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Un'estate da non dimenticare: Love in Kona #1
Un'estate da non dimenticare: Love in Kona #1
Un'estate da non dimenticare: Love in Kona #1
E-book231 pagine8 ore

Un'estate da non dimenticare: Love in Kona #1

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Info su questo ebook

Mi ha salvato.

Letteralmente. A causa dell'alcol che ho bevuto e di una rivelazione inaspettata dal ragazzo che mi piace da anni, sono quasi annegata la mia prima sera alle Hawaii.

Sono subito attratta da Kai... come da una forza che non riesco a spiegare, come la luna che controlla l'oceano.

Come la corrente sotto la superficie... più forte di quanto possiamo immaginare.

Devo cercare di resistergli. L'ultima cosa di cui ho bisogno è commettere lo stesso errore una seconda volta. Tuttavia, una storiella estiva sembra davvero un'idea grandiosa... paradisiaca. Sempre che le cose non si complichino.

C'è solamente una cosa più folle di innamorarsi di qualcuno che conosci da pochi giorni... farlo nonostante la consapevolezza che presto sarete costretti a separarvi. 

Primo libro della seria Love in Kona

LinguaItaliano
Data di uscita15 lug 2019
ISBN9781547598625
Un'estate da non dimenticare: Love in Kona #1

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    Anteprima del libro

    Un'estate da non dimenticare - Piper Lennox

    Per Freeman, come sempre.

    Una vita senza amore è come un anno senza estate.

    Proverbio svedese

    Capitolo Uno

    Kai

    Quando riemergo in superficie, vedo che mio padre mi sta cercando mentre percorre la costa.

    Nuoto con calma. Da oggi inizia ufficialmente la stagione turistica – non che finisca mai sul serio – e sono in servizio.

    «Al locale hai una fila che ti aspetta,» mormora, indicando la spiaggia. «Non hai fatto abbastanza surf durante la riunione che hai saltato?»

    «Ho chiesto a Luka di occuparsi del locale, papà. Va tutto bene.» Elimino il sale dal mio viso e fingo che le sue occhiatacce non mi importino mentre afferro il borsone.

    Scuote il capo e strizza gli occhi, il suo segnale per dirmi Ho chiuso con te.  «Non so che cosa fare con te, Kai. Prima ti rendevi sempre utile e adesso... sembra che non ti importi.»

    Non so come rispondergli. È vero che non mi interessa.

    Prima non era così, però. Quando l’impero della nostra famiglia era ancora gestibile e divertente, solamente un bed-and-breakfast come altri, mi piaceva gestire l’attività di famiglia. Era il lavoro dei miei sogni.

    Adesso le cose sono cambiate. Punto lo sguardo verso la spiaggia e osservo il nostro nuovo e imponente hotel. Orribile. Non riesco a credere che papà si sia fatto abbindolare dagli uomini della Paradise Port. Due anni prima due uomini della famosa catena di alberghi lo convinsero a espandersi, parlandogli di franchising e mercato, tutte parole che avevo sentito pronunciare a mio padre con disprezzo mentre ogni anno l’isola diventava un luogo sempre più commerciale.

    Anche lui è cambiato. È chiaro che non ami più questo settore. A causa del lavoro che lo tiene sveglio la notte i suoi capelli sono diventati grigi. Non ricordo l’ultima volta che ha portato la mamma fuori per un appuntamento, o che è uscito a fare surf con me e Luka.

    Grandioso. Adesso mi sento in colpa.

    «Vado al locale. Scusa.» 

    Annuisce e si volta per tornare al resort, ma noto che il suo sguardo si sofferma sull’orizzonte. Sta osservando le onde.

    «Oggi ho beccato delle belle onde,» gli dico. Sussulta e mi osserva, notando la tavola che gli sto porgendo. In realtà, voglio offrirgli un attimo di tregua. «Se ti va di fare un giro.»

    Per un secondo, credo che prenda in considerazione la mia offerta. Sposta lo sguardo dalla tavola all’oceano, e allunga una mano, ma poi si ferma.

    «Vai al locale, figliolo, va bene?» Mi lancia un’altra occhiataccia e poi si volta, tornando verso il fiore all’occhiello del suo impero.

    Adesso tocca a me sospirare. «Cazzo,» impreco con voce appena udibile. Il sole è così alto mentre pagaio verso il piccolo rifugio sulla spiaggia che non riesco a vedere nemmeno la mia ombra.

    Quando arrivo al bar, Luka sta giocando a un video gioco. «Ehi,» esclama senza sollevare lo sguardo.

    Gli rubo quell’affare. «Dovresti prepararti.»

    «Tu dovresti prepararti. Non è il mio turno.»

    Lo ignoro mentre lavo le mani e poi affetto un paio di lime. «Ti sei perso delle belle onde,» gli dico.

    «Davvero?»

    «Beh, decenti. Sarebbe stato più interessante surfare dalle parti di Drew.» Metto le fettine nel contenitore, poi preparo gli ananas. Le mie mani sono già appiccicose, e il bar odora di frutta troppo dolce per i miei gusti. «Papà mi ha visto.»

    Luka fa un cenno a dei turisti. «Immaginavo. Non saresti qui se non ti avesse trovato.»

    «Mi ha detto che c’era parecchia gente.»

    Scoppia a ridere. «Due persone, e non hanno nemmeno ordinato. Volevano solamente sapere dove affittare delle bici.»

    Invece di unirmi a lui, scuoto il capo e impreco.

    «Sai, potresti almeno fingere che ti interessi,» aggiunge con tono serio. «Per il bene di papà.»

    Smetto di svuotare l’ananas e lo fisso. Ha ripreso il gioco mentre non stavo guardando. «Prima di tutto,» esclamo, «stai giocando a un video gioco e vuoi farmi la predica? E secondo, a me importava davvero. Quando gestivamo una vera attività e non... questo.» Allargo le braccia verso la spiaggia, indicando il resort quattro volte più grande e cento volte più ridicolo di quello che avevamo prima.

    «Mi importava,» aggiungo, infilzando il coltello nell’ananas, «quando papà decise di firmare un contratto e dare via tutto senza nemmeno chiedercelo. Sembrava che fossi l’unico a preoccuparsi che tutto fosse cambiato.»

    Luka solleva lo sguardo dal gioco. «Importava anche a me, bello.»

    «Davvero? Perché non hai detto niente, allora?»

    Si stringe nelle spalle. Il suo gesto non significa che non sa come rispondermi, ma non gliene importa più abbastanza da parlarne. Allineo dieci pezzi di ananas nel contenitore e lo chiudo con tanta forza che un po’ di frutta finisce per terra.

    Mollie

    «Gli chiederai di uscire?»

    «Ti sembra così impossibile?» mormoro con lo spazzolino da denti in mano mentre Tanya afferra la piastra per capelli e comincia ad avvolgere il filo.

    «Credo solo che, se gli fossi piaciuta in quel senso, avrebbe fatto lui la prima mossa,» risponde.

    Sputo e osservo il mio riflesso. Ci avevo pensato anch’io più di una volta – okay, parecchie volte – ma sono stanca di aspettare. Carpe diem. Si vive una volta sola. O come cavolo si dice.

    «Ascolta, sono sincera con te perché non voglio che ti illuda. Hai questa enorme, folle e stupida...»

    «Ho capito, grazie.»

    «... cotta per per Damina da... quattro anni? E non è mai successo niente.» Mi segue in soggiorno, dove si trovano le nostre valigie aperte, piene fino all’orlo. Inserisco anche il mio spazzolino mentre lei trova uno spazio per la piastra. «Non voglio che ti spezzi il cuore. Tutto qui.»

    «Il college è finito, Tan.  Se non ci provo adesso, potrei perdere l’ultima occasione che ho con lui.» Damian, l’unico studente di architettura nella nostra cerchia di amici, ha ottenuto un lavoro in Oregon prima dell’inizio dell’ultimo semestre. Dato che sono senza un’occupazione e che mi trasferirò nella dependance dei miei genitori a luglio, questa vacanza da fine college è l’unica occasione per stare con lui.

    Osservo la mia amica sedersi sul suo bagaglio, ma non credo che si chiuderà. «So che è rischioso,» proseguo, «e che potrebbe dirmi di no. Sono anche consapevole che potrei restarci parecchio male.»

    «Ne saresti devastata.» Sfiora le doppie punte dei suoi capelli. «Sarebbe la fine del mondo. Interverrò quando affogherai i dispiaceri nell’alcol fino a stare male.»

    «Ma è dal primo anno che trascorro ogni festa o lezione,» proseguo, lanciandole un cappello come se fosse un frisbee, «nella paura di un suo rifiuto. Non dovrei almeno provarci prima che sia troppo tardi?»

    Sospira. Non sono sicura se la sua espressione affranta sia rivolata a me o alla valigia.

    «Immagino che tu abbia ragione,» dice alla fine, abbassando le mani in segno di sconfitta. Forse è stanca di provare a farmi cambiare idea. «Credo che le Hawaii siano il posto migliore per questa folle idea, no?»

    * * *

    «A quanto pare siamo seduti vicini.»

    Fingo di essere sorpresa quando Damien si siede accanto a me sull’aereo, senza dire niente sul fatto che abbia fatto cambio di posto con Macy. «Oh, davvero?»

    Annuisce. «Ha senso, però. Carrie ha prenotato i biglietti insieme.»

    «Oh,» esclamo di nuovo. «Giusto.»

    Restiamo in silenzio finché l’aereo non decolla e gli assistenti di volo ci portano una lattina di gazzosa e un pacchetto di cracker. Quando mettiamo giù i nostri vassoi, sfioro la mano di Damian.

    «Scusa,» mormoro, ma non se ne accorge perché sta già mangiando.

    Il problema con Damian, almeno secondo Tanya, sono le aspettative che ho creato su di lui. L’ho reso quasi irraggiungibile. "Continui a pensare che sia una sorta di divinità greca, quindi non avrai mai una possibilità con lui. Questa storia si trasformerà in una profezia che si auto avvera", mi aveva spiegato una volta.

    Prendo dei respiri profondi per provare a calmarmi. Se ce l’ho fatta fino a ora, sarò coraggiosa anche dopo. Fingi finché puoi. Credici fino alla fine.

    Porto i capelli dietro la spalla e mi volto. «Allora... sei elettrizzato all’idea di andare in Oregon?»

    «Non direi elettrizzato.» Sorseggia la bibita mentre sta ancora masticando. Odio quando le persone lo fanno, ma vederlo fare a Damian lo rende meno schifoso, in un certo senso. «Sono pronto per qualcosa di diverso. Capisci?»

    «Sì,» rispondo, anche se non è la verità.

    «Comunque, è un buon lavoro. Almeno finché non sarò pronto per il master e la licenza.» Si volta verso di me. «Che mi dici di te?»

    «Forse anch’io farò il master in architettura.» Ho scoperto che è un’ottima risposta quando le persone ti fanno domande sui tuoi progetti futuri. Nessuno ha niente da ridire quando si tratta di studiare.

    «Devi assolutamente. La laurea non serve a molto.»

    «Non è proprio così.» Mi rendo conto di aver usato un tono scostante, così provo a riderci sopra. È irrilevante, mi sorride come se fossi un’ingenua.

    «Hai più avuto notizie da... quella cosa?»

    «Quale cosa?»

    «Sì, mi hai parlato di un programma in Vermont o roba simile.»

    Ci rifletto per un attimo. «Il tirocinio nel Maryland?»

    Annuisce, ma sembra troppo concentrato sul suo spuntino. «Esatto.»

    «Ehm... no, è sfumato.»

    «Oh. Mi dispiace.»

    In realtà, lo sapeva già. Gliene avevo parlato a gennaio, subito dopo aver ricevuto l’email in cui mi comunicavano che avevano rifiutato la mia domanda. Mentirei se dicessi che mi avesse ferito sapere che lo avesse dimenticato, ma è inutile pensarci.

    Smettiamo di nuovo di parlare, e non credo che sia il caso di interrompere di nuovo quel silenzio, dato che sta mangiando mentre si gode un film.

    «Ehi,» esclama proprio quando sono pronta a rinunciare, «posso...»

    Chiederti di uscire? Invitarti a restare nella mia camera d’albergo? Posso scoparti finché non atterreremo?

    «...prendere in prestito le tue cuffie?»

    Mi sento sconfitta. Gli do le cuffie e provo a sorridere.

    Il volo sembra non finire più, e Tanya mi segue quando mi alzo per andare in bagno.

    «Ehi? Come va con Damian?»

    «Alla grande. Mi ha chiesto le cuffie. Credo che oro e verde smeraldo saranno perfetti per le nostre nozze.»

    Mi sorride e mi dà una gomma da masticare. «Andrà meglio,» prova a rassicurarmi. «Aspetta di arrivare al resort... berremo e ci divertiremo da impazzire.»

    Osservo Damian dietro di lei. Sta annuendo con le mie cuffie nelle orecchie. «Lo spero.»

    Capitolo Due

    Mollie

    «Ho bisogno di bere.» Tanya intreccia un braccio con il mio non appena scendiamo dal taxi.  Carrie e Macy avevano preso il nostro stesso taxi, mentre Damian, il suo coinquilino James, e i gemelli, Ian e Ted, erano in quello davanti. Non appena accostiamo, i fattorini si precipitano verso di noi.

    Tanya è subito accontentata. Non appena mettiamo piede nella lobby, una donna con delle collane e un uomo con delle tazze di cocco piuttosto pacchiane ci accolgono. Non so che cosa contengano, ma hanno un odore forte, e finisco la mia prima di raggiungere il piano di sopra.

    «Wow, guarda questo posto!» Carrie inizia a volteggiare per la suite, pressando il naso contro ogni finestra come una bambina. Lo fa spesso... si comporta come una bambina, ma odia le persone che non la rispettino. Probabilmente è per questo che sta studiando medicina, ma non riesco a immaginare quanto possa essere credibile un medico alto un metro e cinquanta con la faccia piena di brillantini e che porta una borsa a forma di ciambella.

    Nel frattempo, Macy è occupata a leggere il menu del ristorante al piano di sotto, e Tanya sta rubando quel che resta del drink di Carrie. Restiamo soltanto io e il fattorino. Gli do una banconota da cinque dollari, e poi chiudo la porta.

    «Allora,» esclama Carrie, stravaccandosi sul divano soffice con la sua borsa per i trucchi – ricoperta di lustrini, ovviamente – per ritoccare il lucidalabbra, «com’è andato il volo?»

    Il  modo in cui pronuncia la parola volo mi fa capire che sia curiosa di scoprire se abbia trovato il coraggio di provarci con Damian. Ignoro gli occhi che tutti mi puntano addosso e comincio a cercare delle pillole in borsa.

    «Sai,» prosegue, «hanno organizzato una festa hawaiana questa sera, tutto compreso. Forse tu e Damina potreste stare un po’ da soli in riva al mare.»

    Macy afferra il lucidalabbra di Carrie e lo picchietta sulle sue labbra. Capisco che le compagne di stanza condividano quasi tutto, ma certe cose per me sono disgustose. Scosto lo sguardo, perché il pensiero di condividere la saliva e i germi mi dà la nausea.

    Tanya e io non ci comportiamo così. Ci scambiamo i vestiti, ma non andiamo mai oltre. Non credo che per lei sia un problema condividere trucchi o da bere – ed è chiaro dal modo in cui ha appena rubato quello di Macy – ma, per fortuna, comprende le mie stranezze. Come non condividere mai la saliva, sempre che non si tratti della persona che frequenti, oppure tenere il volume della televisione al minimo quando le tue compagne studiano.

    Oppure il fatto che abbia una cotta ridicola per Damian da quando ci siamo conosciuti e, sebbene non faccia che tormentarmi quando siamo da sole, rispetta che non mi vada di parlarne davanti agli altri. Comprese Macy e Carrie.

    Così, quando cambia argomento, chiedendoci dove dovremmo pranzare, le lancio uno sguardo pieno di gratitudine. Non è così evidente, ma so che lei ha ricevuto il messaggio.

    Kai

    «La festa hawaiana è questa sera, o l’avevi dimenticato?»

    Mi immobilizzai con la  mano ancora sul frigorifero. «No,» dico alle calamite d’argilla e incredibilmente pacchiane che amici e parenti hanno spedito dalla terraferma. Lo Space Needle è spezzato al centro, seghettato come un coltello. «Non potrei mai, nemmeno volendo.»

    Papà sospira e scuote il capo. Ha circa un migliaio di documenti sparpagliati sul tavolo della cucina. Tipico. Da quando ha firmato il contratto per il franchising, è stato costretto a lavorare durante la pausa pranzo, anche quando è con la mamma.

    Il rumore della lattina di coca che apro rimbomba come una frattura. Questo posto è troppo tranquillo ultimamente, nonostante tutte le novità.

    «Kai?» la voce di mia madre mi raggiunge dal giardino. «Sei tu?»

    Esco e le faccio un cenno con la mano. È inginocchiata sul terreno, mentre un pacchetto di semi è ai suoi piedi.

    «Cetrioli,» spiega, indicando la fila. «Pensavo di piantare anche dei ravanelli. Che ne dici?»

    «I ravanelli sono buoni,» rispondo, fingendo che mi interessi. Il giardinaggio è l’ultima passione della mamma, e sembra che la stia aiutando a rilassarsi e a non pensare ai sogni che la tormentano da Natale. Si rifiuta di raccontarci di più, ma ho la sensazione che riguardino i vari modi in cui mio padre stia cercando di ammazzarsi di lavoro. «Spero che preparerai dei cetrioli sottaceto, altrimenti non li mangerò.»

    Sono contento che le mie parole la divertano.

    «Ti dispiacerebbe passarmi l’innaffiatoio?» Osserviamo la pioggia che ricade sull’orto fresco e profumato. Mi riporta alla mia

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