L'automa

Di Alessia Corazzi

Thriller - racconto lungo (41 pagine) - Se diventi un automa fai del male a te stessa, ma June è umana. Anche troppo.

Un singolo errore può stravolgere la vita e provocare conseguenze talmente tragiche e imprevedibili che non sempre la coscienza umana è in grado di sopportarle, specie quando ci si sente colpevoli. L’ex investigatrice privata June Chiodelli lo sa bene, tanto da aver lasciato l’Italia, dopo la morte del padre detective, per fuggire in Inghilterra e chiudersi in una bolla di apatia cronica in cui nulla ha più importanza.

È solo grazie a Giulio e alla loro amicizia se le cose iniziano a cambiare, ma una sera Giulio viene trovato morto nel suo laboratorio. In Italia. Suicidio, hanno detto.

Ma è andata veramente così?

June non ci crede là da dove era scappata.

A suggerirglielo è lo stesso intuito che in passato le ha fatto commettere il suo errore più grande, ma questa volta non ha altra scelta: solo dando ascolto a se stessa potrà scoprire la verità e affrontare una volta per tutte il proprio passato.

Alessia Corazzi è nata a Rimini nel 1991. Da sempre appassionata di libri e cinema, dopo la laurea in mediazione linguistica ha frequentato un corso di perfezionamento in traduzione editoriale e nel 2021 ha iniziato a partecipare ad alcuni premi letterari. Con i suoi racconti si è aggiudicata, tra gli altri, la finale al GialloLuna NeroNotte 2021 e il terzo posto ex aequo al Termini Book Festival 2022, entrambi in collaborazione con il Giallo Mondadori. Nella sezione racconti inediti ha vinto anche il premio speciale Giovani Autori Claudio De Albertis al Ceresio in Giallo 2023.

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 14 nov 2023
• ISBN: 9788825426830

Anteprima del libro

Delos Crime

A cura di Roberto Mistretta

Delos Digital

Alessia Corazzi

L'automa

RACCONTO LUNGO

ISBN 9788825426830

© 2023 Alessia Corazzi

Edizione ebook © 2023 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.1

Copertina di Dante Primoverso

Collana a cura di Roberto Mistretta

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Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

Indice

Copertina

Il libro

L'autrice

L'automa

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

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Il libro

Se diventi un automa fai del male a te stessa, ma June è umana. Anche troppo.

Un singolo errore può stravolgere la vita e provocare conseguenze talmente tragiche e imprevedibili che non sempre la coscienza umana è in grado di sopportarle, specie quando ci si sente colpevoli. L’ex investigatrice privata June Chiodelli lo sa bene, tanto da aver lasciato l’Italia, dopo la morte del padre detective, per fuggire in Inghilterra e chiudersi in una bolla di apatia cronica in cui nulla ha più importanza.

È solo grazie a Giulio e alla loro amicizia se le cose iniziano a cambiare, ma una sera Giulio viene trovato morto nel suo laboratorio. In Italia. Suicidio, hanno detto.

Ma è andata veramente così?

June non ci crede là da dove era scappata.

A suggerirglielo è lo stesso intuito che in passato le ha fatto commettere il suo errore più grande, ma questa volta non ha altra scelta: solo dando ascolto a se stessa potrà scoprire la verità e affrontare una volta per tutte il proprio passato.

L'autrice

Alessia Corazzi è nata a Rimini nel 1991. Da sempre appassionata di libri e cinema, dopo la laurea in mediazione linguistica ha frequentato un corso di perfezionamento in traduzione editoriale e nel 2021 ha iniziato a partecipare ad alcuni premi letterari. Con i suoi racconti si è aggiudicata, tra gli altri, la finale al GialloLuna NeroNotte 2021 e il terzo posto ex aequo al Termini Book Festival 2022, entrambi in collaborazione con il Giallo Mondadori. Nella sezione racconti inediti ha vinto anche il premio speciale Giovani Autori Claudio De Albertis al Ceresio in Giallo 2023.

1

Mio padre era morto.

Giulio si era fatto bastare questa risposta, quando mi aveva chiesto perché avessi lasciato l’Italia.

Mio padre era morto. E io con lui.

In un secondo momento, con l’evolversi della nostra amicizia, sarei riuscita a raccontargli i dettagli di quanto accaduto, seppur a fatica, con la voce ridotta a un sussurro e lo sguardo rivolto verso il basso, ma non quella prima volta.

Giulio aveva ripreso i contatti con me solo un paio di settimane prima. Sarebbe venuto a Londra per visitare una fiera di meccanica artistica e con l’occasione aveva proposto di incontrarci. Un messaggio che era riuscito a far vibrare la bolla di apatia cronica in cui vegetavo da almeno due anni, una dimensione rarefatta in cui svolgevo un lavoro qualunque, salivo e scendevo dalla metro, guardavo la tivù, dormivo a lungo.

Avevo accettato di vederlo, forse senza neanche rendermene bene conto, e quindici giorni dopo se ne stava sul divano del mio salotto, con una maglietta bianca e dei pantaloni del pigiama, parlando e muovendosi con naturalezza, come se la persona di fronte a lui, quella che vent’anni prima era stata la sua compagna di banco, la bambina impetuosa con un nome strano, una mamma inglese e un papà detective, non avesse mai smesso di far parte della sua vita.

– Perché te ne sei andata? – aveva chiesto.

– Perché mio padre è morto.

Una risposta diretta, priva di esitazioni.

Avevo aggiunto che, dopo quanto successo, rimanere in Italia non era un’opzione possibile, come se la terra che mi avesse visto nascere e crescere mi avesse visto anche morire.

– E non sei più tornata?

– No, Giulio, non hai capito: io non ci torno più.

E lo ritenevo un dato di fatto. L’unico punto fermo in quella mia esistenza dai contorni indistinti.

Io non ci torno più.

Ma era una convinzione errata. Una delle tante.

Perché dieci mesi dopo ero di nuovo in Italia, nel Paese di mio padre, e mentre attendevo che scaricassero il mio trolley dalla stiva dell’aereo, mi chiedevo dove fosse finita tanta risolutezza.

Io non ci torno più.

Tenevo la mascella contratta e le mani strette a pugno attorno alla tracolla della borsa, fremendo d’impazienza affinché mettessero in moto quel maledetto nastro bagagli.

Volevo allontanarmi da lì. Dalla gente chiassosa che mi circondava. Dai liceali di ritorno dalla gita a Londra che non avevano chiuso bocca per tutta