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Il maresciallo
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E-book187 pagine2 ore

Il maresciallo

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Info su questo ebook

In una calda giornata di fine agosto, all’improvviso appare un soggetto che gli ricorda un carissimo amico, Maresciallo dell’Arma, deceduto anni prima. La somiglianza è incredibile, sembra ricomparso dall’aldilà. Il susseguirsi nel tempo di queste strane apparizioni innesca il sospetto che sia ancora vivo. Inizia così l’indagine per la ricerca di spunti che possano avvalorare questa ipotesi. Una fortuita intercettazione di un messaggio cifrato via radio durante l’attività radiantistica, la sua passione, a poco a poco rivela una scomoda verità. Verrà così coinvolto in un intrigo internazionale in cui sarà protagonista attivo: fornisce proprie apparecchiature radio di logistica che saranno fondamentali per il compimento di azioni di antiterrorismo portate a compimento da truppe militari speciali. Dopo mille itrighi riuscirà a risalire alla vera identità di questa figura misteriosa.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2020
ISBN9788855129589
Il maresciallo

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    Anteprima del libro

    Il maresciallo - Fabrizio Michele Galeotti

    Fabrizio Michele Galeotti

    Il maresciallo

    Copyright© 2020 Edizioni del Faro

    Gruppo Editoriale Tangram Srl

    Via dei Casai, 6 – 38123 Trento

    www.edizionidelfaro.it

    info@edizionidelfaro.it

    Prima edizione digitale: aprile 2020

    ISBN 978-88-6537-660-7 (Print)

    ISBN 978-88-5512-958-9 (ePub)

    ISBN 978-88-5512-959-6 (mobi)

    Ogni riferimento a persone, fatti e azioni contenute in questo romanzo vogliono essere del tutto casuali e completamente immaginarie. Eventuali concomitanze riconducibili a fatti, nomi e personaggi della realtà sono coincidenze del tutto involontarie e casuali di cui l’autore non si assume alcuna responsabilità.

    http://www.edizionidelfaro.it/

    https://www.facebook.com/edizionidelfaro

    https://twitter.com/EdizionidelFaro

    http://www.linkedin.com/company/edizioni-del-faro

    Il libro

    In una calda giornata di fine agosto, all’improvviso appare un soggetto che gli ricorda un carissimo amico, Maresciallo dell’Arma, deceduto anni prima. La somiglianza è incredibile, sembra ricomparso dall’aldilà. Il susseguirsi nel tempo di queste strane apparizioni innesca il sospetto che sia ancora vivo. Inizia così l’indagine per la ricerca di spunti che possano avvalorare questa ipotesi. Una fortuita intercettazione di un messaggio cifrato via radio durante l’attività radiantistica, la sua passione, a poco a poco rivela una scomoda verità. Verrà così coinvolto in un intrigo internazionale in cui sarà protagonista attivo: fornisce proprie apparecchiature radio di logistica che saranno fondamentali per il compimento di azioni di antiterrorismo portate a compimento da truppe militari speciali. Dopo mille itrighi riuscirà a risalire alla vera identità di questa figura misteriosa.

    L’autore

    Fabrizio Michele Galeotti è nato nel 1951 a Carrara dei Marmi (MS). Oggi vive a Domegliara di Sant’Ambrogio Valpolicella (VR) dove, dal 1986, dirige un’infrastruttura di importanza strategica del comparto energetico nazionale alla quale ha partecipato alla progettazione e realizzazione. È alla sua prima esperienza editoriale, maturata per la volontà di pubblicare una storia radicatasi nel tempo nella sua mente. Altre esperienze parallele sono la scrittura di dispense e manuali per la formazione degli addetti ai processi industriali del settore energetico. Le sue passioni di sempre sono la storia del territorio coinvolto nel secondo conflitto mondiale, le radiotrasmissioni in onde corte, la radioastronomia e ricerca spaziale. Fa parte della grande famiglia dei radioamatori con il nominativo di IK3SCE.

    Ad Alex, amico sfortunato

    che mi ha lasciato con un grande vuoto dentro.

    Il maresciallo

    Premessa

    Questo romanzo nasce da un’esperienza vissuta anni or sono ed è dedicato a un’amicizia nata da una simpatia immediata, sorta sin dal nostro primo casuale incontro.

    Le esperienze condivise hanno lasciato segni indelebili nella mia memoria, i diversi momenti di coinvolgimento anche in situazioni dove ho avuto l’occasione di poter contribuire allo svolgimento del suo lavoro cui era particolarmente affezionato e dedito. Sappiamo che la vita è piena di incognite e, a volte, proprio l’essere estremamente concilianti e buoni può mettere in discussione i rapporti familiari, li può incrinare fino a provocare dispiaceri che possono arrivare ad avere non pochi effetti negativi sulla propria salute.

    Il parrucchiere

    Ormai non ne potevo più, erano settimane che Martina, in quella bollente estate, continuava a tormentarmi per portarmi dal suo parrucchiere unisex. Lo frequentava ormai da anni e mi descriveva con dovizia di particolari tutte le sue peculiarità e abilità professionali. In effetti era conosciuto da tutto il paese e anche nel mio ufficio tutti i colleghi, piano piano, erano divenuti suoi clienti con loro massima soddisfazione.

    «Dai Martina, non esagerare! Lo hai sempre saputo che sono refrattario ai parrucchieri, non che abbia qualcosa contro questa categoria, ma da tempo non ho più la pazienza di andare, aspettare e sottopormi al loro taglio, quindi non tormentarmi così. Vorrà dire che se in futuro mi deciderò te lo dirò e mi prenoterai un appuntamento.»

    Da anni oramai utilizzavo il mio barbiere del reggimento e mi trovavo molto bene. Il barbiere del reggimento al quale mi rivolgevo da qualche anno era mia figlia, Francesca, che interveniva periodicamente con una bellissima macchinetta tosatrice e faceva quello che poteva. Bene comunque, perché il mio look prevedeva capelli corti tagliati alla marines, come ero solito definirli, ma da qualche tempo lei era molto impegnata con il suo lavoro e quindi avere la sua disponibilità era divenuta cosa ardua. Non avevo nessuna intenzione di cambiare, un po’ per pigrizia e un po’ perché mi sentivo a disagio all’idea di andare da quel super parrucchiere. Pensai che, come accadeva spesso, le acque si sarebbero quietate poco a poco ma quella volta non fu così. Mi convinsi che fosse venuto il momento di dare una svolta epocale al mio aspetto salutando il caro barbiere reggimentale per affidarmi a qualcuno più alla moda.

    Passarono alcuni giorni di calma nel caldo estivo che non voleva abbandonarci. Qui ai limiti della val Padana i bollettini meteorologici oramai erano diventati una continua ripetizione delle stesse cose: ulteriore ondata di caldo! Scrutavo continuamente le mie apparecchiature in stazione, ma anche queste non aggiungevano altro. Ma come? Neanche un piccolo temporale? Quell’anno stava marcando male con siccità e caldi estremi e iniziai a odiare il servizio meteo televisivo subodorando che mentissero per promuovere il turismo dei vacanzieri: weekend bellissimo, caldissimo e senza pioggia, confezionato su misura per coloro che lo vogliono passare al mare o in montagna e cercano la conferma che non siano previsti fenomeni temporaleschi o tutt’al più ci sia la possibilità di leggere spruzzatine rinfrescanti gradite anche nei luoghi di villeggiatura! Che barba! Aspettavo con Martina che calasse il sole impietoso per poterci sedere al fresco, si fa per dire, sotto il portico a scrutare l’orizzonte al tramonto con la speranza di individuare un qualcosa che il servizio meteo non avesse rilevato, ma nulla. Solo il canto dei grilli nella prima penombra serale e nulla più.

    Anche quella settimana torrida stava volgendo al termine quando Martina annunciò, con quella sua solita aria di sfida che la caratterizzava quando prendeva una decisione unilaterale sapendo che non l’avrei presa bene: «Ho prenotato per domani mattina, andremo tutti e due da Piero e ti farai sistemare i capelli che ne hai bisogno. Vedrai com’è bravo e veloce, fidati!»

    Sbottai.

    «Martina, fa un caldo terribile e domani è sabato, non possiamo rimandare?»

    «No, oramai è fatta e hai proprio bisogno di una bella tosata, quindi, ti prego, basta discutere!»

    «Ok, va bene – sapevo che quando si intestardiva a quella maniera non c’era nulla da fare – l’orario dell’appuntamento?»

    «Mezzogiorno.»

    «Ma come? Ancor peggio, mezzogiorno di fuoco con quaranta gradi Celsius, da morire!»

    «No, che dici? Hanno l’aria condizionata e ti troverai benissimo.»

    Reclinai il capo sconfitto anche perché la situazione climatica faceva sudare le fatidiche sette camicie e decisi di desistere definitivamente.

    La mattina seguente, ennesima giornata estremamente limpida e poco interessante per uno come me, appassionato di fenomeni meteorologici e, quindi, sempre in attesa di cambiamenti che possano annunciare raffrescamento e pioggia. Senza una nuvoletta, nulla all’orizzonte, una giornata noiosa!

    Attraversammo con l’auto tutto il paese per raggiungere il negozio del parrucchiere.

    «Eccoci, parcheggia pure qui!» mi esortò Martina indicandomi il lato della strada poco distante dall’ingresso.

    «Proprio qui? In pieno sole? Quando usciremo ci sarà da cuocersi in macchina!»

    «Ma dai, non continuare a lamentarti come sempre, chiudi ed entriamo.»

    Sottovoce bofonchiai un po’, poi scesi, chiusi l’auto o meglio quello che da lì a poco si sarebbe trasformato in un vero e proprio forno di cottura e la raggiunsi spingendo la pesante porta d’ingresso in vetro, entrando non senza imbarazzo.

    Con flebile voce indirizzai un buongiorno ai presenti, ma nessuno parve darmi retta, anzi non si voltarono neppure e questo mi tranquillizzò.

    Dunque passo inosservato – mi dissi con un filo di voce – molto bene, non desidero pubblicità e attenzioni di sorta e quatto quatto mi trovai un posto nella poltroncina d’attesa accomodandomi e iniziando a guardarmi attorno per rendermi conto del nuovo luogo, mentre Martina era già a colloquiare con la signora Maria, consorte di Piero.

    Beata lei che riesce a instaurare un rapporto amichevole dal primo incontro e grazie a questo suo carattere in paese è amica di tutti e tutti la conoscono, mentre io faccio ‘l’orsetto’, come mi aveva definito amichevolmente Dario, nostro conoscente e amico.

    L’ambiente era carino, confortevole e in piena attività a quell’ora di fine mattinata. C’erano parecchi clienti sotto i ferri del mestiere: alcune clienti che stavano terminando la loro messa in piega, altre le meches ai capelli; in quel momento ero l’unico rappresentante maschile e ciò mi metteva un po’ in imbarazzo. Cercavo di distrarre il mio pensiero osservando minuziosamente le attrezzature e i materiali presenti nel locale, ciò che stavano facendo Piero e Maria molto assorti con le clienti che parlottavano scambiandosi notizie, commenti e osservazioni sulle rispettive acconciature. Tutte erano soddisfatte e si capiva che erano clienti già da tempo, come Martina. Un chiacchiericcio distensivo e per me rilassante, che non mi sarei aspettato. La musichetta di fondo faceva il resto per creare l’atmosfera giusta per quel locale e fui grato a Martina che mi aveva coinvolto. Lì si stava bene e non c’era nulla d’imbarazzante per me contrariamente a ciò che avevo temuto. Nessuno mi prestava attenzione ed era evidente che fossero abituati alla presenza di clienti maschili. Quanto mi aveva riferito Martina era del tutto vero, lì si rivolgeva la stragrande maggioranza della gioventù maschile del paese. Lo avevo potuto constatare durante lo svolgimento dell’evento annuale di calcetto, arricchito dai banchi gastronomici, che ormai da qualche anno nostro figlio Enrico organizzava magistralmente. In quell’occasione tanti ragazzi, oltre alle ragazze e alle signore, salutavano la coppia di parrucchieri intrattenendosi con fare amichevole.

    Mentre facevo queste constatazioni, Maria, la consorte di Piero si rivolse a me e mi invitò ad accomodarmi per il lavaggio dei capelli.

    «Bene» le dissi ringraziandola e seguii la sua indicazione raggiungendo Martina che già si era accomodata e aveva un voluminoso asciugamano avvolto sul capo bagnato.

    «Dai, accomodati qui a fianco a me, che così te li lavano e poi Piero te li taglierà magistralmente.»

    «Ok!» mi accomodai e mi affidai alle cure di Maria.

    "Ora inizia l’esperienza after barbiere reggimentale!" pensai.

    Poi riflettei che se mi fossi trovato bene come l’inizio faceva presagire, avrei esonerato Francesca oramai occupatissima con il suo lavoro e così saremmo stati tranquilli tutti e due e io avrei potuto usufruire della professionalità di Piero e di Maria in futuro, quando volevo, su appuntamento, senza dover più aspettare che mia figlia riuscisse a ricavarsi una nicchia di tempo da dedicarmi per il taglio sobrio e militare.

    «Ecco fatto! – esclamò Maria distogliendomi dalle mie riflessioni – Ora glieli asciugo e poi fra breve la farò accomodare lì davanti dove interverrà Piero.»

    «Grazie» e mi misi in attesa, ma la mia mente vagava e si focalizzò sulla questione della repulsione verso i barbieri, come si chiamavano molti anni addietro, quando io avevo una manciata di anni; cosa mi aveva indotto a essere così?

    L’argomento ogni tanto mi si affacciava alla mente perché mi portavo dentro l’episodio scatenante fin dalla prima infanzia e, per essere precisi, dalla prima volta che mio padre mi aveva portato dal barbiere: ero rimasto scioccato dall’operazione del taglio, forse troppo piccolo o troppo impreparato all’operazione di taglio. Sì, qualcosa mi ricordavo ancora: la mia riluttanza a sottostare al taglio appollaiato su quel seggiolone a forma di cavalluccio, il pianto disperato e mio padre che mi teneva stretto in modo tale che il barbiere potesse effettuare il taglio! Questo aveva fatto sì che dai barbieri mi tenessi sempre al largo il più possibile e ci andassi proprio quando era indispensabile. Il periodo anni Sessanta, quando arrivarono i capelloni, mi trovò dunque ben predisposto.

    Ero immerso in questi pensieri quando venni riportato alla realtà dall’invito della graziosa collaboratrice di Maria e Piero che, sorridendo, mi invitò gentilmente ad accomodarmi nella poltroncina dove mi sarei sottoposto al taglio dei miei arruffati capelli brizzolati, forse un po’ più bianchi dall’ultima volta che mi ero specchiato osservandoli minuziosamente. Mi accomodai e attesi di gustarmi quell’operazione che ora, fugate tutte le perplessità, potevo concedermi di immaginare come estremamente rilassante. Oltretutto, in quella posizione, con i capelli ancora umidicci, riuscivo a sopportare meglio il forte caldo che ci stava opprimendo e il condizionatore, che lavorava a tutto spiano, faceva la sua parte per mantenere la giusta frescura nell’ambiente che mi stavo gustando. La collaboratrice con voce flebile mi sollecitò a meglio accomodarmi davanti alla consolle dove avevo preso posto, occupando quello che era stato liberato precedentemente da una ciarliera cliente.

    «Eccomi!»

    Mi sedetti guardandomi allo specchio e sbirciando le altre postazioni occupate da signore e ragazze che si stavano rifacendo la messa in piega e molte acconciature particolari che facevano risaltare i loro volti.

    Fui pervaso da un certo imbarazzo che non avrei immaginato dopo aver constatato la seria normalità che l’ambiente evocava, ma Piero, molto professionalmente e capendo a cosa stessi pensando intervenne con la frase canonica: «Come li vuole?»

    Negli anni passati avevo sempre risposto allo stesso modo a quella domanda: alla Marine U.S. Army, che voleva dire quasi rapato a zero, ma mi trattenni.

    «Un taglio che mi dia l’aria di una persona seria.»

    Sorrise sommessamente e confermò che ci avrebbe pensato lui.

    Sì – dissi tra me – siamo sotto test, lasciamolo fare e poi a casa ne parleremo Martina e io del risultato.

    Lo fissavo nello

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