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Il futuro alla mia porta: Harmony Jolly
Il futuro alla mia porta: Harmony Jolly
Il futuro alla mia porta: Harmony Jolly
E-book169 pagine2 ore

Il futuro alla mia porta: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Un milionario per un'ereditiera 2/2
I soldi sono un'illusione, una chimera, un inganno se non sono accompagnati dal vero amore...

Autumn Bishop è scioccata quando il suo ex, il milionario Hunter Lee, si presenta alla sua porta... con un figlio. La loro relazione era finita proprio perché lui non desiderava una famiglia mentre Autumn non poteva immaginare il proprio futuro senza, ma erano comunque rimasti amici.

Adesso lui ha bisogno del suo aiuto e, mentre si prendono cura del piccolo Eli, si rendono conto che la fiamma che li aveva sempre uniti non ha mai smesso di ardere. È possibile che questa nuova, piccola famiglia sia ciò che entrambi vogliono... per sempre?
LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2020
ISBN9788830519237
Il futuro alla mia porta: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Il futuro alla mia porta - Therese Beharrie

    successivo.

    1

    Un colpo la svegliò.

    All'inizio, Autumn Bishop credette fosse un sogno. Era andata a letto con un mal di testa infernale. Non c'era da sorprendersi: aveva trascorso il fine settimana con i suoi genitori e la sorella, affrontando un dramma familiare, e poi aveva guidato per sei ore per tornare a Cape Town.

    Il mal di testa era cominciato appena arrivata a casa. Le capitava sempre, quando tornava dopo aver trascorso del tempo con la famiglia e cominciava a rimuginare su quanto fosse diversa dalla sorella. E come quelle differenze la facessero sentire una fallita.

    Quando aveva sentito quel colpo, aveva pensato si trattasse del martello che le batteva in testa. Poi però sentì uno squillo acuto e si svegliò completamente. Scostando le coperte, corse alla porta, e rimase senza fiato quando si trovò davanti Hunter Lee.

    Era spettinato, i lineamenti del volto contratti, il corpo irrigidito.

    «Che cosa succede?» chiese.

    «Di tutto.»

    La sua voce, di solito ferma e forte, era rauca, le parole spezzate. Una parte di lei avrebbe voluto girare sui tacchi e tornare a letto; un'altra parte – più intensa – la spinse verso di lui. Prima di rendersene conto, lo abbracciò.

    Non era sicura del perché lo stesse stringendo. Avevano evitato questo tipo di atteggiamenti da quando avevano deciso di passare dall'essere amanti a essere solo amici, un anno prima. Inoltre, Hunter non era una persona che apprezzava il contatto, se non in intimità. Ma il suo istinto era stato di consolarlo. E, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, di provare a confortare anche se stessa, preoccupata per averlo visto in quelle condizioni.

    Dopo qualche momento, Autumn si ritrasse.

    «Che cosa è successo?» ripeté.

    L'uomo sprofondò le mani nelle tasche dei jeans e, automaticamente, gli occhi della ragazza seguirono quel movimento, soffocando un gemito di apprezzamento. Non aveva importanza che quelle gambe muscolose meritassero tutta l'ammirazione possibile... adesso non era il momento.

    «Posso entrare?»

    La sua voce era già più ferma.

    «Certo» rispose lei, aprendo maggiormente la porta.

    A quel punto, accaddero due cose. Uno: Autumn trattenne il respiro per non sentire il profumo della colonia di Hunter, profumo che le provocava uno strano calore allo stomaco anche dopo la loro rottura. Due: una leggera brezza seguì Hunter attraverso la porta. Non era particolarmente fredda, ma la ragazza rabbrividì e, improvvisamente, si rese conto del proprio aspetto.

    Indossava una camicia da notte di seta, un regalo di sua madre, poiché era la prima cosa che aveva trovato nella sua cassettiera prima di infilarsi a letto. Gemette sottovoce. Non era audace, e avrebbe potuto passare inosservata, se solo i suoi seni non avessero reagito alla brezza. Coperti solo da un sottile velo di seta, stavano offrendo a Hunter una visione piuttosto ardita. Non che fosse qualcosa che lui non avesse mai visto prima, solo che... Ad Autumn piacevano i confini. Li preferiva belli solidi, per quanto riguardava Hunter. Per quanto riguardava loro due. Quindi chiuse la porta e incrociò le braccia sul petto, chiedendosi quanto fosse superficiale pensare al proprio seno quando lui era chiaramente turbato.

    «Questa è un'emergenza, presumo.»

    «Sì» fu tutto ciò che rispose lui per quella che sembrò un'eternità. Poi i suoi occhi brillarono. «Non tanto da non permetterti di andare a indossare qualcosa che ti faccia sentire più a tuo agio.»

    Autumn arrossì e, anziché dargli la risposta sarcastica che avrebbe voluto, annuì e andò nella sua stanza. Afferrò la vestaglia di seta abbinata alla camicia da notte e infilò un paio di sabot, poi tornò da lui.

    Lo trovò nel patio.

    «Non riesco ancora ad abituarmi a questo panorama» disse tranquillamente Hunter, mentre lo raggiungeva.

    La ragazza seguì il suo sguardo su Cape Town. Quando aveva lasciato la casa di famiglia, aveva cercato un posto fuori città, per vivere, e si era innamorata subito della tenuta Bouw.

    Era circondata da prati fioriti, delimitati da dolci colline, e un torrente seguiva i contorni del possedimento. Il vecchio maniero e il fienile della proprietà erano stati ristrutturati in quella che adesso erano rispettivamente la sua casa e la sua pasticceria.

    «Non sei certo venuto qui a quest'ora...» si interruppe e sollevò un sopracciglio, rendendosi conto di non avere idea di che ore fossero. «Che ore sono?»

    «Poco dopo le undici.»

    Quindi aveva dormito un'ora.

    «Be', non sei venuto qui alle undici per parlare del panorama.»

    Gli occhi di Hunter si posarono su di lei, colmi di emozione. «Hai ragione.»

    «Quando mai non ce l'ho?» mormorò la ragazza, indicando il tavolino da giardino che aveva scelto con amore quando aveva arredato la casa. «Ci sediamo?»

    Lui annuì e scostò una sedia per lei, poi le sedette di fronte. Seguì un lungo silenzio e Autumn lo utilizzò per studiare l'uomo che aveva davanti. Per vedere le emozioni passare sul suo volto.

    «Non so come dirlo» ammise Hunter alla fine.

    «Dillo e basta.»

    Lui inclinò la testa, come se accettasse il suo suggerimento, ma non parlò.

    «Hunter. Sei nei guai?»

    L'uomo si passò una mano sul volto. «Sì.»

    Autumn drizzò la schiena. «Sei nei guai?»

    Gli occhi dell'uomo brillavano di un'emozione che lei non riusciva a definire. Questo la disturbò. Erano stati insieme per due anni; erano amici da uno. Avrebbe dovuto essere in grado di dire cosa stava provando.

    «Sì.»

    Dopo una breve esitazione, lei posò una mano su quella che lui aveva appoggiato sul tavolo. «Che cosa succede?»

    Hunter inspirò a fondo e abbassò lo sguardo. «Sono padre.»

    «Che cosa?»

    «Sono padre.»

    La ragazza inclinò la testa, tentando di elaborare. Ma non riuscì. Il mal di testa si era attenuato, ma sembrava che il cervello fosse caduto da qualche parte.

    «Mi spiace, pensavo avessi detto... hai detto...?»

    Si bloccò, rendendosi conto di quanto fosse ridicola quella domanda. Hunter non poteva aver detto di essere padre. No. No. Davanti a lei c'era Hunter. L'uomo che aveva sempre cambiato discorso ogni volta che lei aveva accennato a un futuro insieme. L'uomo che aveva iniziato ad allontanarsi da lei ancor prima che si lasciassero perché non voleva figli.

    Non era possibile che quell'uomo fosse padre.

    La ragazza rise nervosamente. «Sai... pensavo di averti sentito dire che sei un padre. È buffo, vero?»

    «Lo è» concordò lui in un soffio.

    Il sollievo esplose nel petto della ragazza, come se fosse una diva che arrivava a una festa.

    «Oh. Bene. Allora, che cosa c'è? Perché...»

    «Ma è vero, Autumn.»

    La diva fu assassinata. La festa si trasformò in un funerale. «Che cosa? No. Non sei padre. Tu sei... tu

    Lui abbassò di nuovo la testa. «Lo so. È quello che ho pensato anch'io. Non ci credevo, quando lei me lo ha detto, all'inizio.»

    «Lei?» ripeté Autumn, le labbra insensibili. Provò a deglutire, ma il compito sembrò terribilmente difficile. Era come se la sua gola avesse dimenticato che il suo scopo era quello di ingoiare.

    «Lei» confermò lui con un cenno del capo. «Grace. Una donna che ho incontrato un anno fa.»

    «Un anno fa.»

    «Dopo che noi... Dopo.»

    Le parole sembravano distanti, come se lo stesse ascoltando attraverso un muro o attraverso un vetro o, forse, sott'acqua.

    «Io... stavo cercando di affrontare la nostra rottura» disse Hunter. «È stato difficile, per entrambi.»

    Ma io non sono andata a letto con nessuno.

    Autumn si lasciò quasi sfuggire quelle parole, ma si trattenne.

    «Non stavo reagendo bene.»

    Stava sognando? Forse era un incubo.

    «Mi recai al bar vicino a casa mia.»

    La ragazza, con discrezione, si pizzicò forte la coscia, ma Hunter continuava a parlare. Era sveglia.

    «Era la sera dopo che decidemmo di porre fine alle cose. Ho iniziato a bere. Non mi sono fermato.» Fece una pausa. «È stato un errore da ubriaco. Io... ho commesso uno sbaglio.»

    Autumn si appoggiò allo schienale e fece scorrere lo sguardo sulla sua casa. L'aveva ricostruita da sola. Quando l'aveva comprata era maestosa, ma a pezzi, e lei l'aveva ricostruita. I mattoni rossi, il balcone sopra di loro... era stata lei.

    Quando si sentiva in conflitto con la propria vita, quando cercava con tutte le forze di farsi vedere dalla gente, di farsi amare, veniva qui e la guardava. Guardava ciò che aveva costruito. E si sentiva fiera.

    Stasera non era così. Nemmeno guardare la sua casa riusciva a farla sentire felice, con delle radici solide sotto i piedi.

    Si sentì fluttuare via e si rivide da bambina, quando seguiva suo padre all'interno dell'edificio della Bishop Enterprises. La sede del loro impero familiare. Si vide porre domande, ricevere delle risposte, ma bruscamente, come se il genitore la ritenesse un fastidio da allontanare. Quando era Summer a fare domande, invece, loro padre rispondeva con pazienza e interesse.

    Poi si rivide a casa, nella tenuta dei Bishop, ad ascoltare la madre che parlava di Summer. Lei rispondeva alle preoccupazioni di sua madre e aspettava pazientemente che le chiedesse di lei. Ma la donna non lo aveva mai fatto.

    Infine, si rivide sulla soglia della porta a quindici anni, in attesa del suo appuntamento per il ballo della scuola. Quando il ragazzino era arrivato, le aveva chiesto dove fosse sua sorella. Aveva guardato alle sue spalle... anzi, attraverso di lei, alla ricerca di Summer.

    Quel dolore che aveva permeato tutti i suoi giorni da allora, divampò di nuovo adesso. Si chiese perché lei non fosse abbastanza. Perché, anche se provava, la gente non la voleva.

    Perfino Hunter non l'aveva voluta. Certo, l'aveva capito quando lui aveva acconsentito a lasciarsi. Ma erano rimasti amici e si era sempre sentita se stessa, con lui. Si era quasi sentita... abbastanza. Come se fosse la prima scelta.

    Solo che non lo era.

    2

    Era come se gli fosse stata data la visione a raggi X e potesse improvvisamente vedere attraverso la carne e le ossa. Mentre Autumn era seduta a fissarlo, Hunter vide la ferita che le aveva inflitto, vide il desiderio che lei aveva di urlargli contro. Vide quanto avrebbe voluto fuggire. Da quella notizia. Da lui. Non poteva biasimarla.

    Per lei doveva sembrare un incubo. Si era precipitato a casa sua alle undici di sera, subito dopo che Grace se n'era andata.

    Avrebbe dovuto provare a dormire, prima, dopo aver sentito la notizia. Non sarebbe dovuto arrivare a casa di Autumn in preda al panico. Ma dubitava della sua capacità di dormire. Probabilmente non sarebbe stato in grado di farlo per il prossimo futuro, considerando ciò che sarebbe potuto succedere.

    Cosa sarebbe successo, rifletté, mentre le parole di Grace gli risuonavano nelle orecchie.

    Si era sentito meglio, quando Autumn aveva aperto la porta, con la preoccupazione negli occhi. Qualcosa era tornato al suo posto, quando lo aveva abbracciato, ma gli faceva un male insopportabile vederla ferita. Vederla con la voglia di fuggire lontano da lui.

    Pensava di essersi abituato a quel senso di incapacità. Ogni giorno, verso la fine della loro relazione, aveva sentito di essere una delusione, per lei. Autumn non lo aveva mai detto apertamente, ma lui lo aveva avvertito. Ogni volta che non aveva risposto alle sue domande sottintese sul loro futuro. O quando non aveva commentato allorché aveva parlato dei suoi sogni di avere una famiglia.

    A dire il vero, aveva meditato sulle risposte da

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