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La primavera di Ann
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La primavera di Ann
E-book132 pagine1 ora

La primavera di Ann

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Info su questo ebook

Peter fa un sogno erotico e si sveglia grondante di sudore da tutti i pori.
Lo sceriffo Burt lo chiama, comunicandogli che hanno trovato un'amica di Ann uccisa, stesa su dei fiori.
Il cadavere presenta pochi segni di violenza e un unico dettaglio: il collo è tagliato come il gambo di un fiore. I suoi occhi, aperti, guardano il cielo con l'unica speranza di morire in pace.
A Boad Hill l'incubo è tornato, ma questa volta non si tratta di Jack piedi-di-piuma, né di un imitatore qualsiasi. Questa volta c'è pazzia sui cadaveri che appariranno durante tutta la primavera delle rose, così battezzata dallo sceriffo Burt Duchamp, che ancora una volta ricorre al potere di Pietro per fare chiarezza sulle morti. Il "dono" di Peter vede amore, pazzia e ossessione in ogni omicidio. Il volto dell'assassino, in un primo momento dell'assassina, è quello di Ann, il suo amore segreto, che però sta guadagnando terreno nella difficile arte dell'amore. Tuttavia, sa che non può essere lei. Ecco perché non la nomina mai. Quando finalmente sono insieme, come amici, lui dice quanto segue: "So di cosa hai bisogno", e poi, "So che non sei tu". Il dono di Peter ora gli gioca brutti scherzi, facendogli credere che sia lui l'assassino visto che ha della biancheria intima di tutte le vittime nel cassetto del mobiletto di camera sua.
L'amicizia con Denny cresce e arriva a confessargli che vede sé stesso sollevare un bisturi in linea retta fino al collo delle giovani donne, più vicine alla loro età che alle studentesse delle superiori.
Burt non esita a soprannominare il misterioso assassino come l'assassino del taglierino silenzioso o l'assassino del bisturi silenzioso, ma né lui né i suoi uomini colgono alcun indizio. A Boad Hill si conoscono tutti e dall'inizio della primavera delle rose, tutti si guardano di sbieco. Peter impazzisce e soffre di terribili mal di testa quando usa il suo dono.
Chi sarà questa volta?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 apr 2019
ISBN9781547574278
La primavera di Ann

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    Anteprima del libro

    La primavera di Ann - Claudio Hernández

    La primavera di Ann

    Claudio Hernández

    EBook della prima edizione: gennaio 2018.

    Titolo: La primavera di Ann

    © 2017 Claudio Hernández.

    © 2017 Cover design: cokacoka deposiphotos

    ––––––––

    Tutti i diritti riservati.

    Nessuna parte di questa pubblicazione, compresa la copertina, può essere riprodotta, archiviata o trasmessa in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, elettronico, chimico, meccanico, ottico, di registrazione, su Internet o fotocopia, senza previa autorizzazione da parte del editor o l'autore. Tutti i diritti riservati

    Questo libro lo dedico a mia moglie Mary, che sopporta ogni giorno me e le mie bambinate, come questa. E spero che non smetta mai. Ho già scritto molti libri e in ognuno lascio la sua impronta tra le lettere.

    L'inizio

    I primi raggi del sole abbagliarono le Margherite, le Dalie e le Ortensie tra le altre specie, causando lo scioglimento della brina di quella mattina della prima settimana di primavera, che scivolava, sotto forma di gocce, giù per gli steli.

    Le dita, contorte e rivolte verso il cielo azzurro di quell'alba, si stagliavano dai fiori, gridando per essere viste. Era Amelia, e non andava alla New Academy High School di Boad Hill. Era la migliore amica dell'amore platonico di Peter, quello del dono. La migliore amica di Ann.

    Ed era morta. Gli occhi spalancati e le gocce della brina sciolta dai raggi del sole che le accarezzavano le guance fredde e biancastre.

    1

    Si svegliò all'improvviso, con tutto il corpo sudato e il cazzo come una barra di ferro. I suoi occhi sembravano strani senza gli occhiali addosso. In un angolo della sua bocca comparve una leggera smorfia. Con le guance illuminate dai raggi del sole che penetravano attraverso la finestra come i riflettori di potenti lanterne, sorrise lascivo ricordando il sogno erotico che aveva fatto con Ann. Gli diede una bella ripassata, mentre il suo cuore ansimava dentro il petto.

    Era perfetta, sdraiata sul letto, completamente nuda e con i capezzoli eretti, puntando il soffitto, mentre il suo sorriso le copriva tutto il viso. Oltre le sue eterne labbra carnose e umide. Peter le aveva già tolto le mutande con mani tremanti, mentre lei si era tolta il reggiseno; ora giaceva sul pavimento come un foglio accartocciato e dimenticato. La stanza era riscaldata dal calore prodotto dai loro corpi snervati e dal loro respiro ansimante. La lampadina bianca, nascosta all'interno di un lampadario al centro del soffitto, illuminava i loro occhi, che sembravano brillare come diamanti. Erano euforici e tremavano come agnellini sul punto di scoprire il loro destino, la stalla calda. L'aria era densa e secca. Era difficile respirare perché era quasi appiccicosa. I loro corpi cominciarono a sudare da tutti i pori, e quelli di lei, Ann, emanavano anche una fragranza di un profumo caramellato. E Peter era felice. Aveva gli occhiali addosso e il cazzo dritto. Si avvicinò a lei con pudore, anche se piuttosto eccitato. Le gambe di Ann si aprirono cedendo il passo verso la fine delle sue lunghe gambe. L'inguine e, al centro, il suo sesso umido.

    Lei sorrise e poi rise. Anche lui, e le sue mani si appoggiarono sul materasso, affiancandola e accarezzandole le natiche con le gambe fino a che il cazzo non si detenne nel perimetro esatto. Sentì come il flusso di lei bagnava il suo glande. Lasciò andare una risata e dalla finestra aperta entrò una folata d'aria calda come l'illusione dei fuochi artificiali che brillano nel cielo. Tuttavia, l'aria calda accarezzò i loro corpi che si accarezzavano già reciprocamente. Ogni sfregamento. Ogni sorriso. Finalmente era sua, pensò Peter mentre cominciava a penetrarla dolcemente. La testa della ragazza si inclinò accompagnata da un respiro affannoso che sfuggiva dalla sua bocca in risposta al piacere che provava in quel momento. Lui spinse un po' di più. Aveva le palle come pietre; con un dolore intenso, ma gratificante. Lei gemette di nuovo e lui spinse sempre di più fino ad entrare dentro di lei e raggiungere con la sua lingua uno dei capezzoli che si erano induriti e avevano cambiato colore. Un rosa molto scuro. Forse marrone. Forse bluastro. Ansimò di nuovo quando la lingua giocherellò con il suo capezzolo. Delicatamente, strinse i denti fino ad afferrare il capezzolo. Avrebbe potuto strapparlo alla radice e, ogni volta che stringeva i denti, lei, Ann, muoveva i fianchi portandosi le mani ai lunghi capelli arruffati in quel momento. I suoi occhi si chiusero. Le palpebre nascosero i suoi occhi di un colore chiaro, brillante. E allora lui si avvicinò alla sua bocca aperta e le loro labbra si sfiorarono, mentre si muoveva ritmicamente dentro e fuori. Le sue labbra umide lo eccitavano oltremodo. Spingeva più veloce. Sentì i brividi baciandola. Lei non smetteva di muovere la testa, ma lui cercava le sue labbra carnose, mentre la penetrava con più frenesia. Sempre più velocemente, fino a quando non sentì che qualcosa di denso gli stava correndo dai testicoli alla punta del cazzo. Lui eiaculò e lei urlò di piacere. Poi si svegliò.

    «E se fosse vero?», sussurrò guardando verso la finestra con gli occhi socchiusi.

    Voleva ricordare di nuovo, ma la suoneria del suo cellulare, che riposava sulla superficie pulita del comodino, lo fece ritornare alla realtà. Aveva fatto un sogno erotico e ora era sveglio con il cazzo duro e il telefono che vibrava con impazienza.

    La sua mano sinistra raggiunse il telefono. Guardò lo schermo senza occhiali e qualcosa di sfocato diceva ‘Burt’.

    Il suo pollice si posò sul touch screen e rispose al telefono.

    «Peter! Ho di nuovo bisogno di te, ragazzo.» Ci fu un breve ma sinistro silenzio e la voce di Burt aggiunse: «Cosa stavi facendo le quattro volte che ti ho chiamato? Sono le dieci di mattina».

    Peter non seppe rispondere.

    La voce di Burt continuava a riecheggiare nell'altoparlante del telefono che teneva staccato dall'orecchio, ma sentì qualcosa: ‘abbiamo di nuovo problemi’.

    Si guardò il cazzo e vide che era coperto di muco opaco e non era più duro.

    Il giorno era iniziato per lui.

    E la primavera.

    Quel periodo meraviglioso dell'anno.

    «Parla Burt», disse Peter, avvicinando di nuovo il telefono al suo grande orecchio.

    E tutto ricominciò.

    2

    «E questo come lo chiamiamo?», abbaiò Burt Duchamp, sistemandosi i baffi. «Jack piedi III?» Quel nome era pessimo e lui sapeva il perché. Rimase zitto un attimo nella brezza mattutina della primavera appena inaugurata.

    Jack Hodge aveva l'angolo della bocca di sbieco come se stesse per esplodere in una risata omerica. Tuttavia, ciò che più sembrava sul punto di esplodere erano i gas nel suo intestino. Resistette con fermezza e un'espressione inasprita si disegnò sul suo viso per un istante. Poi, le sue labbra formarono un sorriso e i suoi occhi brillarono sotto il cappello di feltro. Era appoggiato al cofano della macchina della polizia. A quel punto, pensò, era ormai abituato a vedere cadaveri in una città tranquilla dove non succedeva mai niente. ‘Come l'incerto freddo inverno o l'autunno piovoso’, gli urlò una voce interiore. Allora i suoi tratti vennero sopraffatti dal buon senso. Dalla serietà.

    «Signore, non sappiamo niente. Credo, a mio umile parere...» Aprì le mani come un prete prima di pregare davanti alla tomba nel cimitero. «È troppo presto per dare un soprannome all'assassino o assassina. Forse potrebbe trattarsi di un incidente...»

    «E tua madre si sta scopando il tuo amato vicino!», vomitò Burt. «Faccio quello che mi pare! Le hai visto il collo?» Indicò verso la povera donna che aveva ancora gli occhi aperti.

    Jack alzò le spalle. Ora la sua faccia era impagabile, e la risatina maliziosa era evaporata con i raggi del sole.

    «Beh... È chiaro che ha un bel taglio sul collo. Deve essersi tagliata con qualcosa di molto affilato. Qualcosa di più affilato di un coltello da cucina...»

    «‘Deve essersi tagliata’? Vorrai dire, ‘devono averla tagliata’?», lo interruppe Burt, portandosi ora alla bocca uno stuzzicadenti che aveva tolto dalla tasca della giacca. Avrebbe desiderato che quello stuzzicadenti fosse stato in realtà una sigaretta.

    «Scusi, signore, non ero...»

    «Attento?», lo interruppe di nuovo Burt, questa volta portandosi la mano al cappello di feltro, per collocarselo bene sulla testa. Una specie di mania che persisteva in lui da quando aveva perso la sua famiglia. «Dovrei darti un calcio in culo e mandarti all'inferno», mormorò.

    Lloyd Chambers voleva ridere, ma si trattenne. Era di fianco a Burt, fuori dal suo campo visivo. Il suo corpo lungo, eclettico e curvo, era la cosa più vicina a un corvo scuro.

    Mentre si comportavano come bambini, gli occhi ora vitrei di Amelia sembravano osservarli e supplicare aiuto. Burt sputò lo stuzzicadenti consumato che un attimo prima giocava tra i suoi denti. Dopo lo stuzzicadenti seguì uno sputo proiettato come una pallottola. Lo stuzzicadenti e lo sputo si persero tra i fiori. Richard Priest, il pivello, che ormai non lo era più tanto, stava osservando la traiettoria dello stuzzicadenti. Senza alzare le sopracciglia, appoggiato alla parte superiore della portiera dell'auto della pattuglia, distolse lo sguardo verso i fiori, che erano già praticamente asciutti. La brina era già sparita e con essa, le gocce.

    «Primavera delle

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