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Luna di miele col greco: Harmony Collezione
Luna di miele col greco: Harmony Collezione
Luna di miele col greco: Harmony Collezione
E-book166 pagine3 ore

Luna di miele col greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il suo matrimonio è saltato, ma Kimmie Lancaster è decisa a godersi l'incantevole paradiso che doveva essere il teatro della sua luna di miele. Peccato che non si sia accorta di aver sconfinato nella proprietà di Kristof Kaimos. Il carisma e il magnetismo del milionario sono irresistibili e Kimmie è tentata di vivere la sua mancata prima notte con questo irresistibile magnate greco.
LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2020
ISBN9788830518964
Luna di miele col greco: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    Luna di miele col greco - Susan Stephens

    successivo.

    Prologo

    Era l'alba del Gran Giorno! Kimmie spalancò le persiane del meraviglioso attico affacciato sul mare e inspirò a pieni polmoni l'aria ricca di iodio e di profumi.

    Poteva ancora disdire tutto.

    Ridicolo. Era il giorno del suo matrimonio! Troppo tardi per cambiare idea. Conosceva Mike, il suo fidanzato, da tanto tempo. Lui, maggiore di parecchi anni, sarebbe stato un timoniere saldo nella sua vita, come le aveva anche detto.

    O un controllore puntiglioso...

    «Va' a letto presto e rimani lì finché non ti vengo a chiamare» le aveva raccomandato la sera prima. «Hai bisogno di dormire. Domani è un giorno importante.» Come se lei non lo sapesse già.

    Da quando sono diventata così docile?

    Pian piano le aveva tolto qualcosa qui e là, senza che lei se ne accorgesse.

    Kimmie corrugò la fronte e si scostò dalla finestra. Tutte le spose erano così nervose il giorno della cerimonia? Forse una bella passeggiata sulla spiaggia l'avrebbe rinfrancata. Il sole splendeva già sulla minuscola isola greca di Kaimos, e la camera della sua damigella d'onore, Janey, era solo poco più in là nel corridoio. Potevano andare insieme a mettere i piedi in mare per rilassarsi un po', cosa di cui lei aveva un gran bisogno. Non faceva altro che rigirarsi una domanda nella mente.

    Mike era una scelta saggia?

    Non che ce ne fossero altre, se lei voleva un brav'uomo al suo fianco prima che i fantasmi del passato tornassero ad assalirla e la facessero diventare cinica e dura.

    Lo amava?

    Se per amore si intendeva la sicurezza, allora Mike era perfetto.

    E lui, Mike, l'amava?

    Oh, basta domande! Era ora di prepararsi. Con indosso un top e un paio di calzoncini, Kimmie percorse scalza il corridoio per andare a bussare alla porta di Janey.

    «Janey, sei sveglia? Posso entrare?»

    Le sembrò di sentire qualcosa che assomigliava vagamente a un . Così abbassò la maniglia.

    «Scusami se ti ho svegliata, ma...» Sentì le parole gelarsi sulle labbra. Nel letto c'era Mike sdraiato di schiena, nudo, con Janey a cavalcioni sopra di lui... Kimmie indietreggiò, poi inciampò e corse via dalla stanza.

    1

    Il suo primo giorno a Kaimos era già rovinato. La sera precedente Kris era arrivato molto tardi in vista dell'isola e si era fermato a dormire sullo yacht. Poi, la mattina, aveva pensato che una salutare nuotata fino a riva lo avrebbe liberato da tutti gli orpelli della civiltà. E invece... la sua baia preferita era invasa da un'orda di turisti, evidentemente incuranti del fatto che la spiaggia fosse privata.

    Emerse dall'acqua e spinse indietro i capelli. L'occhio fu subito attratto dalla donna a capo del gruppo. Fisico da urlo, gambe lunghissime e un'incredibile chioma castana. Con indosso un bikini quasi inesistente, danzava sulle dune al ritmo di una vecchia radio che uno degli amici portava sulla spalla. Si era legata in vita una sciarpa di chiffon dai colori sgargianti, decorata con qualcosa di metallico che luccicava al sole e dei piccoli sonagli che tintinnavano a ogni movimento. E aveva così tante collane al collo che se fosse entrata in acqua sarebbe di certo annegata. A Kris piacevano le persone originali, ma qui c'era qualcosa di eccessivo, per quanto le movenze della ragazza, oltre al suo aspetto, lo affascinassero. C'era in lei qualcosa di spericolato e selvaggio, come se non avesse più niente da perdere e ballasse per dimenticare un evento spiacevole. Si capiva che gli amici, intorno, cercavano di darle il loro sostegno.

    Ma che diavolo? Lui si sentì prudere le mani, vedendo che qualcuno, nel gruppo, aveva preparato un falò. Sulla sua spiaggia! E poi un altro tirò fuori da uno zaino un vestito... che sembrava proprio un abito da sposa. Apparteneva alla donna con i capelli castani? Pareva di sì, perché lei si rifiutò persino di toccarlo e indietreggiò con una smorfia mentre gli amici lo deponevano su una specie di pira.

    Nonostante l'irritazione che lo divorava, Kris volle vedere come andava a finire. Le fiamme si alzarono, il vestito si disintegrò e la donna rimase immobile a guardare. Anche gli amici, che l'avevano circondata, rimasero fermi finché le fiamme non si esaurirono. Lei andò a rimestare nelle braci con un legno, come per assicurarsi che ogni lembo di tessuto si fosse consumato. Poi lasciò cadere il legno, avanzò fino alla riva del mare e si sfilò dalle dita un anello per buttarlo in acqua. Kris lo vide scintillare in aria poi di nuovo sulla cresta di un'onda che lo riportava a riva. La marea remava contro, anche se la ragazza non lo sapeva perché si era già girata.

    Preso dal desiderio di conoscerla per motivi che non si soffermò a esaminare, Kris recuperò l'anello e la raggiunse, prima che tornasse verso il gruppo. Glielo offrì, tendendo il palmo della mano.

    «È suo?»

    Lei lo guardò negli occhi per un momento, poi lasciò cadere lo sguardo sulla sua mano tesa e rabbrividì.

    «Lo prenda. Altrimenti lo ributto in mare» le disse lui.

    Kimmie sentì il cuore in tumulto. Non solo era sopravvissuta all'incubo di quella mattina, cercando poi di non far pesare la cosa sui suoi amici, ma ecco che adesso si trovava ad affrontare un tizio che sembrava una specie di Tritone, appena uscito dalla leggenda. E il tizio le porgeva l'anello affinché lo prendesse.

    Poteva avere circa trent'anni. Alto e maschio, proprio l'ultima cosa di cui lei aveva bisogno quel giorno. Uno sguardo acuto, che non lasciava scampo, in un viso che sembrava scolpito nella pietra. I capelli erano neri, folti e intrisi d'acqua, e di sicuro quella mattina non si era rasato. Una specie di gigante del mare. Il corpo, abbronzato, sembrava una scultura di Michelangelo.

    «L'ha ripescato» sussurrò, ritrovando la voce.

    «Già» confermò lui.

    «Non capisco.» Kimmie corrugò la fronte. «L'avevo buttato in mare.»

    «E la marea lo ha riportato a riva. Pensavo le interessasse saperlo» ribatté il gigante. Aveva una voce profonda e vellutata, con un'inflessione familiare... greca, riconobbe lei.

    «Sì, grazie.» Kimmie si schermò gli occhi per guardarlo.

    «E adesso vorrebbe che lo ributtassi in mare di nuovo.» Lui aggrottò un sopracciglio, divertito.

    «Lo farebbe?»

    «Certo.»

    «In modo che non torni più indietro?»

    «Può starne certa» le assicurò Kris, fissando la mano che lei gli aveva posato sul braccio.

    Che cosa le era venuto in mente?

    Kimmie ritirò in fretta la mano. Lo shock di quella mattina le aveva annebbiato la mente, e adesso la vista di quello sconosciuto aveva rallentato la sua ripresa.

    Nel frattempo lui aveva mantenuto la parola. Sotto gli occhi di Kimmie aveva lanciato l'anello così lontano che di sicuro non l'avrebbe più rivisto nessuno. Lei guardò affascinata i muscoli guizzargli sulle spalle. Era un capolavoro anche visto di schiena.

    «Dunque, oggi le è andato storto qualcosa» commentò il titano, girandosi.

    Lei, sorpresa a fissarlo, trasalì imbarazzata. «Può dirlo forte» borbottò.

    «Tutti hanno i loro giorni neri.» Lui scrollò le spalle, magnifiche.

    «Questo è stato proprio nerissimo» gli confermò lei.

    «E ha deciso di fare festa?»

    «Più che altro è una veglia.» Kimmie si girò a guardare gli amici che ballavano sulla battigia. Sembrava che si divertissero, e a lei non importava altro.

    «Una veglia?» insistette lo sconosciuto.

    «Non risponderò ad altre domande» tagliò corto lei. Quella mattina davanti allo specchio, dopo la scena che aveva appena visto nell'altra stanza, si era resa conto che non avrebbe mai potuto competere con la squisita eleganza di Janey... E ora non intendeva rivivere quella sensazione.

    «D'accordo. È stato comunque un piacere» cantilenò il titano.

    Lei continuò a guardarlo, chiedendosi come fosse arrivata a quel punto. Aveva potuto studiare grazie alle borse di studio, e proprio a scuola aveva conosciuto la sorella di Mike, Jocelyn. L'aveva invitata a casa per le vacanze, e lì lei e Mike si erano incontrati. Non c'era da meravigliarsi che lui, così sofisticato, alla fine si fosse stancato di lei e avesse cercato altre distrazioni. Però avrebbe potuto pensarci prima di chiederle di sposarlo!

    «Non voglio trattenerla oltre.» La voce dello sconosciuto era vagamente canzonatoria.

    Anche il sopracciglio aggrottato sembrava ironico. Kimmie lo considerò inquieta. Perché l'aveva avvicinata? Non per compatirla, si augurò. Non ne sopportava neanche l'idea.

    Sollevò il mento. «Per ringraziarla posso offrirle qualcosa da bere?» Con la coda dell'occhio vide che i suoi amici avevano già disteso tutto l'occorrente per la colazione al sacco. La padrona del loro albergo, Kyria Demetriou, aveva preparato un fantastico rinfresco di nozze e Kimmie era decisa a fare in modo che non andasse sprecato.

    «Apprezzo l'offerta» ribatté lui, «ma non potrò accettare perché voi state per andarvene.»

    «Prego?» Lei lo guardò senza capire.

    «La spiaggia è privata» spiegò lui, «e voi non avete il permesso di rimanere qui.»

    «E lei invece sì?» lo sfidò Kimmie. Poteva anche essere una pessima giornata, ma il suo spirito battagliero non l'aveva ancora abbandonata.

    Gli amici erano venuti da lontano per il suo matrimonio. Ora che la cerimonia era stata annullata, il minimo che lei potesse fare era offrire loro una festa sulla spiaggia.

    «Senta» disse allo sconosciuto, «non stiamo facendo niente di male, e ripuliremo tutto prima di andarcene.»

    «Legga il cartello» le intimò lui.

    Kimmie seguì il suo sguardo. Su una grossa insegna rossa era scritto a caratteri cubitali che la spiaggia era off-limits per i turisti.

    «Mi dispiace. Non l'avevo visto» ammise. «Lei è una specie di guardia?» Lo squadrò da capo a piedi, con il cuore che batteva in modo strano.

    «Diciamo che sono parte in causa.»

    «E può mostrarmi un documento che lo dimostri?» Si rese conto di avere fatto una richiesta sciocca.

    Il tizio sembrò trovare la cosa divertente. Si guardò, seminudo com'era. «Mi dispiace, ma non ho niente con me, al momento.»

    Kimmie si rifiutò di posare gli occhi su tutta quella bronzea perfezione, però non abbandonò la battaglia. «Senza la prova che ne ha l'autorità, lei non può mandarci via.»

    La temperatura salì. «Sì, invece. Raccogliete tutto e sparite.»

    «Vuole che ricordi per sempre che ho ricevuto questo genere di benvenuto, su Kaimos?»

    «Sono sicuro che avrà ben altro da ricordare» la fulminò lui.

    «Che gentile a rammentarmelo.»

    Lo sconosciuto restò imperturbabile.

    «Avrei preferito che i brutti ricordi fossero cancellati da altri più gradevoli, ma se non mi vuole aiutare...» Kimmie si strinse nelle spalle. «C'è qualcosa che posso dire per farle cambiare idea?»

    Il titano rimase in silenzio.

    «Fa parte dell'equipaggio di quello yacht ancorato laggiù?» gli chiese, cambiando approccio. «È arrivato a nuoto fin qui?» Non sarebbe riuscita a parlare con quel tono amabile ancora per molto. «Ma è un'imbarcazione o una torre di controllo?» L'aveva visto ancorato al largo fin dal mattino, il tipo di gingillo adatto ai milionari. Se il titano lavorava per qualche grosso calibro non c'era da stupirsi se fosse venuto a far sgomberare la spiaggia prima che il suo padrone mettesse piede a riva.

    Lui si accigliò. «Quale torre di controllo?»

    «Quella laggiù.» Kimmie indicò lo yacht.

    Il titano serrò le labbra. «No, non faccio parte dell'equipaggio. E quello è Lo Spirito di Kaimos

    «Mi dispiace, ma non ne ho mai sentito parlare. E lei non ha risposto alla mia domanda. Viene da là?»

    «Ha qualche importanza?»

    «No. Ma sono curiosa.»

    «Anch'io» borbottò lui.

    La spogliò con lo sguardo e Kimmie sentì il corpo esultare, traditore. Non è giusto, gridò una voce nella sua mente. È necessaria una convalescenza... Che ci faccio qui, a farmi incantare da uno sconosciuto sexy?

    Tutto quello che

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