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Il professore il suo caffè espresso e la formula mancante
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Il professore il suo caffè espresso e la formula mancante
E-book172 pagine2 ore

Il professore il suo caffè espresso e la formula mancante

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Info su questo ebook

La storia è di un personaggio ricordato per la sua grande genialità nel campo della scienza. E come sempre, la genialità è invidiata. Un professore poco ricattabile, racconta episodi della sua vita che la storia, quella scritta dai poteri, ha deformato a proprio piacimento. La sua curiosità nel campo della fisica è la stessa espressa nella vita quotidiana. Una trama che fa luce sulle realtà che stiamo vivendo, l’attuale piano...
 
LinguaItaliano
Data di uscita14 mag 2019
ISBN9788869827181
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    Anteprima del libro

    Il professore il suo caffè espresso e la formula mancante - Ela Meth Foias

    S.

    Capitolo 1

    L’incontro

    Siamo nella Germania nazista, dove la repressione cominciava a farsi sentire pesantemente. Erano gli anni ’30. Per fuggire da questa repressione, molti scienziati e intellettuali di quell’epoca, scapparono dal loro paese, per recarsi in altri luoghi. Così fece anche il protagonista di questa storia. Arrivò in America. Gli inizi non furono tra i più promettenti, perché comunque veniva da un paese che gli Americani non stimavano. Nel 1938 era ospite a New York di un suo amico. A quel tempo, negli ambiti scientifici, c’era un gran fermento per lo studio di nuove tecnologie. Ma parallelamente una rete di Intelligence, diramava silenziosa i suoi tentacoli. Una sera, il suo amico Fred Steelman, invitò il professore a cena in un ristorante molto in voga, che si trovava vicino al porto di New York. Era un assiduo cliente, perché conosceva l’affidabilità e la serietà del proprietario del ristorante, noto per i prelibati piatti a base di pesce e famoso per i granchi e lobster. Quando il cameriere arrivò per l’ordinazione, Fred si accorse che non era lo stesso che abitualmente lo serviva al tavolo. Il professore ordinò un piatto di granchi e due piccole aragoste, proprio per onorare la specialità della casa, mentre il suo amico si orientò verso un piatto di gamberoni alla griglia con salse piccanti. Arrivò prima il piatto scelto dal professore, ma erroneamente il cameriere lo posò sotto il naso del suo amico, il quale, per la gran fame, afferrò un pezzetto di aragosta per assaggiarla. Il professore non fece in tempo a dirgli che quello era il suo piatto, che vide il suo amico sputare quel boccone con disgusto, urlando che aveva un sapore terribile. Nel trambusto, arrivò il maître. Mentre Fred spiegava cosa fosse accaduto, videro quel cameriere, togliersi la divisa in gran fretta e scappare dal ristorante.

    - Prenda questo piatto e vada in cucina, lo assaggi lei… mi dica poi, se questo è pesce da servire… disse Fred rivolgendosi al maître.

    Fu chiamata la polizia per il comportamento sospetto del cameriere. Il piatto fu fatto analizzare in un laboratorio di analisi e scoprirono che qualcuno aveva aggiunto una sostanza con alto dosaggio di mercurio. Era destinato al professore, il quale cercò di rammentare l’evento che avesse scaturito questo attentato alla sua vita. Forse perché non aveva accettato l’invito ad un convegno sull’energia atomica, in quanto contrario all’uso bellico. Non lo seppe mai. Dopo questo episodio, tornò nella sua casa a Princeton. Ma insegnò in varie università, acquisendo molta credibilità, soprattutto in ambiti accademici e scientifici. La sua vera passione era trasmettere agli studenti il suo sapere e la sua vivace curiosità, lo portava ad essere sempre geniale nelle sue scoperte scientifiche. Una curiosità che sarebbe stata fatale in un episodio dal quale si salvò per il suo grande intuito e per la tempestività di chi da tempo proteggeva la sua vita….

    Per un anno fu ingaggiato per studi e ricerche in una base militare nel Nevada, e ingannato sui veri scopi. Come tutte le anime pure, aveva fiducia nella scienza e mai avrebbe pensato di essere finito in un gioco di follia umana… Lo scoprì da lì a poco.

    Come di consueto, la stessa jeep militare che lo prelevava al mattino per recarsi nella sezione scientifica della base, lo riportava a fine giornata, nella sua abitazione, che era appena fuori il cancello della base militare stessa. Avrebbe potuto vivere in un’abitazione più confortevole, di quelle riservate all’equipe scientifica, ma non avendo velleità, preferì scegliere una casa più modesta, ma al di fuori della base, in prossimità della parte desertica. Una sera particolarmente buia e senza luna, decise di mettersi in veranda per godersi quel cielo stellato. L’orologio segnava le 23,05 minuti.  Si accese la pipa, quando ad un tratto si accorse risplendere in lontananza una grande sfera luminosa. Fu talmente incuriosito, che posò la sua pipa e si incamminò sul prato per capire di cosa si trattasse. La stessa sfera, iniziò a scendere lentamente fino ad arrivare sul suolo erboso e la breve distanza, gli mostrò la fantastica visione. Per la prima volta poté vedere un’astronave da vicino.  Benché fosse a conoscenza dell’esistenza di vita extraterrestre, mai avrebbe immaginato l’effetto che gli avrebbe procurato quella visione. Si avvicinò ancora, tradito dall’entusiasmo e incredulità, ma di colpo avvertì che qualcosa non andava e un senso di gelo e di disagio gli pervasero il corpo. Proprio in quell’istante si aprì il portello e scesero due esseri grigi. Decise di ritornare velocemente indietro e girando le spalle si accorse che non poteva più muovere un muscolo. I due esseri gli parlarono con tono apparentemente gentile e gli dissero di non aver paura, perché non avrebbero fatto nulla di male. Lo invitarono più volte ad entrare nella loro astronave, ma lui rifiutò perché questa non era la sua volontà. Non lasciandolo andare, chiese loro nuovamente cosa volessero da lui. Risposero che avevano bisogno della sua scienza per le loro sperimentazioni su gli umani. La risposta fu categoricamente negativa, spiegando che la richiesta non era equa, perché lui non aveva bisogno di loro. Era disorientato e spaventato. Non aveva mai avuto così paura in vita sua e si accorse di reagire sotto questa fortissima emozione. In realtà, fu il suo istinto a permettergli di prendersi tempo.

    Sebbene la comunicazione avvenisse telepaticamente, la loro voce era tutt’altro che gradevole alle sue orecchie. Mentre la sua preoccupazione e il disorientamento salivano di livello, si accorse di aver visto in lontananza, alla loro sinistra, altre due sfere di luce e pensato contemporaneamente in modo interrogativo cosa stesse accadendo. Domanda che chiaramente fu captata dai due esseri troppo intenti a lavorare la preda ai fianchi. Non fecero in tempo a ripetergli il perché di quella domanda, che le due sfere in avvicinamento, si accostarono sospese a un metro dal terreno. Dalle due astronavi scesero due entità fisiche, alte più di due metri, dalle sembianze umane, uno con i capelli mori e la barba e l’altro con i capelli biondi lunghi. Quest’ultimo, con tono fermo e deciso, si rivolse allo scienziato:

    - Non ascoltare quello che ti dicono, non li ascoltare! Avvicinati, avvicinati senza voltarti. In quella frazione di secondo, i due grigi salirono velocemente sulla loro astronave per dileguarsi, ma un fascio di luce tra il bianco e l’argento, bloccò la loro astronave, mentre lo scienziato in quell’istante, si accorse che aveva di nuovo la possibilità di movimento e dopo un attimo di tentennamento si avvicinò a loro. L’essere alto e biondo, gli mise una mano sulla spalla, dicendogli di girarsi lentamente verso l’astronave dei grigi. Da una delle due astronavi partì un raggio laser che disintegrò quella dei grigi.

    Lo scienziato rimase esterrefatto e poi aggiunse:

    - Mi avete chiamato per nome. Come fate a saperlo…? Io non conosco il vostro…

    - Il mio nome è Astar Sheran

    - …. e io sono Semjase….

    Astar Sheran guardò negli occhi lo scienziato e gli disse: - Tu sai perché sei stato ingaggiato nel progetto per cui lavori?

    Il professore gli rispose che erano stati richiesti i suoi studi per la ricerca sulla disgregazione dell’atomo e sull’energia che ne conseguiva. Ma non sapeva se ci fossero secondi fini.

    Il biondo aggiunse: fai qualcosa perché ciò non avvenga!.

    Il professore rispose:

    - Ma, ma… di quali progetti si sta parlando… non hanno approfondito… cosa diavolo mi nascondono?

    - Lo scoprirai… rispose Astar e rientrando nell’astronave, scomparvero nella notte buia tra le stelle.

    Lo scienziato attonito, tornò verso casa e una volta raggiunto il patio, si stupì di vedere la sua pipa appoggiata al posacenere, ancora accesa. Entrò in casa e guardò l’orologio e le lancette sembravano essersi fermate alle 23:06. Tutto era accaduto in nemmeno un minuto.

    La mattina seguente si svegliò con uno strano malessere e poco propenso ad andare alla base. Non si sentiva molto bene e dopo un piccolo tentennamento, vedendo l’autista arrivare con la jeep, decise di andare lo stesso. Nel breve tragitto, non disse una parola, si sentiva molto nervoso e contrariato. Arrivato alla base, anche i suoi colleghi si accorsero del suo umore e gli chiesero cosa avesse. Lui rispose che voleva sapere i reali scopi del progetto per cui aveva avuto l’incarico. Cercarono di tranquillizzarlo, dicendogli che avrebbe dovuto parlare con il generale, ma lui insistette con tono minaccioso.

    - Voglio sapere su cosa stiamo lavorando, perché una ricerca scientifica ha sempre un punto di partenza e un punto di arrivo. Per quale punto di partenza chiedete il mio apporto scientifico e quale è il reale scopo di questa ricerca.

    Fu chiamato il generale, il quale lo invitò a seguirlo all’interno di un hangar, dove si trovava un vecchio Sherman in disuso da diverso tempo. Il generale gli mostrò questo carro armato.

    - Vede professore, noi avremmo bisogno di spostare questo mezzo in un altro luogo.

    - E allora? rispose lo scienziato Non avete abbastanza taniche per il carburante?

    - No, che ha capito professore, non così… ma in altro modo!

    E lui rispose:

    - E allora come…?.

    Il generale gli mostrò un faro che emetteva una luce verde grigio e azzurra.

    Vede professore, noi non siamo in grado di gestire quell’energia per scomporre gli atomi. Questo è il suo apporto. Noi vogliamo con questo faro, spostare il mezzo in qualsiasi luogo. L’importante è che un altro faro sia presente nel luogo dove vogliamo far arrivare il mezzo e che si accenda simultaneamente al faro di partenza.

    - Impossibile rispose il professore Questo è un progetto folle, perché disgregare la materia è molto pericoloso.

    - Ma no… rispose il generale.

    - Ah nooo? Non ci riuscirete mai, siete dei folli incoscienti.  Se avete la certezza che l’oggetto arrivi a destinazione, non avrete mai il modo per riportarlo nel luogo da dove è partito. Mi dimostri il contrario, oppure… mi riporti nella mia casa… preparo i miei bagagli. Non sarò mai complice di questa follia.

    Il generale nel tentativo di dissuaderlo, decise di mostrare l’esperimento con il carro armato. Furono preparati i macchinari nell’hangar e nel luogo posizionato ad un chilometro, dove sarebbe avvenuto il trasferimento del carro per effetto del raggio a curva temporale. L’esperimento ebbe successo, ma il professore asserì che mezzo esperimento, non poteva essere considerato un successo e chiese di riportare il mezzo indietro con la stessa manovra. Infatti, all’accensione del raggio per riportare il carro al punto di partenza, lo stesso scomparve e fu ritrovato distante completamente fuso.

    Si dimise dall’incarico e tornando nella sua piccola cittadina di residenza, riprese la sua attività di professore universitario, fino a quando non fu costretto a fuggire anche da quella cittadina, perché 4 militari avevano avuto ordine di pedinarlo e riportarlo alla base. Si trasferì ad Oxford per un breve periodo, ospite di un suo caro amico docente di letteratura e filosofia. Seppe successivamente, che avevano continuato nella scelleratezza di quell’esperi-mento. Infatti nel 1945, fu messo in opera, con una nave della marina militare, un piccolo caccia torpediniere, accuratamente modificato. Questa volta abusando della fiducia dell’equipaggio, completamente inconsapevole, ignaro di quanto stava per accadere… fu una strage che venne chiaramente insabbiata per svariati anni. Venne denominato Esperimento Philadelphia, un progetto che, nonostante la macabra fine riservata a quei poveri marinai, non è mai stato interrotto. Il professore quando seppe la notizia, accese una candela in memoria di quelle povere vittime e ogni anno ripeteva questo gesto nel rispetto e in memoria di una fine imposta dalla scellerata follia di una scienza senza etica.

    Capitolo 2

    L’altro lato della luna

    Il professore decise di rimanere per un lungo periodo, lontano da ingaggi nei laboratori scientifici governativi, dedicandosi a tempo pieno al lavoro di docente universitario. Una mattina, mentre si accingeva a fare colazione, squillò il suo telefono. Dall’altra parte c’era un personaggio che dichiarava essere il Segretario di Stato Americano in persona. Il professore, credendo fosse uno scherzo telefonico, riagganciò distrattamente. Passò nemmeno un minuto, che il telefono squillò di nuovo e la stessa persona gli disse di non riagganciare.

    Lui a questo punto fu costretto ad ascoltare.

    - Professore, abbiamo bisogno della sua presenza qui a Washington. Manderemo una macchina a prelevarla, per portarla all’aeroporto più vicino, dove troverà due nostri uomini ad aspettarla.

    - Posso sapere il motivo? rispose il professore.

    - No, non per telefono, ma c’è una persona che ha bisogno di parlare con lei. Prepari un bagaglio con tutti i suoi effetti personali, almeno per una settimana.

    Dopo circa un’ora, una macchina si fermò davanti la sua casa e un uomo distinto di mezza età, bussò alla sua porta. Il professore, senza dire nulla, gli diede la valigia

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