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Due gambe da scoprire: Harmony Jolly
Due gambe da scoprire: Harmony Jolly
Due gambe da scoprire: Harmony Jolly
E-book151 pagine2 ore

Due gambe da scoprire: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Il segreto di Larkville 2/8
Una lettera segreta e il destino di due famiglie milionarie, molto distanti tra loro, cambierà per sempre.


Ma che cosa ci faccio io qui?
Eleanor Patterson non può fare a meno di chiederselo, visto che si trova sul tettuccio della sua auto, tutta in ghingheri come se dovesse andare a una prima al Metropolitan di New York, circondata da una mandria di buoi che non ha alcuna intenzione di spostarsi. Lei è arrivata a Larkville con uno scopo preciso: capire se ciò che le ha scritto una certa Jessica Calhoun sia vero. Loro due potrebbero essere sorellastre.


Jed Jackson credeva di aver visto tutto nella sua lunga carriera di difensore della legge, e invece si sbagliava. Quella dea dalle gambe lunghe e affusolate, appollaiata su un'auto, intenta a cercare di tenere lontana una mandria sorniona di buoi, è un'immagine che difficilmente dimenticherà.

LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2018
ISBN9788858983898
Due gambe da scoprire: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Due gambe da scoprire - Nikki Logan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Slow Dance with the Sheriff

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Donella Buonaccorsi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-389-8

    1

    Lo sceriffo Jed Jackson premette il pedale del freno e allungò un braccio per impedire al suo cane di scivolare dal sedile.

    «Be’» borbottò e il cane, tanto grosso da sembrare un orso, alzò un orecchio nell’udire la sua voce. «Ecco qualcosa che non si vede tutti i giorni.»

    Una fiumana di manzi bradi aveva invaso la lunga strada vuota davanti al Double Bar C, ma non era insolito da quelle parti e non era stato questo a stupirlo.

    «Vorrei proprio sapere che cosa crede di stare facendo!» esclamò scuotendo la testa e strizzando gli occhi per vedere meglio attraverso il parabrezza.

    Proprio al centro della mandria, unica macchia bianca fra tutto quel marrone, c’era un’utilitaria e in piedi sul suo tetto stava una donna. Era a piedi nudi, gli dava la schiena e agitava freneticamente le mani nel disperato e inutile tentativo di allontanare il bestiame.

    Chiamò via radio la centrale e chiese che avvertissero il ranch dei Calhoun del varco che si era aperto nella loro staccionata, poi tirò il freno a mano e ordinò al suo cane: «Tu resta qui».

    Il cane ci rimase male, ma obbedì stando immobile sul sedile del passeggero, mentre lui scendeva dall’auto, lasciando la portiera socchiusa.

    I manzi non lo degnarono nemmeno di uno sguardo, mentre avanzava verso l’utilitaria bianca, perché i loro occhi erano tutti puntati sulla donna in cima al tetto.

    Non senza motivo, del resto.

    L’insolita posizione in cui si trovava faceva sembrare le sue gambe ancora più lunghe e i jeans che indossava, attillati come ogni paio di jeans avrebbe dovuto essere, mettevano in risalto un posteriore proprio niente male.

    I muggiti dei manzi le avevano impedito di accorgersi del suo arrivo, ma era giunto il momento di farsi notare. Perciò si scostò il cappello dalla fronte, si schiarì la gola e disse ad alta voce: «Immagino che non sappia che è un reato tenere un’assemblea senza il permesso delle autorità, madame!».

    Lei si girò così di colpo che rischiò di cadere, ma riacquistò rapidamente l’equilibrio e lo guardò dall’alto in basso.

    Wow! Era...

    Le sue sinapsi smisero di funzionare mentre la fissava e dovette imporre loro di ricominciare a inviare al suo corpo i segnali necessari perché continuasse a respirare. Non era mai stato tanto felice come in quel momento di portare gli occhiali a specchio d’ordinanza. Se non li avesse avuti, lei si sarebbe accorta che aveva gli occhi tondi come piattini!

    «Spero che nei paraggi sia successo qualcosa di molto grave!» tuonò. Da come pronunciava le vocali, non sembrava texana, ma ciò che in quel momento colpì di più Jed fu che arrabbiata era ancora più attraente. Aveva una luce fiera nello sguardo e i piccoli pugni sui fianchi accentuavano la curva perfetta delle sue anche. «Perché solo questo spiegherebbe come mai sono quassù da due ore. Le mucche si sono triplicate da quando ho cominciato a chiedere aiuto!»

    Mucche? Sì, era senza dubbio una turista.

    «Credo che lei sia la cosa più interessante che questi manzi abbiano visto in vita loro» replicò Jed in tono conciliante. «Ma mi dica che ci fa lassù.»

    «Immagino che sia una domanda retorica!» sbottò lei in tono tagliente.

    Mamma mia, che caratterino! Bella e impossibile, pensò Jed. E scegliendo con cura le parole precisò: «In seguito a quale serie di sfortunati eventi è stata costretta a salire sul tetto della sua auto, volevo dire».

    «Stavo percorrendo la statale quando mi sono trovata davanti all’improvviso una dozzina di queste... di questi bovini. Allora mi sono fermata e sono scesa per scacciarli.»

    «Perché non ha cercato di farsi varco fra loro con la sua auto procedendo a passo d’uomo?»

    «Perché la macchina non è mia. L’ho presa a noleggio. E poi, volevo solo scacciarle, le mucche, non fare loro del male.»

    Bella, impossibile, ma con il cuore tenero, pensò Jed sorridendo. «Continui» la esortò.

    «Be’, non appena sono scesa mi hanno circondato, impedendomi di tornare in macchina e salire sul tetto mi è sembrata l’unica via di fuga.»

    «Capisco» ribatté Jed annuendo. Poi, con la coda dell’occhio, vide qualcosa per terra e si chinò a raccoglierlo. «Immagino che queste siano sue» soggiunse porgendole un paio di raffinate scarpe col tacco.

    «Sì! Spero che non si siano sciupate!»

    «Difficile a dirsi, madame. A guardarle sembra di no, ma devono aver fatto un bel volo.»

    «Già» sospirò lei. «Me le sono tolte quando sono salita sul cofano, per arrampicarmi meglio.»

    «Devono essere molto costose.»

    «Oh, non è questo il punto» mormorò lei come se il denaro fosse la sua ultima preoccupazione. «È che sono le mie scarpe preferite. Mi hanno sempre portato fortuna.»

    «Non stavolta» commentò Jed, mentre lei si chinava per prenderle.

    «No» convenne con una smorfia. «Ma adesso mi dica che cosa devo fare.»

    «Mettersi comoda, mentre io faccio rientrare i manzi nel ranch.»

    «Non sembrano poi tanto feroci visti da quassù» osservò lei guardandosi intorno e aggrottando la fronte. «Le giuro che prima del suo arrivo erano molto più aggressivi.»

    «Forse sentivano l’odore della sua paura. Gli animali hanno un olfatto eccellente, molto superiore al nostro.»

    Lei lo fissò a lungo con i suoi occhioni verdazzurri, come se volesse decidere se parlava sul serio o la stava prendendo in giro, prima di affermare: «Non può farcela da solo a rimandarli là da dove sono venuti».

    «Mi farò aiutare dal mio Vice finché non arriveranno rinforzi dal Double Bar C

    «Dunque, queste sono le mucche dei Calhoun!»

    «I manzi dei Calhoun.»

    «È da lì che vengo» gli spiegò lei ignorando con un’alzata di spalle – bellissime!... – la sua correzione. «Volevo parlare con Jessica Calhoun, ma non era in casa.»

    «Ci credo!» rise Jed. «È in luna di miele!»

    «Ah!» esclamò lei rannuvolandosi in volto. Poi, però, si riscosse e soggiunse: «Be’, sceriffo, chiami il suo vice e diamoci una mossa, allora. Non intendo rimanere quassù tutto il giorno!».

    Più che allo sceriffo della contea, sembrava che si stesse rivolgendo al suo maggiordomo, pensò Jed e stava per risponderle a tono, quando si disse che a farla parlare in quel modo erano la stanchezza e la paura e ci rinunciò.

    «D’accordo» bofonchiò perciò. Poi si voltò verso il punto in cui aveva lasciato l’auto di servizio e urlò: «Vice! Vieni subito qui!».

    Immediatamente un quintale di peli e fedeltà schizzò fuori dall’auto e facendosi strada senza problemi fra i manzi lo raggiunse.

    «Seduto!» gli ordinò. E lui obbedì all’istante.

    «Quello è il suo vice!» esclamò lei allibita.

    «Già.»

    «Un cane!»

    «Non un cane qualunque, glielo garantisco. Madame, sono lieto di presentarle Vice Dawg.»

    «Oh! Ma allora Vice è il suo nome!»

    «Sì, ma gli sta a pennello, perché le assicuro che è il miglior aiuto che uno sceriffo di contea possa avere.»

    «Ed è addestrato anche a radunare le mucche, spero.»

    «Be’, a dire la verità no. Ma al momento di più non posso offrirle. E onestamente non mi sembra nelle condizioni di fare la schizzinosa, madame.»

    No, convenne Ellie Patterson con un sospiro, accoccolandosi sul tetto della sua auto a noleggio, mentre Jed e Vice si allontanavano in direzione della breccia nello steccato del ranch dei Calhoun. Non poteva permettersi di fare la schizzinosa. E lo sceriffo aveva fatto bene a ricordarglielo, dopo il modo in cui lo aveva trattato. Come se il suo aiuto le fosse dovuto e fosse colpa sua se la giornata che stava per concludersi fosse iniziata male e finita peggio.

    L’intera settimana, anzi.

    Stavano facendo un ottimo lavoro, lui e il suo bel cagnone tricolore, pensò osservandoli. Vice radunava le mucche infilandosi senza problemi fra le loro zampe e lo sceriffo le costringeva a rientrare nel ranch a forza di pacche, fischi e anche qualche lieve imprecazione. Aveva un modo di fare decisamente... texano. Era l’immagine vivente del cowboy.

    In realtà, Ellie non aveva mai avuto una particolare passione per i cowboy. Ma la sicurezza con cui lui si muoveva l’affascinava. Di certo, quello non era un uomo che, trovandosi in mezzo a un centinaio di bovini, si sarebbe arrampicato in preda al panico sul tetto della sua auto.

    «Immagino che non abbia voglia di venire qui a darmi una mano, adesso che ha visto quanto sono docili!» le gridò lui proprio in quel momento, interrompendo il filo dei suoi pensieri.

    Docili! Be’, non era proprio il caso di esagerare! Se non si fosse messa in salvo, l’avrebbero senz’altro travolta. E comunque, non era per fare amicizia con le mucche che era venuta nel Texas.

    Non che il motivo che l’aveva spinta a venirci le fosse del tutto chiaro, beninteso.

    La sola cosa che sapeva è che due giorni prima aveva lasciato la casa di New York dove abitava con la sua famiglia sbattendosi la porta alle spalle, dopo aver coperto d’insulti sua madre, dandole dell’ipocrita e della bugiarda. Poi aveva noleggiato un’auto, si era messa al volante e aveva imboccato la I-78 in direzione sud.

    Destinazione: Larkville, Texas. Una cittadina di cui fino a poche ore prima ignorava completamente l’esistenza.

    «Immagina bene, sceriffo!» gli gridò di rimando. «Non sono una cowgirl!» Da lontano, le parve che lui si irrigidisse a quelle parole e dopo qualche minuto di silenzio soggiunse: «Dunque, Jess si è appena sposata».

    «Già» convenne lui. Non sembrava per nulla entusiasta del suo tentativo di fare conversazione, ma continuò: «Conosce i Calhoun, mi è parso di capire».

    «Io... ecco... sì, in un certo senso» ribatté Ellie, chiedendosi come avrebbe reagito lui se gli avesse rivelato che, più che conoscerli, pensava di essere una di loro. Senz’altro sarebbe rimasto sbalordito e forse l’avrebbe trattata con un po’ più di considerazione.

    «Le persone o le conosci o non le conosci» osservò Jed. «Non sapevo che fosse una questione di gradi.»

    «Volevo dire che non li conosco molto bene» precisò lei. «Si aspettavano una mia visita, ma sono venuta prima del previsto.» Almeno due mesi prima, maledizione! «Ignoravo le intenzioni di Jess.»

    «Be’, ha scelto proprio un brutto momento per venirli a trovare, non c’è

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