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Il dolce veleno della vendetta
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E-book158 pagine1 ora

Il dolce veleno della vendetta

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Info su questo ebook

Zane Thunder è ricco, affascinante, single, desiderato da molti e a capo della Thunder Company, una delle agenzie pubblicitarie più rinomate e prestigiose di Chicago.
Nella vita ha sempre dovuto lottare e alla fine è riuscito a ottenere tutto ciò che desiderava.
Tutto, tranne lei, Audrey. L’unica donna che abbia mai amato e che lo ha tradito, distruggendo la sua felicità.
Audrey Larson ha perso tutto. Quella che era la sua vita felice si è dissolta con il divorzio dall’unico uomo che abbia mai amato, Zane.
Con questa separazione, è iniziata la sua discesa all’inferno, ma proprio quando sembrava aver perso tutto, ecco che Zane ricompare nella sua vita.
Sono passati quattro anni dall’ultima volta che si sono visti.
Questi anni saranno stati sufficienti a dimenticare e a voltare pagina oppure il loro incontro ha solo riacceso vecchi rancori e quel desiderio di vendetta che in realtà non si è mai spento?
 *** Romanzo autoconclusivo ***

"Ho amato il taglio che l'autrice ha dato alla storia, è raccontata in modo frizzante e non sono riuscita a staccarmi dalla lettura fino alla fine del libro" (Lettere in libertà)

"Riuscirete ad entrare in perfetta sintonia provando ogni loro emozione, conflitto e paura" (Tre gatte tra i libri)
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2019
ISBN9788834192207

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    Anteprima del libro

    Il dolce veleno della vendetta - Victory Storm

    Audrey

    Il dolce veleno della vendetta

    Victory Storm

    ©2019 Victory Storm

    Email: victorystorm83@gmail.com

    Sito web: www.victorystorm.com

    Editing: Valentina Giglio

    Copertina: Red strawberry Valentine cocktail splash By Mariyana M - https://stock.adobe.com

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso dell’autore.

    Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.

    Altri libri dell’autrice:

    - Attrazione di sangue

    - Confederazione di sangue

    - Promessa di sangue

    - Profezia di sangue

    - Cenerentola di sangue

    - Proprio perché ti amo - In Love With A Star

    - Il non fidanzato peggiore del mondo - A Star in My Life

    - Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo

    - Una bugia per farti innamorare

    - Il mio uragano sei tu

    - Infrangerò le regole per te

    - Sei nelle mie mani

    SINOSSI

    Zane Thunder è ricco, affascinante, single, desiderato da molti e a capo della Thunder Company , una delle agenzie pubblicitarie più rinomate e prestigiose di Chicago.

    Nella vita ha sempre dovuto lottare e alla fine è riuscito a ottenere tutto ciò che desiderava.

    Tutto, tranne lei, Audrey. L’unica donna che abbia mai amato e che lo ha tradito, distruggendo la sua felicità.

    Audrey Larson ha perso tutto. Quella che era la sua vita felice si è dissolta con il divorzio dall’unico uomo che abbia mai amato, Zane.

    Con questa separazione, è iniziata la sua discesa all’inferno, ma proprio quando sembrava aver perso tutto, ecco che Zane ricompare nella sua vita.

    Sono passati quattro anni dall’ultima volta che si sono visti.

    Questi anni saranno stati sufficienti a dimenticare e a voltare pagina oppure il loro incontro ha solo riacceso vecchi rancori e quel desiderio di vendetta che in realtà non si è mai spento?

    1

    Audrey

    «Ottimo lavoro, signorina Larson», borbottò velocemente Peter Anderson, vedendomi tornare di corsa verso la cucina per prendere l’ennesima ordinazione da portare al tavolo.

    «Grazie», sussurrai emozionata per quel complimento, prima di ripartire verso l’elegante sala da pranzo del prestigioso ristorante, con le mani cariche di piatti.

    «Non ci posso credere. Anderson ti ha appena fatto un complimento. Ormai puoi considerarti assunta! Complimenti, Audrey!», esclamò a bassa voce la mia collega Sharon, mentre io tentavo di evitare di scontrarmi con lei e andare verso i tavoli a me assegnati.

    Quel giorno c’era il pienone al Prestige.

    Tutti i tavoli erano occupati, tranne uno.

    Il bancone del bar era affollato e ovunque c’era gente che andava e veniva in ogni direzione.

    Il rischio di finire addosso a qualcuno era altissimo.

    Un rischio che non potevo assolutamente permettermi.

    Quello era il mio terzo giorno di lavoro come cameriera del Prestige e sarebbe stato il mio ultimo giorno di prova prima di decidere se assumermi in via definitiva o se non ero adatta a quel posto.

    In realtà non avevo mai desiderato fare la cameriera.

    Ero laureata in Marketing con una specializzazione in Administration & Public Relationship.

    Inoltre avevo seguito degli studi improntati sul mondo pubblicitario.

    Quello era sempre stato il mio mondo.

    Avevo lavorato per agenzie pubblicitarie per tutta la vita, fino al mio divorzio e al successivo trasferimento a Gatesville per stare vicino a mio padre, finito su una sedia a rotelle dopo un terribile ictus che lo aveva paralizzato dal collo in giù.

    Ora ero tornata a Chicago, quella che consideravo la mia città, il posto in cui tutti i miei sogni si erano sempre avverati.

    Tuttavia avevo presto scoperto che, a causa dei quattro anni passati lontano, molte porte mi erano ormai precluse.

    Dopo anni ferma a Gatesville a prendermi cura del mio unico genitore rimasto ancora in vita, Chicago si era evoluta.

    Ora le richieste, le esperienze, la competitività avevano raggiunto livelli tali da rendere quasi impossibile un mio reinserimento in quello che era sempre stato il mio lavoro.

    A quanto pareva, non importava a nessuno se avevo curato e organizzato campagne pubblicitarie di prestigio. L’unica cosa che tutti si soffermavano a guardare era quel buco di quattro anni in cui ero rimasta tagliata fuori dal mondo lavorativo.

    E ora, eccomi qui, a fare la cameriera in un ristorante di lusso, circondato da palazzi che raccoglievano gli uffici di alcune delle compagnie pubblicitarie e informatiche più grandi della città.

    Avevo cercato lavoro disperatamente dopo la morte di mio padre, sommersa da spese sanitarie ancora da finire di saldare.

    Tutto il mio gruzzoletto e i soldi ereditati da mio padre erano finiti.

    La sola cosa che mi restava da fare era tornare a lavorare a Chicago, l’unica città che conoscevo e che poteva offrirmi opportunità lavorative che una piccola città come Gatesville non avrebbe mai potuto darmi.

    A causa dei miei problemi economici, non avevo potuto aspettare di trovare il lavoro perfetto, così mi ero messa a sondare il terreno e alla fine avevo deciso di trovare un impiego in grado di farmi entrare in contatto con il bel mondo, senza darlo a vedere.

    Fare la cameriera al Prestige significava questo per me.

    Non erano solo le stupende divise a farmi sentire a mio agio, ma era stata proprio la possibilità di conoscere i nuovi padroni del mondo pubblicitario ad aver suscitato il mio interesse.

    Ora l’unica cosa che dovevo fare era superare i tre giorni di prova e ottenere quel lavoro, in modo da pagare l’affitto di casa, con cui avevo un arretrato di tre mesi, e iniziare a sondare il terreno per il mio futuro.

    Quel giorno avevo avuto la prova di aver fatto la scelta giusta.

    Mentre servivo drink e piatti elaborati e gustosi, avevo ascoltato conversazioni estremamente interessanti: una certa Savannah, contrariata dal lavoro pubblicitario che aveva richiesto per la sua linea di cosmesi, un direttore creativo che si era dimesso lasciando la Marshall Company in braghe di tela, dato che ora non sapevano come soddisfare le richieste dei nuovi clienti, un certo Farlight che stava discutendo con una donna riguardo al desiderio di rifare il logo del brand del suo liquore…

    Insomma, di fronte a me avevo possibilità infinite di accaparrarmi il cliente giusto e di ottenere un impiego nelle pubbliche relazioni di una compagnia pubblicitaria in cambio di qualche dritta tra quelle apprese.

    Sapevo benissimo che c’era chi avrebbe pagato profumatamente quelle informazioni.

    Mi sentivo al settimo cielo. Neanche la fatica per quella numerosissima clientela esigente e sempre di fretta, era riuscita a farmi rallentare il passo o desiderare una pausa.

    «Porta questo al tavolo sette», mi ordinò all’improvviso Anderson, consegnandomi un vassoio pieno di aperitivi.

    Con quel tavolo avevamo esaurito i tavoli liberi.

    Guardai l’orologio.

    Ancora un paio d’ore e avrei finito quella giornata di lavoro.

    Zigzagando tra un tavolo e l’altro, tra un cliente e un collega, arrivai ai tavoli a me assegnati, ma proprio mentre curvavo rapidamente sulla destra per evitare il cane di una cliente che ne aveva perso il controllo, di colpo mi ritrovai una figura nera davanti.

    Prima che potessi deviare o focalizzare lo sguardo su ciò che stava accadendo, sentii il vassoio scontrarsi bruscamente contro quell’ostacolo, rovesciando a terra tutti i calici di vetro, che si distrussero in mille pezzi.

    «Oh, mio Dio!», sussurrai in preda alla disperazione, di fronte a quel tappeto di vetri rotti, mentre i miei occhi risalivano sulla figura stagliata davanti a me. «Mi… mi dispiace… Io non l’avevo vista… Il cane mi ha distratto e…», continuavo a farfugliare sconvolta, guardando la camicia bianca dell’uomo completamente zuppa e macchiata dai diversi drink.

    Stavo continuando a blaterare delle scuse, quando finalmente ebbi il coraggio di alzare lo sguardo e incrociare quello furioso dell’uomo.

    Di colpo il mio cuore ebbe un sussulto.

    Appena i miei occhi incontrarono quelli azzurri di lui, sentii il mio respiro spezzarsi e non riuscire più a ricomporsi per svariati secondi.

    «Zane», soffiai, ancora in apnea, mentre ogni parte del mio corpo che era stata toccata e baciata da lui in passato sembrò risvegliarsi.

    «Audrey», rispose asciutto e seccato.

    «Cosa ci fai qui?», riuscii a domandare, incapace di pensare ad altro se non alla sfortuna di quella maledetta coincidenza con duplice conseguenza: rischiare di perdere il posto di lavoro e far riaffiorare i ricordi di un matrimonio che avevo impiegato quattro anni a cancellare dalla memoria.

    «Signor Thunder, sono mortificato», accorse subito il titolare del locale, seguito da due miei colleghi per pulire subito il danno e togliere i vetri dal pavimento prima che potessero far del male a qualcuno.

    «Anderson, ti credevo più attento nella scelta dei tuoi dipendenti», sibilò severo Zane,

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