere come soluzione inevitabile è il messaggio che bombarda quotidianamente uomini e donne. Programmi come C.S.I., Criminal minds, Bones, American horror story, The walking dead, Cold case, Law & Order, Major crimes, NCIS, White collar per citarne alcuni e le infinite telenovele che esempi propongono se non l’ostentazione continua di delitti, soprattutto a sfondo sessuale e maniacale, la visione continua e ossessiva dello smembramento di cadaveri (che non dimentichiamo è una patologia), l’assenza di norme etiche e sociali, la distruzione sistematica della famiglia? Per inciso chi ha ideato tali serie televisive oltre la fantasia non ha per caso qualche problema psichico?
Ecco questi sono i modelli proposti e assimilati: cosa ci si può aspettare non solo dagli uomini ma da tutti (pensate ai bambini che vedono insieme ai loro genitori tali programmi come possano crescere…; e i genitori stessi che glieli fanno vedere affermando che comunque sono finzioni e che dopotutto non lasciano traccia…)?
Il problema di fondo è davvero questo. La società è quello che propone. E i risultati sono drammaticamente quelli che vediamo ogni giorno. Bisogna sottolineare allora che il problema non riguarda solo gli uomini.
Occorre tagliare il circuito negativo che è diventato cortocircuito e indicare finalmente modelli positivi che si radicano in valori di carattere universale e permanenti, che sono l’essenza dell’uomo e ne diventano il faro di riferimento. Già i valori universali. Quelli che oggi sono accanitamente distrutti a favore del relativismo e individualismo di massa. Sono proprio quei valori, invece, che portano alla consapevolezza di sé, dei propri limiti e alla ricerca del bene comune.
2. Russia. A quando la consacrazione?
La Provvidenza sa attendere. Ha le sue modalità, i suoi tempi sono a noi imperscrutabili. Conosce l’uomo meglio degli uomini stessi, umani capaci di comprendersi abbastanza e poco insieme. Se volessimo leggere i segni dei tempi, la Provvidenza sta guardando alla Russia. Perché legare la Provvidenza alla Russia? Quella stessa Russia che ai tempi d’oro del Sovietismo aveva come fine ultimo dello Stato l’ateismo assoluto come nuova religione laica con il gran sacerdote del segretario del P.C.U.S. a celebrare la morte di Dio?
Proprio quando la morte di Dio sembrava essere raggiunta l’Unione Sovietica cominciava a sfaldarsi, dapprima con Michail Gorbačëv e la perestrojka e la glasnost, poi a crollare con l’inetto B. Eltsin in un processo inarrestabile fino alla profonda crisi, che sfocerà nel 1999 nella nomina quasi disperata di V. Putin.
V. Putin raccoglieva una Russia a pezzi e oggi a distanza di 17 anni è l’unico vero statista russo di caratura mondiale, capace di sedersi nel consesso delle decisioni più importanti sulla sorte del pianeta senza complessi di inferiorità. La crisi ucraina e l’impegno contro l’IS in Siria attestano senza ombra di dubbio la sua abilità e spessore politici. V. Putin ha ridato fiato all’orgoglio russo come da decenni non si era più visto e la popolazione è con lui, nonostante la crisi economica e le sanzioni a seguito dell’occupazione della Crimea. E nonostante la Russia non sia una democrazia compiuta nel senso occidentale del termine. La chimera della democrazia compiuta resta un nodo irrisolto non solo nella Russia ma pure nelle medesime democrazie occidentali, tanto da essere definite democrazie apparenti, essendo i poteri economici sovranazionali i veri luoghi decisionali con l’esautoramento dei parlamenti.
Quale allora il motivo (o i motivi) del successo di V. Putin, che ha conquistato l’ammirazione se non la stima di non pochi occidentali? In una battuta si può dire che egli abbia dato un’anima al suo popolo. Parlare di anima nella ex Russia sovietica sembrerebbe assurdo. Tutti ricordano le campagne addirittura ossessive contro ogni elemento che non fosse materiale dallo smantellamento e distruzione sistematici delle chiese all’annullamento di simboli e richiami religiosi. Mai nella storia umana un regime si era accanito in modo così scientifico nell’azzeramento di ogni richiamo al soprasensibile, alla divinità. Così l’ideologo N. Bucharin tratteggiava il rapporto tra comunismo e religione:
La religione è l'oppio dei popoli
, diceva Karl Marx. Il Partito comunista deve far comprendere questa verità alle immense masse del popolo lavoratore. Il compito del Partito è quello d'infondere in tutte le masse operaie, anche in quelle più arretrate, questa verità: la religione era, e continua a essere, uno degli strumenti più potenti nelle mani degli oppressori per il mantenimento dell'ineguaglianza, dello sfruttamento e dell'obbedienza servile dei lavoratori.
Certi comunisti mediocri ragionano così: La religione non mi impedisce d'essere comunista, io credo sia in Dio che nel comunismo. La mia fede in Dio non m'impedisce di lottare per la causa della rivoluzione proletaria
.
Un tale ragionamento è completamente sbagliato. La religione ed il comunismo sono incompatibili sia teoricamente che praticamente.".
E poco più avanti, se ci fosse stato bisogno di maggior chiarezza, aggiungeva:
"Le forze soprannaturali non si manifestano neppure nelle trasformazioni della natura stessa. L'uomo ha conseguito dei successi formidabili nella sua lotta contro la natura; egli la sottomette ai suoi interessi e ne controlla le forze, non attraverso la credenza in Dio o nel suo aiuto, ma perché, a dispetto di questa, nella pratica agisce sempre da ateo. Il comunismo scientifico spiega tutti i fenomeni della natura secondo i risultati delle scienze naturali, che sono in netta antitesi con tutte le favole religiose.
In pratica, neanche il comunismo è compatibile con la fede religiosa. La tattica del Partito comunista esige dai suoi membri un certo tipo d'azione. Pure la morale d'ogni religione comanda ai suoi credenti una certa condotta (un esempio della morale cristiana: Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgi anche la sinistra
). Fra le direttive della tattica comunista e i comandamenti della religione, il più delle volte, sorgono contraddizioni incompatibili.
Un comunista che rifiuta i comandamenti della religione ed agisce secondo le direttive del Partito cessa d'essere credente. E un credente che si ritiene comunista, ma che infrange le direttive del Partito in nome dei comandamenti religiosi, cessa d'essere comunista.
La lotta contro la religione presenta due aspetti, che nessun comunista deve mai confondere. Il primo è la lotta contro la chiesa, in quanto organizzazione di propaganda religiosa, interessata materialmente all'ignoranza ed all'oscurantismo del popolo e al suo asservimento religioso. Il secondo è la lotta contro i pregiudizi religiosi, largamente diffusi e profondamente radicati nella maggior parte delle masse.".
La chiarezza dello scritto di N. Bucharin è esemplare. N. Bucharin era uno degli ideologi più alti del nuovo corso sovietico; fu collaboratore di Stalin fino al 1928, quando entrò in contrasto con il dittatore sulla politica agricola e cadde così in disgrazia. Ma i suoi scritti e la sua proposta atea furono realizzati.
La campagna ideologica, anti-cristiana e anti-religiosa venne strutturata e condotta in modo martellante. In particolare i bambini e i giovani nelle scuole e nei luoghi educativi
del partito vennero strutturati a non diventare credenti, attraverso l’esaltazione del ruolo negativo della religione cristiana e della Chiesa. Ogni regime inizia dall’infanzia a indottrinare le nuove leve, essendo i più piccoli facilmente permeabili (l’educazione al gender ricorda qualcosa?) e garantire, pertanto, il suo perpetuarsi. Le crociate, l’Inquisizione, la persecuzione contro Galileo Galilei e la scienza, il rogo di Giordano Bruno (guarda caso gli stessi argomenti del nuovo ateismo occidentale) furono i modelli per ingenerare l’odio contro il Cristianesimo. Gli studenti venivano incoraggiati a provocare i compagni di classe che indossavano croci o che aderissero comunque a una religione. Pubblicazioni e circoli anti-Dio
erano sponsorizzati dal partito. Senzadio al banco di lavoro
fu il libro di un’intera generazione di nuovi adepti del socialismo, letto e appreso a memoria fino al 1950, quando oramai le nuove generazioni erano cresciute atee e l’arte della conversione
era compiuta.
Perché, allora, dare un’anima al popolo russo, il popolo ateo e guida dell’ateismo mondiale?
Ecco la vera rivoluzione di V. Putin. Un popolo senza anima è un popolo senza vita. La dinamica vitale nasce dall’interiorità dell’essere che utilizza il dinamismo biologico, che da solo spinge l’uomo alla dinamica della sopravvivenza in chiave individuale e dunque non porta a costituire una società. Così la scienza ha bisogno di un’anima, la società ha bisogno di un’anima. Non un’anima qualsiasi, un’anima dai valori universali che accetti le diversità e valorizzi la storia umana. Guarda caso il Cristianesimo. Le tante etnie russe, le religioni russe (ortodossa, cattolica, mussulmana…), gli atei possono essere amalgamati e vivere insieme soltanto in uno stato laico ma fondato su valori inclusivi, per l’appunto quelli del Cristianesimo, quali la difesa della vita (la nuova politica anti aborto di Putin), dell’identità (contro l’omosessualità), dei diritti naturali. Proprio quei diritti oggi in fase di smantellamento nei paesi occidentali una volta cristianissimi. Allora V. Putin torna indietro? No, semplicemente ha compreso studiando la storia che solo il Cristianesimo ha il cemento per legare il popolo per la sua stessa natura di fede di grande e alto respiro.
Quel V. Putin, che nella sua travagliata storia personale ricevette il battesimo nel 1952, nel momento stesso della vittoria dell’ateismo di massa (altra coincidenza?), così come lui stesso svelò di recente tra l’incredulità dei presenti durante la messa di mezzanotte del Natale ortodosso nella Cattedrale di San Pietroburgo, in quel luogo dove la madre poco più di sessanti anni prima lo aveva portato in gran segreto, dopo il diniego del padre comunista, funzionario ateo e inflessibile del partito.
Quello stesso V. Putin, convertitosi a Cristiano praticante nel 1993, che durante più occasioni ha pregato la Madonna e baciato pubblicamente la sua icona, donando durante la visita in Vaticano a papa Francesco, un po’ distratto nell’occasione, una copia dell’immagine della Madonna di Vladimir, che Stalin, l’ateo, fece volare, come gesto estremo di salvezza, sulla città di Mosca nel 1941 con i Tedeschi oramai alle soglie della capitale.
La Madonna di Vladimir: il medesimo nome, un’altra coincidenza?
Il prossimo anno ricorreranno i 100 anni dalle apparizioni di Fatima. La Madonna chiese di pregare per la conversione della Russia e di affidarla al suo cuore con una celebrazione di tutti i vescovi cattolici. Chi solo pochi anni addietro avrebbe mai potuto immaginare una svolta così radicale nella Russia comunista e atea? Quell’atto non venne mai realizzato, quella richiesta voluta direttamente da Cielo fu osteggiata proprio da alcuni vescovi per ragioni di opportunità, di prudenza e a causa di quel politically correct che è stato ed è il dramma della Chiesa attuale.
Certamente V. Putin è un politico, e non di piccola levatura; compie i propri interessi, ma la Provvidenza non ha già trasmesso segnali importanti? Il Cristianesimo, declinante nei nostri paesi, è in forte crescita in Russia, la Russia che difende i principi irrinunciabili cristiani.
La Chiesa ortodossa, pur con gravi peccati storici, è la più vicina rispetto ai Protestanti, ai valori della Cattolicità. Non è il caso di spendere più energie per un riavvicinamento, magari sotto l’egida della Madonna che è il fulcro che ci unisce? E magari alle soglie del centenario di Fatima non sarebbe ora di consacrare la Russia a lei e