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Quando Dio ride (Tradotto)
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Quando Dio ride (Tradotto)
E-book263 pagine4 ore

Quando Dio ride (Tradotto)

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Diversi per ambientazione e sviluppo, ma accomunati da una narrazione forte e appassionante, i racconti di "Quando Dio ride" non possono lasciare indifferente il lettore, sia che narrino di una sfida per portare in salvo l'equipaggio di una nave in fiamme persa fra gli atolli della Polinesia Francese, sia che descrivano un duello tra un ladro e la sua ricca e prepotente vittima, o ancora le storture dell'amministrazione della giustizia controllata dalla politica. Sono però soprattutto le personalità dei protagonisti a emergere, incarnando – nella tradizione del miglior London – il coraggio di affrontare un ambiente ostile e soverchiante, l'aspirazione alla giustizia, la fatica di resistere alla prepotenza e alle sopraffazioni di una società spietata, il senso di disfatta di fronte a un Dio che ride di ogni umano tentativo di riscatto.
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2019
ISBN9788832597080
Quando Dio ride (Tradotto)
Autore

Jack London

Jack London (1876-1916) was an American novelist and journalist. Born in San Francisco to Florence Wellman, a spiritualist, and William Chaney, an astrologer, London was raised by his mother and her husband, John London, in Oakland. An intelligent boy, Jack went on to study at the University of California, Berkeley before leaving school to join the Klondike Gold Rush. His experiences in the Klondike—hard labor, life in a hostile environment, and bouts of scurvy—both shaped his sociopolitical outlook and served as powerful material for such works as “To Build a Fire” (1902), The Call of the Wild (1903), and White Fang (1906). When he returned to Oakland, London embarked on a career as a professional writer, finding success with novels and short fiction. In 1904, London worked as a war correspondent covering the Russo-Japanese War and was arrested several times by Japanese authorities. Upon returning to California, he joined the famous Bohemian Club, befriending such members as Ambrose Bierce and John Muir. London married Charmian Kittredge in 1905, the same year he purchased the thousand-acre Beauty Ranch in Sonoma County, California. London, who suffered from numerous illnesses throughout his life, died on his ranch at the age of 40. A lifelong advocate for socialism and animal rights, London is recognized as a pioneer of science fiction and an important figure in twentieth century American literature.

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    Quando Dio ride (Tradotto) - Jack London

    dèi!

    UCCIDERE UN UOMO

    Benché non ardessero che lumini da notte, essa girava familiarmente per le ampie camere e i saloni, cercando, invano, il libro di versi letto a metà che aveva smarrito e del quale ora solo si ricordava. Quando accese i lumi nel salotto, ella apparve avvolta in una lunga veste da camera, di delicato color rosa, guarnita di merletto al collo e sulle spalle. Aveva ancora gli anelli alle dita, e non aveva ancora sciolto la sua folta chioma bionda. Era di una bellezza delicata e piena di grazia; il volto di un fine ovale, le labbra rosse, e guance leggermente colorate e gli occhi azzurri di una specie camaleontica, che a volontà potevano guardare con stupore di fanciulla innocente, o duri, grigi, brillantemente freddi, o fiammeggiare di ardente volontà e comando.

    Spense le luci e attraversò l'entrata avviandosi verso la saletta della prima colazione. Sull'uscio si fermò ad ascoltare. Da più lontano era giunto a lei, non un rumore, ma l'impressione di movimento. Avrebbe potuto giurare che non aveva udito nulla, tuttavia qualche cosa non era come prima. L'atmosfera della quiete notturna era stata turbata. Quale servo poteva aggirarsi nel buio? Non il maggiordomo, il quale si sapeva che andava a coricarsi presto, tranne in occasioni speciali. Nè poteva essere la sua cameriera, alla quale aveva concesso, quella sera, il permesso di uscire. Andando oltre, trovò la porta della sala da pranzo chiusa. Non avrebbe potuto dire perché si sentisse spinta ad aprire quella porta ed entrare, se non per la sensazione che l'elemento perturbatore, qualunque esso fosse, era là. La sala da pranzo era buia; cercò la luce e l'aprì. Nel momento in cui la luce inondava la camera, essa indietreggiò e mandò un grido, un semplice Oh!, e neppure alto.

    Davanti a lei, contro lo stesso muro del bottone della luce elettrica, stava un uomo. Esso aveva in mano una rivoltella e la teneva puntata contro di lei. Ella osservò, nonostante l'emozione nel vedere quell'uomo, che l'arma era nera, con canna eccessivamente lunga: una rivoltella di tipo antiquato. L'uomo era di media statura, vestito grossolanamente, con occhi bruni e il volto abbronzato dal sole, e appariva molto calmo. La rivoltella non tremava ed era rivolta al petto di lei, non da un braccio teso, ma dal gomito appoggiato al fianco.

    —      Oh! — diss'ella. — Scusate! Mi avete spaventata. Che cosa volete?

    —      Credo che voglia uscire — rispose egli, con una leggera smorfia. — Ho come smarrita la via in questo

    labirinto, e se voi avete la bontà di indicarmi la porta d'uscita, non darò disturbo e state certa che me ne vado.

    —      Ma che fate qui? — domandò essa, con un tono di voce di chi è abituata a comandare.

    —      Rubavo, signorina: ecco tutto! Guardavo qua e là che cosa potevo prendere. Credevo che non foste in

    casa, perché vi avevo vista uscire col vecchio in automobile. Penso che debba essere vostro padre e che voi siate la signorina Setliffe.

    La signora Setliffe osservò quell'errore, apprezzò l'innocente complimento e decise di non disingannarlo.

    —      Come sapete che io sono la signorina Setliffe? domandò.

    —      Non è questa la casa del vecchio Setliffe? Essa accennò di sì col capo.

    —      Non sapevo ch'egli avesse una figliola, ma immagino che dobbiate essere sua figlia. Ed ora, se non vi disturbo troppo, vi sarei certamente obbligato se mi mostraste la via di uscire di qui.

    —      Ma perché vi dovrei mostrare la via di uscire? Voi siete un ladro, uno scassinatore.

    —      Se non fossi un idiota in questo genere di lavoro, vi toglierei gli anelli che avete alle dita, invece di aver riguardo — ribattè egli. — Sono venuto a prendermi un po' di roba del vecchio Setliffe, ma non a derubare una donna. Se vi togliete dinanzi, certo troverò da me la via di uscita.

    La signora Setliffe era una donna acuta, e comprese che da un uomo simile c'era poco da temere. Ch'egli non fosse un delinquente tipico, era certa. Dal suo parlare comprese che non era della città e le sembrò intuire l'aria libera e familiare dei grandi spazi.

    —      Supponete che io strilli? — chiese curiosa. Supponete che chiami aiuto? Voi non potreste uccidermi... uccidere una donna?

    Essa notò un fuggevole turbamento negli occhi bruni dell'uomo, che rispose lentamente e pensieroso, come se stesse risolvendo un problema difficile.

    —      Immagino che dovrò, allora, soffocarvi e malmenarvi alquanto.

    —      Una donna?

    —      Certo lo dovrò fare — rispose egli, ed essa vide che stringeva le labbra. — Voi non siete che una debole donna, ma, vedete, signorina, non posso permettermi il lusso di andare in prigione. — No, signorina, non posso. Vi è un amico mio che mi aspetta nel West. Si trova in un grosso guaio, ed io debbo aiutarlo.

    Le sue labbra si strinsero ancor di più.

    —      Immagino che dovrò soffocarvi un po' senza farvi proprio male.

    Gli occhi di lei assunsero un'espressione d'innocente incredulità mentre lo sorvegliava.

    —      Non ho mai incontrato prima d'ora, un ladro gli disse — e non saprei dirvi quanto la cosa m'interessi.

    —      Non sono un ladro, signorina, o almeno un ladro di professione — s'affrettò ad aggiungere vedendo l'espressione di lei tra divertita e incredula. — Sembrerebbe che io fossi un ladro, dal fatto che mi trovo qui, in casa vostra. Ma è la prima volta che io oso una cosa simile. Ho bisogno di danaro... un gran bisogno. E poi, per me è come se prendessi quello che mi è dovuto.

    —      Non comprendo — diss'ella con un sorriso incoraggiante. — Venite qui a rubare; rubare è prendere ciò che non vi appartiene.

    —      Sì e no, in questo caso particolare. Ma è meglio che io me ne vada.

    S'avviò verso la porta della sala da pranzo, ma essa s'interpose, e un magnifico ostacolo, davvero, faceva di se stessa. La sinistra di lui si tese come per afferrarla, poi esitò. Era palesemente soggiogato dalla dolce femminilità di lei.

    —      Ecco! — esclamò essa, trionfante. — Sapevo che non mi avreste toccata!

    L'uomo appariva imbarazzato.

    Non ho mai malmenata una donna — spiegò egli,

    —      e la cosa non si presenta facile. Ma certo lo farò, se gridate.

    —      Non volete trattenervi un momento a colloquio?

    —      chiese ella ansiosa. — La cosa è tanto interessante! Vorrei che mi spiegaste come mai rubare sia per voi prendere quello che vi spetta.

    Egli Ia guardò con ammirazione.

    —      Ho sempre creduto che le donne avessero paura dei ladri — confessò. — Ma voi non sembrate aver punto paura.

    Essa rise gaiamente.

    —      Vi sono ladri e ladri, sapete. lo non ho paura di voi, perché ho fiducia che voi non siate di quella specie di creature che fanno male ad una donna. Venite, parlate con me un po'. Nessuno ci disturberà. Sono sola. Mio... mio padre, ha preso il treno della notte per Nuova York. I servi dormono tutti. Vorrei darvi qualche cosa da mangiare... le donne preparano sempre delle cene per i ladri che colgono sul fatto, almeno così fanno nelle novelle delle riviste. Ma non so dove trovare qualche cosa da mangiare. Forse berrete qualche cosa?

    Egli esitò, e non rispose; ma essa poteva vedere negli occhi di lui crescere l'ammirazione per lei.

    —      Non avrete paura? — chiese essa. — Non vi avvelenerò, ve lo prometto. Berrò con voi per mostrarvi che non vi è nulla da temere.

    —      Voi siete certamente una creatura sorprendente dichiarò egli, abbassando per la prima volta la rivoltella. — Nessuno potrà più dirmi che le donne di città sono paurose. Voi non siete un gran che... una donnina fragile e graziosa. Ma certamente avete coraggio. E, in più, avete fiducia. Non vi sono molte donne, e neppure uomini, che tratterebbero con un uomo armato di rivoltella, come voi trattate con me.

    Essa sorrise pel complimento, e il suo volto appariva sincero, mentre diceva:

    —      Ciò è perché mi piace il vostro aspetto. Avete l'aria troppo per bene per essere un ladro. Non dovreste fare cose simili. Se non avete dei guai, dovreste lavorare. Via, mettete da parte quella brutta rivoltella e discorriamo della cosa. A voi conviene lavorare.

    —      Non in questi paraggi — commentò amaramente egli. — Ho consumato due paia di scarpe per cercar lavoro. Ero prima un uomo onesto e robusto... prima che mi mettessi a cercar lavoro.

    L'allegra risata con la quale essa accolse la malinconica dichiarazione, gli piacque — ed esso lo notò e ne approffittò. — Si staccò dall'entrata e andò diritta verso la credenza.

    —      Venite, mi racconterete tutto mentre vi darò da bere. Che desiderate? Whisky? -- Si, signorina, -- rispose, mentre la seguiva, pur continuando a tenere in mano la rivoltella e guardando riluttante la porta aperta rimasta libera.

    Essa riempì un bicchiere per lui, alla credenza.

    —      Ho promesso di bere con voi — diss'ella, esitante. — Ma il whisky non mi piace. Io... io preferisco dello sherry.

    Alzò la bottiglia dello sherry come per chiedere il suo consenso.

    —      Certo — rispose, con un cenno del capo. — Il whisky è per gli uomini. Non mi è mai piaciuto vederlo bere da donne. Un po' di vino fino conviene loro di più.

    Ella alzò il suo bicchiere verso quello di lui e disse con simpatia:

    —      Bevo augurandovi di trovar lavoro... — ma s'interruppe alla vista di un'espressione di spiacevole sorpresa sul volto di lui. Il bicchiere appena portato alle labbra era stato allontanato da lui con una smorfia. Cosa c'è? — chiese ella, ansiosa. — Non vi piace? Mi son forse sbagliata?

    —      È certo un whisky strano. Ha un sapore come se fosse stato bruciato e affumicato.

    —      Oh! quanto sono sciocca! Vi ho dato del whisky scozzese. Naturalmente, voi siete abituato al whisky di segale. Lasciate che Io cambi.

    Ella mostrò una premura quasi materna nel mutare il bicchiere e nel cercare e trovare un'altra bottiglia.

    —      Migliore? — domandò essa.

    —      Sì, signorina. Non vi è fumo in questo. È veramente eccellente. Non bevo da una settimana, neppure un bicchierino. Buono, proprio buono; pastoso come un olio; non fatto certo in una fabbrica di prodotti chimici.

    —      Voi bevete?

    Era mezza domanda e mezza sfida.

    —      No, signorina, non posso dire d'essere un bevitore. Qualche volta", presentandosi l'occasione: ma proprio di rado. Ma in certi frangenti, un buon sorso rimette in piedi, e questo è il caso di stasera. Ma ora, signorina, mi convien ringraziarvi e andarmene.

    Ma la signora 'Setliffe non voleva perdere il suo ladro. Era una donna troppo ponderata per essere romantica, ma provava in quella eccezionale situazione un brivido di piacere. Sapeva in più, che non vi era alcun pericolo. Quell'uomo, nonostante le forti mascelle e i fissi occhi bruni, era straordinariamente mansueto. E poi, nel fondo della coscienza di lei brillava il pensiero dell'ammirazione delle amiche. Come le sarebbe piaciuto averle a spettatrici!

    — Non mi avete spiegato come rubare, nel vostro caso, significhi semplicemente prendere quello che vi spetta — diss'ella. — Venite qui, sedetevi al tavolo, e raccontatemi la cosa.

    Accortamente essa raggiunse la sua sedia alla tavola, e collocò lui al lato vicino. Essa notò ch'egli rimaneva in guardia e vigilava intorno, diffidente, ritornando sempre a fissarla con ravvivata ammirazione, ma mai a lungo. E notò pure che mentre l'ascoltava, tendeva l'orecchio ad altri suoni che non fossero quelli della voce di lei, nè aveva lasciato la rivoltella, posata sull'angolo della tavola, ma vicina alla sua mano destra.

    Egli era in un mondo a lui sconosciuto. Quest'uomo del West, abile nel lavoro del legno, con occhi e orecchi ben aperti, intento e sospettoso, ignorava che sotto la tavola, vicino al piede di lei, c'era il bottone di un campanello elettrico. Non aveva mai udito parlare nè sognato di un simile espediente, e a nulla gli serviva la sua penetrazione e il suo sospetto.

    — Stanno così le cose, signorina — incominciò egli, rispondendo alla domanda di lei. — Il vecchio Setliffe mi imbrogliò una volta in un piccolo affare. Non era giusto, ma riuscì! Tutto riesce pienamente e legalmente quando si è protetti da qualche centinaio di milioni. Non mi lamento, nè voglio parlar male di vostro padre. Egli non sa neppure che io esista come suo prossimo in Adamo, e immagino che non saprà neppure di avermi imbrogliato. Egli è troppo potente, pensa e agisce in milioni, per poter aver udito parlare di un povero diavolo come me. E un finanziere ed ha ai suoi ordini ogni specie di periti e specialisti che fanno progetti e li eseguono per lui, e alcuni di essi hanno stipendi che superano quello del Presidente degli Stati Uniti. Io non sono che uno dei molti rovinati da lui, ecco tutto.

    "Avevo, vede, signorina, un piccolo buco di miniera, con una piccola macchina idraulica di un cavallo. E quando la gente di Setliffe si mise ad acquistar terreni e a riorganizzare il monopolio delle fonderie, col grande progetto idraulico di Twin Pines, io fui naturalmente schiacciato. Io non ebbi nulla per il tempo, le fatiche e il danaro speso. E così, stasera, trovandomi privo di mezzi e dovendo ad ogni costo aiutare un mio amico, sono entrato qui coll'idea di riprendermi un po' di quello che vostro padre mi prese.

    -      Pur stando le cose come voi dite — diss'ella - non vuol dire che rubare non sia rubare. Voi non potete sostenere una tale difesa in tribunale.

    —      La so — confessò candidamente. — Quello che è giusto non è sempre legale. Ed è per questo che mi trovo a disagio stando qui, seduto, a parlare con voi. Non che io non goda della vostra compagnia... certo ne godo... ma non posso farmi prendere. So che mi farebbero in questa città se mi prendessero. Vi fu un giovanotto che s'ebbe trent'anni per avere derubato un passante di due dollari e ottanticinque centesimi. L'ho letto nel giornale. Quando i tempi sono difficili e non vi è lavoro, gli uomini diventano disperati. E quegli altri uomini che hanno di che essere derubati diventano a loro volta disperati, e allora si difendono colpendo più che possono. Se fossi preso, non mi libererei con meno di dieci anni. Per questo sono ansioso di andarmene.

    —      No, aspettate.

    Alzò la mano, come per trattenerlo, nello stesso momento togliendo il piede dal bottone del campanello, ch'essa aveva premuto intermittentemente.

    —      Non mi avete ancora detto il vostro nome. Egli esitò.

    —      Chiamatemi Dave.

    —      Allora... Dave... — rise con graziosa confusione.

    —      Si deve fare qualche cosa per voi. Siete giovane e siete al principio di una cattiva svolta. Se incominciate col cercare di prendere quello che pensate vi spetti, più tardi prenderete quello che sarete certo di non dovere avere. Invece, dobbiamo trovare per voi un lavoro onorevole.

    —      Ho bisogno di danaro e ne ho bisogno subito rispose egli cupamente. Non per me, ma per l'amico che vi ho detto. Si trova in un grosso guaio, e deve essere aiutato ad uscirne ora o abbandonato al suo destino.

    —      Posso trovarvi un posto — diss'ella, prontamente.

    —      Ah... sì, proprio la cosa che fa per voi... vi presterò il danaro che volete mandare al vostro amico. Me lo potrete pagare poi col vostro salario.

    —      Basterebbero trecento — diss'egli, lentamente. Trecento lo salverebbero. Consumerei Ie dita lavorando un anno intero in cambio di questa somma, vitto e alloggio e alcuni centesimi per comprarmi il tabacco.

    —      Ah! Voi fumate! Non ci avevo pensato.

    La sua mano s'avanzò verso la rivoltella per indicare le gialle macchie della nicotina sulle dita di lui. Nello stesso momento essa misurò con gli occhi la distanza che separava la stia mano e la mano di lui dall'arma. Desiderava ardentemente d'impossessarsene con un movimento rapido, ed era sicura di poterlo fare, ma anche incerta nello stesso tempo; e così si frenò e ritirò -la mano.

    -      Perché non fumate? — chiese ella, a mo' di invito.

    —      Muoio dal desiderio.

    —      E allora fumate! Non mi disturba. Mi piace, anzi... sigarette, naturalmente.

    Con la sinistra egli si frugò in tasca e ne trasse un fogliettino sciolto di carta da sigarette che passò nella destra, accanto alla rivoltella. Nuovamente si frugò in tasca, levandone un pizzico di tabacco scuro e filamentoso che pose sul fogliettino. Poi incominciò ad arroto-

    lare la sigaretta, con le due mani sulla rivoltella.

    -      Dalla maniera che vi tenete stretta codesta brutta

    arma, sembra che abbiate paura di me — diss'ella.

    —      Non proprio paura di voi, signorina, ma, date le circostanze, solo un pochino timido.

    —      Ma io non ho avuto paura di voi.

    —      Voi non avete nulla da perdere.

    —      La mia vita — ribattè essa.

    —      É vero — riconobbe egli prontamente. — E non avete avuto paura di me. Può darsi che io sia troppo ansioso.

    —      Non vi farei alcun male.

    Ancora mentre parlava, il suo piede cercò il bottone dl campanello e lo premette. Allo stesso momento gli occhi di lei esprimevano il candore dell'onestà.

    —      Voi siete un buon conoscitore di uomini. Lo so. E delle donne. Certamente, quando sto cercando di distogliervi da una vita criminale e di trovarsi un onesto lavoro?...

    Egli fu immediatamente contrito.

    — Vi domando certamente scusa, signorina — diss'egli. — Penso che la mia nervosità non dev'essere complimentosa.

    Così dicendo, ritirò la mano dalla tavola, e dopo aver accesa la sigaretta, abbassò la mano al fianco.

    —      Vi ringrazio della vostra fiducia — diss'ella con un sospiro, trattenendosi risolutamente dal guardare l'arma e tenendo fermo il piede sul bottone deI campanello.

    —      Quanto a quei trecento dollari — incominciò egli —      li potrei spedire ancora stanotte nel West, ed accetto di lavorare un anno per tale somma, e vitto e alloggio.

    —      Guadagnerete di più. Posso promettervi, al minimo settantacinque dollari al mese. Ve ne intendete di cavalli?

    Il volto di lui s'illuminò e gli occhi gli scintillarono.

    —      Allora lavorerete per me... o, piuttosto, per mio padre, benchè assuma io i servi. Ho bisogno di un secondo

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