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Io sono Daniyyel
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E-book63 pagine40 minuti

Io sono Daniyyel

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Info su questo ebook

Durante l’ascesa neonazista a Berlino, Daniyyel, uno scrittore ebreo, si innamora di un ballerino inglese, Albert. Tra di loro nasce un sentimento profondo. Con l’esplodere degli eventi bellici, i due amanti si separeranno. Albert lascerà la Germania, affinando il suo talento di ballerino e diventando poi celebre. Daniyyel invece dovrà affrontare dapprima la persecuzione nazista e infine la deportazione in un campo di concentramento.
Molti anni dopo Albert ritornerà in città per uno spettacolo nel teatro dove era cresciuto e diventato famoso. In questa sua visita scoprirà che il suo amore di un tempo è venuto a mancare pochi anni prima, dopo aver patito la prigionia e la Shoah. Ad Albert viene consegnata una lettera passionale e sofferta di Daniyyel, e una sua poesia lasciata come atto d’amore. Nella lettera, Daniyyel lo invita a cercarlo perché lui non smetterà mai di amarlo, in questa vita o altrove.
Negli anni successivi Albert va a Londra e si innamora di un ragazzo, Gabriel. La differenza di età non ha alcun peso nel loro rapporto. Albert invita il suo nuovo amore a casa e qui Gabriel scopre per la prima volta i romanzi di Daniyyel. In un’opera, il ragazzo trova la lettera che anni prima Daniyyel aveva scritto; non contiene la poesia, ma Gabriel si accorge di saperla comunque a memoria. Qualcosa nella sua mente si è acceso. Gabriel cerca un confronto con Albert e attraverso un dialogo commovente rivela la sua scoperta. Quella poesia, lasciata anni addietro, e un nevo sul petto saranno gli elementi di giunzione che permetteranno ad Albert di riconoscere il suo amore Daniyyel reincarnato nel corpo di Gabriel, un amore capace di sconfiggere il tempo e la sua legge.
LinguaItaliano
Data di uscita22 gen 2020
ISBN9788835361381
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    Anteprima del libro

    Io sono Daniyyel - Angelo Folchetti Esposito

    dico.

    Prologo

    Isso, 333 a.C.

    In questa lotta tra giganti io ero schierato nella fanteria pesante di Dario III. Il suo esercito, quello persiano, sarebbe stato sconfitto da Alessandro il Grande, che poi si spinse al di là delle porte dell’India. Il suo impero universale, nel quale i popoli della terra si sarebbero uniformati sotto un solo Stato, non ebbe mai vita, perché le gesta umane sono vittime del tempo, del passare delle stagioni, della stanchezza delle idee che come onde si infrangono inascoltate, sulle scogliere insormontabili del fallimento.

    Battaglie che appartengono a luoghi e tempi lontani, in cui gli eroi edificavano imperi e proiettavano le loro gesta nei libri di storia. Semi gettati per il ricambio delle sorti terrene, mentre quelle divine divenivano immortali nella memoria di noi, esseri umani.

    Mi trovavo ai piedi delle colline che circondavano la costa di Isso, dalla quale potevamo osservare la tattica prendere forma e la falange macedone procedere verso di noi con convinzione e forza. Alessandro il Grande di lì a poco avrebbe messo in fuga Dario III e con lui la sua cavalleria reale; circondato dal nemico, vidi il mio eroe Ossatre combattere con orgoglio fino alla morte.

    Una lancia trafisse il mio petto, mi colpì mentre mi difendevo dalle sarisse delle prime file. Sentii la lama penetrare le carni, il sangue sgorgava e si portava con sé i sogni e le brevi memorie di un corpo giovane, che non aveva avuto ancora il modo e il tempo di amare, vittima innocente delle idee scellerate dei grandi.

    Mi accasciai al suolo. Il sapore della polvere fu l’ultimo ricordo di quella mia breve esperienza terrena. Così io sono morto, mentre la rinascita dell'anima, come di concerto, si materializzò di lì a poco, affinché l’energia della vita non venisse dispersa.

    Tutto questo in un nuovo corpo, con un nevo sul petto in memoria delle ferite passate e con la speranza, questa volta, che nella mia prossima esistenza io avessi miglior sorte.

    Capitolo I

    Marzo 1933

    Dalla vetrata della libreria di famiglia osservavo la piazza Gendarmenmarkt riempirsi e svuotarsi prima e dopo l'entrata delle scuole. I bambini in divisa con la loro energia, le loro urla erano la sveglia per i ritardatari del quartiere. Li vedevo inseguirsi e inseguire i colombi che sostavano nella piazza. Con loro c’erano le mamme, che si scambiavano sorrisi e parole di cortesia.

    La Berlino che prendeva vita, che si alzava dal letto e scendeva in strada, era la città che amavo osservare, da quella realtà negli anni ho rubato i personaggi che poi prendevano forma nei miei romanzi.

    Da quella vetrata ho osservato le prime manifestazioni del partito socialdemocratico invadere le strade, gente correre per prendere il tram. Quella stessa gente l’ho vista cadere e poi rialzarsi, ho visto amori scambiarsi il primo bacio; lei dolce e timida, lui non ancora un uomo, in cerca di un amore e voglie sospese .

    Q uello fu un marzo mite.

    Nelle giornate di sole, la luce penetrava nel profondo della libreria e oggetti di solito nascosti nell’ombra si mostravano con timidezza al mio sguardo. Forme i cui contenuti erano spesso in disaccordo con alcuni titoli che richiamavano nella mia mente poesie d’amore o storie di guerra.

    La grossa scritta sulla vetrata Buchhandlung Haber – Seit 1889, con i suoi caratteri neri e i contorni in oro,

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