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Il Viaggiatore del Tempo - Libro Primo
Il Viaggiatore del Tempo - Libro Primo
Il Viaggiatore del Tempo - Libro Primo
E-book277 pagine3 ore

Il Viaggiatore del Tempo - Libro Primo

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Info su questo ebook

Per via delle sue capacità, la CIA ha costretto Lucky Campo, straordinario ladro di gioielli, a entrare nell’agenzia. È passato del tempo, e una mattina egli si sveglia ritrovandosi ammanettato a un letto senza nessun ricordo di come sia finito lì. Dopo essere stato drogato e interrogato, Lucky ha scoperto che i suoi rapitori hanno ricevuto informazioni top-secret della CIA secondo le quali lui è un viaggiatore del tempo. I suoi rapitori, desiderosi di sapere se le informazioni ricevute siano vere, hanno usato un nuovo tipo di siero della verità nel tentativo di fargli divulgare il suo segreto: il segreto di come riesce a viaggiare nel tempo.

Mentre Lucky langue nella prigione dell’ospedale, i suoi pensieri vanno a quando era stato catturato nel corso di una rapina e gli era stata data una scelta: andare in prigione oppure entrare nella CIA. Pertanto, non avendo alternative, era entrato nella CIA… ma a condizione che il suo amico Mickey fosse parte dell’accordo.

Lucky pensa anche a come il suo capo, Dirk Sommerville, avesse cercato di assassinarlo disseminando di esplosivo l’edificio nel quale doveva entrare, programmandolo affinché esplodesse non appena lui vi avesse messo piede. L’esplosione lo aveva quasi ucciso. Il cervello e la vista erano rimasti seriamente danneggiati. Durante la convalescenza aveva scoperto che i medici avevano fatto, inavvertitamente, qualcosa nel corso dell’intervento, qualcosa che lo aveva messo in condizione di vedere delle cortine di luce, varchi che davano accesso a tunnel per viaggiare nel tempo. Ricordava come i varchi lo avessero trasportato dalla CIA alle Crociate e poi ai gladiatori dell’antica Roma, dalle armi nucleari alle case sicure, finché non si era ritrovato in quella situazione nella quale ora era.

Il modo in cui Lucky fugge è soltanto l’inizio delle sue avventure.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita6 apr 2019
ISBN9781547578429
Il Viaggiatore del Tempo - Libro Primo
Autore

Joe Corso

I grew up in Queens, New York. I'm a Korean Vet, FDNY Retired and I started writing late in life hoping to help my grandchildren pay for their college education. I found to my surprise that I could tell a good story which resulted in my writing 30 books (so far) while garnering 19 awards and a 4 time top 100 Best Selling Author.

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    Anteprima del libro

    Il Viaggiatore del Tempo - Libro Primo - Joe Corso

    IL VIAGGIATORE DEL TEMPO

    - LIBRO PRIMO -

    ––––––––

    DI

    ––––––––

    JOE CORSO

    Traduzione: Roberto Felletti

    Titolo originale: The Time Traveler

    Il Viaggiatore del Tempo

    (The Time Traveler)

    Joe Corso

    Pubblicato da

    Black Horse Publishing

    Copyright 2015 - Joe Corso

    Copertina di Marina Shipova

    Black Horse Publishing

    www.blackhorsepublishing.com

    Questo romanzo è frutto di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o, se reali, il loro utilizzo è puramente casuale. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, tra cui fotocopia, registrazione, né per mezzo di qualsivoglia sistema di memorizzazione o recupero dati, senza l’espressa autorizzazione scritta dell’autore o dell’editore, tranne nei casi consentiti dalla legge.

    ––––––––

    Tutti i diritti riservati.

    Indice

    ––––––––

    PROLOGO

    UNO

    DUE

    TRE

    QUATTRO

    CINQUE

    SEI

    SETTE

    OTTO

    NOVE

    DIECI

    UNDICI

    DODICI

    TREDICI

    QUATTORDICI

    QUINDICI

    SEDICI

    DICIASSETTE

    DICIOTTO

    DICIANNOVE

    VENTI

    VENTUNO

    VENTIDUE

    VENTITRÉ

    VENTIQUATTRO

    VENTICINQUE

    VENTISEI

    VENTISETTE

    VENTOTTO

    VENTINOVE

    TRENTA

    TRENTUNO

    EPILOGO

    ANTEPRIMA DEL LIBRO SECONDO

    UNO

    DUE

    TRE

    Nell’equazione di Einstein, il tempo è un fiume. Accelera, procede zigzagando e rallenta. Lo sviluppo inaspettato è che può avere mulinelli e dividersi in due fiumi. Pertanto, se il fiume del tempo può essere piegato a forma di pretzel, creando mulinelli e separandosi in due fiumi, allora il viaggio nel tempo non può essere escluso.

    Michio Kaku

    PROLOGO

    ––––––––

    Guardai soddisfatto la fredda porta in acciaio chiudersi ermeticamente, sigillando la stanza sicura e noi tre all’interno, isolandoci dal rumore e dalle interferenze del mondo esterno. Aspettai ancora un istante che i cilindri in acciaio della spessa porta scivolassero nei ricettacoli in titanio, ricavati nella parete, per sigillarci effettivamente nella stanza sicura, più protetta della tomba di un faraone. Guardai il professore, seduto al tavolino di fronte a me, aprire la sua ventiquattrore ed estrarne un piccolo registratore ad attivazione vocale, un oggetto allo stato dell’arte. Egli lo accese e poi lo sistemò al centro del tavolino da caffè che si trovava tra lui e me. Da dove vuoi cominciare, Lucky?

    Cominciamo da quando il mio vecchio capo Dirk Sommerville cercò di assassinarmi. Dirk mi diede l’indirizzo di un appartamento in un vecchio caseggiato dell’Upper East Side di Manhattan, dicendomi di fare irruzione e di andare dritto alla cassaforte, nascosta dietro un quadro sulla parete più lontana, e di aprirla. Mi disse che la cassaforte conteneva una lista di terroristi e acquirenti di esplosivi. Ciò che non sapevo era che Dirk aveva disposto ordinatamente sul pavimento delle cariche di C-4. Io non avevo idea che stavo finendo in trappola. Quando aprii la finestra adiacente all’uscita antincendio ed entrai nella stanza, urtai col piede il filo di innesco collegato ai blocchi di C-4, provocando così un’esplosione. Dirk sapeva che sarei dovuto entrare nella stanza, così si era assicurato che il filo di innesco fosse collocato in un punto di fronte alla finestra, dove non avrei potuto non mettere il piede. L’esplosione mi scagliò fuori dalla finestra e mi fece precipitare sei piani più in basso, sul cemento del cortile sottostante.

    E dopo cos’è successo? domandò il professore.

    Scandagliai tutti i ricordi dolorosi di quel giorno, e a mano a mano che i ricordi cominciavano a unirsi, le parole cominciarono a sgorgare quasi in automatico, come se il registratore estraesse le parole dalla mia memoria. I miei pensieri andarono al difficile intervento eseguito su di me dai medici del Compound. Mi ricordai di aver colpito i fili della biancheria e di come essi avessero interrotto la mia caduta, aiutandomi a salvarmi mentre precipitavo al suolo. Ricordai di aver sperimentato un’esperienza fuori dal corpo durante l’intervento. Vidi me stesso morire per la seconda volta e assistetti al mio decesso da sopra il mio corpo, durante l’intervento.  Descrissi quanto, in quel momento, fossi distaccato dalla realtà e come, durante l’esperienza fuori dal corpo, guardai senza emozione il Dott. Vigianno operare il mio cervello per due ore, rimuovendo meticolosamente i frammenti di cranio che vi si erano conficcati. Quando colpii il terreno, dopo essere stato scaraventato fuori dall’edificio, una parte del mio cranio era implosa, conficcando schegge d’ossa nel cervello, mentre un’altra parte era stata recisa. Fortunatamente, quella porzione di cranio era ancora attaccata al mio scalpo, permettendo così al chirurgo di ricorrere a tutto il suo addestramento, nonché alla sua esperienza, per riattaccarla con successo al cranio.

    Quando l’intervento ebbe termine, fui bendato dalla testa ai piedi, e quando fui portato nella mia stanza sembravo la mummia di un vecchio film dell’orrore. Ricordai la terribilmente frustrante sensazione di prurito sperimentata durante la lunga convalescenza, quando non riuscivo a trovare sollievo dal prurito. Non vedevo l’ora che mi togliessero le bende. Una volta tolte, non potei fare a meno di ricompensare me stesso grattando il mio corpo che prudeva.

    Il cranio stava guarendo bene, ma quando i medici tolsero le bende e io aprii gli occhi per la prima volta dopo quello che mi era successo, sperimentai un lancinante dolore al cervello, causato dall’eccessiva luce che bombardava i miei sensi. In qualche modo, il danno cerebrale aveva danneggiato i miei occhi. Non riuscivo ad aprirli senza provare un dolore tremendo. Temevo che, quando fossi riuscito ad aprire i miei occhi che guarivano lentamente, sarebbe stato come guardare direttamente il sole. E oltre all’intenso dolore che provavo, temevo anche che gli occhi si fossero danneggiati irreparabilmente. Fortunatamente per me, un chirurgo oculista di fama mondiale, il Dott. Klein, era oratore ospite alla conferenza su occhi e orecchie che si teneva al Compound. Il Dott. Vigianno si incontrò con il Dott. Klein, e gli spiegò l’estensione delle ferite del suo paziente. Il Dott. Klein gli chiese se avesse avuto tempo per esaminarmi, per aiutare a trovare una soluzione per il mio grave problema agli occhi. Il Dott. Klein acconsentì e seguì il Dott. Vigianno nella mia stanza d’ospedale. Dopo un attento esame dei miei occhi, il Dott. Klein chiamò l’infermiera e le disse che non sarebbe potuto tornare per un’altra settimana o due. Le consigliò di affidare al collega i suoi pazienti, affinché lui potesse seguire i bisogni del suo nuovo paziente.

    Il Dott. Klein consultò la mia storia clinica e discusse di un’operazione con il Dott. Vigianno. Esaminando le radiografie, egli pose particolare attenzione alle immagini dei frammenti d’osso che erano ancora conficcati nel mio cervello. Soddisfatto di quello che aveva visto ai raggi X e dopo essere entrato nella stanza, il Dott. Klein annunciò che avrebbe spento tutte le luci e tirato le tende. Con il rassicurante conforto del buio, egli cominciò il suo lavoro. Dopo che il Dott. Klein ebbe tolto tutte le bende che mi coprivano gli occhi, nonostante fossero chiusi, e ora esposti all’oscurità, egli mi chiese di aprirli, lentamente. La tremenda luce bianca se n’era andata e, con mio grande sollievo, non provavo più dolore. Quindi, il Dott. Klein cominciò a esaminare la mia reazione alla luce con uno schermo visivo di confronto.

    Ricordai il Dott. Klein spiegare come la vista nel cervello sia in realtà divisa in quattro quadranti per occhio. Il dottore spiegò come le reazioni papillari, cioè il modo in cui le pupille si dilatano e si contraggono in risposta alla luce, rivelano molto sulla salute degli occhi e del corpo. Poiché i nervi che controllano la pupilla viaggiano attraverso un lungo percorso neurale all’interno del corpo, certe reazioni papillari possono rivelare problemi neurologici. Il Dott. Klein spiegò che negli occhi ci sono coni e bastoncelli, e questi ultimi identificano meglio le sagome e funzionano meglio con poca luce. I colori sono identificati dai coni, che funzionano meglio con tanta luce. Sia i coni sia i bastoncelli inviano informazioni al cervello attraverso il nervo ottico. La cosa interessante di tutto questo è che l’immagine ricevuta dal cervello è capovolta ed è compito del cervello ribaltare l’immagine affinché sia diritta, in modo che capiate cosa state guardando. Il cervello ha un posto speciale, una specie di ufficio, chiamato corteccia visiva, dove svolge questa funzione. Mi piaceva il modo in cui il dottore mi metteva al corrente della mia situazione con il suo approccio semplice e diretto. Il Dott. Klein concluse la sua spiegazione dicendomi che il suo compito sarebbe stato cercare di stabilire dove il processo si era inceppato.

    Il Dott. Klein esaminò attentamente un’altra radiografia, che aveva sistemato su una plafoniera appesa al muro. Egli studiò l’area che mostrava i frammenti che avevano impattato contro il nervo ottico di Lucky, dopodiché annuì tra sé. Egli era ragionevolmente sicuro di aver fatto la diagnosi corretta di questa condizione. Secondo lui, la rimozione di alcuni frammenti dall’area del nervo ottico aveva rotto alcune terminazioni nervose ottiche e accorciato alcuni nervi, distorcendo pertanto la mia vista. La funzione di quei nervi permetteva al segnale proveniente dal nervo ottico di raggiungere il cervello, il quale inoltrava il segnale alla corteccia visiva. La sezione danneggiata del mio cervello permetteva a una quantità sproporzionata di luce di penetrare a fondo nel cervello; di conseguenza, il cervello inviava segnali abnormi alla corteccia visiva attraverso il nervo ottico, impedendo alla luce di entrare come una normale funzione spettrale. Il risultato era che la mia vista, sospettava il medico, non sarebbe mai più tornata normale.

    Il Dott. Klein sostituì le bende dopo aver esaminato attentamente, di nuovo, il suo paziente. Il dottore si scusò e trascorse molto tempo eseguendo test, studiando radiografie ed esaminando le pubblicazioni mediche del Compound. Dopo aver eseguito pressoché ogni test conosciuto dalla scienza medica, senza miglioramenti apprezzabili della condizione di Lucky, il Dott. Klein decise di progettare un paio di occhiali sperimentali che avessero una fessura per mettere dei filtri che coprissero ciascun occhio. Essi sarebbero stati realizzati, sotto la sua supervisione, nel laboratorio high-tech, allo stato dell’arte, dell’ospedale. Quando gli occhiali furono completati, essi erano dotati di fessure per i filtri, come parte del progetto, e avrebbero permesso la regolazione delle lenti, schiarendole o scurendole. Ora era il momento di provare gli occhiali sperimentali che lui aveva ideato per il suo paziente.

    Soddisfatto che gli occhiali erano pronti, egli decise di presentarmi quell’insolito paio di occhiali funzionali. Si voltò verso il Dott. Vigianno, che era presente nella stanza, e alzò la mano destra, mostrando gli occhiali. Sono molto fiducioso di questi occhiali. Se ho ragione, Mr. Campo sarà almeno in grado di vedere, parzialmente, senza provare dolore. Forza, andiamo nella sua stanza e facciamoglieli provare; sono ansioso di vedere se le mie previsioni sono corrette.

    Il Dott. Klein sistemò sei sottili lenti scure in ciascuna fessura degli occhiali. Ogni lente era numerata da 1 a 6; la 1 era la meno scura e la 6 era la più scura. Delicatamente, il Dott. Klein mi tolse le bende dagli occhi e mi mise gli occhiali. Dopo aver aperto una delle tende che coprivano la finestra, egli iniziò a mettere alla prova la mia capacità di vedere le immagini, impostando gli occhiali con le lenti più scure.

    Ricordai il Dott. Klein mettermi gli occhiali e togliermi le bende dalla testa e dagli occhi. Una volta tolte le bende, riuscii a vedere delle immagini vaghe, ma era tutto. Mi domandai se quello fosse il meglio che potessi sperare.

    Il Dott. Klein mi rassicurò. Si rilassi, Mr. Campo. Abbiamo appena iniziato la procedura. Vediamo come va con la lente successiva.

    Quando il Dott. Klein mise il quarto filtro, la mia vista era migliorata tremendamente. I miei occhi si stavano adattando ai filtri, e le immagini erano diventate oggetti. Gli occhiali mi avvolgevano gli occhi e mi coprivano le orecchie, e avevano delle aperture al centro, sopra ciascun occhio, per mettere i filtri. Essi erano stati costruiti in maniera tale che nessuna luce potesse entrare lateralmente.

    Ora il mio mondo aveva una tinta verde, come se guardassi attraverso i vetri colorati di una chiesa. Mentre regolavo i vari filtri, il Dott. Klein aprì le tende della stanza una per volta, aspettando che aggiungessi un filtro o due quando la luce diventava inaccettabile. Con mia grande delizia, la vista non mi diede problemi. Sia io sia il Dott. Klein restammo positivamente frastornati dai miei progressi.

    Quando, alla fine, la regolazione fu conclusa, proferii i miei ringraziamenti alla sua équipe medica. Il Dott. Klein disse che aveva semplicemente fatto il suo lavoro, sebbene fosse altrettanto entusiasta nell’aver ottenuto un tale livello di successo su quelle che aveva davvero ritenuto delle probabilità ardue. Il Dott. Vigianno era elettrizzato dai risultati, e ringraziò personalmente il Dott. Klein per aver risolto il pressoché impossibile problema di recuperare la vista di Lucky e per essere arrivato al livello a cui era arrivato. Non c’era altro che i due medici potessero fare; essi si congratularono con me e il Dott. Vigianno mi disse che sarebbe passato a trovarmi in serata per vedere come andava. Poi entrambi se ne andarono e io rimasi di nuovo solo.

    Dopo aver emesso un gioioso sospiro di sollievo, improvvisamente fui curioso di vedere come gli occhiali mi stavano addosso. Lentamente, mi avvicinai allo specchio in bagno, rimanendo sbalordito da quello che vidi.

    Wow! strillai, perdendo quasi l’equilibrio e andando a sbattere contro il lavabo. Altro che Buck Rogers! Sembravo una specie di personaggio soprannaturale, un incrocio tra un invasore spaziale e un folle pilota da test. Una bella maschera. Grandiosa per il Martedì Grasso o per un video musicale spaventoso, ammesso che riusciate a immaginare un abbigliamento adatto per completare l’effetto. Bene, mi dissi, non mi importa se sembro l’Uomo delle Nevi; fin quando riesco a vedere, la mia fortuna è finalmente tornata.

    Immagino che qualcosa di buono sia venuto fuori dalle mie ferite. Perché, mentre guarivo, scoprii la capacità di viaggiare nel tempo. Ma adesso non mi addentro in quella storia. Invece, le racconterò il mio recente rapimento. Quando finirò di raccontarle quella storia, comincerò dall’inizio e andrò avanti fino a questo momento. Quando avrò finito, lei avrà sufficienti informazioni sulla mia storia e sarà in grado di scrivere un’intera serie di libri basati sulle mie vere esperienze di viaggio nel tempo, molte delle quali possono essere confermate da Mickey. Guardai Mickey e ricevetti dal mio amico un cenno di assenso come conferma.

    Bene, disse il professore, notando l’interazione che si era instaurata tra i due uomini. Batté le mani una volta. Vogliamo cominciare?

    Sì. Sono pronto.

    Bene, allora. Parli di quello che vuole, e il registratore registrerà tutto quello che lei dirà. Non si preoccupi della struttura delle frasi né di come suonano le parole. Mi occuperò io di convertire le sue parole in maniera corretta quando trascriverò queste sedute al computer.

    Concordai con la dichiarazione del professore. Inizierò dal rapimento e andrò avanti da lì. Quando questa serie di registrazioni sarà completata e lei avrà trascritto la mia storia al computer, le darò il permesso di spostare paragrafi e capitoli a piacimento, a condizione che si mantenga fedele alla storia. Ok, partiamo. Quando ripresi conoscenza, dopo essere stato rapito, ricordo di essermi svegliato in una piccola stanza.

    UNO

    ––––––––

    Stanza d’ospedale – Ubicazione sconosciuta

    Una puntura di spillo mi fece trasalire; ricordo di essermi svegliato in una stanza dall’aspetto austero. Mi sentivo la testa pesante, come se fosse stata di piombo, ma riuscii, con qualche sforzo, ad alzare la testa per cercare di guardarmi intorno e stabilire dove fossi. Alzai lo sguardo in tempo per vedere un uomo, che indossava un camice bianco, uscire dalla stanza ed entrare in un’altra. Mentre esaminavo la stanza, la cosa che mi colpì maggiormente fu che le pareti e il soffitto erano stati dipinti completamente di bianco; anche il pavimento era costituito da piastrelle bianche. Gli unici oggetti presenti nella stanza erano un letto, una sedia e un tavolino in acciaio inossidabile, sistemato accanto al letto; sul tavolino c’erano strumenti medici. Una luce incassata nel soffitto, sopra il letto, splendeva luminosa su di me; mi accorsi che i polsi e le gambe erano legati con degli occhielli fissati all’intelaiatura del letto. Qualunque cosa fosse quella che l’uomo in bianco mi aveva appena iniettato, funzionò. Mi venne sonno e tutto ciò a cui riuscii a pensare fu chiudere gli occhi e riposare un po’."

    Due uomini, anch’essi biancovestiti, stavano in piedi dietro uno specchio bidirezionale, monitorando e registrando i miei schemi del sonno tramite un sistema computerizzato allo stato dell’arte. Stavano aspettando la mia reazione all’Ableton X, il farmaco sperimentale che l’uomo in bianco mi aveva appena somministrato. Sono passati dieci minuti. Il farmaco avrebbe dovuto già fare effetto. Ho intenzione di entrare nella stanza e cominciare a interrogarlo, per cui assicurati di registrare ogni parola che dice.

    Guarda, Karl, io faccio il mio lavoro, tu fai il tuo.

    Questo è importante, Gustav. Il nostro datore di lavoro dipende da te per ottenere da Campo le informazioni che vuole.

    Gustav prese un paio di guanti medici e, mentre li indossava, sorrise a Karl con aria d’intesa. Non preoccuparti, Karl, parlerà. Con questo nuovo siero in corpo, non avrà altra scelta che rispondere alle mie domande. Questo nuovo e rivoluzionario siero della verità Ableton X, che gli scienziati del nostro principale hanno sviluppato, è molto più avanzato di quello che noi e il resto del mondo abbiamo usato finora. L’Ableton X ha sempre prodotto risultati positivi su ogni soggetto al quale è stato somministrato. Tutti quelli che ho interrogato, e ai quali è stato iniettato questo siero, hanno risposto ad ogni domanda che ho posto loro, con mia totale soddisfazione. Lucky Campo non sarà diverso dagli altri... parlerà.

    Assicurati di non togliere le catene da mani e gambe.

    Mi prendi per pazzo? Ho controllato il suo fascicolo, e da quello che ho letto, questo tizio è una squadra di demolizione in un uomo solo. Le catene in titanio gli resteranno addosso finché non ci dirà quello che vogliamo sapere e finché non avremo finito di interrogarlo. E anche dopo che avrà parlato, non sono sicuro di volerlo liberare dalle catene.

    L’uomo col camice bianco entrò nella piccola stanza sterile e si sporse sul mio letto. Mi prese il polso e controllò il battito; poi si voltò e si rivolse alla finestra bidirezionale. Ne sta venendo fuori. Comincerò a interrogarlo tra un minuto o due. Aspettò pazientemente che i miei occhi sbattessero per un po’ prima di aprirsi. Ah, bene, è sveglio. Le farò alcune semplici domande e voglio che risponda sinceramente. Mi ha capito?

    Sì, risposi meccanicamente sotto l’effetto della droga.

    Bene. Allora cominciamo. Il suo nome è Lucky Campo?

    No.

    L’uomo in bianco sapeva, avendo letto il fascicolo, che il suo nome era Peter Campo, cosa che non tutti sapevano, nemmeno i suoi amici più intimi, ma sin dall’infanzia tutti lo chiamavano Lucky. Bene! Lucky non è il suo nome di battesimo, ma tutti la chiamano Lucky... è corretto?

    Sì.

    Bene.

    È sposato?

    Sì.

    L’uomo in bianco controllò il mio fascicolo, ma non trovò riferimenti a un matrimonio o a una moglie.

    È sicuro di essere sposato?

    Sì. Sono sposato.

    Quando si è sposato?

    Due anni fa.

    Ha figli?

    Sì... un maschio.

    Il medico controllò di nuovo i miei dati, ma non trovò di nuovo alcun riferimento a un matrimonio, a una moglie e nemmeno a un figlio.

    Sua moglie abita con lei?

    Sì.

    Dove vive quando lei è via?

    Al castello.

    Castello? Quale castello?

    Al castello di Re Robert.

    Il castello di Re Robert? Ma non aveva detto che era nel XII secolo?

    Sì.

    Aspetti un attimo. Mi sta dicendo che lei è sposato con una delle dame di compagnia della Regina?

    No. Non sto dicendo questo. Sto... rispondendo... semplicemente... alla sua domanda.

    Ma se non ha sposato una delle dame di compagnia della Regina, chi ha sposato?

    Con la mente annebbiata dalla droga, Lucky pensò alla sua splendida moglie e sorrise.

    Ho sposato la Principessa Krystina.

    Sta dicendo che lei è sposato con una principessa morta da secoli? È questo che mi sta dicendo?

    "Non è morta... Einstein ha detto... che il passato, il

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