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Oscuri segreti di famiglia
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E-book436 pagine6 ore

Oscuri segreti di famiglia

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Info su questo ebook

«Non mi ero accorta di trattenere il respiro fino a quando non ho girato l’ultima pagina.»
Angela Marsons

Un grande thriller
Bestseller internazionale

Hanno detto che la bambina è scomparsa quella notte. Stavano mentendo. 

“Chiedo scusa a tutti per l’email collettiva, ma ho disperatamente bisogno del vostro aiuto. La mia figlioccia, Coco Jackson, è scomparsa dalla casa della sua famiglia a Bournemouth nella notte tra domenica e lunedì 30 agosto, il fine settimana scorso. Coco ha tre anni.”
Quando la piccola Coco sparisce durante una festa di compleanno in famiglia, i media impazziscono. I suoi genitori, infatti, sono ricchi e influenti, così come gli amici che ospitavano nella loro casa al mare. Ma che cos’è successo davvero a Coco? Dodici anni dopo le persone presenti durante quella terribile notte si ritrovano per la prima volta riunite ancora, per celebrare il funerale del padre della bambina scomparsa. E i segreti del passato cominceranno gradualmente a riemergere. 

Miglior libro dell’anno per il Guardian
Un thriller che non lascia scampo

«Non mi ero accorta di trattenere il respiro fino a quando non ho girato l’ultima pagina.»
Angela Marsons

«Spaventoso come l’inferno. Personaggi fantastici.»
Stephen King

«La Marwood sta emergendo come un vero maestro della suspense britannica contemporanea.»
Booklist

«Un mistero crudele e ingegnoso. Pieno di colpi di scena, appassionante e mostruosamente divertente.»
New York Times

«Geniale.»
The Atlantic
Alex Marwood
È lo pseudonimo di una giornalista inglese. Il suo libro di esordio, The Wicked Girls, ha vinto il premio Edgar come il miglior romanzo. Gli insospettabili delitti della casa in fondo alla strada (Newton Compton), suo secondo lavoro, ha vinto il premio Macavity come Miglior Romanzo Mystery, ed è stato selezionato per i premi Anthony e Barry come miglior Paperback Originale. James Franco e Ahna O’Reilly hanno acquisito i diritti per realizzarne un film. Oscuri segreti di famiglia è il suo nuovo attesissimo romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita12 dic 2017
ISBN9788822718419
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    Anteprima del libro

    Oscuri segreti di famiglia - Alex Marwood

    a: Clienti, media, contatti

    oggetto: urgente, bambina scomparsa, si prega di condividere

    data: 31 agosto 2004

    allegati: Coco.jpg, braccialetto.jpg

    Salve a tutti,

    mi scuso per la mail generale, ma ho un disperato bisogno del vostro aiuto.

    La mia figlioccia, Coco Jackson, è scomparsa dalla casa vacanze di famiglia a Bornemouth nella notte tra domenica 29 e lunedì 30 agosto, alla fine del weekend di festa appena passato. Coco ha tre anni.

    Per esperienza, la polizia afferma che le prime quarantotto ore sono cruciali nei casi di rapimento di minori, per cui la celerità è essenziale.

    Vi prego cortesemente di inoltrare questa mail a chiunque pensiate che possa rispondere e inoltrarla a sua volta, in modo da dare risalto alla situazione di Coco e avere maggiori probabilità di riportarla a casa sana e salva.

    Coco è alta circa novantadue centimetri e ha i capelli biondi che le sfiorano le spalle, con la frangetta. Ha la carnagione chiara, anche se adesso, dopo l’estate, è leggermente abbronzata e ha una vistosa fila di lentiggini sul naso. Ha gli occhi azzurri e le sopracciglia più scure dei capelli, ben definite. Quando è scomparsa indossava un pigiama di SpongeBob.

    Altra cosa importante, aveva al polso un braccialetto che io e Robert le abbiamo regalato per il battesimo, con una chiusura volutamente difficile da aprire, perciò il rapitore potrebbe non averglielo ancora tolto. È d’oro 22 carati, con il marchio di garanzia e dei cuoricini incisi sulla superficie esterna e il nome e la data di nascita (11.07.01) all’interno.

    Allego una foto di Coco scattata durante il weekend trascorso in famiglia, più una del braccialetto in questione indossato anche dalla sua gemella.

    Vi prego di inoltrare questa mail a tutte le persone che riuscite a contattare. Non ho parole per dirvi quanto sia importante per noi e quanto ve ne saremo grati. I genitori di Coco sono sconvolti e tutti noi siamo preoccupatissimi.

    Se leggete questa e-mail e pensate di aver visto la bambina, o avete anche solo il sospetto di averla vista, vi prego di chiamare il sergente Nathalie Morrow della divisione anticrimine di Bornemouth al 555-6724, o di contattare direttamente me. Siamo disperati. Vi prego, aiutateci.

    Con affetto, namaste.

    Maria

    p1: dichiarazione testimoniale

    Emilia Pereira

    Tata

    17 settembre 2004

    Innanzitutto voglio precisare che la signora Jackson mi ha licenziata il mercoledì prima di partire, perciò io non c’ero nemmeno. Era furiosa per via del marito e mi ha licenziata. Era convinta che qualsiasi donna lo incontrasse volesse cercare di portarglielo via, ma non era il mio caso. Io lo trovavo viscido. Non perdeva occasione di avvicinarsi troppo, chiedermi se avevo il ragazzo e cercare scuse per toccarmi. Non mi sorprende che lei avesse dei sospetti, ma non era di me che doveva preoccuparsi.

    Quando mi ha cacciata via, sono andata a stare dalla mia amica Lisa Mendes a Stevenage, perché non mi ha dato neanche un minimo di preavviso, mi ha solo pagato quello che mi spettava in contanti e mi ha ordinato di fare i bagagli, e io non sapevo dove altro andare. Dormivo sul pavimento di Lisa in attesa di ripartire per Lisbona quando Coco è scomparsa e voi mi avete arrestata come se fossi una criminale. Non mi sono mai avvicinata alla casa di Sandbanks da quando il signor Jackson l’ha comprata, sei mesi fa. Credo che ci abbiano trascorso un weekend prima che ci entrassero gli operai, ma sono tornati in anticipo e di pessimo umore, perciò sono rimasta sorpresa quando lui ha deciso di andarci a festeggiare il compleanno. Mi sarei aspettata Dubai o qualcosa del genere, non so se mi spiego.

    Quello che è certo è che il cinquantesimo compleanno del signor Jackson cadeva in quel weekend ed erano mesi che pensava di dare una grande festa nella casa al mare. Poi, circa un mese prima, ha cambiato idea – forse si è reso conto che la gente non aveva voglia di farsi tutta quella strada – e ha deciso di organizzare la festa più in grande a Londra e un party per pochi intimi durante il weekend. In un certo senso è stato un sollievo quando la signora Jackson mi ha licenziata, perché so come sono le loro feste e avrei finito per lavorare ventiquattro ore su ventiquattro per tutto il ponte festivo. Avevano invitato gli amici e non sono gente a cui piace avere i figli fra i piedi quando c’è da divertirsi. In realtà, se non mi avesse licenziata lei, prima o poi me ne sarei andata comunque, perché non sono brave persone.

    Ho lavorato per tre anni alle loro dipendenze, ho iniziato subito dopo la nascita delle gemelle, ma non sono brave persone, ve l’ho detto. Sono rimasta perché pagavano bene, ma la signora Jackson non mi è mai piaciuta. È pigra, vanitosa e scortese. Dopo tre anni non sapeva ancora quando fosse il mio compleanno, anzi, di me non sapeva proprio niente. Non mi parlava mai, né mi faceva domande, mi criticava e mi dava ordini, tutto qua. Quando c’ero io, lei non faceva niente per giornate intere, a parte andare dal parrucchiere, fare shopping e prepararsi per uscire con il marito la sera. Uscivano sempre, quando lui era a Londra. Vivevano nei ristoranti, ma la signora non sembrava mai contenta di tutto quello che aveva grazie al marito. E quando lui non c’era era sempre arrabbiata, gli mandava messaggi di continuo e si chiudeva in camera. Credo che amasse le bambine, ma alla fine sceglieva sempre di fare quello che voleva lui e non passava mai molto tempo con loro. Non lo so. Forse i ricchi sono fatti così, ma non capisco perché uno faccia dei figli se poi non vuole starci insieme.

    Sarei rimasta anche meno, ma mi ero affezionata tanto alle bambine. Mi manda in bestia che qualcuno possa pensare che abbia fatto del male a Coco. Non ho avuto neanche modo di salutarle quando la madre mi ha licenziata, e adesso sto malissimo al pensiero che non forse non la rivedrò mai più.

    Sono andata a Stevenage mercoledì pomeriggio e sono rimasta lì fino al martedì successivo, quando la polizia si è presentata a casa della mia amica. Sono stata quasi sempre in compagnia di altre persone – ho alcuni amici in zona e volevo passare un po’ di tempo con loro prima di tornare in Portogallo – e non sono mai rimasta sola abbastanza a lungo da poter andare a Bornemouth e tornare senza che nessuno se ne accorgesse. Non ho idea di cosa sia successo a casa dei Jackson durante il weekend, e non ho idea di cosa sia successo a Coco Jackson.

    p1: dichiarazione testimoniale

    Janusz Bieda

    Operaio

    Rilasciata alla polizia di Cracovia

    Tradotta il 15 settembre 2004

    Non conoscevo i Jackson. Ho visto il signor Jackson solo tre volte. Stavo lavorando con Karol Niemiec, Tomasz Zdanowicz e mio fratello Gabriel Bieda all’installazione di una piscina a Seawings, la villa accanto a Harbour View. Lavoravamo lì da una settimana e il progetto stava andando per le lunghe perché si trattava di una vasca personalizzata con una statua del proprietario sotto forma di tritone e doveva essere installata tutta intera con una gru, ma scavare la buca si era rivelato più difficile del previsto, perché arrivava sotto la falda idrica. Ci siamo dovuti attrezzare e abbiamo affittato un dispositivo di pompaggio, ma i lavori sarebbero durati per tutto il weekend.

    Il signor Jackson e gli amici sono arrivati giovedì pomeriggio, e già il venerdì è venuto a lamentarsi del rumore. Ci è parso buffo, perché sapevamo che aveva avuto gli operai a Harbour View per tutta l’estate e non si era mai preoccupato dei vicini. Sabato mattina si è ripresentato per vedere quanto ci mancasse e, quando gli abbiamo detto che probabilmente avremmo lavorato fino a sera, ci ha spiegato che doveva dare una festa per il suo compleanno e ci ha offerto una notevole somma di denaro affinché sospendessimo i lavori fino al pomeriggio seguente. Dato che non potevamo restituire la gru prima di martedì, perché era festa nazionale, abbiamo accettato e ci siamo divisi i soldi. Una volta finito il lavoro, io e mio fratello dovevamo tornare in Polonia per stare un mese con le nostre famiglie, a Karol e Tomasz non dispiaceva restare un paio di giorni in più per ultimare la sigillatura e la pavimentazione, e restituire la gru e il resto dell’attrezzatura prima di seguirci. Abbiamo passato il sabato a comprare i regali da portare alle nostre famiglie e siamo tornati la domenica prima di pranzo. La casa dei Jackson era silenziosa, ma la cosa non ci ha stupiti, perché il signor Jackson aveva lasciato intendere che la sera della festa avrebbero fatto tardi.

    È tornato domenica pomeriggio, quando noi avevamo riattaccato da poco, e mi ha regalato una bottiglia di whisky per ringraziarmi di aver sospeso i lavori. Aveva portato Coco con sé. Quella notte la sorellina era stata male e non era con loro. Sembravano entrambi felici e sereni, e lui è stato molto più cordiale del solito. Era una bambina carinissima, vestita di rosa e, anche se era un po’ timida, poi si è sciolta e sembrava contenta.

    I lavori sono andati avanti senza intoppi e domenica sera io e Gabriel abbiamo preso il traghetto delle 11:30 da Portsmouth, quindi siamo partiti da Bournemouth verso le otto. Abbiamo ancora i biglietti, e sono certo che le telecamere a circuito chiuso confermeranno che eravamo a bordo. Karol ci ha telefonato e ci ha detto cosa era successo soltanto la sera dopo. Lunedì mattina stavano stuccando le pietre del selciato intorno alla piscina quando nella villa accanto è scoppiato un pandemonio e, dato che avevano attaccato a lavorare alle sei per recuperare, a suo giudizio dovevano essere state circa le 10:30. Mi dispiace di non potere essere di maggior aiuto, ma, come vedete, avevo lasciato il Paese quando la bambina è scomparsa. Siamo tutti sconvolti all’idea che possiate ritenerci coinvolti.

    L’ultima volta che ho visto Coco Jackson è stata domenica pomeriggio. Da lontano, le bambine sembravano ben curate e in salute, anche se io ho parlato solo con Coco. Ma ho visto anche l’altra e sembrava stare bene. Il signor Jackson era chiaramente un padre devoto e ha sempre tenuto Coco per mano mentre parlava con noi.

    p3: dichiarazione testimoniale

    Charles Clutterbuck

    Invitato

    Rilasciata alla polizia metropolitana

    3 settembre 2004

    …io e Imogen siamo andati a letto verso le tre e quando ci siamo alzati, alle undici di domenica mattina, abbiamo scoperto che c’era stato un nuovo alterco tra Claire e Sean e che lei era ripartita per Londra. Non ci siamo preoccupati più di tanto. Il loro è sempre stato un matrimonio burrascoso e non era la prima volta che si mostrava tanto risentita. La verità, detto inter nos, è che secondo noi Sean aveva sbagliato a divorziare dalla prima moglie, che quanto meno era più pacata, per sposare lei. Non è una donna istruita, se capisce cosa intendo, e ha un talento straordinario per offendersi. So che mia moglie è la madrina di Ruby, ma è già da un po’ che io e Imogen stiamo pensando che sarebbe meglio prendere un po’ le distanze da loro. So che può sembrare insensibile da parte nostra, ma uno non può rovinarsi la carriera a causa delle sue frequentazioni, e io ho la responsabilità di non screditare la reputazione del mio partito politico.

    Sean era chiaramente giù di corda quando le gemelle e i bambini degli Orizio si sono alzati, e abbiamo trascorso una giornata sottotono. Nel pomeriggio abbiamo spedito i bambini al parco acquatico Neptune Kingdom con le madri che avevano ritenuto opportuno restare nei paraggi, mia moglie Imogen e la figlia adolescente dei Gavila, e abbiamo lasciato Ruby, che quel giorno non era molto in forma, davanti alla televisione con un cofanetto di cartoni in dvd: Dora l’Esploratrice, mi pare. A nessuno era parso strano che la madre delle gemelle non si fosse presa il disturbo di portarsele a Londra: a dirla tutta, sembrava ordinaria amministrazione. Come ho detto, è una che si stizzisce facilmente, e forse pensava che così facendo avrebbe dato una lezione a Sean. E poi credo che fossimo ancora un po’ in preda ai fumi dell’alcol, non particolarmente lucidi. Abbiamo passato quasi tutto il pomeriggio in salotto, a mangiare avanzi e a leggere i giornali del weekend. C’era uno scandalo che minacciava di scoppiare all’interno del partito, ed ero sollevato dal fatto che nessuno ne facesse menzione.

    Gli altri bambini sono tornati verso le cinque. Erano un po’ insofferenti, come c’era da aspettarsi, perché per loro era stato un lungo weekend, e siamo riusciti a superare a stento il momento della cena, del bagnetto e della nanna. Alle otto erano tutti a letto e, sfiniti com’erano, si sono addormentati all’istante, nessuno escluso. I figli degli Orizio dormivano sui materassi gonfiabili in camera con i genitori e quelli dei Gavila erano stati sistemati nella dépendance, anche se quella sera sono partiti per tornare a Londra in barca. Coco e Ruby condividevano un letto singolo nella stanza della domestica al pianterreno. Di recente avevano cominciato entrambe ad alzarsi nel cuore della notte, e pensavamo che fosse più sicuro tenerle lontane dalle scale, che non erano assolutamente a misura di bambino. Sean aveva un interfono portatile in camera, ma non ha sentito nulla durante la notte, e quando abbiamo scoperto che Coco era scomparsa, è apparso chiaro che qualcuno doveva averlo spento senza che lui se ne accorgesse.

    Il mio autista è venuto a prendere me e Imogen alle 8:30 di lunedì, giorno di festa nazionale, e alle 10:30 eravamo già a casa nostra, a Londra. Ci siamo alzati, abbiamo fatto colazione e siamo partiti prima che gli altri si svegliassero. Non ci è proprio venuto in mente di affacciarci in camera delle gemelle; avevamo da fare e andavamo di fretta perché era tardi. Quando mi avete chiamato ero nel mio ufficio a Westminster, immerso nei preparativi per il nuovo mandato parlamentare, poco prima che ai notiziari del tardo pomeriggio arrivassero i primi comunicati…

    p3: dichiarazione testimoniale

    Maria Gavila

    Invitata

    12 settembre 2004

    …è stato un bellissimo fine settimana. Tempo splendido e ottima compagnia, i bambini hanno fatto amicizia all’istante e si sono divertiti un mondo sulla spiaggia e al parco acquatico Neptune Kingdom, domenica pomeriggio. Non riesco a credere che un weekend tanto bello sia finito così male; credo di essere ancora sotto shock. Mio marito Robert e Sean Jackson sono amici da anni, si conoscono dai tempi dell’università, e anche Charles Clutterbuck è un amico di vecchia data. Linda Innes è una conoscenza più recente; lavora come arredatrice di interni alla Jackson Enterprises da un paio d’anni, e tra lei e Sean si è formato un saldo rapporto di amicizia. Questo weekend ho conosciuto per la prima volta il suo compagno, il dottor James Orizio, ma ho dedotto che sia un personaggio molto noto e rispettato, con uno studio medico in Harley Street che parecchi dei miei clienti consigliano caldamente. (Io sono una consulente pubblicitaria mentre mio marito è un avvocato, per cui abbiamo importanti contatti nel mondo dello spettacolo).

    Siamo ripartiti domenica sera, dopo aver portato tutti i bambini al parco acquatico, tranne Ruby. Robert era rimasto a casa a riposarsi perché doveva guidare la nostra barca, la Gin O’Clock, fino a Brighton. La teniamo ai St. Katharine Docks, a Londra, e il viaggio è troppo lungo per essere affrontato in un giorno solo. Avevamo portato con noi nostro figlio Joaquin e la figlia di Robert, Simone, e abbiamo attraccato nel porticciolo di Brighton per la notte, abbiamo cenato tardi in un ristorante del posto e siamo partiti per Londra la mattina dopo. Sean ci ha chiamati alle tre di lunedì, mentre stavamo entrando nell’estuario del Tamigi. Una volta scesi dalla barca, io ho preso un taxi per correre in ufficio a Soho e Robert ha portato i bagagli e i bambini a casa, poi mi ha raggiunta.

    Ho lanciato la campagna Trovate Coco non appena sono riuscita a prepararla e a metterla in piedi. Sono abituata ad avviare campagne mediatiche dell’ultimo minuto, sia per aiutare i clienti ad approfittare di una fortunata serie di eventi che per limitare subito i danni in certe situazioni, e so bene che bisogna agire in fretta nei casi di rapimento di minori. Lunedì sera ho scritto una e-mail da inviare a tutti i miei contatti, ma ho aspettato martedì mattina per spedirla, affinché i destinatari la trovassero in cima a tutte le altre nella casella della posta in arrivo…

    p4: dichiarazione testimoniale

    Camilla Jackson

    Sorellastra di Coco Jackson

    2 settembre 2004

    Non so cosa dire per esservi di aiuto. Io e mia sorella India siamo arrivate a Harbour View giovedì, ma venerdì siamo ripartite per Londra. Non andiamo molto d’accordo con la nostra matrigna. Non c’è un motivo particolare, non è che ci maltratti o roba simile, no, ma non si è mai sforzata di andare d’accordo con noi, quindi non capiamo perché dovremmo farlo noi. Eravamo incazzate perché papà aveva dimenticato che saremmo arrivate, anche se era il suo compleanno ed era programmato da una vita, perciò, quando abbiamo saputo che Claire aveva fatto una sfuriata alla tata e che avremmo dovuto fare da baby-sitter gratis per l’intero weekend, ce ne siamo andate.

    Sì, ve l’ho detto, non andiamo d’accordo con la nostra matrigna. Perché me lo chiedete? Non penserete seriamente che questo potrebbe averci spinte a rapire nostra sorella, vero? Sentite, Claire è una stronza. Ha fregato nostro padre alla mamma e ha distrutto la nostra famiglia. Credete che sia facile farmela piacere? Non è che si sia mai sforzata di farsi accettare. Sinceramente non ho mai nutrito grandissima simpatia nemmeno per Coco e Ruby – be’, non prima che venisse fuori questa storia. È terribile. È la cosa peggiore che sia mai capitata alla nostra famiglia. Continuo a svegliarmi di soprassalto perché sogno che è morta.

    Abbiamo preso il treno per Waterloo e siamo tornate a casa. Nostra madre era andata in Scozia, perché pensava che saremmo state via tutto il weekend, così abbiamo chiesto ad alcuni amici di venire a dormire da noi. Sono rimasti fino a lunedì. Per lo più abbiamo giocato al computer e guardato alcuni dvd. Quindi sì, se volete i nomi delle persone che possono fornirci un alibi…

    Capitolo 1

    2004 | Domenica | 04:45 del mattino | Sean

    Aspetta che lei si tiri su il vestito, poi la aiuta con la cerniera. Nella luce grigia dell’alba sembra slavata, i capelli biondi sono spenti anziché sgargianti, la fronte lucida a causa dei troppi trattamenti estetici. Eppure, è sempre meglio della donna di quasi dieci anni meno di lei che ha appena attraversato il prato davanti a loro come una furia. A un tratto, Sean sente tutto il peso dei suoi cinquant’anni. Tra qualche ora avrò dei postumi da paura, pensa. E scommetto che Claire non me la farà passare liscia soltanto perché è il mio compleanno.

    «Merda», impreca Linda. «Merda, merda, merda, merda, merda».

    Allunga le mani con aria distratta e le massaggia i muscoli del collo. Sono duri come granito. È sicuro che dieci minuti prima, quando ci ha posato la mano, non fossero così rigidi. Claire rovina sempre tutto.

    «Andrà tutto bene», le assicura.

    Lei si volta di scatto, con gli occhi socchiusi, eppure sulla pelle ultra lucida non si nota neanche una ruga. «Come può andare bene, Sean? Forza. Dimmelo. Che c’è, pensi che lo terrà per sé? Che si limiterà a fare finta di nulla? Chiamerà i suoi avvocati ancora prima che aprano lo studio. Faresti meglio a controllare il tuo accordo prematrimoniale, perché dovrà essere a prova di bomba».

    Sean si siede sulla sdraio più vicina. «Magari è meglio così», riflette.

    «Meglio per chi?», scatta lei.

    «Per… be’, non è che avessimo molte speranze. Non ricordo nemmeno perché l’ho sposata. Mi dispiace solo per le bambine, tutto qua. Meritano di meglio. E poi, sai, se venisse tutto a galla, io e te…».

    Lei sobbalza, la bocca aperta per lo stupore. «Io e te cosa?».

    Anche lui spalanca la bocca. «Pensavo…».

    «Cosa? Che fossimo una specie di… Romeo e Giulietta di mezza età? Dimmi che non pensavi questo».

    «Be’, no». Lancia una risata secca, sgradevole, per salvare la propria dignità. «Romeo e Giulietta non direi proprio, ma…».

    «Oh, Cristo», esclama lei. «Sono sposata, Sean».

    «Non proprio», dice lui, e abbozza il suo sorriso da birbante. «E neanche io».

    Il suo sguardo disgustato è più eloquente di qualsiasi parola.

    «Okay», dice lui. «Be’, almeno so come stanno le cose».

    «Oh, non venire a fare il cane bastonato con me. Non attacca. Forza. È meglio rientrare. Devo raggiungere il mio compagno de facto e i miei figli prima che lo faccia lei».

    Si china per raccogliere il sandalo dorato con il cinturino, perso nell’impeto della passione e che giace su un fianco sotto un vaso di pietra dal quale tracimano delle lobelie. Il colore si abbina perfettamente al pizzo con cui è fatto il suo vestito. Sean rimane sempre sbalordito dalla quantità di tempo e concentrazione che le donne dalle quali è circondato dedicano a certe cose: girare per i negozi, guardarsi e riguardarsi negli specchi a figura intera e accigliarsi come se la loro decisione racchiudesse il più grande mistero dell’universo. Da una parte le ammira – altrimenti non sarebbe attratto da donne tanto esose –, ma, invecchiando, sta cominciando ad agognare la semplicità; una creatura senza pretese che dia meno peso alle futilità e più importanza a lui in quanto uomo. «Merda, si è rotto», dice lei, e fissa con aria afflitta un brandello di pelle dorata che sventola nell’aria umida, fuori uso. «Cinquecento sterline, santo cielo».

    «Buon compleanno, caro Sean», dice lui, pensieroso.

    «Oh, signore», esclama lei. «Voi uomini siete davvero…»

    Si toglie l’altra scarpa e s’incammina sul prato, passando dove è passata Claire solo pochi minuti prima. Sean sospira e fa per raggiungerla. «Non mi seguire», sibila lei oltre la spalla. «Vai a fare una passeggiata o che so io. Non possiamo tornare dentro insieme. Magari riesco a placarla, se ci parlo da sola».

    Ne dubito fortemente, pensa Sean. «Credi che serva a qualcosa?»

    «Sì! Senti, forse il tuo matrimonio è andato a puttane, ma ciò non significa che debba andarci anche il mio. Vai!».

    Indica un punto alla sua destra, verso la discesa che porta al cancello principale e alla strada per il traghetto. Sean scrolla le spalle e se ne va.

    Forse alla fine è un bene, pensa mentre arranca con la camicia umida di rugiada, e un ricciolo dei folti capelli color sabbia di cui è tanto orgoglioso si stacca dallo strato di gel che li ricopre e gli cade nell’occhio. Non ne vado fiero, ma preferisco la parte dello stronzo piuttosto che mollarla perché è un’arpia. E lo è. Non so come ho fatto a non accorgermene prima.

    «Devi smetterla di ragionare con l’uccello, Sean, vecchio mio», dice ad alta voce nell’aria silenziosa. Non sempre è la strada più appagante. Le donne come lei riescono a dare il meglio in camera da letto solo per un periodo di tempo limitato. Una volta sposate, i pompini finiscono e cominciano i grattacapi. Mio Dio, pensa, quest’anno non mi ha neanche fatto il regalo, ed è un compleanno importante. Almeno oggi poteva sforzarsi un minimo. Ci credo che sono costretto a guardarmi in giro.

    Il gazebo è pieno di rifiuti della festa. Ci sono alcuni calici rovesciati sul tavolo e tre bottiglie di champagne vuote allineate accanto al divano. Vede un Cohiba fumato a metà in un posacenere, lo prende passando e lo accende per avere un po’ di compagnia mentre cammina. Lo fa sentire un po’ squallido, comportarsi così, ma lo squallore si sposa bene con il suo attuale stato d’animo.

    Decide di andare a vedere come procedono i lavori a Seawings. Anche quando si trova nel bel mezzo di una crisi, non sa resistere alla vista di un bel cantiere edile, e finora i suoi rapporti con i polacchi che ci lavorano non sono stati abbastanza cordiali da permettergli di andare a curiosare un po’. Sgattaiola oltre il cancello di Harbour View e corre a nascondersi dietro la ruspa parcheggiata sul vialetto comune. Anche se non sta facendo niente di molto scorretto, solo una piccola violazione di domicilio, non vuole certo essere sorpreso alle cinque del mattino, perché avrebbe ben poche scuse da accampare.

    C’è una piccola gru oltre la ruspa, sul lato della casa, e la lunga catena con i ganci artigliati è già stata srotolata e appoggiata sul dosso, pronta per essere agganciata ai fori sul bordo della vasca della piscina. La vasca è stata rovesciata per non farla riempire d’acqua piovana, anche se il tempo ha retto, e sembra una cupola. Sean si inerpica con le scarpe eleganti, le suole di cuoio scivolano sulla sabbia fangosa, e la ispeziona. È piuttosto solida, anche se il Perspex azzurro di cui è fatta è molto più spesso e pesante di quanto sia davvero necessario per il lavoro che dovrà svolgere. Tipica impresa amatoriale, pensa, nello spirito di autocompiacimento che rende così piacevole ispezionare il lavoro altrui. La vasca della piscina di Harbour View è spessa la metà e costa anche la metà, e non c’è stato bisogno di questa costosa attrezzatura per installarla, sono bastati otto operai nerboruti e un sacco di bestemmie. Le dà una pacca, producendo un gradevole rimbombo.

    Il caos che regna là in cima è abbastanza familiare. Classico armamentario da operai: scalette e secchi, pile di piastrelle in attesa di essere posate, una betoniera pronta per preparare la sigillatura del bordo della piscina quando la vasca sarà inserita, un mucchio di sabbia da intonaco e pietrisco assortito che attende di essere tolto da un patio dove un’assurda pavimentazione anni Settanta è stata distrutta per fare posto alla buca. Vanghe, picconi e piallatrici sono ammucchiati vicino alla porta d’ingresso, un invito per i ladri di passaggio – cosa che ai suoi appaltatori costerebbe una multa istruttiva se capitasse in uno dei suoi cantieri. Un trampolino nuovo giace sdraiato su un fianco, con l’estremità posteriore che sporge in un’aiuola e schiaccia le ortensie. Lo trascina indietro mentre ci passa accanto, contrariato dal fatto che abbiano potuto trattare qualcosa di così bello e delicato con tanta sprezzante noncuranza. Alcuni gambi si sono quasi spezzati di netto.

    Il giardino, oltre la recinzione, è fiancheggiato da cipressi di Leyland. Piante rognose, in linea generale, ma il terreno scadente della zona le tiene a bada, almeno per il momento, e passerà del tempo prima che diventino abbastanza grandi da deturpare il giardino di Harbour View, che a quel punto sarà già stata venduta da un pezzo. Faggi. Lui, personalmente, ama i faggi imponenti. In poche settimane il loro verde si trasformerà in oro e accenderà il paesaggio come un falò, mentre quelli lì rimarranno di un verde nerastro per tutto l’anno. Passa tutto talmente in fretta, riflette. Gli ultimi dieci anni: sembra ieri che ho compiuto quarant’anni, e non ho fatto nemmeno la metà delle cose che mi ero ripromesso di fare nell’anno in questione. Non ho ancora sorseggiato un cocktail ghiacciato ai piedi dell’Ayer’s Rock, non ho ancora pilotato un elicottero tutto mio, non ho ancora nuotato in mezzo agli squali, a parte quelli del mondo degli affari. Pensavo che fosse Heather a frenarmi, a tarparmi le ali, ma poi Claire ha iniziato a fare la stessa cosa, e io mi ritrovo a girare nella ruota come un criceto esattamente come prima. Forse devo accettare il fatto che la colpa è mia, non loro. Non sono il bucaniere che ho sempre sognato di essere, ma solo un uomo di mezza età che spera di non perdere i risparmi di una vita con il prossimo divorzio. Grazie a Dio, stavolta ho stipulato un accordo prematrimoniale.

    Si avvicina al bordo della buca scavata per la piscina. È di una profondità sconcertante, ma lo è anche la vasca, nel punto più alto. Eppure dubita che toccherà il fondo. Forse hanno in mente di usare il pietrisco per colmare la distanza con la falda idrica. Sarebbe senz’altro un modo parsimonioso per sbarazzarsene, anziché pagare per lo smaltimento in discarica.

    Gli operai hanno prestato fede alla parola data e in loro assenza hanno persino spento il dispositivo di pompaggio. Il fondo della buca si è riempito d’acqua: nera, salmastra, con scorie saline che galleggiano in superficie. Se solo il proprietario di casa medio sapesse che la maggior parte dei suoi muri lisci e costosi non sono che gabbie piene di pietrisco ricoperte di cartongesso, pensa, non sperpererebbe soldi come se dovessero restare in piedi per una vita.

    Fuori, sul vialetto, sente un bip e una portiera che sbatte, e dopo qualche secondo un motore si accende e un veicolo esce in retromarcia. Sarà Claire, pensa, che scappa come fa di solito. Bene. È troppo tardi e sono troppo stanco per affrontare il secondo round.

    Comincia a rallegrarsi e si dirige verso casa. Ha spesso constatato che non appena qualcuno decide per lui, come stanotte, la sua prima sensazione è di grandissimo sollievo. Non è stato facile gestire un’amante e una rompipalle. Se l’amante lo ha davvero scaricato, farà piazza pulita. Nessuno che si faccia illusioni su di lui, nessun altro sogno da infrangere. Mi mancheranno le bambine, pensa. Ma, una volta finita, non se ne parla proprio che lei abbia la custodia esclusiva. Se c’è una cosa che un avvocato specializzato in questioni ecologiche come Robert può fare è trovare un altro avvocato che ti assicuri un buon divorzio. E poi sarò libero. Niente più musi, niente più accuse, niente più non possiamo per via delle bambine, niente più cene al ristorante per distrarci dalla nostra ostilità. Lei può avere la casa di Londra. Tanto a me basta anche un appartamento. Posso cominciare a prendermela comoda. Comprare una villa in campagna, dare qualche festa, cominciare a crearmi una cantina tutta mia. Me la sono sempre cavata bene da solo. Anche dopo aver liquidato Claire dandole ciò che le spetta, potrò fare la bella vita per molto, molto tempo.

    Quando si avvicina alla casa, comincia a sentire alcune voci concitate. I suoi invitati: Robert e Maria, Linda, Charlie e Imogen: tutti svegli, tutti agitati, tutti che urlano, le donne sono isteriche. Oh, Cristo, è già scoppiata la bomba, pensa, e rallenta il passo. Poteva almeno avere il decoro di non coinvolgere gli altri. Maledetta Claire. Non si accontenta mai di un momento di crisi, non se può trasformarla in un dramma. Forse potrei…

    E poi inizia a distinguere le parole in mezzo agli strepiti. «Cristo, Jimmy! Oh, mio Dio, fa’ qualcosa, Jimmy! Jimmy!».

    Sean comincia a correre.

    Capitolo 2

    Mi è capitato spesso da bambina, ma resto ancora scioccata quando sento mia madre piangere.

    Mi metto seduta. Vedo un vecchio piumone da bambino in tartan scolorito e cuscini talmente sottili che devono essere stati ripescati dalla spazzatura, perché nessuno li avrebbe mai comprati in queste condizioni. La fioca e grigia luce invernale filtra dagli orli delle misere tende da casa in affitto, illumina una collezione di scatole di cartone e una cyclette che funge anche da stendibiancheria. Potrei essere ovunque. Non ricordo granché della notte scorsa. Anzi, dove diavolo sono?

    «Mamma? Che succede?», chiedo.

    «Mi dispiace, tesoro», singhiozza lei al telefono. «Non volevo piangere. Cioè, in realtà non so nemmeno perché sto piangendo. È per lo spreco, suppongo. Per tutte le cose che avrebbero potuto esserci e non ci sono state. Pensavo di aver smesso di tenerci tanto tempo fa».

    Arrivare al dunque. Non è il suo forte. Gira intorno alle questioni con l’astrusità di un poeta metafisico. «Che succede, mamma? Stai bene?».

    Il corpo al mio fianco comincia a girarsi nel letto. Si è messo uno di quei cuscini sottiletta sulla testa per ripararsi dalla luce, perciò non ho idea di che faccia abbia. Ho un

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