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L'Alba Attraverso La Foschia
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L'Alba Attraverso La Foschia
E-book536 pagine7 ore

L'Alba Attraverso La Foschia

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Info su questo ebook

In un piccolo paese dell'Alaska, una ragazza, nel tentativo di dimenticare il passato che ancora l'aspetta negli angoli più bui della sua mente, scopre un segreto. Un segreto a lungo celato dai suoi stessi familiari.
LinguaItaliano
Data di uscita30 ago 2023
ISBN9791221457070
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    Anteprima del libro

    L'Alba Attraverso La Foschia - Blake

    CAPITOLO I

    CASA NUOVA VITA NUOVA

    ...Sto facendo quella cke sembra la cosa migliore da fare....

    Mercoledì 15 Febbraio 2017

    La strada era bagnata, la neve ne bordava il ciglio, mentre si immergeva in un illusorio vuoto naturale, montagne ne creavano lo sfondo, dando rilievo agli alberi delle immense foreste che, da lì, sorgevano fino a perdita d'occhio, immergendosi nei grigi cieli plumbei.

    Era in quel paesaggio che lo sguardo della ragazza si perse nel viaggio verso la nuova casa. Silenziosa, dai suoi occhi trasparivano ricordi dei momenti vissuti nel paese in cui era cresciuta, o meglio, nel quale aveva trascorso gli ultimi sette anni della sua vita.

    Per una ragazza di diciassette anni un tale arco di tempo voleva significare tutta la sua adolescenza. Aveva scoperto il mondo in un ambiente più grande di quello che la stava aspettando.

    Tuttavia non versò una lacrima per quel posto, non era uno di quegli addii dove il pensiero portava a dire: A mai più., forse perché dove stavano andando non era poi così distante, in fondo erano poco più di quaranta miglia di distanza. Ciò nonostante un poco di paura le affollava la mente, come bisbigli, echi di ombre lasciate nel passato e piccole, lievi, quasi impercettibili incertezze.

    Vedrai che ci troveremo bene. hai visto la casa no? Non è neanche in un brutto posto, circondata dagli alberi... disse Hannah notando lo sguardo perso e silenzioso della figlia.

    Forse lo fece solo per aprire una conversazione e non continuare il viaggio con nient'altro che il costante suono delle gomme sull'asfalto bagnato.

    Sì, non è così male per essere in un paesello sperduto. Bofonchiò non scostando la testa dal vetro.

    Paesello sperduto? esclamò col pensiero Hannah. Come poteva dire così? Aveva di sicuro più di settemila abitanti ed era persino segnato sul navigatore.

    L'hai detto tu, pensavi che ti avrebbe fatto bene cambiare aria. Incalzò.

    Non esattamente, ero fuorviata dalla decisione della signorina Rawlin:... 'Vedrai che ti troverai bene e che ti farà bene cambiare aria.'... certo signorina Rowlin...’ Ripetè ricalcando ironicamente le voci ...non so come io abbia potuto dire certe cose, non mi sono neanche opposta, capisci?.

    Quindi non ti assumi le tue colpe... eh? Prima dici che va bene e un minuto prima di arrivare cambi idea...Così rendi vano tutto il mio lavoro di educatrice.

    No. la ragazza distolse lo sguardo dal finestrino .decisamente no.

    Le due si guardarono negli occhi in una impassibile espressione prima di scoppiare a ridere gradualmente. Era difficile che mantenessero la serietà anche solo per due minuti una volta incominciato a parlare. Che ci si creda o no, la ragazza si ricorda solo una volta che non è stato così, solo una volta.

    Non mi dispiace l'idea, non è così distante da casa.solo che. riprese addizionando una nota di rammarico.

    La donna la osservò con uno sguardo di consapevole dispiacere È che vorresti che ci fosse tuo padre?

    Beh, è sempre stato fuori per lavoro e ora non tornerà neanche per cena... sbuffò ...Non che come figura paterna sia stato assente, ma ... non capisco perchè debba essere così testardo. se avesse accettato l'offerta che gli ha proposto il nonno a quest'ora non staremmo traslocando per l'ennesima volta. ho sentito che può essere traumatico sai? la redarguì.

    Beh, non ci vorrà molto, dovrebbe raggiungerci entro qualche mese. Si spera...

    Si spera... Ripetè la ragazza con gli occhi.

    E comunque, venire qui non è stato così traumatico. Andiamo! Ti sei ambientata quasi subito, ammettilo. E poi se non fossimo venuti qui non avresti conosciuto Lynn.

    Vero, ma... il suo sguardo cadde nuovamente sulla conducente Forse... sarebbe stato un piccolo prezzo da pagare. No?...

    L'affermazione le portò a ridere nuovamente, le due non solo condividevano l'elogiata intelligenza e la straordinaria somiglianza estetica, ma anche uno spiccato senso dell'umorismo che, a volte, tendevano a comprendere soltanto loro.

    È un tipo orgoglioso.lo sai.sarebbe stato un duro colpo per lui.è uguale a suo padre...penso sia colpa del sangue scozzese.

    Anche lui... disse scuotendo la testa con disapprovazione ...un vero highlander L.facile fare gli stoici, coloro che possono sopravvivere con le proprie forze nel duro territorio dell'Alaska e quando è ora di ritirarsi ritornare dalla famiglia...e da tutto ciò che essa possiede... il significato di queste parole non era atto a mostrare irriverenza nei confronti del nonno, anzi, le era molto affezionato, ma il suo carattere le imponeva di esporre i fatti così come stavano: suo nonno aveva lasciato la casa paterna, nonostante fosse di buona famiglia, per dirigersi con la propria nell'ultima frontiera americana, per dimostrare a suo padre, almeno così raccontava lui, di sapersela cavare da solo.

    Rifiutò ogni supporto economico e così fecero anche i suoi tre figli. O quasi: lo zio Andrew, il figlio minore, era entrato nell'esercito e successivamente si era ritirato alla nascita del suo primogenito, prima di tutto questo, però, si fece aiutare dai suoi nonni per stabilirsi nel paese natio della sua famiglia, il Down East, stato in cui fece ritorno anche nonno Francis quando decise di andarsene in pensione, lasciando famiglia e ideologia sulle fredde coste della penisola.

    Si, non è un comportamento ammirabile, ma si era tenuto quella finestra aperta sin dall'inizio...bisogna ammettere che ha avuto coraggio ribadì la donna.

    Lei conosceva il suocero da anni e nonostante provasse più simpatia per quella povera donna di sua moglie che doveva sorbirsi ogni giorno il carattere spocchioso ed egocentrico del marito, non le suscitava antipatia ma bensì commiserazione.

    Che insegnamento... lo so che non mi dovrei lamentare, non ce la passiamo male e in un futuro lontano, l'eredità dovrebbe essere spartita tra papà, zio Andrew e zia Edith, però non è il modo di affrontare le cose, immagino che forse l'abbia presa come un gioco, una sfida, sperando che non ci sia una qualche sottospecie di malizia nel suo fare, consapevole del fatto che per qualsiasi evenienza avremmo avuto le spalle coperte.

    Questa affermazione, come le altre, mostrava i segni dell'ironia della ragazza, alla quale non importava dell'eredità o di cose del genere.

    Se segue le orme di suo padre, l'eredità sarà in un futuro molto lontano. Disse Hannah ripensando alle parole della figlia.

    ... probabile... si...lo penso anch'io. meditò la ragazza. Infatti il padre di Francis, Adam, era ancora vivo e non dava segni di cedimento, affiancato dalla senescente e amorevole moglie che Raquel adorava, vivevano la loro vita con non poche spericolatezze.

    Cambiando discorso... cosa intendi fare con la scuola? Questo argomento premeva Hannah sin da quando avevano pensato al trasloco, come se uno fosse il bagaglio dell'altro, a parer suo non poteva continuare a studiare a casa, nonostante avesse dato mostra di grande impegno e avesse riportato eccellenti risultati.

    Cambiandolo? ... mamma. ne abbiamo parlato anche ieri sera. studierò da casa. l'ho fatto negli ultimi due mesi, riuscirò a farlo anche per un anno.

    La scuola non è solo studio e lo sai come la penso . non ti puoi estraniare dal mondo. Le persone, a parer suo, che avrebbe potuto conoscere nell'ambiente scolastico di un paese così 'piccolo' rispetto al precedente le avrebbero giovato, anche lei era cresciuta in una grande città, con tutti i suoi pro e contro, e nonostante la consapevolezza che fossero passati diversi anni da allora, condivideva il fatto che la socializzazione in un ambiente ridotto fosse ben diversa.

    Non lo farò Ma per ora continuerò così...e poi la scuola non è l'unico punto d'incontro e...lo so che non ti piacerà sentirlo dire...ma non sono convinta a farmi nuovi amici. Non nell'immediato futuro.

    Infatti già nella grande città aveva fatto fatica a legare con i coetanei, al massimo era riuscita a stringere un rapporto amichevole con una o due persone, delle quali una era un professore. L'unica ad esserle veramente amica fu la prima compagna di banco che ebbe alle medie, con la quale le fu facile legare ed affezionarsici, grazie anche alla loquacità di quest'ultima che tutt'ora indossava imperterrita.

    E te ne starai a casa tutta sola? Mentre io lavorerò praticamente tutto il giorno, perchè tuo padre non vuole che accettiamo i soldi di tuo nonno?! anche questo era un argomento ridondante tra le due, come se fossero affamate di approvazione.

    Il padre di Hannah stanziava infatti ogni anno una cifra sul conto della figlia e anche su quello della nipote, perché non aveva molta fede nelle capacità del genero.

    Questo era un fatto, però, che solo loro due sapevano, perché se mai l'avesse scoperto suo marito, il suo orgoglio ne avrebbe risentito pesantemente.

    Ad Hannah e alla figlia non importava dei soldi, pertanto preferivano vedere il marito e padre fiero di sé, perché come la prima ci teneva a ribadire, con l'approvazione della seconda, non se la passavano male e le loro vite erano tutt'altro che monotone.

    Siamo nel ventunesimo secolo, esistono i social, i computer e... si mise le mani sulla bocca come stupita ...esistono anche i cellulari.

    Va bene... adepta di una generazione di asociali...continuate pure con i vostri social e quant'altro... commentò imitando una severità menzognera e facendole, di seguito, un sorriso Oh.guarda.solo altri 40 km all'arrivo. La donna la guardò con sguardo gioioso, il viaggio era stato fin troppo silenzioso per i suoi gusti, che prevedevano lunghe ed estenuanti sessioni di un dissonante, discordante, disarmonico karaoke.

    La ragazza sospirò e esitando la guardò nuovamente quante? quella domanda le pesava come un macigno, perché temeva una risposta, neanche lei sapeva il perché, o forse si, nel profondo incominciava a capire.

    Non era una questione di pigrizia, non doveva fare chissà che fatica sovrumana eppure, inconsciamente, percepiva le impetrazioni del suo apparato uditivo .

    Bah. Ce ne staranno cinque o sei. Hannah gongolava, mentre l'animo della ragazza si fece tribolante.

    Se non bari, sì . Scegli tu? era risaputo che Hannah tendeva ad andare piano se questo significava ascoltare più volte lo stesso brano, non importava se così facendo vessava il morale della povera figlia.

    Ah sì sì.Metti quella dei quattro ragazzi.quella che ascolti sempre.

    La ragazza la guardò con uno stupore simulato Mi stupisci. Ormai era la ventesima volta in una settimana che proponeva quella canzone.

    Collegò il cellulare ad un cavo jack a sua volta collegato al dispositivo radio della macchina, cercò nella playlist scorrendo velocemente il dito sullo schermo Ma dov'è?...Nah, devo decidermi a cambiare i titoli...eccola !

    La musica partì, una voce maschile ripeteva i versi di una canzone ben nota degli anni sessanta cantata da una ben nota cantante.

    Rimango sempre senza fiato quando fa questa parte. Disse la donna strizzando gli occhi. . Come fa ad essere così coinvolgente?

    Non ne ho idea, nella maniera più assoluta, eppure. Rispose la ragazza non trovando le parole giuste per descriverlo . però anche la composizione del brano aiuta, questa canzone è semplicemente magnifica. concluse

    No, no, è proprio lui che da quel tono di malinconia in più. Ribadì Hannah Non che sia lei, ma se ci fosse una classifica, parlando da profana, lui arriverebbe secondo, di sicuro . almeno per me.

    Addirittura.

    Sì, tu non credi?

    ... Hai ragione è una bellissima versione. Convenne.

    Lei ammirava quel gruppo di ragazzi, erano poco più vecchi di lei, si erano fondati a scuola, facendo concerti a concorsi scolastici e cose del genere, per poi divenire uno dei maggiori gruppi del genere di successo nel nord del paese.

    Mostrava con lustro il biglietto del concerto a cui aveva partecipato mesi prima nella sua città natale. Avuto grazie ad una parente, che era a sua volta conoscente di uno dei componenti del gruppo.

    Si ritrovava nei brani scritti e composti dall'unico membro femminile della band, brani che facevano trasparire un passato turbolento e doloroso che anch'ella, purtroppo, condivideva.

    Ne hai altre loro? chiese in estasi, avida di udire ancora quella voce.

    Certo.

    E fatte da loro?

    Si, anche se poche, hanno fatto molte cover, ma hanno pubblicato un solo album loro.

    Le voci nelle canzoni, che si alternavano tra maschile e femminile, le accompagnarono finché arrivarono alla cittadina, quella che avrebbero dovuto chiamare da lì in avanti casa.

    Questa si presentava non molto differente da come si mostrava la periferia della grande città, o almeno così pensò la ragazza fra se e se, vedendone i primi edifici.

    Hannah non imboccò la prima uscita Il navigatore me l'ha fatta una volta, mi sono quasi persa con tutte le strade che ci sono in questo labirinto... disse a sua discolpa ...però ho studiato una scorciatoia.

    La scorciatoia non era altro che Main St, il nome era riportato da un cartello verde posto in cima ad un palo che reggeva anche due semafori.

    Ormai sono un'esperta. Esclamò la donna compiaciuta.

    La strada presa non era la più diretta che potessero prendere, ma ormai era fatta e se la conosceva, come affermava, tanto meglio.

    Vedo che hai ingannato questo povero navigatore che ti voleva solo aiutare conducendoci su chissà quali strade sperdute.

    Non era difficile che, sì, le indicasse la strada giusta, ma a volte tracciando il tragitto più lungo, sembrava che ce l'avesse con loro.

    Ma in realtà si dava a lui la colpa per non far sapere di chi era veramente.

    Procedettero per circa quattrocentocinquanta metri fino ad un incrocio, lungo la strada sorgevano negozi di ogni sorta e dimensione, C'è di tutto qua... fece la ragazza che nient'altro poteva fare se non studiarsi la strada per arrivare a quella che sarebbe ben presto stata casa sua.

    Svoltarono a sinistra lungo E Nelson Avenue il panorama stava già mutando, sulla sinistra ancora edifici commerciali, ma sulla destra si mostravano i primi alberi, qui continuarono per circa cinquecento metri, da lì a destra lungo Lucilie St. per milleseicento metri , dove sembrava di essere giunti in aperta campagna.

    Oh guarda una chiesa... disse la passeggera scorgendo dal finestrino quella che poteva sembrare più una grande casa che una chiesa, nel suo tono c'era qualcosa di ironico, come per ribadire qualcosa di evidente che solo loro due sapevano.

    Non credo che la frequenteremo molto. Affermò Hannah, che si guardava intorno constantemente per essere certa di non aver sbagliato strada, non l'avrebbe data vinta a quell'aggeggio.

    Non dirlo a nonno Cillian. Disse con un leggero sorriso.

    La donna non rispose, o almeno non con le parole. Si limitò a fare una smorfia atta a far capire cosa sarebbe successo se tale evento fosse avvenuto. Era incredibile come il signor Cillian Finn TadhgKirlin non fosse a conoscenza di quel fatto così a lungo celato, forse la sua scarsa propensione al prestare attenzione a ciò che gli accadeva intorno ha fatto sì che le tenesse al sicuro da una sicura e implacabile ramanzina vecchio stile.

    Svoltarono nuovamente a sinistra per seicentosessantacinque metri lungo W Spruce Avenue e poi in una stradina sulla destra lunga un centinaio di metri che portava ad uno spiazzo.

    Erano giunte a quella casa...La loro nuova casa.

    Beh, sperduta è sperduta... valutò la giovane rimirandola dal parabrezza: la casa era alta due piani con mansarda, tinta di un blu che nel corso degli anni si era sbiadito, con i vertici incorniciati di un bianco anch'esso ormai spento, sembrava incastonata nel bosco e ne risultava visibile solo una facciata, punteggiata da qualche sparuta finestra: una grande al piano terra e due al piano superiore, più una circolare posta al centro, appena sotto il timpano.

    Non sarà stata larga più di otto metri e non più alta di nove.

    Davanti vi era un grande slargo circolare circondato anch'esso dal bosco che chiudeva il tutto ad anello

    Speriamo che i camion dei traslochi ci trovino... disse Hannah guardando fuori dal parabrezza per rimirare la nuova abitazione ...Cavolo, è più inquietante di quanto mi ricordassi. aggiunse con una sottile nota di colpa.

    Anche la ragazza si sporse in avanti per vederla meglio ...Non è così male, è bella isolata... si scambiarono uno sguardo d'intesa per farsi coraggio e scesero dall'auto non riuscendo a distaccare lo sguardo dall'edificio che, ormai, aveva preso ogni loro attenzione ...Non mi dispiace il colore... disse la ragazza cercandovi qualcosa di positivo, ormai la visione di troppi film aveva fatto effetto e quella non sembrava solo una semplice abitazione trascurata.

    Di positivo in realtà non ci vedeva niente, non si sentiva a casa, non si sentiva neanche nei pressi di un paese, le sembrava di essere in mezzo al nulla, obbligata a restare senza un modo per poter andarsene.

    Rifletteva su cos'altro aggiungere quando un vento gelido la investì, un'aria fredda si insediò tra le ossa, come se l'anima si fosse infiltrata nei pori e ghiacciata, una sensazione che aveva provato poche volte.

    Si voltò nella direzione da cui era venuto, verso il corridoio alberato che le aveva condotte lì ...Non avrebbero dovuto seguirci?... aggiunse con lieve inquietudine, quella via assumeva un qualcosa di angosciante che le fece trasalire, tinta da un velo bianco era incorniciata dagli alberi, che aggiungevano un'aria ottenebrante, per un attimo si convinse che qualunque cosa avesse voluto passare di lì sarebbe svanita nel nulla, forse anche loro...

    ...L'ho trovata io...non sarà un problema per loro. spezzò l'incantesimo come solo lei sapeva fare.

    La ragazza la guardò stupita è vero, complimenti... e le applause.

    Grazie. Si lasciò andare a profondi inchini, facendo ciondolare i mossi capelli castani.

    Hannah non era portata per l'orientamento, era capace di sbagliare strada anche se ce ne fosse una sola in tutto il mondo e fosse un rettilineo, per questo suo marito non era convinto a farla guidare da sola fin lì, ma per fortuna, non era da sola.

    Allora chi vuole vedere l'interno? disse sfregandosi le mani.

    Si avvicinò a grandi passi, salendo la breve gradinata che rialzava la porta sopra al portico, allungò l'esile mano verso la maniglia che però non toccò.

    Hai sentito? rimase ferma a braccio teso.

    No, cosa?

    C'è... sussurrò avvicinando l'orecchio ...c'è qualcuno dentro.

    Indietreggiò, voltandosi verso la figlia e scendendo rapidamente i gradini.

    La ragazza rimase immobile a pochi passi dagli scalini, non sapeva cosa fare... potrebbe essere stato qualche animale. ...azzardò, anche se le sembrava un' affermazione assurda, ma forse qualcuno aveva lasciato la finestra aperta ed era entrato un volatile di grossa taglia, ma ecco la parola che incuteva ansia e gelidi spifferi di paura: qualcuno, potevano essere stati tranquillamente i precedenti proprietari, certo, ma se non fosse stato così? e anche se fosse stato così cosa avrebbe impedito ad una persona di entrarci a sua volta, nascondersi e attendere il momento più propizio?

    Queste domande furono generate dall'ossessione che quella ragazza aveva per l'orrore, andava sempre così, alla fine se ne pentiva sempre.

    Questa in particolare veniva da una storia di cui aveva letto di recente, non più di due mesi prima, avvenuta in Germania agli inizi degli anni venti.

    No, sembravano dei passi...erano dei passi e...si sentivano dei bisbigli...Probabilmente ci hanno sentite arrivare. questo era scontato anche se non fu la loro prima preoccupazione, tra auto e portiere che sbattevano chi non le avrebbe sentite arrivare?

    Andiamocene. Voleva dirle, mentre con gli occhi puntava la macchina che ad ogni attimo che si aggiungeva sembrava sempre più distante, ma le parole le si bloccarono in gola. e se fossero già arrivati, magari i camion sono andati via e loro sono rimasti per finire di sistemare le ultime cose... un'altra affermazione senza senso.

    E sistemare cosa? No, non sono loro ci sarebbero i segni delle gomme sulla neve e non hanno le chiavi.

    ...Forse hai sbagliato indirizzo. Questa invece era un'ipotesi plausibile.

    No, ne sono sicura, ho visto le foto e ci sono stata lo sai no?... ed è...ed è tutto uno scherzo... Scoppiò a ridere ...ah, te l'ho fatta, guarda la tua faccia.

    La ragazza prese fiato Sul serio hai l'età legale per guidare? Ma cosa ti salta in mente?

    Oh dai, è stato magistrale. La donna risalì la breve gradinata e aprì decisa la porta che rivelò una stanza vuota e buia, con spesse tende a bloccare la poca luce che filtrava dalla finestra.

    Se con magistrale intendi: farmi invecchiare come per magia in due secondi, sì lo è stato, ma...non mi avevi detto che era il set di un film dell'orrore.

    Ma non lo è...è solo un po'...un po'... appariscente.

    Le due esplorarono le varie stanze al piano di sotto, dall'atrio una scalinata in pino raggiungeva il piano superiore, sulla sinistra un arco conduceva nel salotto, in fondo a questo a destra ce n'era un altro portava alla cucina, la quale aveva abbastanza spazio per un tavolo.

    Si, non è male... Quella casa non assomigliava per niente alla precedente, ma non se preoccupò, in fondo anche lei era felice di lasciarsi alle spalle quel posto, anche se lì, insieme al tormento, vi erano i suoi ricordi più belli

    ...ma vorrei vedere il piano superiore. Il piano che racchiudeva l'essenza di una casa.

    Salirono le scale Allora se non mi ricordo male lì c'è il bagno, lì c'è una camera, lì un'altro bagno e lì un'altra camera.

    Ok, iniziamo da qui?

    Il bagno era poco più di due metri per tre, ma in questo spazio ridotto riusciva a starci un water, posto elegantemente sulla parete di destra, così da poter vedere fuori dall'unica finestra, un pavimento in pino, pareti di un bizzarro blu scuro che stranamente non stonava e un mobile dove vi era incavato un lavandino affiancato da ambo i lati da due armadietti a colonna che bordavano lo specchio soprastante.

    Di fronte a questo c'era una doccia, divisa dal wc da una parete, insomma c'era tutto in quello spazio ristretto.

    L'altro ne era speculare.

    La prima camera era abbastanza grande per una persona e quindi prima che Hannah potesse aprire bocca... è la mia.

    oh ma dai, non ho neanche fatto tempo a girarmi.

    eh mi dispiace, troppo tardi.

    Un letto ad una piazza e mezza si estendeva dalla parete di fronte alla porta ...mi ci potrei abituare..., due comodini in legno facevano da guardia, mentre dirimpetto a loro un vecchio armadio ricopriva tutta la parete. Quasi quasi Raquel credeva di trovarci un mondo oltre il pannello posteriore tanto quel mobile sembrava vecchio e usurato.

    Una scrivania era rannicchiata sotto la finestra da cui filtrava la luce che illuminava direttamente un mobile basso e degli scaffali che vi pendevano sopra.

    Le pareti erano tutte coperte di un viola molto scuro, o forse era un rosso, con quella luce non si capiva molto bene.

    Ok, andiamo a vedere l'altra.

    Attraversato il corridoio in pino, girato l'angolo dello spazio dove le scale si preparavano a scendere, si entrava nella camera padronale, ah ma non è così male. non era molto diversa se non che era poco più grande, con un mobile capiente, non come quello dell'altra stanza, e nient'altro.

    Dovevo farmi portare i mobili, altro si che storie.

    Infatti Hannah e suo marito non avevano ancora venduto la precedente abitazione e molti mobili erano rimasti lì per ponderare con cura cosa vendere e cosa no, invece di lasciarli in una cantina a prendere polvere.

    I corridoi, i pavimenti, i corrimano, le scale e le porte di quel posto erano interamente in pino.

    Sentirono un rumore di pesanti mezzi che frenavano sulla neve e si affacciarono alla finestra Ah eccoli, ce l'hanno fatta anche loro.

    Chissà perchè ci hanno messo tanto?

    Li avrò seminati.

    Proprio tu... pensò fra sé e sé, sua madre infatti non solo non aveva un gran senso dell'orientamento, ma non andava a chissà quale velocità rendendo ogni viaggio un vero e proprio tour mondiale.

    Scesero ad aprire.

    Buongiorno, è lei Hannah McDermott?

    Sì, sono io...avete avuto problemi a trovare la casa? chiese gongolante. Non l'hanno avvisata? ci siamo persi due volte, e quando eravamo ormai a metà strada ci chiamano quelli del secondo camion per avvisarci che avevamo dimenticato degli scatoloni laggiù, che qualcuno aveva lasciato dietro la porta di una camera...Ed erano svariati scatoloni...molti scatoloni.

    Quella di sicuro sono stata io... Pensò la ragazza sperando che l'uomo non precisasse quale fosse la stanza ...c'era qualcosa, una sensazione, di aver dimenticato qualcosa, all'inizio temevo cose banali, come la luce, ma poi pensandoci bene se c'erano loro ci avrebbero pensato loro, quindi cosa? E ora me lo sono ricordato.

    ...Beh, ora siete arrivati...possiamo aiutarvi?

    Se proprio insistete.

    Sì, così finiamo prima anche di distribuire nelle varie stanze.

    Dai forza Raquel, prendi quegli scatoloni e portali dentro.

    Avevamo davvero così tante cose a casa?

    Sollevò gli scatoloni e poi altri fino a che non le parvero un'infinità, finchè una voce disse Abbiamo finito.

    Non capì di chi fosse, ma la ringraziò sovrappensiero.

    ...E questa è l'ultima volta che ci trasferiamo.

    Vuoi vivere qui in eterno?

    Se mi impedisce di fare un'altra volta questa cosa...sì.

    Non fare la drammatica, dai che ora ci tocca la parte migliore...

    La cena?

    ...Dobbiamo ridistribuirli in giro per la casa.

    Oh no...ti sei ricordata di scrivere sui tuoi cosa ci fosse dentro vero?

    Sì...e tu?

    Credo di sì, spero.

    Non era così, ma per fortuna, sottraendo quelli su cui aveva scritto la madre, li trovò senza problemi.

    Allora...questo dove va?

    Cosa c'è scritto?

    Bagno...

    E allora andrà in bagno.

    Sì, ma in quale.

    ...Aspetta... strappò lo scotch e frugò dentro ...questo mettilo in quello di sinistra...

    Agli ordini capitano... E salì per la prima volta le scale.

    Anche questa va nel bagno a sinistra?

    Sì. E salì per la seconda volta le scale.

    Qui ci sono le tue cose...

    Lasciale pure lì le porterò su più tardi...

    Ma no, faccio io, non c'è nessun problema... E salì per la terza volta le scale.

    Scesa per l'ennesima volta pensò o meglio sperò che le uniche cose rimaste da portare al piano di sopra fossero le sue, ma accanto ai suoi scatoloni anonimi ce n'erano un paio con sopra scritto: Soffitta..

    Buffo pensare che quegli oggetti avevano fatto così tanta strada per andare da un posto buio e polveroso ad un altro posto buio e polveroso...tuttavia non ne conosceva il contenuto, poteva essere qualsivoglia cosa che fosse rimasta in soffitta per anni e anni e dalla quale sua madre o suo padre o entrambi, non potevano separarsi.

    Fece scivolare le dita lungo il dorso, cercando la fine del nastro, non lo fece di nascosto, non ne aveva motivo, non erano mica cose private.

    La aprì e con sua grande sorpresa scoprì che all'interno c'era una valigetta che riempiva quasi tutta la scatola. Fece per prenderla, quando sua madre tornò dalla cucina.

    Che stai guardando?

    Mi aveva incuriosita questo scatolone...cosa avete portato dalla soffitta? niente, lascia stare... La voce le si fece tremolante, richiuse lo scatolone in fretta e furia ....Ora dovresti aiutarmi con la cucina.

    Non l'aveva mai vista così e si che ne avevano passate di tutte i colori eppure quello sguardo non lo riconobbe, si poteva vedere l'angoscia scivolarle sotto la pelle, quella scatola l'aveva tinta di un pallore simile a quello di un fantasma, un pallore che fece sussultare il cuore della ragazza.

    Ora avrebbe dovuto chiederle il perchè di quella reazione, ma non lo fece, decise che non era il caso di portare avanti quell'argomento ulteriormente.

    Lì dentro c'era un segreto, ma che tipo di segreto poteva avere quella donna? Che tipo di segreto poteva avere con lei?!

    Non c'era nulla che non sapesse sul conto dei genitori e delle loro reciproche famiglie, lei in particolare aveva trascorso i suoi quarant'anni alla luce del sole, una vita normale a suo dire, quindi qualunque cosa ci fosse lì dentro, non era sicura di volerla vedere, non l'avrebbe chiesto per la paura di infrangere la quotidianità della loro vita, che si era appena calmata...qualora avesse voluto scoprire quel segreto, avrebbe sempre potuto infilarci il naso di persona, sempre che sua madre non lo facesse scomparire prima.

    L'adornamento della cucina durò più del previsto, tanto che i traslocatori salutarono e se ne andarono e passò un'altra ora da allora.

    L'unica finestra troneggiava in mezzo alla parete. La cucina sarà stata sei metri per quattro, collegata al salotto con un arco, i mobili in pino si estendevano lungo tutta la facciata rivolta all'esterno, una finestra a doppia anta, che centrale, sovrastava il lavandino, si affacciava su un piccolo cortile, corniciato da una piccola recinzione in fil di ferro che fungeva da divisorio con il bosco.

    Ai lati partivano pensili da ambo le direzioni, un frigo sembrava abbandonato in fondo a destra e un'isola di piccole dimensioni riempiva il pavimento.

    La sala da pranzo, una stanza quattro per quattro posta alla sua sinistra e anch'essa collegata con un'arcata adornata da mobili d'arredo classico in legno ancora spogli.

    Non è male come vista. Convenì Hannah.

    Deve andare bene a te, sei tu che insisti nel dire che è il tuo regno.

    Infatti è così cara mia e non è per niente male.

    Regina della cucina, mi può dire a cosa serve quella porta? l'attenzione si spostò su una porta rannicchiata in una parete alla sinistra dell'arcata.

    Beh, la collega al corridoio, no?

    No, non mi risulta.

    Le due si guardarono con aria interrogativa e spinte dalla curiosità andarono a vedere di cosa si trattasse.

    Perché non me la ricordo nella descrizione?

    L'aprirono e neanche ad un metro c'era una parete, a sinistra scendevano delle scale che seguivano in parallelo quelle che conducevano al piano superiore.

    Ah si, avevano parlato di una cantina...

    Le scale erano consumate e un forte odore di quella che sembrava muffa le risaliva, un piccolo interruttore era immerso nell'oscurità sulla parete poco più avanti, sul giroscala.

    In fondo c'era una porta massiccia in legno, o così sembrava, al tatto si sentiva l'umidità che la impregnava, non era chiusa né a chiave né con chiavistelli di sorta. Era semplicemente appoggiata ai cardini, e così alla prima pressione inevitabilmente cadde rovinosamente a terra.

    ...O qualcosa del genere. si corresse appena giunta di sotto, quell'antro oscuro aveva ormai dimenticato cosa volesse dire essere un cantina.

    La stanza che si mostrava alla luce di una balbettante lampadina era grande come quasi tutto il perimetro della casa, c'erano bauli ammassati, polvere, oggetti vari, biciclette, scatoloni in via di degrado, ecc.

    Bene ora avrò gli incubi per una settimana.

    E perché?

    Potrebbero averci sepolto qualcuno qui per quanto ne sappiamo.

    Oh sempre la solita...torniamo su?

    Perché non ci siamo già?

    Quella stanza lasciava nella ragazza un certo fascino e una lieve ombra di stranezza.

    Tornate al piano di sopra e giunta la sera toccò a lei apparecchiare il tavolino in salotto, era divenuta ormai un'usanza per cena, da quando a tavola erano rimaste solo loro due, tuttavia quest'ultima non c'era.

    Questa sera... non c'è niente sul menù, se non una pizzeria di cui ho letto su internet, ci facciamo mandare qualcosa?

    Perché no?

    Il fattorino arrivò in meno di mezz'ora dall'ordine e si accomodarono sul divano in salotto.

    Allora cosa ti aspetti da questa nuova casa? chiese Hannah Che non crolli. disse sognante guardando il soffitto .Credo che mi ci dovrò abituare, ma non è così brutta, è sperduta al punto giusto.

    Ti manca casa?

    Ci ho trascorso gli ultimi sette anni della mia vita, prima ce n'era un'altra e in tutte e due c'ho lasciato ricordi, bei ricordi per lo più, ma ora questa è casa mia, me ne dovrò fare una ragione. E' solo spoglia di quei momenti che la rendono casa. vedrai che col tempo andrà meglio.

    Hey, questo dovrei dirtelo io però.

    E a te? Manca casa? . Anche se è a meno di un'ora da qui.

    Non lo so, sì eravamo insieme e quando siamo tutti insieme non posso che essere felice, ma io, come te, ho lasciato la mia prima casa, ed è lì che ho più ricordi, d'altronde sono anche più vecchia, quindi è normale un po' di nostalgia, non che non sia attaccata ai ricordi vissuti qui eh .

    No, certo che no.

    Riuscirono a sistemare le cose necessarie in poco tempo, l'ultima zona ad essere sistemata fu la cucina.

    Raquel stava appoggiata sull'isola a leggere un libro mentre sua mamma finiva di adornare, con gli ultimi oggetti rimasti fuori, il suo regno,

    Cosa stai leggendo?

    Ti ricordi quel libro che zio Zach mi ha regalato gentilmente ormai un anno fa?"

    Si...quello che parla di una casa o una cosa del genere, giusto?

    Esatto, quello.

    Ed è interessante?

    È la lettura adatta all'ambiente, lo devo aver tenuto da parte inconsciamente per un'occasione del genere.

    Beh vedi di non avere gli incubi e poi siamo a posto.

    Ah ah simpatica.

    Bene ho finito, cosa vuoi fare?

    Io vado a vedere fuori, vuoi venire?

    No, vado a dormire, non perderti mi raccomando.

    Ah ah ah.

    Uscì dalla porta e accese la torcia sull'uscio illuminato da una luce di prossimità.

    Non puoi farlo domani?

    Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi... si voltò verso sua madre ...Tranquilla sono solo curiosa di vedere cosa si nasconde qui intorno, non andrò in mezzo ai boschi...non a quest'ora.

    Si fece luce sulla superficie innevata, indirizzandola verso il bosco, oltre i cui alberi poteva vedere le luci di alcune case in lontananza.

    Percorse il perimetro dello spiazzo fino ad arrivare sul lato destro della casa, quel cortiletto che si vedeva dalla finestra della cucina l'attirava come una zanzara con la luce, si fece coraggio con un profondo respiro e si addentrò tra le ramaglie innevate.

    Pessima idea. Si ripeteva mentalmente, sfuggendole a volte in un sussurro, liberando uno sbuffo di condensa dalle labbra.

    Camminò a passo incerto tra radici nascoste e scivolose, sino a giungere al suo obiettivo, guardò dietro la casa, per poter finalmente vedere il piccolo giardino, giardinetto che sembrava più grande da quel punto di vista che dallo scorcio visto dalla finestra.

    Vi andò in mezzo, non c'era niente, completamente e deludentemente spoglio, piatto, o almeno così sembrava al primo sguardo.

    Lo esaminò angolo per angolo, fin quando non giunse su quello in fondo a sinistra, alzò lo sguardo notando di sfuggita un movimento e le parve di vedere una figura correre a nascondersi dietro ad un albero. Quando vide il riflesso di un leggero sbuffo di condensa, indietreggiò, scivolando su qualcosa, puntò la torcia per terra e notò che sepolta dalla neve ora smossa si nascondeva una pietra, una pietra che più si guardava più ne emergevano dettagli.

    Era piatta e aveva una forma perfettamente rettangolare, ma la cosa più strana è che riportava delle lettere incise su una delle facciate. Lei non vi avrebbe prestato la men che minima attenzione se non avesse notato questo particolare. Passò la mano sulla superficie per pulirla dai residui di neve e fango, c'era un nome, Ron probabilmente il nome di un animale visto le dimensioni della pietra, anche se bizzarro come nome per una creatura domestica, forse un coniglio, o uno di quegli animaletti che non molta gente terrebbe da compagnia, come i furetti o un serpente.

    Sentì il cantare di un uccello notturno, a quel punto rialzò lo sguardo e memore della figura che ora si confondeva con gli alberi, o così le sembrava, la paura le paralizzò le gambe, ma non poteva stare li in eterno.

    È da sciocchi, hai visto troppi film dell'orrore Rocky... Rocky è il soprannome con cui la chiamava Lynn ...davvero troppi, ora torniamo dentro, forza.

    A gran fatica cominciò a convincersi a muoversi e con la stessa attenzione con cui era arrivata sin lì tornò indietro. La luce di prossimità si riaccese e fu allora che si ricordò che sua madre non aveva avuto remore ad andare a dormire lasciandola fuori da sola in balia degli eventi, se non un vano tentativo di persuaderla a posticipare quell'incubo.

    Si precipitò verso la porte di casa non facendo rumore, non voleva che sua madre la sentisse, la mano si mosse fulminea a prendere le chiavi, le orecchie tese ad aspettare un sussurro che dimostrasse la presenza di qualcuno alle sue spalle.

    Inserì la chiave e la girò il più lentamente possibile, entrando nel silenzio della stanza, le cui pesanti tende opacizzavano la luce della luna che provava ad irrompere oltre le finestre creando un leggero sbiadimento sulle pareti, sul pavimento e sulla svariata mobilia di quell'angolo che assumeva così una tinta biancastra.

    Entrò a passo aggraziato, mascherata dal buio, a movimenti morbidi si piegò, scalzandosi le scarpe e con calma le adagiò sotto ad uno dei mobili a sinistra, che contornavano il perimetro dell'ingresso, facendole scomparire.

    Con passi cauti ma sicuri si diresse oltre la grande sala, slalomando tra il tavolo e il divano, giungendo alla cucina totalmente buia.

    Nonostante la mancanza di una fievole luce, come quella che l'aiutava nel salone, trovò il libro posto sopra al tavolo dove l'aveva lasciato, salì le scale e svoltò a sinistra, arrivò alla porta, abbassò la maniglia con delicatezza e sospinse la lignea facciata, facendo scivolare la mano sulla parete in cerca dell'interruttore.

    Non lo trovò subito, quella stanza era ancora sconosciuta alla sua memoria come alle sue mani, usò quindi il cellulare e una volta accesa la luce, sospirò sollevata.

    Si coricò , spense la luce utilizzando gli interruttori ritrovati accanto al letto e volse lo sguardo verso la finestra, viaggiando con i pensieri della giornata e sul futuro che avrebbe vissuto lì, fino ad addormentarsi.

    Ad un tratto un rumore proveniente da fuori, la svegliò, sembravano come passi tra le ramaglie, erano a passo celere come per nascondersi da qualcosa, tant'è che le parve di sentire un affanno dall'esterno, appena sotto la sua finestra. Scattò in piedi e si diresse verso la finestra posta sulla parete alla sua sinistra, non vedeva niente.

    Se ne stava lì in piedi a guardare nel buio quando all'improvviso sentì una sensazione di vuoto che inesorabilmente le cresceva dentro, un brivido la scosse e il sangue le si raggelò, fece un passo, il passo più incerto che le fosse mai capitato di fare.

    Affacciatasi alla finestra notò accanto ad un albero una figura, non capiva cosa fosse, ma più la guardava e più assumeva le sembianze di un essere umano. Non capiva chi fosse, ma vide, o meglio sentì, nonostante la stanza fosse interamente immersa nell'oscurità, che la stava fissando.

    Com'era possibile? Forse era solo una sensazione, si ripeteva queste parole al fine di convincersi quando un piccolo lampo di luce schioccò illuminando il viso dell'uomo che si apprestava ad accendere una sigaretta.

    Le mancò il fiato: l'uomo portava una giacca pesante e un cappello,

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