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Come Progettare e Realizzare i nostri Sogni: Viaggio verse le vette luminose delle consapevolezza
Come Progettare e Realizzare i nostri Sogni: Viaggio verse le vette luminose delle consapevolezza
Come Progettare e Realizzare i nostri Sogni: Viaggio verse le vette luminose delle consapevolezza
E-book131 pagine1 ora

Come Progettare e Realizzare i nostri Sogni: Viaggio verse le vette luminose delle consapevolezza

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Info su questo ebook

Negli antichi testi della letteratura sacra indiana il mondo della Realtà è conosciuto come Vaikuntha. Non luogo ma logos, dimensione oltre il tempo e lo spazio, coincide con la più intima consapevolezza della nostra natura immateriale, immortale, colma d'amore e di felicità. Vaikuntha non si può sognare ad occhi chiusi senza desiderarla ardentemente ad occhi aperti, e quando ardentemente la si desidera, essa si manifesta anche nell'esperienza di questo mondo.
Molti di noi si sentono irresistibilmente attratti da Vaikuntha, come se la conoscessimo, anche se da tempo immemorabile ci siamo così tanto allontanati da questa nostra naturale dimora, la nostra dimensione spirituale in cui possiamo soddisfare ogni desiderio, da non ricordarla più. Tuttavia, anche quando non ne siamo consapevoli, la sogniamo.
Come accade ad un raggio di luce che si rifrange in un prisma, Vaikuntha, passando attraverso lo spettro della nostra psiche, acquisisce forme improprie, spesso lontanissime dalla sua essenza. Ma il ricercatore spirituale, anche se dovrà superare innumerevoli ostacoli, tenderà sempre a riconquistare il suo stato primigenio di felicità che eternamente lo attende.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2014
ISBN9788854700178
Come Progettare e Realizzare i nostri Sogni: Viaggio verse le vette luminose delle consapevolezza

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    Anteprima del libro

    Come Progettare e Realizzare i nostri Sogni - Marco Ferrini

    Nota dell’autore

    Questo lavoro è un iniziale tentativo volto a fornire del materiale relativo a miei interventi sull’omonimo tema, tenuti in forma di conferenze e seminari.

    Mi auguro che possa costituire una prima risposta alle richieste dei miei studenti e di tutti coloro che desiderano intraprendere lo studio della Filosofia e della Psicologia Indovediche dal punto di vista interno alla Tradizione.

    Per un approfondimento del tema rimando all’ascolto delle registrazioni audio dei miei numerosi interventi presso varie Istituzioni pubbliche sul potere e l’uso del pensiero, nonché alla consultazione dei testi indicati nella bibliografia.

    Consapevole dei limiti di questo scritto, sarò grato a tutti quei lettori che vorranno segnalarmi le parti a loro avviso troppo sintetiche, per le quali sarebbe auspicabile una più ampia esposizione.

    Ho il piacere di ringraziare i membri del C.S.B. per la loro preziosa collaborazione, in particolare coloro che mi hanno generosamente aiutato nelle varie fasi di realizzazione di questo testo.

    M.Ferrini

    Introduzione

    In verità si dice che l’uomo è fatto di desiderio: quale è il desiderio, tale è la volontà, quale è la volontà, tale è l’azione, quale è l’azione tale il risultato che ne consegue¹

    Noi siamo ciò che desideriamo, dicono gli antichi saggi indiani, Come un uomo agisce così egli diventa. Com’è il desiderio di un uomo, così è il suo destino. Noi siamo ciò che pensiamo disse Buddha, Tutto quello che siamo nasce con i nostri pensieri. Con i nostri pensieri creiamo il mondo.

    Desiderio, volontà, pensiero, azione, risultato dell’azione: ciascun individuo ha la possibilità di progettare e decidere il proprio futuro attraverso l’uso sapiente della volontà, della propria capacità di visualizzare, del deliberato impegno nell’elevare la qualità dei propri contenuti psichici.

    La modificazione dei desideri implica la modificazione dei propri contenuti mentali, di quelle forze e di quelle tendenze spesso inconsce, cui la mente non ha accesso, ma che si manifestano spesso attraverso la dimensione onirica.

    E’ il pensiero profondo che possiede la maggiore potenza creatrice, positiva o negativa che sia. Il contatto con l’inconscio è la chiave per accedere ai comparti della psiche che strutturano la realtà. L’inconscio nutre i nostri sogni ad occhi chiusi e quelli ad occhi aperti, e ne è a sua volta nutrito.

    Negli ultimi anni gli psicologi si sono sempre più interessati ai sogni lucidi, un tipo di sogno in cui il sognatore conserva piena coscienza dello stato di veglia ed è consapevole del fatto che sta sognando. Oltre al fattore della coscienza, a differenza dei sogni normali nei quali il sognatore è principalmente un partecipante passivo, in un sogno lucido il sognatore è spesso in grado di gestire il sogno in vari modi: può trasformare incubi in esperienze piacevoli, cambiarne l’ambientazione, appellarsi ad individui o situazioni particolari. I sogni lucidi sono anche molto più intensi e soffusi di vitalità dei sogni ordinari: tutto è vibrante e pieno di energia. Quanti studiano i sogni lucidi credono che questi possano condurre a nuovi metodi per stimolare la crescita personale, accrescere la fiducia in sé stessi, promuovere la salute mentale e fisica e facilitare una soluzione creativa dei problemi².

    Quello che affrontiamo in questo testo è un viaggio all’interno della cultura antico indiana alla ricerca del più lucido fra tutti i sogni, del più luminoso e colorato, del più elevato, di quello la cui realizzazione porta con sé l’appagamento di qualsiasi altro desiderio. Questo è sognare Vaikuntha: più dell’Eldorado, più della Terra Promessa, perché è realizzabile da parte di ciascuno, in questa esistenza. E’ il sogno che sta racchiuso nel cuore di ogni individuo, uomo o donna, giovane o vecchio, sano o malato, ricco o povero, di qualsiasi credo politico o religioso, di qualsiasi etnia. E’ il più intimo dei sogni, eppure al tempo stesso il più universale, perché la sua realizzazione produce armonia con il creato e le creature, un pensiero ed un comportamento etici ed ecologici, del tutto, e naturalmente, rispettosi.

    Come tutti i sogni più grandi, comporta impegno per la sua realizzazione, ma l’apparente fatica, con la pratica, si trasforma in gioia ed entusiasmo duraturi.

    Vaikuntha non si può sognare ad occhi chiusi senza desiderarla ardentemente ad occhi aperti, e quando ardentemente la si desidera, essa si manifesta anche allorquando abbassiamo le palpebre e ritiriamo i sensi dagli oggetti del mondo fenomenico. Vaikuntha ci chiama, perché noi tutti la conosciamo, anche se non la ricordiamo più, anche se ce ne siamo così tanto allontanati. E’ la nostra naturale dimora, la nostra dimensione reale. Per questo, anche quando non ne siamo consapevoli, la sogniamo. Come accade ad un raggio di luce che si rifrange in un prisma, Vaikuntha, passando attraverso lo spettro della nostra coscienza condizionata, acquisisce forme molteplici, spesso lontanissime dalla sua essenza, talvolta persino dolorose.

    La tradizione dei Veda, la scienza dello Yoga e della Bhakti sono le guide al raggiungimento delle vette luminose della supercoscienza, un dono che integra oggetto e soggetto, che armonizza ponendo gli elementi al loro giusto posto, perché solo alla luce dell’individuazione del sé possiamo comprendere la bellezza di questo universo fenomenico, il messaggio della natura, l’ordine di ogni cosa intorno a noi e di ciascuno di noi in tutte le cose.

    ¹ Brihadaranyaka Upanishad IV.4.5.

    ² In merito ai sogni lucidi, si : Michael Talbot, Tutto è Uno, ed. Urra - Apogeo, Milano 1997, pg. 71-72.

    Il sogno come espressione del livello coscienziale

    Quando una persona è immersa in un sonno profondo, sogna e vede in sé stessa molti oggetti –grandi montagne, fiumi e perfino l’ intero universo – benché essi siano molto lontani.

    Ma destandosi dal sogno, si accorge di esser in un corpo umano, distesa su di un letto, in un luogo preciso. Allora, secondo le differenti condizioni di esistenza, si considera come appartenente ad una particolare nazionalità, famiglia e così via.

    Questi stati di sonno profondo, di sogno e di veglia sono energie del Supremo Atman.

    Si dovrebbe ricordare sempre il Creatore Supremo di queste condizioni, che mai è toccato da esse.

    (Shrimad-Bhagavatam, Canto Sesto, XVI. 53 -54)

    La veglia, il sogno e il sonno profondo sono condizioni proprie di tutti gli esseri umani e sono, al contempo, dimensioni della realtà che ciascuno di noi vive in maniera peculiare.

    Se è vero che il sogno attiene anche alla cultura e alla civiltà di un popolo, esso ancor prima e soprattutto è espressione del livello di coscienza, dello stato di consapevolezza di quell’individuo che sogna.

    Cosa significa?

    Che i sogni, tanto quelli ad occhi chiusi quanto quelli ad occhi aperti, veicolano la nostra visione della realtà, quel livello di consapevolezza proprio di ciascuno di noi, che rende soggettiva la percezione di ciò che ci circonda, di quanto ci accade.

    Quotidianamente verifichiamo come uno stesso evento susciti effetti differenti su soggetti diversi.

    Non solo, ciascuno sperimenta come sia l’impressione e non l’oggetto o un evento in sé stesso a produrre effetti profondi nella mente, nella psiche. Le Upanishad, gli antichi testi filosofici della Tradizione vedica³, utilizzano la metafora dello scambiare una corda per un serpente: subito siamo colti da tremito, sudore, senso

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