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Misteriosa passione: Harmony Collezione
Misteriosa passione: Harmony Collezione
Misteriosa passione: Harmony Collezione
E-book165 pagine3 ore

Misteriosa passione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ha dimenticato il loro passato, ma non il suo corpo...



Alessandro Mattani non ricorda Carys Wells, la sua memoria è una lavagna cancellata, ma capisce fin dal primo istante di conoscere bene la passione che lo lega misteriosamente a quella donna.



Un sontuoso ballo in maschera non è l'occasione in cui Carys può sentirsi a suo agio. Abituata a passare inosservata, si sente vulnerabile sotto il penetrante sguardo dell'uomo il cui viso è celato da un'elegante maschera. E non può immaginare che quell'affascinante sconosciuto è colui dal quale è fuggita due anni prima, il cuore in frantumi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2018
ISBN9788858980736
Misteriosa passione: Harmony Collezione
Autore

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Misteriosa passione - Annie West

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Forgotten Mistress, Secret Love-Child

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Annie West

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-073-6

    1

    Alessandro lanciò uno sguardo distratto al materiale promozionale che aveva appena gettato nel cestino della carta straccia. La sua nuova segretaria ancora non aveva imparato a selezionare solo quanto poteva interessargli. E l’esposizione di quell’industria tessile alla prossima fiera certamente non richiedeva la presenza dell’amministratore delegato...

    Diavolo!

    La sua attenzione fu attratta da una foto sulla copertina di una brochure, seminascosta da fogli e lettere. La foto di una donna, per la precisione, la cui bocca piena e rossa sembrava fatta per suscitare il desiderio in ogni uomo.

    Il sangue prese a scorrergli impetuoso nelle vene. Quella bocca, quel sorriso...

    Tuttavia non fu quell’impeto sensuale a paralizzarlo, ma un’ondata di ricordi dolci e amari al tempo stesso.

    Nonostante l’aria condizionata, avvertì la temperatura del proprio corpo aumentare. Qualcosa di molto simile a una violenta emozione impedì per qualche istante all’aria di arrivargli nei polmoni. Rimase fermo, e consigliò a se stesso di rilassarsi, di non analizzare, e di permettere alle sensazioni di tornare in superficie.

    Come una leggera tenda smossa dal vento, il mantello oscuro che avvolgeva quei mesi persi di due anni prima si alzò, oscillò, e poi tornò al proprio posto.

    Strinse con forza le mani sul ripiano di cristallo scuro della scrivania, ma non avvertì dolore, solo quel familiare, irritante senso di nullità.

    Per nessun motivo avrebbe ammesso quanto si sentisse impotente. Vulnerabile. Non importava che gli avessero assicurato che quei mesi non contenevano nulla di importante. Altre persone li rammentavano, ricordavano cosa lui avesse fatto o detto. Ma lui, Alessandro Mattani, non ne aveva alcuna memoria.

    Con un gesto veloce come il pensiero, recuperò la brochure. Era un opuscolo pubblicitario di un albergo di lusso, situato a Melbourne, Australia.

    Attese qualche istante, ma nulla. Non era mai stato a Melbourne. O almeno, non ricordava di esserci stato.

    L’impazienza tornò a farsi sentire, e con un grosso sforzo di volontà, cercò di controllarla. Una reazione emotiva non gli sarebbe stata di alcun aiuto. Anche se quella convinzione di aver perso qualcosa di vitale minacciava di spingerlo oltre il limite.

    Voltò la prima pagina dell’opuscolo. Una donna, impiegata della reception, sorrideva a una giovane coppia. L’ambiente era sfarzoso ma lui non ci fece caso, essendo nato e vissuto nel lusso. La donna, d’altro canto, lo intrigava. Più la osservava, più percepiva una sorta di atavica premonizione, che gli faceva accapponare la pelle. Aveva un aspetto così... familiare.

    Forse aveva sorriso a lui nello stesso modo?

    Una scintilla di consapevolezza gli si accese nella mente.

    Una scintilla di certezza.

    Con attenzione, studiò i lineamenti del viso di lei. I capelli neri tirati indietro evidenziavano un volto piacevole, ma non indimenticabile. Il naso era piccolo, gli occhi luminosi, la bocca generosa.

    Non era bella, non tanto da attirare una seconda occhiata. Tuttavia c’era qualcosa, una sorta di carisma che il fotografo era riuscito a catturare.

    Alessandro guardò la linea delicata della mascella, e ancora avvertì quel presentimento. La forte impressione che non si trattasse di un’estranea. Dietro lo schermo opaco della sua memoria qualcosa si mosse. Una sensazione, accattivante come uno sfiorare di labbra. Un gusto di... ciliegie mature, irresistibile. La carezza di dita delicate sul suo volto, il suono di gemiti di donna prima dell’estasi.

    Gocce di sudore gli imperlarono la fronte mentre l’eccitazione serpeggiava nel suo corpo. Era impossibile, eppure i sensi gli stavano comunicando una verità che non poteva ignorare.

    Conosceva quella donna. L’aveva incontrata, stretta fra le braccia. Aveva fatto l’amore con lei.

    Fissò l’immagine di una virtuale sconosciuta che abitava dall’altra parte del pianeta. Se lui non era stato in Australia, forse la donna aveva soggiornato in Lombardia?

    Per lunghi istanti, Alessandro osservò la foto, sfiorandola con la punta delle dita.

    Per quanto fosse incredibile, ormai era certo che la donna possedesse la chiave per giungere ai suoi ricordi rimossi. Era proprio lei la persona in grado di restituirgli ciò che gli era stato sottratto?

    Tese la mano verso il telefono. Avrebbe ottenuto una risposta, a qualunque costo.

    «Grazie, Sarah, mi hai salvato la vita» affermò Carys con tono sollevato. Fino a quel momento, era andato tutto storto. Ma almeno una cosa, la più importante, era sistemata.

    «Nessun problema» la rassicurò la sua vicina di casa e baby-sitter. «Leo starà bene qui con noi.»

    Il che era vero, pensò Carys, ma questo non le impedì di provare un acuto senso di colpa. Aveva accettato l’impiego presso il Landford Hotel prevedendo di rincasare ogni giorno a un orario ragionevole. Cioè, abbastanza presto da prendersi cura di suo figlio. Non voleva che Leo crescesse abituandosi a una madre assente, troppo impegnata con il lavoro per dedicargli del tempo.

    Specialmente perché Leo aveva solo lei.

    Per un secondo, una fitta di dolore le impedì di respirare. Ancora adesso non riusciva a reprimere il rimpianto ogni volta che ricordava.

    Doveva diventare una donna più forte, decise. Una volta aveva inseguito un sogno, ma non era più così folle da credere che potesse ancora avverarsi. Non dopo aver capito, e nel più crudele dei modi, quanto futile fosse quel sogno.

    «Carys? Che succede?»

    «Niente» replicò lei costringendosi a sorridere, quasi Sarah potesse vederla dall’altro capo della linea telefonica. «Ti devo un favore.»

    «Questo è certo. Potrai occuparti di mia figlia per una sera la settimana prossima. Abbiamo pensato di fare un giro in città.»

    «Affare fatto.» Carys lanciò uno sguardo all’orologio. Doveva tornare al suo posto prima dello scatenarsi della prossima crisi. «Non dimenticare di dare a Leo il bacio della buonanotte da parte mia.» Strano sentire un nodo alla gola solo perché quella sera non sarebbe stata lei a preparargli la cena e a rimboccargli le coperte. Ma suo figlio era in ottime mani, si disse con fermezza, e doveva essere grata per aver trovato un lavoro che, in genere, le permetteva di trascorrere con lui diverse ore al giorno. I dirigenti dell’albergo si erano mostrati molto comprensivi per la sua situazione di madre single.

    Quel giorno però costituiva l’eccezione. L’epidemia d’influenza non avrebbe potuto diffondersi fra i dipendenti del Landford in un momento peggiore. Più di un terzo del personale era costretto a letto proprio quando l’albergo ospitava molti eventi ufficiali. Non importava che la sua giornata di lavoro fosse terminata da un pezzo. Un improvviso attacco di febbre aveva indotto anche David, il responsabile dell’organizzazione dei congressi, a smontare prima del previsto, il che significava che ora doveva sostituirlo.

    Aveva i nervi a fior di pelle, ovviamente. Era la sua occasione per dimostrare quanto valeva, e per giustificare la fiducia che David aveva riposto in lei assumendola anche se era priva di qualsiasi esperienza professionale nel campo. David era un buon amico e gli doveva non solo il suo impiego, ma anche la nuova fiducia in se stessa che aveva lentamente acquisito da quando si era trasferita a Melbourne.

    «Non posso immaginare quando sarò di ritorno, Sarah. Probabilmente non prima dell’alba» aggiunse, preferendo non pensare a come avrebbe raggiunto casa. I trasporti pubblici non erano efficienti di notte, e non poteva permettersi di prendere un taxi. «Ci vedremo a colazione, per te va bene?»

    «Benissimo. Non affrettarti, arriverai quando arriverai.»

    Carys riagganciò il ricevitore del telefono e alzò le braccia al di sopra della testa nel tentativo di alleviare la tensione dei muscoli del collo. Guardò il monitor, e i numeri del documento di analisi contabile che stava compilando le danzarono davanti agli occhi. Sospirò, inforcò gli occhiali scuri da vista e tentò di concentrarsi. Doveva assolutamente terminarlo, e solo dopo avrebbe potuto controllare che tutto fosse pronto per il gran ballo in maschera di quella sera.

    Carys era nel grande salone, in piedi nell’angolo accanto alle porte di servizio. Stava ascoltando le lamentele del direttore di sala. In cucina regnava un vero caos, le riferì l’uomo. I camerieri erano stati praticamente decimati dall’influenza, e i cuochi a malapena riuscivano a gestire la situazione. Per fortuna, non c’era stato ancora nessun disservizio. Il Landford andava fiero della superba accoglienza che offriva ai suoi ospiti, e il personale residuo stava facendo del suo meglio per essere all’altezza della reputazione.

    L’elegante sala, arredata nelle tinte dell’oro e del nero, era illuminata da mille candele, la cui fiamma faceva brillare gli splendidi gioielli delle tante ospiti illustri. L’aria profumava di fragranze esclusive, fiori e denaro. Stelle del cinema, uomini d’affari e celebrità di ogni genere si erano riuniti lì quella sera. E la responsabilità dell’evento ricadeva tutta sulle sue spalle, pensò Carys.

    «D’accordo, vedrò se è possibile far venire qui altri camerieri dal ristorante» promise, girandosi verso il telefono posto sulla parete. Allungò una mano per comporre il numero del ristorante, ma qualcosa la fermò. Una sensazione indefinibile, allarmante. Un brivido le corse lungo la schiena, come ghiaccio sulla pelle nuda. Solo che non era nuda. Indossava la regolare divisa, giacca e gonna, calze scure e scarpe dal tacco alto.

    Incerta, scrutò gli ospiti che affollavano la sala. Avevano il volto coperto da maschere e sembravano tutti intenti a divertirsi. Non avrebbero notato lei, un’intrusa nel loro raffinato circolo. Tuttavia sentì fiamme lambirle il viso. Il cuore cominciò a martellarle nel petto mentre l’istinto le suggeriva che qualcuno la stava osservando.

    Freneticamente, cercò di individuare un indizio, qualcuno che le risultasse familiare. Qualcuno che l’aveva fatta rabbrividire e le aveva fatto battere il cuore all’impazzata nel passato. Una follia. Era un passato da dimenticare.

    Semplicemente, la stanchezza e la tensione l’avevano spinta a immaginare cose.

    Le loro strade non si sarebbero mai più incrociate, era stato lui a deciderlo. Una fitta del familiare dolore le trapassò il petto.

    No! Non adesso. Non avrebbe permesso alla sua immaginazione di distrarla. Molte persone dipendevano da lei. Aveva un lavoro da portare a termine.

    La stava osservando dal lato opposto della sovraffollata sala. Le dita stringevano la spalliera di una sedia. Il cuore gli batteva all’impazzata. Lo shock era così forte da indurlo a chiudere gli occhi per un istante. Lampi di luce attraversarono il buio creato dalle palpebre abbassate. Riaprì gli occhi e la vide riagganciare il ricevitore del telefono al sostegno appeso alla parete. Era lei... Non la donna dell’opuscolo, ma di più, la donna che ricordava. Anzi, che quasi ricordava.

    Un’immagine si dipinse nella sua mente, l’immagine di lei che gli voltava le spalle. La schiena rigida, i passi affrettati, quasi non potesse allontanarsi abbastanza velocemente. Aveva in mano una valigia. L’autista del taxi stava già provvedendo a riporne un’altra nel cofano della vettura. Infine si era fermata, e lui aveva sentito il cuore balzargli in gola. Ma non si era girata. Un attimo dopo era seduta sul sedile posteriore dell’auto, che era partita sollevando una nuvola di polvere, diretta verso il cancello della sua villa sul Lago di Como.

    E intanto lui non si era mosso, in preda a mille emozioni diverse. Ira, sollievo, delusione, incredulità.

    E dolore. Un dolore che permeava ogni fibra del suo essere.

    Solo un’altra volta aveva provato un’analoga sofferenza. A cinque anni, per la precisione, quando sua madre lo aveva abbandonato per condurre una vita fatta di lussi con il suo amante.

    Alessandro scosse la testa, come per mandare via i ricordi. Tuttavia le emozioni rimasero, potenti e fuori controllo. Ovvio che si sentisse tanto vulnerabile. Ma chi era quella donna, e perché evocava in lui una simile reazione?

    Rilassò le dita, lasciando andare lo schienale della sedia. La sua attesa era

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