Sinfonia greca: Harmony Collezione
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Anteprima del libro
Sinfonia greca - Rachael Thomas
successivo.
Prologo
Primavera, Londra
Lisandro Drakakis stava osservando Rio Armstrong, la donna che desiderava più di qualunque altra, che si sedeva al pianoforte. Un silenzio carico d'attesa calò sulla sala di quel lussuoso hotel londinese, dove aveva organizzato una festa per i suoi clienti, mentre tutti restavano in attesa che il concerto avesse inizio.
Era bellissima. La figura alta e slanciata era elegante e composta e, non appena si mise a sedere, tutti gli occhi si posarono su di lei. Tutti aspettavano che cominciasse a suonare, ma la sola cosa che riusciva a fare lui era pensare a quando avrebbe finito e sarebbe corsa tra le sue braccia, a baciarlo, abbandonandosi alla passione che aveva tanto a lungo frenato. Ogni volta che si erano baciati, il desiderio lo aveva tormentato, indugiando sulle labbra di lei.
Era stata sua sorella minore, Xena, a presentarli, sostenendo che sarebbero stati una coppia perfetta, così, negli ultimi due mesi Lisandro si era comportato da perfetto gentiluomo con quella bellezza sconcertante. Era anche stato paziente, lasciando che la loro relazione progredisse secondo i tempi di Rio. D'altra parte, quella era la prima volta, dopo il disastroso fidanzamento di dieci anni prima con Kyra, che desiderava qualcosa di più della mera gratificazione sessuale.
L'insolita moderatezza con cui era iniziato il loro rapporto stava avendo dei seri effetti collaterali, infatti, il non essersi spinto oltre il bacio stava portando la sua mente a creare in continuazione immagini dei loro corpi nudi vinti dal desiderio, e, mentre le dita di lei iniziavano a sfiorare i tasti del pianoforte, Lisandro chiuse gli occhi, costringendosi a placare i bollenti spiriti.
Rio lo aveva avvisato sin dal primo momento che il suo lavoro richiedeva molte ore di esercizio ogni giorno e, più di recente, aveva usato quella scusa per evitare che la loro relazione passasse al livello successivo.
Ma, con l'estate alle porte e la fine della stagione dei concerti, Lisandro era determinato a portarla nella sua casa in Grecia, dove la passione avrebbe potuto divampare sulla sua isola privata.
Uno scroscio di applausi riempì la stanza, riportandolo al presente.
E, mentre il pubblico si sparpagliava per raggiungere il bar o il ristorante, lui si diresse verso il grande pianoforte a coda dove Rio stava raccogliendo gli spartiti. Lei sollevò lo sguardo, sorridendogli, e Lisandro quasi credette che quella potesse realmente essere la donna che avrebbe spazzato via tutti i dubbi sull'amore, che gli aveva lasciato in eredità la sua ex fidanzata, proprio come sosteneva Xena.
«La festa è davvero un successo, Lisandro.» La voce rude di Samuel Andrews, l'uomo con il quale aveva appena firmato un accordo molto proficuo, interruppe quel momento.
«Davvero» rispose lui, guardandolo per un attimo, per poi tornare a posare l'attenzione su Rio, che era quasi pronta per andare. Non avrebbe potuto lasciarla andare via senza prima averle detto quanto splendidamente aveva suonato. «Se puoi scusarmi...»
Non attese la risposta dell'altro. L'unica cosa che contava era stare con Rio. Entro pochi giorni sarebbe dovuto tornare in Grecia e rimase scioccato al pensiero di quanto lei gli sarebbe mancata. Per un uomo che non aveva fatto altro che divertirsi negli ultimi dieci anni, realizzarlo fu uno shock.
Rio lo guardò, e il suo sorriso sensuale, eppure timido lo convinse che il tempo che avrebbe trascorso in Grecia in sua compagnia era esattamente ciò che voleva.
«Sei stata fantastica» le disse. «Suoni in modo magnifico.» La osservò, ammirando la grazia e l'eleganza del lungo abito nero che le lasciava una spalla nuda, mentre la seta le scivolava sul seno. Aveva i capelli raccolti in uno chignon complicato che trovò talmente sexy quando immaginò di scioglierlo mentre facevano l'amore.
Rio raccolse gli ultimi spartiti e se li strinse al petto, la dolcezza dei suoi occhi marrone lo riempì di felicità. «Grazie.» La sua voce era leggera e tesa, il luccichio nel suo sguardo stuzzicante. Finalmente stava riuscendo a sorpassare le sue riserve. Presto quell'innocente bellezza sarebbe stata sua nel più intimo dei modi. Quel pensiero intensificò ancora di più il desiderio che già lo stava divorando. «Significa che mi porterai fuori a cena stasera?»
Lui fece un passo avanti, incapace di resistere alla tentazione di toccarla, e le spostò indietro una ciocca di capelli, sollevandole con delicatezza il mento tra l'indice e il pollice. Sostenne brevemente lo sguardo di lei, e poi la baciò, prima di risponderle. «Certo, soprattutto visto che devo tornare in Grecia entro la fine della settimana.»
«La prossima settimana?» La voce di Rio era roca, dimostrazione che lo desiderava tanto quanto la desiderava lui. «Così presto?»
«Sì, agape mou, così presto.» Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla fino a che quell'infernale barriera dietro la quale si nascondeva non fosse crollata.
«Ora devo incontrare Hans, il maestro d'orchestra» spiegò lei. «Vuole rivedere dei pezzi con me, ma poi sono libera.» Fece una pausa. «Libera di poter cogliere il meglio dalle ultime notti insieme.»
«Ultime notti?» Lisandro non poté ignorare il rossore che le era comparso sul viso e l'improvvisa timidezza che l'aveva portata a distogliere lo sguardo. Deglutì per resistere alla tentazione di posare le labbra su quelle di lei e baciarla finché la passione non li avesse consumati entrambi.
«Sì, Lisandro.» Il sussurro di Rio era rauco ed estremamente sensuale. Gli si avvicinò, allacciando il suo sguardo a quello di lui, e il fuoco del loro desiderio quasi esplose tutto intorno. Aveva la minima idea di che cosa gli stava facendo? «Voglio stare con te stanotte.»
Lui la guardò negli occhi, che si erano riempiti di desiderio, il dolce marrone si era incupito fino a farli sembrare neri. «Ne sei sicura?» le domandò piano. Voleva sapesse che era disposto ad andare per gradi, proprio come desiderava lei.
«Assolutamente.» La sicurezza con cui gli rispose gli diede l'incoraggiamento di cui aveva bisogno. Quella notte quella splendida donna sarebbe stata sua.
La baciò dolcemente, lasciandole assaporare la sua passione, il suo desiderio per lei, e quando Rio rispose con lo stesso trasporto, Lisandro dovette sforzarsi per non cedere al folle bisogno che lo travolse. «Farò in modo che questa notte sia davvero speciale per te, agape mou.»
«Il solo essere insieme a te sarà sufficiente a renderla tale.» Rio arrossì e strinse ancora di più i suoi spartiti. «Ma prima devo fare questa cosa. Sai quanto Hans ci mette sotto torchio. E poi tu devi occuparti dei tuoi ospiti.»
Così Lisandro la guardò mentre si allontanava, voltandosi indietro a guardarlo, sorridendo felice. La stessa felicità che aveva fatto sentire lui un uomo diverso sin dal loro primo incontro. Xena, sua sorella, era sempre stata convinta che, dopo il loro primo appuntamento, il matrimonio sarebbe solo stato una questione di quando, e non se.
Rio si sentiva folle e impaziente per ciò che quella sera le avrebbe riservato. Quella notte si sarebbe concessa, avrebbe dato la propria verginità a un uomo che era tutto ciò che desiderava. Anche se era il fratello della sua migliore amica, o se era già stato fidanzato una volta, era lui che la faceva sentire viva. Anche se sapeva che non cercava un impegno a lungo termine, nessun coinvolgimento emotivo, era l'uomo che desiderava più di ogni altro.
Aprì la porta della stanza in cui si tenevano le prove e si diresse verso il piano, mentre il rumore dei tacchi che battevano sul pavimento di legno riecheggiava tutto intorno a lei. Hans aveva insistito perché rivedessero alcuni pezzi per il concerto di chiusura di stagione. Rio era in anticipo, così avrebbe avuto tutto il tempo per suonare e basta, godendosi quel momento.
Non aveva perso tempo a cambiarsi l'abito nero, voleva solo finire in fretta per poter tornare da Lisandro. Per la prima volta in vita sua, era irritata dal dover fare queste cose, seccata dal fatto di non poter essere con qualcun altro, a fare altro. Qualcosa per cui, finalmente, si sentiva pronta.
Sedendosi al pianoforte ripensò a lui, al modo in cui l'aveva baciata un attimo prima e il suo cuore si gonfiò mentre iniziava a suonare, perdendosi nel romanticismo di quel pezzo, lasciando uscire tutte le proprie emozioni.
Quando suonò le ultime note il suo corpo fu avvolto dal desiderio per Lisandro. Chiuse gli occhi e rimase seduta, le mani posate in grembo mentre assaporava il momento.
«Ecco, questo era bello.» La voce di Hans le arrivò da dietro. Molto vicina.
Rio trasalì e si voltò, seccata per l'intrusione in quel momento così intimo, che la fece sentire vulnerabile, esposta.
«Avresti dovuto avvisarmi che eri lì» gli disse, senza riuscire a nascondere l'irritazione.
«E rovinare un simile momento?» Lui la guardò, percorrendole il corpo con lo sguardo. «Eri bellissima, così passionale.»
Poi le si avvicinò, continuando a parlare e, per la prima volta in vita sua, Rio si sentì minacciata dalla presenza di un uomo. La puzza di alcol aleggiava intorno a lui e non le piacque il modo in cui la stava guardando. Ma si diede una scossa, forse stava reagendo in modo eccessivo. Forse era solo imbarazzata per essere stata colta con la guardia abbassata.
«Non dovremmo dare un'occhiata a quei brani?» Disperata, Rio cercò di richiamare l'attenzione sul lavoro.
«Suona qualcosa per me» la provocò Hans. Doveva aver intuito che aveva suonato per qualcun altro.
Deglutì, certa che l'imbarazzo le stava facendo immaginare cose che non c'erano. Ma quando si voltò verso il pianoforte e iniziò a suonare, si accorse che lui si stava avvicinando ancora di più. Lanciò un'occhiata alla grande vetrata e al parco all'esterno, che stava tornando alla vita con la primavera. In estate sarebbe stato pieno di gente. Ma ora era vuoto.
Suona, disse a se stessa. Limitati a suonare e lui farà un passo indietro.
Fece un respiro profondo e posò le dita sui tasti. Dopo pochi secondi di pausa, iniziò a suonare. All'inizio era rigida, ma lui non si mosse. Forse stava reagendo davvero in modo eccessivo. Così, pian piano, anche se lui restava dietro di lei, Rio iniziò a rilassarsi, e la musica le uscì più naturale, riempiendo la stanza.
Finì il brano, continuando a guardare il pianoforte, senza sollevare lo sguardo verso Hans. Quando la mano dell'uomo si posò sulla sua spalla nuda, però, Rio si irrigidì, spalancando gli occhi. Che cosa stava facendo?
Si voltò a guardare la sua mano, incapace di muovere un muscolo. Avrebbe dovuto alzarsi, allontanarsi, ma non ci riuscì. Era paralizzata dalla paura.
Come se la sua mancanza di reazione fosse un invito a proseguire, lui si spostò più in basso, lungo il suo petto, e Rio trasalì, rimanendo però sempre immobile.
«No» riuscì infine a dire, scacciando quella mano quando scese pericolosamente più in basso. Dentro la scollatura del vestito. D'istinto si piegò in avanti, sperando che quel movimento lo scoraggiasse, ma la stoffa si allargò, dandogli spazio per poterle afferrare un seno.
«Che cosa stai facendo?» urlò.
Ma la presa dell'uomo