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Segreti, passione e promesse: Harmony Destiny
Segreti, passione e promesse: Harmony Destiny
Segreti, passione e promesse: Harmony Destiny
E-book146 pagine2 ore

Segreti, passione e promesse: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Lei deve avvicinarlo...
Leanna Jensen è giovane, sexy e mantiene sempre le promesse. Soprattutto se fatte sul letto di morte dell'uomo che per lei è stato come un padre: l'attore Arch Golden. Leanna è stata sua assistente fino all'ultimo e gli ha promesso di trovare suo figlio Patrick per comunicargli che gli ha lasciato tutto il suo patrimonio. Ma non sarà un'impresa facile.
... ma lui vuole tenerla lontana.
Patrick Lander si ritrova tra i piedi Leanna all'agriturismo del fratello e della cognata, dove si è fatta assumere per studiare la situazione. A Patrick non piace averla intorno, forse perché è molto attraente e fatica a tenere le mani a posto. Ma deve, perché lei è troppo giovane. Non immagina certo quello che ha in serbo per lui.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522428
Segreti, passione e promesse: Harmony Destiny
Autore

Emilie Rose

Confessa che il suo amore per i romanzi rosa risale a quando aveva dodici anni e sorprendeva sua madre a nasconderli ogni volta che lei entrava nella stanza.

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    Anteprima del libro

    Segreti, passione e promesse - Emilie Rose

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Cowboy’s Million-Dollar Secret

    Silhouette Desire

    © 2003 Emilie Rose Cunningham

    Traduzione di Loretta Marsilli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-242-8

    1

    Da una parte un cowboy scanzonato e anticonformista, dall’altra un patrimonio di quindici milioni di dollari. In mezzo, l’ultimo desiderio di un uomo in punto di morte.

    Leanna Jensen sorrise e si congratulò con se stessa per essere riuscita a trovare il modo di coniugare le tre cose, apparentemente incompatibili.

    «Non si pentirà di avermi assunta, signora Lander.»

    «Puoi chiamarmi Brooke. Se vieni con me in cucina, ti presento mio cognato.» La sua nuova datrice di lavoro le fece strada attraverso la grande sala comune. «Mi sono scordata di dirti, quando abbiamo parlato al telefono, che sarà Patrick a occuparsi dell’agriturismo mentre sarò in giro a presentare il mio libro.»

    La notizia la colse di sorpresa. Non si aspettava d’incontrare il protagonista dei suoi sogni di adolescente così presto. Si sarebbe dimostrato all’altezza delle sue aspettative, o l’avrebbe delusa come tutti gli altri uomini? «Patrick è qui? Adesso?»

    «In carne e ossa» annunciò una voce baritonale. Leanna sollevò lo sguardo. Stravaccato su una sedia all’estremità di un lungo tavolo di pino, davanti a un bicchiere di tè gelato, c’era un cowboy.

    Si alzò lentamente. Era bello da togliere il fiato.

    «Patrick» fece Brooke, «ti presento Leanna Jensen. Sarà lei a prendersi cura degli ospiti per il prossimo mese. Leanna, Patrick.»

    Premendosi una mano sul cuore in tumulto, Leanna andò verso il cowboy. Aveva la sensazione di galleggiare a mezzo metro da terra. Erano nove anni che sognava d’incontrare il figlio che Carolyn Lander aveva descritto nelle sue lettere al suo amante.

    A trentasei anni, l’uomo che le si ergeva davanti in tutta la sua possanza fisica era dieci volte più prestante del dinoccolato sedicenne che era stato nell’ultima foto che Arch aveva ricevuto.

    «P... piacere d... di conoscerla.» Di solito non balbettava, ma, di persona, Patrick era molto più virile di quanto avesse immaginato. Più alto. Più forte.

    Più sexy. Scacciò quel pensiero infelice.

    L’aspetto di Patrick, cupo e tenebroso, era l’esatto opposto di quello di suo padre, ma i suoi lineamenti, classici e regolari, e la bocca sensuale erano gli stessi che avevano reso Arch Golden un attore famoso in tutto il mondo per il suo fascino prima ancora che per la sua bravura. La sua bellezza gli era valsa una fortuna che adesso aveva lasciato a Patrick, il figlio che non aveva mai incontrato, ma del quale non aveva smesso di preoccuparsi fino all’ultimo respiro.

    Il dolore per la perdita di Arch oscurò per un attimo la gioia di aver finalmente conosciuto suo figlio. Forse, una volta che lei e Patrick fossero diventati amici, si sarebbero stesi vicini accanto a un falò, a scambiarsi le loro confidenze... lui le avrebbe raccontato quanto fosse eccitante vivere in un ranch e lei che persona eccezionale era stato l’uomo che l’aveva messo al mondo. Soprattutto voleva assicurarsi che Patrick sapesse quanto suo padre - il suo vero padre - l’aveva amato, benché non si fossero mai conosciuti.

    Lei non era stata così fortunata.

    Raddrizzò le spalle e lo guardò dritto negli occhi. Aveva percorso oltre mille chilometri per incontrarlo. Gli strinse calorosamente la mano. Aveva letto così tante cose di lui nelle lettere di sua madre, che incontrarlo era un po’ come rivedere un vecchio amico, sebbene un vecchio amico non l’avrebbe fatta tremare così.

    Come se si rendesse perfettamente conto dell’effetto sconvolgente che il suo aspetto aveva su di lei, Patrick sorrise, accentuando le rughe d’espressione intorno agli occhi e ai lati della bocca. La sua mano era calda, leggermente ruvida. Leanna ebbe uno spasmo allo stomaco mentre gliela stringeva.

    Santo cielo, quant’era bello. Tutt’a un tratto, si trovò con la bocca asciutta e le ginocchia fiacche.

    «Ehilà, salve. Giocheremo alla casa, allora?» Patrick inarcò un sopracciglio e le strizzò l’occhio.

    Leanna ebbe un attimo di esitazione mentre un dubbio le si insinuava nella mente. E se l’uomo che da tanto tempo aspettava di conoscere si fosse rivelato il tipo di persona che aveva sempre cercato di evitare? Un donnaiolo, un avventuriero, un dongiovanni da strapazzo?

    «Sono venuta qui per lavorare, non per giocare.» La tensione rese il suo tono di voce più severo di quanto avrebbe voluto. Era sembrata una maestrina, e questo non le piaceva. Imbarazzata, Leanna ritrasse la mano. Spiritosa, doveva sforzarsi di essere spiritosa. Grazie a sua madre aveva imparato a stare in società che era ancora una bambina. Dunque, dove stava il problema?

    Patrick scrollò le spalle. «Tutta lavoro e niente gioco...»

    «È un buon modo per farsi strada nella vita.» Maledizione. Peggio di prima, ma ormai aveva perso il controllo delle proprie emozioni. Leanna lottò contro la tentazione di ficcarsi le mani in tasca. Il palmo continuava a pruderle.

    Patrick appoggiò un fianco al tavolo e incrociò gli stivaloni impolverati. «Ci sarà da divertirsi» disse, sarcastico.

    Leanna incassò il colpo. Non era la prima volta che un uomo la feriva nell’orgoglio.

    Lui incrociò le braccia sul petto e rivolse un’occhiata sofferente a sua cognata. «Tu e Caleb l’avete fatto apposta, vero?»

    Brooke sgranò gli occhi. «Non so cosa vuoi dire.»

    «Sì che lo sai. Tu e il mio fratellone avete assunto un’austera governante perché mi tenesse in riga mentre siete in giro.»

    Leanna strinse i denti. «Sono qui per prendermi cura degli ospiti, non per fare la governante.»

    Lui si tolse un ciuffo ribelle dalla fronte, staccò il cappello dal gancio accanto alla porta e se lo mise in testa con un ampio gesto coreografico. «Giusto.»

    Con il cappello calato sulla fronte, le cosce muscolose e la pelle cotta dal sole, Patrick Lander sembrava proprio un vero cowboy. Ma niente di lui pareva artefatto.

    Un’eredità multimiliardaria l’avrebbe cambiato? Leanna si augurava proprio di no. Grazie a sua madre, a Hollywood aveva già conosciuto abbastanza uomini fatui e boriosi. Ciò di cui aveva bisogno adesso era una persona sulla quale poter fare affidamento, un amico che prendesse il posto di quello che aveva perso. Sperava con tutto il cuore che l’avrebbe trovato nel figlio di Arch.

    Lui si girò e si diresse verso la porta, ma lei non era ancora pronta a lasciarlo andare. Aveva un milione di domande da porgli. Doveva inventarsi qualcosa per trattenerlo. «Ha bisogno di qualcuno che la controlli?»

    Patrick si fermò e si voltò molto lentamente. Una luce gli brillò negli occhi scuri, poi cominciò a sghignazzare. «Se anche fosse così, non sarebbe certo una ragazzetta con la metà dei miei anni a riuscirci. E mi sembri anche deboluccia...»

    Lei deglutì il nodo che le stringeva la gola. Guadagnare la sua fiducia sarebbe stato molto più difficile di quanto avesse pensato. «Quanti anni crede che abbia?»

    La fotografò con lo sguardo, dai capelli dritti come spaghetti trattenuti in un rigido fermaglio, alla camicia beige, ai calzoni larghi, fino alle scarpe senza tacco.

    Tutt’a un tratto, Leanna si pentì di non aver indossato qualcosa di più femminile. Ma fu questione di un momento: l’ultima cosa che voleva era attirare l’attenzione di un dongiovanni, o, peggio, dover schivare le sue avance.

    Patrick abbozzò un sorriso, e Leanna si rincuorò... Ma poi la sua espressione mutò da divertita a irritata, e tutte le sue speranze svanirono.

    «Non puoi avere più di diciott’anni, ragazzina. Se resterai qui, finirai per creare un sacco di guai. Fra correre dietro ai clienti e badare a mio padre, non avrò tempo per te. Perciò è meglio che cambi aria. Siamo a corto di personale e non c’è spazio per i pesi morti.»

    La ragazzina dovette mordersi la lingua per non rispondergli per le rime. Nessuno si era mai preso cura di lei. Al contrario, semmai era stata lei a doversi prendere cura di sua madre. Raddrizzò le spalle e spinse il petto in fuori.

    «Ho ventun anni e so perfettamente badare a me stessa. Farò la mia parte, stia tranquillo» replicò. «Quanto al deboluccia, sinceramente, dubito che sarà in grado di reggere i miei ritmi, signor Lander.»

    Fece un respiro profondo nel tentativo di calmarsi. Quando veniva stretta in un angolo, tendeva a tirare fuori le unghie, ma non avrebbe dovuto perdere la calma davanti alla sua nuova datrice di lavoro. Guardò Brooke. La donna pareva divertita dal loro battibecco, ma non fece alcun commento.

    Leanna si sforzò di sorridere. «Come le ho già detto, sono qui per lavorare, signor Lander, non per divertirmi.»

    «A te può anche non interessare divertirti, ma ai nostri clienti importa, eccome. E la nostra professione è farli divertire dall’alba al tramonto. E mi chiamo Patrick. Non rispondo ad altri nomi eccetto in camera da letto. E...» le sorrise sornione, «dubito fortemente che tu e io ci troveremo mai insieme nella stessa, ragazzina.»

    Su un punto, almeno, erano d’accordo. Sollevata, Leanna contraccambiò il suo sorriso. «No, a meno che lei non decida di passare l’aspirapolvere.»

    Lui non sorrise, ma le sue labbra si contrassero e a Leanna parve di cogliere una traccia di risentito rispetto nei suoi occhi. «Dove pensi di sistemarti?»

    Batté le palpebre, stupita dalla rapidità con cui aveva cambiato argomento. Guardò Brooke, poi di nuovo Patrick, stringendosi nelle spalle. «Non lo so. L’annuncio non era molto chiaro. Credevo che il vitto e l’alloggio fossero compresi.»

    Brooke scosse la testa. «L’unico membro dello staff ad abitare in sede è Toby, che organizza le escursioni.»

    Patrick si rivolse a Brooke. «Gli imbianchini saranno qua domattina presto, il Double C è tutto prenotato. Non può rimanere qui.»

    Una svolta imprevista, ma avrebbe dormito in macchina se fosse stato necessario. Non sarebbe stata la prima volta che trascorreva la notte sul sedile posteriore di un auto. «Gli imbianchini?» chiese.

    Brooke annuì. «Caleb e io abbiamo deciso di far ridipingere il nostro appartamento mentre siamo in viaggio, così il bambino non sarà esposto ai vapori della vernice. Maria, la nostra domestica, si era offerta di seguire i lavori, ma ha avuto un imprevisto proprio all’ultimo momento.»

    Brooke attraversò la stanza e prese una rubrica telefonica da un cassetto. «Patrick ha ragione. Non possiamo

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