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L'uomo che non sei. I mercanti di Primo
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L'uomo che non sei. I mercanti di Primo
E-book194 pagine2 ore

L'uomo che non sei. I mercanti di Primo

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Info su questo ebook

Due uomini si trovano vicini di posto, su un volo aereo. Uno dei due, ama raccontare delle storie. L’altro, ascolta con sufficienza, convinto di aver trovato un sistema simpatico per passare le tante ore di volo, prima dell’arrivo a destinazione.

Ben presto, le storie, lo coinvolgeranno in modo inaspettato.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2019
ISBN9788831640886
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    Anteprima del libro

    L'uomo che non sei. I mercanti di Primo - Cesare Cantoni

    Bach)

    L’INCONTRO

    L’imbarco per il volo diretto a Milano Malpensa, da Hong Kong, fu annunciato. Come sempre i passeggeri, ordinatamente, si misero in fila per accedere all’airbus. Tutti tranne lui, il quale, serenamente e senza fretta apparente, finì di sorseggiare il suo espresso, seduto al bancone del bar posizionato non molto distante dalla zona di imbarco.

    Osservando la folla, che si avvicinava al cancelletto di entrata, pensava:

    Dove va tutta questa gente? Cosa li porta a partire e arrivare in luoghi così lontani?

    Si poneva sempre queste domande, certo di poter avere le risposte se lo avesse chiesto ad ogni singolo passeggero. Cosa impossibile, certo, ma forse a qualcuno, magari al suo vicino di posto in aereo, poteva chiederlo e avere una risposta esauriente. Abbandonò questi quesiti senza risposta e, solo quando l’ultimo passeggero fu entrato, si avvicinò al desk presentando la carta di imbarco e il passaporto.

    Tutto a posto signore, si può accomodare. disse la donna al di là del cancelletto, con indosso la divisa della compagnia aerea.

    Grazie! rispose Fate in modo, per favore, che questo volo si svolga senza imprevisti. Ve ne sarei molto grato.

    Può stare tranquillo signore… rispose nuovamente la donna …abbiamo curato tutti i dettagli. Vedrà che quando sarà arrivato a destinazione, sarà soddisfatto del lavoro svolto. Ci vediamo a bordo più tardi.

    Rassicurato, proseguì il cammino attraverso il finger e poi tra i corridoi della business class, fino ad arrivare al settore dove era situato il suo posto a sedere, rigorosamente lato corridoio e non finestrino. Le file erano composte da poltroncine più confortevoli e larghe rispetto a quelle della classe economy, ordinate in file da due, sui lati dell’aereo e una centrale da tre. Dopo aver attraversato l’area riservata alle hostess per la preparazione di cibi e bevande, da distribuire ai passeggeri durante il volo, arrivò al suo posto assegnato. Pose la sua borsa da lavoro all’interno della cappelliera, proprio sopra la sua seduta.

    Notò che la cappelliera era vuota.

    Meglio di così! pensò accennando un sorriso.

    Si sedette, allacciò la cintura di sicurezza e si mise comodo.

    Vicino a lui era seduto un uomo, europeo probabilmente, tra i 40 e i 50 anni, con i capelli scuri, forse tinti, almeno così gli sembrava, visto il colore lucido e innaturale di quella folta capigliatura.

    Essendo seduti, non riusciva a dare un’altezza al passeggero accanto a lui, ma non se ne preoccupò, limitandosi a salutarlo gentilmente:

    Buongiorno! E’ italiano?

    Si sono italiano!

    Meno male, così, magari, posso scambiare due chiacchiere non in inglese. Oggi, l’inglese, è una lingua internazionale, indispensabile per viaggiare sia per lavoro che per divertimento. Non trova?

    Certo… rispose affabilmente il signore posto vicino a lui … condivido pienamente.

    Dopo anni di lavoro ad Hong Kong e in Asia, parlare in italiano mi fa sentire un po’ più a casa. Lei è di Milano?

    Non proprio, abito nella periferia di Milano. Mentre lei, mi sembra di capire, risiede ad Hong Kong, o mi sbaglio?

    No, non si sbaglia, vivo ad Hong Kong da parecchi anni, anche se sono originario di Roma, o per meglio dire, periferia di Roma.

    Furono interrotti dall’intervento della hostess che, con gentilezza, passando nel corridoio, invitava i passeggeri ad allacciare le cinture di sicurezza, riportare lo schienale in posizione eretta e chiudere il tavolino. Arrivata davanti a loro si fermò per qualche istante chiedendo di avere la borsa da lavoro del signore della periferia di Milano, per metterla nella cappelliera. Con nervosismo, il signore seduto al lato finestrino, cercò di sollevare la borsa, ma la cintura s’incastrò nei piedi, aumentando così la tensione. Infine, riuscendo a districarsi dal groviglio di piedi, gliela passò e la hostess completò il suo intervento chiudendo lo sportello della cappelliera e successivamente, anche gli altri a seguire.

    I due rimasero in silenzio, mentre l’areo iniziò a muoversi allontanandosi dal gate, in direzione della pista di decollo.

    Il signore originario di Roma emise un lungo sospiro e chiuse gli occhi come volesse dormire, mentre l’altro rimase con gli occhi ben aperti e le mani strette sulle ginocchia.

    Passarono alcuni minuti e, terminata la fase di decollo, il cicalino all’interno della cabina suonò, annunciando che da quel momento era possibile alzarsi, e che a breve sarebbe stato servito il pasto.

    Il signore di Milano si rilassò e, slacciatasi la cintura di sicurezza accennò a uscire per recarsi alla toilette. Si accorse che il signore di fianco a lui era appisolato, così rinunciò, rimandando il suo intento ad un momento successivo.

    Il momento non tardò ad arrivare, poiché l’uomo appisolato si destò dal suo torpore dopo aver emesso un grugnito simile a quello di un maiale affamato.

    Ho russato è vero? Mi deve scusare, ma ho una deviazione al setto nasale, tale da provocarmi difficoltà respiratorie e russamento, sia che sia sdraiato a letto o seduto in poltrona. Come mi appisolo un attimo, le parti molli tra naso e gola vibrano, fino a farmi russare. Dovrei farmi operare, ma non è ho voglia. Molti amici e conoscenti che l’hanno fatto, mi hanno detto di non aver avuto alcun risultato positivo.

    Non si preoccupi, anch’io russo ma, nel mio caso, mi è stato detto che dipende dal sovrappeso. Dovrei dimagrire, ma non riesco a perdere un grammo neanche se pago. Rispose gentilmente il passeggero di Milano, notando il leggero imbarazzo del suo vicino di posto, e proseguì:

    Le chiedo gentilmente se mi lascia passare, le fasi di decollo mi mettono sempre agitazione e poi devo correre al bagno.

    Avuta via libera, si diresse velocemente alla toilette e poco dopo tornò a sedersi al proprio posto. Si allacciò nuovamente la cintura di sicurezza e ringraziò il suo compagno di viaggio.

    Si sente più libero ora?

    Certo, ora sono a mio agio, grazie. Lei viaggia spesso in aereo?

    Si, e in particolare faccio questa tratta, frequentemente.

    Per lavoro, immagino? chiese l’uomo seduto vicino al finestrino.

    Non sempre o almeno, diciamo che a volte mi è capitato di viaggiare causa motivi di forza maggiore, non necessariamente legati al mio lavoro, ma a qualche cosa molto vicino alla mia professione. Rispose, senza però far cenno al tipo di occupazione.

    Fortunatamente io viaggio solo occasionalmente e sempre ad Hong Kong, dove ho dei contatti professionali. Rispose anch’egli senza far cenno alle ragioni dei suoi viaggi.

    La conversazione si protrasse per almeno un’ora ancora, senza che nessuno dei due facesse cenno alla propria attività lavorativa e senza presentarsi, in fondo a cosa serve sapere chi è il tuo vicino di posto visto che poi, probabilmente, non lo incontrerai più?

    Arrivati all’argomento cinema, i due si trovarono a raccontarsi dei film che avevano segnato la propria esistenza. I titoli erano molti, ed entrambe concordavano su come alcuni film fossero più o meno interessanti, a seconda delle storie usate nei soggetti e su come venissero raccontate.

    Il soggetto e la sceneggiatura, sono fondamentali per la buona riuscita di un film. Senza di essi, il prodotto cinematografico, non avrà mai successo. Esclamò sicuro l’uomo di Roma.

    Sono d’accordo con lei… replicò l’altro, sorridendo divertito da quella conversazione e proseguì …tante storie sono affascinanti, ma senza una buona sceneggiatura, si spengono e rimangono semplici fatti, senza rilevanza. Non trova?

    Esatto. Le storie, prendono una piega molto più interessante se raccontate con magistrale eleganza e particolare capacità nel catturare l’attenzione di chi ascolta o, nel caso di un film, dello spettatore in sala.

    Ah, certo non è il mio caso! Io a mala pena riesco a raccontare qualche barzelletta… replicò quasi imbarazzato l’uomo di Milano …e, ad essere sincero, mi dicono che le racconto anche male. Concluse accennando un sorriso divertito.

    Per me invece è l’opposto. Coloro a cui ho raccontato delle storie, mi hanno sempre dimostrato soddisfazione e interesse fino a farmi i complimenti per come riesco a coinvolgere chi mi sta ascoltando.

    E’ una bella fortuna davvero. Sarei curioso di sentirla raccontare una di queste storie.

    Non ho problemi a farlo, se lo desidera, ma la devo avvisare che i soggetti delle mie storie sono particolari, quantomeno non comuni.

    Beh, abbiamo ancora dieci ore di volo, circa. Per me va bene. Anche se sono storie particolari, sono pronto ad ascoltarla. Importante che non sia storie di spiriti, fantasmi o cose simili, perché l’ignoto mi spaventa tantissimo.

    Stia tranquillo nulla di tutto ciò, anche se, le posso assicurare, spesso la vita reale è più spaventosa di quanto uno si aspetti! Rispose l’uomo di Roma.

    Bene, può iniziare allora, sono tutt’orecchi. Replicò quasi ridendo, divertito da quanta sicurezza, il suo compagno di viaggio, manifestava nel sentenziare alcune affermazioni. Quasi fossero proclami.

    Lei mi sembra divertito, ma quanto le ho detto corrisponde a verità. I morti sono morti e stanno al loro posto. I vivi no, non stanno mai al loro posto, pensano, parlano si muovono e soprattutto, agiscono spesso e volentieri contro il prossimo.

    Il passeggero vicino al finestrino, cessò di sorridere e fissò il suo interlocutore, che nel frattempo, si era fatto serioso.

    Come può ben sapere, le storie, nascono dai pensieri e dalle azioni degli uomini. Quella che sto per raccontarle, riguarda un uomo di nome Francesco e risale a non molto tempo fa, se non ricordo male era il 2006, ma non ne sono sicuro.

    Ci fu un attimo di silenzio, lo stesso silenzio presente durante l’apertura del sipario ad inizio spettacolo teatrale, poi, l’uomo di Roma, iniziò il suo racconto.

    FRANCESCO

    Era una bella giornata di inizio agosto, quando Francesco ricevette una telefonata sul suo cellulare.

    Il numero era presente nella rubrica, per cui capì subito di chi si trattasse. Quel giorno iniziava la meritata vacanza dopo un intenso periodo lavorativo, così dovette combattere faticosamente la tentazione di non rispondere.

    Lasciò suonare per qualche attimo, nella speranza che smettesse, poi, d’istinto, impugnò l’apparecchio con la mano destra e se lo portò all’orecchio.

    Pronto! esclamò con tono brusco, stringendo fortemente con la mano sinistra, il volante della vettura.

    Sono io. rispose una voce femminile.

    Al suono della sua voce lanciò un’esclamazione colorita:

    Cazzo! ci siamo detto tutto ieri, cosa vuoi ancora?

    Ci fu una breve pausa, poi la voce femminile continuò:

    Sei sempre così nervoso quando guidi, o non sei contento di sentirmi?

    Il tono amichevole calmò Francesco che, rassegnato, rispose:

    Certo che non puoi proprio fare a meno di me, cosa devo fare ancora?

    Aveva capito subito che se il suo capo redattore chiamava mentre era in viaggio, qualche cosa doveva essere fatta da lì a poco.

    Nadia Serri era capo redattore di una fra le prime tre più prestigiose riviste di architettura in Europa, tradotta in inglese, francese e tedesco. Lei 38 anni, alta, bionda, formosa quanto basta, laureata in architettura e da 5 anni capo redattore della testata, in poche parole una donna in carriera per eccellenza.

    Francesco lavorava con lei da quattro anni e avevano maturato un buon rapporto e una certa confidenza espressiva.

    Non incazzarti ma ho una cosa da chiederti, visto che sarai già sul posto. replicò la donna.

    Trattenne a stento una risata e chiese rassegnato di cosa si trattasse.

    Un’esclusiva… continuò Nadia con voce eccitata … un’intervista a Sergio Raffa, il talento del momento, il creativo degli anni a venire, un giovane che a 40 anni ha disegnato e realizzato di tutto nel campo del design industriale e…

    Francesco intervenne bruscamente interrompendo la descrizione di Nadia.

    Fermati accidenti, so chi è, li leggo anch’io i giornali di settore, dimmi piuttosto cosa dovrei fare?

    …cosa devi fare, non cosa dovresti. Ti ho fissato per domani un’intervista con lui presso la sua abitazione a Venosa, alle 16,00, troverai l’indirizzo e il numero di telefono nella e-mail che ti ho mandato. Chiedigli di tutto, da dove ha cominciato e dove vuole arrivare, qualche aspetto della sua vita privata, hobby passioni vizi, insomma vedi di spogliarlo e fammi avere i suoi vestiti.

    L’espressione era conosciuta.

    Nadia aveva l’abitudine di usare questa metafora per indicare come sia necessario avere più elementi possibili di un personaggio intervistato, fino a non lasciargli nessun segreto, in poche parole lasciarlo nudo, svuotato.

    La conversazione sembrava al termine, ma Francesco aveva la sensazione che il suo capo avesse ancora qualche cosa da aggiungere.

    Fai qualche foto, lo so che ti porti sempre la camera digitale. Scaricale sul portatile ed inviamele con l’articolo al più tardi fra una settimana, voglio inserirlo nel numero del prossimo mese.

    Certo che pensi sempre a tutto, vero? rispose seccato non ti preoccupare, avrai tutto ma non rompermi più l’anima, sono in vacanza e puoi star certa che questa te la rinfaccerò in eterno. Ora ti lascio, sono allo svincolo dell’autostrada e devo uscire. Evita di chiamarmi, visto che in paese non c’è molto segnale. Ma come farai senza di me per due settimane? Ti saluto bionda.

    Non fare lo spiritoso, sono il tuo capo. Vedi di non deludermi con l’articolo.

    L’ho mai fatto?

    No, ma c’è sempre una prima volta in tutto, fai in modo che la tua non sia questa

    Non andare avanti, altrimenti l’articolo lo mando a qualche altra testata, sai che posso farlo vero?

    Non lo farai ne sono certa, fai buon viaggio e soprattutto vedi di rilassarti e riposarti, ti ho visto un po’ sciupato ultimamente. Dimenticavo, salutami Marianna e portale la mia solidarietà

    Solidarietà per cosa? chiese Francesco stupito.

    Per la pazienza che ha nel sopportare uno stronzo come te. Ciao! e riattaccò.

    Non fece in tempo a ribattere al complimento, tuttavia, conoscendo Nadia e la confidenza che c’era tra loro, non diede molto importanza alla cosa.

    Si rese conto di quanto quella telefonata fosse stata strana, visto che avevano discusso tutto il giorno prima. Questo pensiero svanì nel momento in cui dovette concentrarsi alla guida per uscire dall’autostrada.

    Mentre pensava a come spiegare questo imprevisto a sua moglie Marianna, svoltò a destra ed imboccò la rampa di uscita.

    Da quando si erano sposati avevano preso l’abitudine di passare il periodo di vacanza del mese di agosto in Lucania, in un piccolo paese situato in cima ad un colle. Marianna era nata e vissuta in quel vecchio borgo, durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Aveva mantenuto legami stretti di amicizia con molti degli abitanti, anche dopo essersi trasferita con la famiglia al nord dove aveva proseguito gli studi, fino a laurearsi in lettere. Scriveva per due Magazine di moda famosi, dove teneva rubriche e recensioni di spettacoli teatrali, cinema e libri.

    Spesso vendeva anche qualche romanzo rosa alla casa editrice con lo pseudonimo di Mariarosa.

    Francesco si era innamorato di lei in breve tempo, soprattutto perché oltre ad essere una bella donna, caratterialmente era esattamente opposta a lui e questo gli

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