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La resa del playboy: Harmony Collezione
La resa del playboy: Harmony Collezione
La resa del playboy: Harmony Collezione
E-book168 pagine2 ore

La resa del playboy: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando la cameriera Belle Langtry decide di trascorrere una notte senza rimpianti con l'incorreggibile playboy Santiago Velazquez, le sue intenzioni non vanno oltre il desiderio di conservare un dolce, peccaminoso ricordo di lui. Il destino però ha altri piani in serbo, e le regala proprio quello che ormai pensava di non poter più avere.



Santiago ha da tempo abdicato a qualsiasi prospettiva di paternità, per questo la notizia che Belle aspetta suo figlio è per lui un vero shock. Pur non fidandosi della donna, non ha intenzione di rinunciare al bambino. Quello che vuole fare è semplice: far cadere in trappola Belle con un anello, quindi legarla a sé con la passione. Ma molto presto il suo piano si ritorcerà contro di lui.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2018
ISBN9788858982594
La resa del playboy: Harmony Collezione
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La resa del playboy - Jennie Lucas

    successivo.

    1

    Belle Langtry aveva odiato Santiago fin dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lui.

    Be', non proprio da quel momento esatto. Era umana, dopotutto. Quando nel settembre scorso si erano conosciuti al matrimonio dei loro comuni amici – Belle era la damigella d'onore e Santiago il testimone – era rimasta affascinata dal suo aspetto, con quelle spalle ampie e quel corpo muscoloso. Aveva alzato lo sguardo sui suoi occhi espressivi e aveva pensato: Caspita, i sogni si avverano!

    Poi Santiago si era rivolto a Darius, lo sposo, e gli aveva suggerito a voce alta che aveva ancora il tempo di darsi alla fuga e abbandonare la sposa all'altare. E l'aveva detto proprio di fronte a Letty!

    Gli sposi avevano riso, ma da quel momento Belle aveva profondamente odiato Santiago. Ogni parola che pronunciava era più cinica e offensiva della precedente. Nel giro di due minuti avevano cominciato a discutere. Al termine della cerimonia Belle si era augurata che l'abietto individuo abbandonasse questo mondo, facendo un favore a tutti. Da donna decisa e schietta qual era, non era riuscita a evitare di dirglielo in faccia. Lui aveva ribattuto con sarcasmo, e questo era stato il loro rapporto negli ultimi quattro mesi.

    E, naturalmente, pensò Belle con amarezza, doveva essere proprio lui a trovarla mentre camminava nel giardino coperto di neve della casa al mare di Darius e Letty. Mentre piangeva.

    Rabbrividendo nell'abito leggero, lei stava guardando l'oceano Atlantico nell'oscurità, la risacca ritmica delle onde che si accordava al battito del suo cuore.

    Per tutto il giorno Belle aveva tenuto in braccio l'adorabile piccino di Letty durante il funerale di suo padre. Al termine del ricevimento serale, la sofferenza mentre teneva stretto il bimbo addormentato di Letty aveva avuto la meglio. Restituendo il figlioletto all'amica, aveva mormorato una scusa e si era defilata nel giardino immerso nell'oscurità.

    Il vento era gelido e le congelava le lacrime mentre faceva scorrere lo sguardo nell'oscurità, il cuore stretto per la sofferenza.

    Lei non avrebbe mai avuto un figlio.

    Mai, sospirò l'oceano alle sue spalle. Mai. Mai.

    «Belle?» chiamò una voce imperiosa. «Sei qui fuori?»

    Santiago! Belle trattenne il respiro. L'ultima persona che avrebbe voluto la vedesse in quello stato d'animo!

    Poteva immaginare il ghigno arrogante sul viso dello spagnolo trovandola in lacrime per l'impossibilità di avere un figlio. Cercando di nascondersi dietro un cespuglio trattenne il respiro, pregando che lui non la vedesse.

    «Belle, smettila di nasconderti» esclamò lui, il tono divertito. «Hai un abito nero e sei in mezzo alla neve.»

    Digrignando i denti Belle uscì dal nascondiglio e mentì: «Non mi stavo nascondendo».

    «Allora, cosa fai qui fuori?»

    «Avevo bisogno di un po' di aria fresca» rispose augurandosi disperatamente che la lasciasse sola.

    Una lama di luce proveniente da una finestra del secondo piano per un attimo illuminò Santiago che indossava un abito nero e un cappotto di cachemire. Quando gli sguardi s'incontrarono lei provò qualcosa di simile a una scossa elettrica.

    Santiago Velazquez era troppo affascinante, troppo potente, troppo ricco.

    Era anche un playboy egoista e cinico, leale unicamente nei confronti della propria immensa fortuna. Probabilmente aveva una camera blindata ricolma a sufficienza per potervi nuotare dentro, pensò Belle, e se lo immaginò a tuffarsi tra bigliettoni da cento dollari. Inoltre ignorava totalmente il rispetto e la gentilezza. Aveva sentito dire che trattava le avventure di una notte come dipendenti non pagate. Quindi non poteva che avere che l'espressione arcigna mentre lui si avvicinava nella neve.

    Si fermò a pochi passi. «Non hai il cappotto.»

    «Non ho freddo.»

    «Ma stai battendo i denti. Vuoi congelare?»

    «Cosa t'importa?»

    «A me? Niente» rispose placido. «Se vuoi finire congelata non mi riguarda. Ma mi sembra scorretto costringere Letty a organizzare un altro funerale. Così deprimenti, i funerali. E i matrimoni. E i battesimi. Tutta questa roba...»

    «Qualsiasi interazione umana che coinvolga le emozioni per te è deprimente» ribatté Belle.

    Era molto più alto di lei. Le spalle erano ampie ed esibiva arroganza come quel cappotto che lo proteggeva dalla neve. Aveva sentito donne chiamarlo Angelo, e poteva capire il soprannome. Aveva un viso d'angelo – un angelo nero, pensò irritata, nel caso il cielo avesse bisogno di un buttafuori che non lasciasse entrare i poco di buono e tenesse tutti in riga. Santiago Velazquez poteva anche essere ricco e affascinante, ma era il più cinico, insensibile, spregevole essere della terra. Era tutto ciò che lei più odiava.

    «Aspetta.» Lui strizzò gli occhi neri mentre la osservava alla luce tenue. «Stai piangendo, Belle?»

    Lei sbatté le palpebre in fretta per nascondere l'evidenza. «No.»

    «Sì, invece.» Le labbra crudeli e sensuali s'incurvarono in una smorfia di scherno. «So che hai un cuore pateticamente tenero, ma questo va oltre il limite anche per te. Conoscevi a malapena il padre di Letty, e ti trovo qui a piangere dopo il funerale, sola nella neve, come una vittoriana fuori di testa.»

    Normalmente queste parole avrebbero provocato una replica accesa, ma non quel giorno. Belle era troppo triste. E sapeva che se avesse mostrato la minima emozione lui l'avrebbe schernita ancora di più. Rimpiangendo che, tra tutti, fosse stato proprio lui a trovarla, domandò: «Cosa vuoi?».

    «Darius e Letty sono andati a letto. Letty voleva venire a cercarti, ma il bambino aveva bisogno di lei. L'ha chiesto a me, e anche di inserire poi l'allarme quando sarai al sicuro in casa.»

    Il suo accento spagnolo suonava sarcastico. Lei non tollerava che, benché le fosse insopportabile, riuscisse a provocarle dei brividi di consapevolezza.

    «Ho cambiato idea. Non mi fermo qui questa notte.» L'ultima cosa che voleva era girarsi e rigirarsi nel letto della camera degli ospiti, con la sola compagnia di pensieri angosciosi. «Ho deciso di tornare a casa.»

    «A Brooklyn?» Santiago la fissò incredulo. «È troppo tardi. Tutti coloro che avevano deciso di tornare in città sono partiti ore fa. La superstrada è chiusa per la tempesta. Non sarà riaperta per ore.»

    «E tu, perché sei ancora qui? Non hai un elicottero e un paio di aerei? Non posso credere che sia perché t'importa di Darius e di Letty.»

    «Le camere degli ospiti sono belle e spaziose e sono stanco. Due giorni fa ero a Sidney, e prima a Tokyo.» Sbadigliò. «Domani parto per Londra.»

    «Poveretto» esclamò Belle che aveva sempre sognato di viaggiare, ma non era mai riuscita a mettere da parte il denaro necessario, nemmeno per un biglietto in classe turistica.

    Lui incurvò le labbra sensuali. «Apprezzo la tua comprensione. Quindi, se la smetti di piangerti addosso, ti mostro la tua camera così posso andare nella mia.»

    «Puoi pure andare.» Belle si voltò in modo che lui non notasse la sua espressione infelice ed esausta. «Avverti Letty che sono già partita. Prenderò un treno per tornare in città.»

    «Parli seriamente?» La guardò scettico. «E come arrivi alla stazione? Dubito persino che i treni viaggino...»

    «Allora andrò a piedi!» La voce era improvvisamente stridula. «Qui non dormo!»

    Santiago si fermò.

    «Belle» riprese in un tono gentile come non gli aveva mai sentito. «Cosa c'è che non va?»

    Le posò una mano sulla spalla, poi la sollevò sulla guancia. Era la prima volta che la toccava e, anche nel gelo e nel buio, quel contatto fu per lei come una fiammata.

    «Anche se ci fosse qualcosa che non va, perché dovrei dirlo a te?»

    Lui sorrise. «Perché mi odi.»

    «E?»

    «Quindi, di qualsiasi cosa si tratti, puoi confidarmelo, perché non ti importa un accidente di quello che penso.»

    «Vero» ammise lei. Era tentata. Serrò le labbra. «Ma tu potresti riferirlo agli altri.»

    «Ti pare che sia tipo da condividere segreti?»

    «No» fu costretta ad ammettere. «Ma tu sei offensivo; sei senza cuore e...»

    «Ma dico le cose in faccia alla gente, mai alle spalle.» Il tono era quasi un mormorio. «Parlamene, Belle.»

    Le nubi avevano oscurato la luna e per un attimo furono immersi nell'oscurità. Improvvisamente lei ebbe il bisogno di condividere la sua disperazione con qualcuno, chiunque fosse. D'accordo, aveva una ben misera opinione di lui e la cosa era reciproca.

    Questa riflessione fu stranamente confortante. Con Santiago non doveva fingere. Non doveva fingersi sempre positiva e compiacere tutti. Già dai primi anni aveva imparato a non condividere mai i pensieri dolorosi. Se si è onesti nel rivelare i propri tristi sentimenti, alla fine gli altri provano avversione per te e ti lasciano sola; anche, e specialmente, coloro a cui vuoi bene.

    Quindi Santiago era l'unico col quale poteva confidarsi. L'unico col quale poteva essere realmente se stessa. Perché, diavolo, se fosse uscito definitivamente dalla sua vita, lei avrebbe fatto festa.

    Trasse un profondo respiro. «Si tratta del bambino.»

    «Il piccolo Howie?»

    «Sì.»

    «Anch'io ho avuto dei problemi con lui. I bambini...» Alzò gli occhi. «Tutti quei pannolini, quei pianti. Ma cosa puoi farci? Pare che la gente li desideri comunque.»

    «Anch'io.» La luna riapparve tra le nubi e Belle alzò su di lui gli occhi colmi di lacrime. «Voglio un bambino.»

    La fissò, poi fece una smorfia. «Ovvio che tu lo voglia, da stupida romantica quale sei. Vuoi l'amore, i fiori, tutto l'insieme.» Alzò le spalle. «Allora, perché ci piangi sopra? Se sei talmente stupida da volere una famiglia, fattela. Sistemati, compra una casa, sposati. Nessuno te lo impedisce.»

    «Non posso... non posso rimanere incinta» mormorò. «Non mi è possibile.»

    «Come fai a saperlo?»

    «Perché...» Belle fissò le orme sulla neve. Il chiarore lunare creava strane ombre, mescolando le sue impronte con le proprie. «Lo so. È clinicamente impossibile.»

    Si preparò alle inevitabili domande. Clinicamente impossibile in che senso? Cos'è successo? Quando e perché?

    Ma lui la sorprese.

    Si avvicinò e la prese tra le braccia, sotto il caldo cappotto di cachemire. E lei trasse un improvviso conforto dal suo calore, dalla sua forza mentre le accarezzava i lunghi capelli neri. «Andrà tutto bene.»

    Il cuore in gola, Belle alzò gli occhi su di lui. Sentiva il battito del suo cuore contro il proprio.

    «Devi essere convinto che io sia una persona orribile» mormorò scostandosi. «Una pessima amica per Letty perché la invidio, quando ha appena perso il padre. Ho trascorso la giornata tenendo in braccio il suo splendido piccino e a invidiarla. Sono la peggiore amica del mondo.»

    «Smettila.» Le prese il viso tra le mani. «Sai che ti considero una sciocca... che vive su una nuvola rosa immersa in sogni fantastici. Un giorno ti cadranno quelle lenti dorate e capirai la verità di un mondo spietato...»

    «Io...» sussurrò lei con voce rotta.

    Le posò un dito sulle labbra. «Ma persino io capisco che sei una buona amica.»

    Il suo dito era caldo contro le labbra e Belle ebbe l'improvviso desiderio di succhiarlo. Non le era mai passato per la testa un simile pensiero – proprio a lei... una vergine inesperta! Ma per quanto poco le piacesse quello spagnolo, qualcosa di sexy in lui l'attraeva... e la spaventava.

    Scostò il viso. Ripensò a tutte quelle donne famose che aveva sedotto, soltanto per aggiungere un'altra conquista alla serie già infinita. E, per la prima volta, provò simpatia per loro, in quanto anche lei era vittima del suo fascino.

    «Per la verità sei fortunata.» Santiago le fece un mezzo sorriso. «Bambini? Matrimonio? Chi vorrebbe impegnarsi con tutte le responsabilità che comporta una famiglia?» Scosse il capo. «Non ne viene niente di buono. È una condanna a vita. Invece tu puoi avere qualcosa di meglio.»

    Lo fissò a occhi sbarrati. «Meglio di una famiglia?»

    Lui annuì.

    «La libertà» disse a bassa voce.

    «Ma io non voglio la libertà, voglio essere amata.»

    «Tutti

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