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Starlight Club 3: la vendetta
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E-book257 pagine3 ore

Starlight Club 3: la vendetta

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Info su questo ebook

Starlight Club 3: la vendetta

Red Fortunato e i suoi ragazzi sono tornati e stavolta il nemico è addirittura il governo degli Stati Uniti.
Il procuratore generale Bobby Kennedy vuole mettere a segno dei colpi contro la mafia, in vista della sua futura candidatura come probabile presidente degli Stati Uniti.
Con l'appoggio di JFK, per ottenere risultati non si fa scrupoli e arruola una squadra di agenti disposti a tutto, gente che non risulta da nessuna parte e che sa già che non avrà alcun riconoscimento per il suo sporco lavoro.
Ma i Kennedy non hanno fatto i conti con Sam Giancana...

Un'altra avvincente storia di mafia e violenza sullo sfondo dell'America dei primi anni Sessanta.

LinguaItaliano
EditoreJoe Corso
Data di uscita14 nov 2019
ISBN9781547530953
Starlight Club 3: la vendetta
Autore

Joe Corso

I grew up in Queens, New York. I'm a Korean Vet, FDNY Retired and I started writing late in life hoping to help my grandchildren pay for their college education. I found to my surprise that I could tell a good story which resulted in my writing 30 books (so far) while garnering 19 awards and a 4 time top 100 Best Selling Author.

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    Anteprima del libro

    Starlight Club 3 - Joe Corso

    Prologo

    Per quel che gli parve un tempo interminabile rimuginò sul da farsi. Alla fine, Bobby decise che avrebbe lasciato il caldo sole della Florida e passato le feste di Natale con la figlia e i suoi, nella loro casa in mezzo ai boschi nevosi della lussuosa Darien, Connecticut. Presa la decisione, i suoi pensieri cominciarono a vagare senza ordine, riportandogli alla memoria momenti disparati di una gioventù trascorsa da molto tempo, ormai.

    Era nato Robert Valentine all'Astoria General Hospital e cresciuto a Jackson Heights. La sua famiglia si era trasferita dal Queens in una casa di Massapequa, Long Island. Fu la loro prima casa e quando Bobby chiese a suo padre perché l'aveva comprata, lui rispose, "Perché lei l'aveva sognata da sempre. Un giorno, dopo aver visto il modellino di questa casa in particolare, chiese se ce la potevamo permettere. Tua madre non chiedeva mai nulla e quando quel giorno la guardai negli occhi, vidi quanto fosse importante per lei, così... Presi a prestito un po' di soldi dalla Municipal Credit Union, raccattai il resto per la caparra e gliela comprai."

    A Bobby piaceva quella storia.

    Bobby visse coi suoi genitori nella loro nuova casa fino a che raggiunse la bella età di diciott'anni. Era un uomo ormai ed era tempo che si facesse un appartamento per conto suo. Nel quartiere tutti conoscevano qualcuno che conosceva qualcun altro e fortuna volle che il nonno di un amico avesse appena completato la ristrutturazione di una casa tri-famigliare che possedeva sulla Quarantunesima Avenue, a Corona, Queens. Il nonno aveva trasformato la cantina in un piccolo e confortevole appartamento. Bobby non si lasciò scappare l'occasione di avere un posto tutto suo, un posto che poteva mantenere col suo salario da macellaio di Manhattan.

    Bobby ripensò a come come i minuti sembravano passare così lenti, quando era giovane. Poi si vide costretto a ridere, perché adesso invece il tempo passava così in fretta che sembrava non valesse la pena nemmeno disfare l'albero di Natale. Rifletté a lungo sul tempo e su come passasse alla svelta e inventò una formula nella sua testa. Tempo+età=invecchiamento accelerato. Era tutto anche troppo reale per Bobby.

    Non riusciva più a sopportare il freddo come quando era giovane. Nei tardi Cinquanta e Sessanta, quando lavorava come macellaio nelle celle frigorifere di Ben Zeger sulla Quattordicesima, andava a lavorare intabarrato in tre strati di vestiti, per tener lontano il freddo. Il suo caffè mattutino, allora, conteneva tre bicchierini di whisky, nella speranza che il liquore potesse generare un po' di fuoco, rimpiazzando il calore che le celle frigorifere gli rubavano a ogni minuto che passava. Fu lì che imparò a coprirsi sempre la testa. La testa era la parte del corpo da cui si disperdeva la maggior parte del calore e così Bobby del suo berretto nero di lana aveva fatto una parte fondamentale dell'abbigliamento di tutti i giorni.

    Ma quello era allora. Adesso c'erano altre decisioni da prendere nella vita, e ancora una volta ruotavano attorno al caldo e al freddo.

    Adesso era alle viste la pensione e Bobby non vedeva l'ora di lasciare il brutale inverno di New York a favore del caldo tutto l’anno.

    Per un po’ aveva pensato al Texas. Aveva visitato l'Arizona un paio di volte e gli piaceva laggiù, ma no, si sarebbe accontentato del buon vecchio Sunshine State, la Florida. Più che altro per  la posizione. Situata sulla costa orientale, era molto più vicina a sua figlia e ai suoi nipoti. Ma c'erano anche altre ragioni, meno importanti, per lasciare New York. Il Queens era cambiato. Era cresciuto lì, lì si era sposato e lì aveva lavorato, negli ultimi anni come addetto alla consegna della carne per lo Starlight Club, ma il Queens che conosceva lui non esisteva più, era svanito come un sogno. Il cinema Loews Plaza adesso all’ingresso mostrava scritte in una qualche lingua mediorientale e lo faceva arrabbiare non riuscire a capire cosa diavolo volessero dire: ma sapeva una cosa... avrebbero dovuto legarlo e trascinarlo fin lì per costringerlo a vedere i film che proiettavano. Il Corona Theatre era diventato una catena di negozi, il Jackson Theatre era sparito; tutti i punti di riferimento della sua gioventù erano scomparsi o non assomigliavano più nemmeno vagamente a se stessi. Quando tutto era cambiato, per lui il segnale era stato chiaro: era ora di ricominciare daccapo. Per Bobby non c’era rimasto niente, a New York.

    Una delle prime persone che aveva conosciuto al suo arrivo in Florida era stato il dottor Tresti. Il dottor Tresti non pensava alla sua professione come a un business, come gli altri medici. Era uno di quei dottori a cui importava davvero. Provava un grande interesse personale per la salute di ciascuno dei suoi pazienti. Una volta durante una visita di routine disse a Bobby: Vedrai pochissimi miei pazienti in ospedale. Faccio del mio meglio per evitarlo. Fu il dottor Tresti che gli suggerì di iniziare ad allenarsi, camminare, per aiutare la circolazione nelle gambe. Mentre la maggior parte degli altri nella sua comunità evitava il sole, lui ci teneva alla sua dose giornaliera di vitamina D, soprattutto dopo tutti quegli anni trascorsi in una cella frigo. Il caldo era meglio del freddo, non c'era dubbio. L’abbronzatura non era che un sottoprodotto del suo regime quotidiano: era sempre attento a proteggersi dal sole, anche se nella sua testa era convinto che il suo sangue italiano gli desse un’automatica protezione. Adesso, quando ogni pomeriggio alle tre si rilassava sulla poltrona reclinabile, ricordava quei freddi inverni e sorrideva al pensiero della sua fuga. Dio l'aveva messo qui in Florida e si era ripromesso che non avrebbe mai fatto un altro viaggio verso nord durante l’inverno. Però... quest'anno era un'eccezione.

    A dire il vero, si sentiva solo. Gli mancavano la figlia e i nipoti. La famiglia, come quasi tutte, sarebbe rimasta a casa a celebrare il Natale, andando in chiesa, aprendo i regali intorno all’albero. Bobby sarebbe dovuto andare da loro e gli andava bene così.

    Prima di cambiare idea, prese il telefono e chiamò sua figlia Lynn per informarla che avrebbe trascorso le feste su al nord. Sarebbe arrivato la settimana prima di Natale. Per Lynn fu una bella notizia. Ogni anno pregava suo padre di puntare a nord per Natale e Capodanno, ma ogni anno Bobby rifiutava cortesemente. Faceva sentire la sua presenza mandando un sacco di regali di Natale, confezionati in belle scatole piene di roba piuttosto cara.

    Ora che Bobby sarebbe stato fisicamente lì, le sue sorprese avrebbe potuto caricarle in macchina, sicché trascorse un'intera giornata a fare shopping al Sawgrass Mills Outlets a Sunrise, in Florida, un paradiso per gli amanti dello shopping. Nel negozio Tumi trovò una valigetta di pelle nera per Ted, suo genero, professione avvocato. Al Coach mise l’occhio su una borsa classica che strillava designer, ma poi ci ripensò, perché le donne sono strane quando si tratta di oggetti personali, in particolare le borse. Il suo gusto sarebbe molto diverso da quello di sua figlia. Per i bambini comprò un assortimento di giocattoli e gadget, le ultime novità nell'elettronica per bambini, e si concesse di pranzare nel paradiso del pranzo per i più piccoli, il Rainforest Café. Dopodiché lasciò il centro commerciale e fece il breve tragitto lungo Flamingo Road fino al Best Buy, dove acquistò un iPad Apple che i ragazzi avrebbero potuto scambiarsi. Da lì, si diresse poi verso il Broward Mall, dove si fermò da Mayor's Jewelry e prese un paio di orecchini di diamanti per sua figlia. I diamanti, ridacchiò, erano la lingua universale delle donne. Bobby non conosceva donna a cui non piacessero, i diamanti. Aveva imparato molto tempo prima che queste cose non te le porti nella tomba, quindi spesso si chiedeva perché darsi pena, ma per la sua famiglia non avrebbe badato a spese. No, gli egiziani potevano anche aver seppellito i loro tesori coi morti, ma diamine, a che scopo sotterrare quel ben di dio sotto un cumulo di terra? Decise che le avrebbe comprato gli orecchini e se non le fossero piaciuti avrebbe sempre potuto riportarli da Mayor’s e scambiarli con qualcosa di più di suo gradimento. Per quanto riguardava lui, non possedeva granché in fatto di abbigliamento invernale, così visitò un negozio per uomini e scelse un trench invernale, tre camicie pesanti e un maglione di lana coi bottoni.

    Tornato a casa, Bobby estrasse una valigia dall'armadio della camera da letto degli ospiti e sebbene non dovesse andarsene ancora per due settimane, la riempì di tutto ciò di cui aveva bisogno. A Bobby non piaceva volare. Questo sarebbe stato un lungo e bel viaggio su strada.

    Alle cinque del mattino la sveglia suonò e Bobby scese dal letto, eccitato all'idea di vedere sua figlia e i nipotini. Aprì il bagagliaio della grande Lincoln Town Car, già piena di regali natalizi e della sua valigia, e scorse mentalmente la lista che s’era fatto per assicurarsi di non stare  dimenticando nulla. Una volta sulla strada, il motore fece le fusa tranquillo fino alla I-595, poi imboccò la I-95 e iniziò la sua corsa diritto fino alla costa del Connecticut. L'inizio del viaggio sarebbe stato facile, ma si chiese che tempo avrebbe trovato a mano a mano che avesse raggiunto le latitudini più fredde. Una volta in Georgia, ci sarebbe stato un sostanziale calo di temperatura. Ogni poche centinaia di miglia si fermava e si concedeva una tazza di caffè. La ragione era duplice: mantenere la circolazione nelle sue gambe varicose e godere di un costante flusso di caffeina per rimanere vigile. Solo due anni prima un coagulo di sangue nella gamba sinistra gli era quasi costato la vita. Stava bene adesso, ma quando aveva detto al dottore del suo imminente viaggio verso nord, quello gli aveva consigliato, anzi, ordinato, di fermarsi spesso per sgranchirsi le gambe. Nel passato, quando era molto più giovane, ricordava di aver fatto quel viaggio di millecinquecento miglia da solo e in due giorni, ma ora, alla tenera età di settantasei anni, il suo vecchio corpo non funzionava più come un tempo. Questo viaggio sarebbe durato tre giorni, con molte fermate intermedie.

    Bobby arrivò sano e salvo nel Connecticut e dopo che ebbe svuotato a fatica la sua auto, con l'aiuto di Lynn, Ted e dei bambini, le nuvole si aprirono e la neve cadde per un giorno intero e una notte.

    Per quanto odiasse il freddo, lo scenario da cartolina valeva la pena. Era pura perfezione: un momento festivo dell'anno e un grande momento per stare con la sua famiglia. Le tradizioni natalizie sono sempre divertenti e guardare il Natale con gli occhi dei bambini non ha prezzo.

    Arrivò la vigilia di Natale e i bambini furono svegliati a mezzanotte. Babbo Natale era stato bravo. Pacchi blu, bianchi, rossi e verdi ricoprivano la base dell'albero. Che gioia vedere i loro occhi illuminarsi quando venivano loro consegnati i pacchi da aprire: le loro espressioni e l'eccitazione mentre si chiedevano cosa potesse rivelare ogni nuova scatola così bene incartata. I bambini erano bambini e i nipotini di Bobby non erano diversi. Tutti i bambini amano i giocattoli e la maggior parte dei bambini vuole giocattoli dai nonni, non vestiti. Quindi Bobby regalava sempre dei giocattoli ai bambini e lasciava che fossero i loro genitori a regalare i vestiti. Era bellissimo stare con la sua famiglia in questo periodo dell'anno. Alla sua età, nessuno poteva prevedere se ci sarebbe stato un anno dopo. Nessuno.

    Natale e Capodanno sembrarono arrivare e passare anche troppo in fretta e Lynn sapeva che presto suo padre sarebbe partito. Bobby era un convinto sostenitore di ciò che Ben Franklin aveva scritto nel suo Poor Richard's Almanac: Gli ospiti, come il pesce, cominciano a puzzare dopo tre giorni. Non aveva mai infranto quella regola. Se fosse rimasto, sua figlia lo avrebbe sicuramente coccolato. Ciò l'avrebbe distolta da suo marito e dai figli, così Bobby si organizzò per il lungo viaggio verso sud. Ma a quanto pare Lynn, sua figlia, aveva altre idee, almeno nel breve periodo. I bambini erano a letto e il marito di Lynn, Ted, era nel suo ufficio a prendere appunti per un cliente che doveva rappresentare in tribunale il giorno dopo. Lynn offrì a suo padre una tazza di caffè espresso. Lui rifiutò, sapendo che non avrebbe dormito se lo avesse preso così a tarda sera, optando invece per un bicchierino di Sambuca.

    Qualche istante dopo, Lynn tornò con in mano un bicchierino da liquore e una bottiglia piena del cordiale preferito da suo padre: il dolce liquore all'anisetta che occupava con orgoglio ogni bar italiano. Versò il liquido trasparente nel bicchiere e glielo porse. Bobby si appoggiò allo schienale della poltrona e sorseggiò lentamente, gustandone il sapore forte di liquirizia, le gambe appoggiate sul poggiapiedi e la testa affondata nella morbida pelle. Lynn gli chiese se era a suo agio. Bobby sorrise, conoscendo la sua prossima domanda. La indovinava dallo sguardo di sua figlia, uno sguardo che conosceva bene.

    Papà, non abbiamo più troppi momenti come questi. Adoro le tue storie sullo Starlight Club. Prima di andartene, riprendiamo da dove abbiamo lasciato l'ultima volta. Che ne dici?

    Bobby sorrise di nuovo. Stava per farle omaggio di una delle sue storie anche se lei non glielo avesse chiesto. Tale padre, tale figlia, una sinergia inspiegabile.

    Ok, ti racconterò qualcos'altro del club, se vuoi, rispose Bobby. E cominciò.

    "Se ci ripenso, mi sembrava che dopo l'avventura di Red a Hollywood e il problema che aveva avuto con la mafia di Detroit, i migliori giorni dello Starlight Club fossero ormai passati... Ma... le cose si calmarono e nel Queens tutto pareva tornato come al solito per Big Red e i suoi ragazzi. Con tutti i problemi che Red aveva in quel momento, fu un po' costretto a diventare il manager dei suoi giovani combattenti, ma si sorprese di se stesso, perché, impegnato com'era, scoprì che gli piaceva, dirigere i ragazzi. Fissava gli incontri e loro si battevano, e vincevano, e presto si ritrovarono a scalare le classifiche. Henry fu il primo a guadagnarsi un titolo e Gonzo fu il successivo. Il film di Swifty era stato un successo al botteghino e per contratto era stato obbligato a girarne altri tre per la Columbia Pictures. Ma quello che davvero gli importava era vincere il campionato dei medi, non la fama che gli poteva dare Hollywood. Ma non è questa la storia che ti racconto stasera. Stasera ti racconto soprattutto di Moose. Di Swifty parleremo un'altra volta.

    Capitolo Uno

    Con un po' di interesse e molta preoccupazione, Big Red se ne stava seduto a guardare una partita di shuffleboard[1] giocata al bar sul davanti. Fin dai tempi della guerra Gallo-Profaci, lo Starlight Club aveva avuto due bar diversi: uno per i ragazzi di Gallo, l'altro per i clienti. Dipendeva dal fatto che i ragazzi di Crazy Joey Gallo erano stati mandati a stare al club fino a che non fosse finita la guerra tra bande. La presenza degli uomini di Gallo in giro per il locale creava tensione coi clienti abituali di Red. Non erano abituati a essere fissati da tipi duri come questi. I ragazzi li squadravano tutti dall'alto in basso. Era solo istinto di sopravvivenza, il loro. Buono per la strada, un po' meno per gli affari. Il bar era una parte enorme del business di qualsiasi ristorante e quel primo drink, in attesa di un tavolo, era cruciale. Il bar, la sua clientela e il barista davano il tono alla serata. Red lo sapeva. Aveva risolto il problema convertendo in bar un'anticamera e separandolo da quello sul davanti, che a sua volta funzionava ancora di più a suo vantaggio perché, uno, portava i clienti a due passi dalla sala da pranzo e, due, da lì potevano annusare gli aromi delle prelibatezze culinarie che venivano servite ai tavoli.

    Red fece cenno a Tarzan.

    Tieni d'occhio il ragazzone che gioca contro Bobby. Sembra un mezzo figlio di puttana.

    Sì, rispose Tarzan. "È il campione di shuffleboard di Ridgewood. I suoi amici hanno organizzato una partita tra lui e Bobby."

    Come va Bobby? Chiese Red.

    Alla grande, anche troppo, ridacchiò Tarzan.

    Cioè? Che vuoi dire?

    Bobby non lo sta solo battendo, lo sta umiliando, spiegò Tarzan.

    Sì, me ne sono accorto anche da qui, rispose Red. Ecco perché voglio che tu lo tenga d'occhio. Assicurati che Bobby stia bene.

    Non preoccuparti, Red, disse Tarzan, se qualcuno gli torce un capello, lo seppellisco nel parcheggio qui davanti.

    Red sorrise. Bobby piaceva a tutti quanti i ragazzi. Il ragazzino

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