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E-book75 pagine1 ora

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Si dice che il tempo guarisca ogni ferita; che riesca nell'incredibile impresa di cancellare ogni traccia di quei brutti ricordi vissuti nel corso della vita, iscritti nelle infinite pagine bianche della portentosa memoria umana. Ma non è proprio così… I ricordi più intensi e sgradevoli, quelli che hanno causato immani sofferenze emotive, quelli che hanno spezzato il cuore, beh, quelli neanche il tempo riesce a cancellarli. Vengono semplicemente richiusi come fossero un vecchio e pessimo libro e riposti sugli scaffali all'interno dei meandri più oscuri della memoria, all'apparenza al sicuro; fintanto che un giorno quella stessa, infida mano che li aveva incisi, non si intrufoli, li ritrovi e li riapra, facendo riemergere tutte quelle atroci e dolorosissime sensazioni…
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2019
ISBN9788831619097
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    Anteprima del libro

    Incancellabile - Michael Mosby

    Youcanprint.it

    PROLOGO

    Come si può rimuovere un brutto ricordo dalla mente? Come si cancella un qualcosa che ti crea solo fastidio, malinconia e un profondo dolore emotivo? Come si ripristina un cuore infranto…? Si dice che il tempo guarisca tutte le ferite, e che riesca anche in quell'arduo compito di cancellare ogni brutto episodio capitatoti nella vita, persino quelli più tormentosi. Beh, magari è vero che alcuni, o molti ricordi, svaniscano col tempo in modo del tutto autonomo e, sì, anche con discrezione; tanto che nemmeno te ne accorgi. Ti svegli una mattina come tante e puff, tutto finito, tutto cancellato; la mente e il cuore sono finalmente sgombri da quei ricordi che ti avevano dato tormento sino a qualche ora prima.

    Ma non è proprio – e sempre – così. No… alcuni ricordi che detesti, che odi con tutto te stesso, restano ancorati a te anche a distanza di tempo. Come sanguisughe immortali, ti aspirano gocce d'anima e di energia vitale tutti i santi giorni, poco alla volta, per il resto della tua vita; di solito durante il riposo notturno. Ma può succedere anche durante il giorno, in dei specifici luoghi; in particolare quando incroci lei, la causa di quei tormenti…

    Già, magari ti capita di rincontrare proprio lei, in modo inaspettato, per strada, un giorno qualunque,  che sembrava come tanti altri. E lì, tutto si ferma: la Terra smette di girare su se stessa, le persone intorno a te diventano statue di cera curate in ogni particolare, il cuore arresta il suo battito per un istante; ed anche la tua mente si blocca e, in maniera del tutto autonoma, comincia a riportarti indietro nel tempo. Un bel tuffo in quel mare pieno zeppo di merda in cui sentivi di dover passare il resto dei tuoi giorni, nuotando disperatamente per cercare uno scoglio o un pezzo di terra ferma su cui aggrapparti prima, e issarti poi. E quelle sanguisughe, quasi le riesci a sentire lungo tutto il tuo corpo mentre si nutrono con gusto, aspirando come non mai prima di allora. Poi, alla fine, sazie, ti ruttano pure in faccia, tanto per farti capire quanto abbiano apprezzato il pranzetto.

    Dio, quanto fa male. E' un dolore atroce, da cui credevo di essere scappato. Che povero illuso… In realtà era ancora tutto scritto nelle infinite pagine della mia mente, che credevo il tempo avesse strappato via, ed invece le aveva solo richiuse, in attesa che un'infida mano invisibile le riaprisse. La tua infida mano…

    Ed ecco che lì, mentre i miei occhi dilatati dallo shock fissavano te – ferma e immobile come lo ero io, con la medesima espressione inanimata in volto –, i ricordi legati a quello che era accaduto in passato riemergevano tutti, rifiniti nel più crudele dettaglio, come se fossero freschi di giornata o al massimo di ventiquattr'ore, riprendendo a darmi tormento dopo mesi e mesi di apparente quiete…

    1.

    Avevo da poco cambiato zona di domicilio e, pur rimanendo nella città in cui ero nato poco più di tre decenni prima, di quel quartiere conoscevo ben poco. Dopo una sola settimana nella mia nuova casa – trascorsa perlopiù a svuotare i vari scatoloni – cominciai ad avvertire i primi sintomi di un'influenza incalzante. Non ci badai più di tanto, pensando come potesse essere un semplice malanno di stagione. E invece, ecco che mi sopraggiunse la febbre…

    Porca miseria, trentanove e mezzo…!, esclamai nella mia testa dopo aver controllato il termometro, una gelida sera invernale. Devo prendermi subito qualcosa, pensai mentre venivo colto da brividi di freddo lungo tutto il corpo, che prese a vibrare. E così mi alzai dal divano del soggiorno e, muovendomi come uno zombie appena emerso dalla sua fossa, mi recai in bagno per vedere se avevo qualche medicinale che potesse servire alla mia causa.

    Aprii l'armadietto in legno laccato avorio posto sopra il lavabo e, istintivamente, buttai giù un'imprecazione: era semi-vuoto. Ottimo…!, esclamai nella mia mente con fare ironico. E mi misi a rovistare un po' in mezzo a quelle quattro scatolette di medicinali.

    Ma niente, nessuna faceva al caso mio. Anzi, l'unica che avrebbe potuto darmi una mano, aveva superato la data di scadenza, e di parecchio anche. Perché non l'ho controllato quando ho traslocato?, mi domandai, maledicendo me stesso per quella svista.

    Gettai la scatola nel cestino dei rifiuti posta al lato del lavabo e, tirando un lungo sospiro, presi la decisione di uscire e cercare una farmacia nelle vicinanze. Così, mi recai nella mia stanza per vestirmi.

    Ci sarà qualcuna di turno a quest'ora?, pensai, guardando l'orologio da tavolo posto sulla mia scrivania in legno laccata bianco. Erano da poco passate le nove di sera. Il rischio era di girovagare per il quartiere, con quel freddo, e nelle mie condizioni, senza che ve ne fosse almeno una di turno. Ma ero costretto a farlo, se volevo scacciar via quella brutta influenza.

    Mi vestii e, imbacuccato come – e peggio – di un esploratore dei poli, aprii la porta e uscii da casa. Presi la strada sulla sinistra, appena uscito dal portone, camminando il più velocemente possibile. Mi portai una mano al collo per evitare che il forte vento gelido aprisse la sciarpa di lana che indossavo, peggiorando magari la mia situazione; nel frattempo cercavo di guardarmi attorno, alla ricerca di qualche insegna farmaceutica illuminata. Ma era ancora troppo presto.

    Girovagai per il quartiere per parecchi minuti mentre, tra uno starnuto e l'altro e dolori articolari sempre più fastidiosi, spostavo il mio sguardo

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