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Troublemaker: Edizione italiana
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E-book312 pagine3 ore

Troublemaker: Edizione italiana

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Info su questo ebook

Dall’autrice di Sleeper e Charmer arriva il terzo volume della serie “Name in lights”, un second chance che vi farà sciogliere il cuore.

Emilia
Sono pronta, ho atteso questo momento per anni: con una valigia piena di libri e vestiti da maestrina, posso finalmente lasciare Paso Robles, il mio noioso ex e una vita che mi stava stretta. Los Angeles mi aspetta promettendomi un nuovo inizio. E quale modo migliore per ricominciare se non con un bacio perfetto con un perfetto sconosciuto?
Ma non avrei dovuto permettermi una distrazione del genere, soprattutto perché il perfetto sconosciuto è il padre del mio alunno preferito nella nuova scuola in cui insegno. La dirigente ha messo ben in chiaro le regole: non si frequentano i genitori degli studenti.

Alex
Scapolo più sexy di Hollywood, giovane e acclamato regista, padre di un bambino meraviglioso. Eppure, mi sento tremendamente solo e non ho più alcuna fiducia nell’amore. O perlomeno finché non incontro lei: occhiali da vista, aria da perfettina e una passionalità travolgente.
Emilia è l’insegnante di mio figlio, e questo è un bel guaio, ma è proprio lei ciò che mancava alla sceneggiatura che avevo in mente. Con un po’ di fortuna, i caldi venti di Santa Ana mi aiuteranno a spingerla nella mia direzione.
LinguaItaliano
Data di uscita6 giu 2023
ISBN9791220705882
Troublemaker: Edizione italiana

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    Anteprima del libro

    Troublemaker - Kayley Loring

    Troublemaker

    TROUBLEMAKER

    EDIZIONE ITALIANA

    KAYLAY LORING

    Traduzione di

    CHIARA CASABURI

    TRISKELL EDIZIONI

    INDICE

    Ragioni per le quali sono contenta che abbiamo rotto

    Diario delle ispirazioni di Alex Vega

    1. Emilia

    2. Alex

    3. Alex

    4. Emilia

    Ragioni per le quali sono contenta che abbiamo rotto

    5. Alex

    6. Emilia

    Capitolo 7

    8. Alex

    9. Emilia

    10. Alex

    Ragioni per le quali non posso uscire con il signor V

    Capitolo 11

    Diario delle ispirazioni di Alex Vega

    12. Emilia

    13. Alex

    14. Emilia

    Capitolo 15

    16. Alex

    17. Alex

    Ragioni per le quali non posso uscire con il signor V

    Diario delle ispirazioni di Alex Vega

    18. Emilia

    19. Alex

    Capitolo 20

    21. Emilia

    22. Alex

    Ragioni per le quali non può funzionare con il signor V

    23. Emilia

    24. Alex

    25. Emilia

    26. Alex

    Diario delle ispirazioni di Alex Vega

    Che cosa regalerei ad Alex per Natale se non gli avessi detto di non scambiarci regali per Natale

    27. Emilia

    28. Alex

    Capitolo 29

    30. Emilia

    31. Alex

    Capitolo 32

    33. Emilia

    34. Alex

    35. Emilia

    36. Alex

    Diario delle ispirazioni di Alex Vega

    Ragioni per le quali questa è senza dubbio la cosa giusta da fare

    37. Alex

    38. Emilia

    39. Emilia

    Diario delle ispirazioni di Alex Vega

    Ragioni per le quali tu e Atticus dovete trasferirvi da noi subito

    40. Alex

    Epilogo

    Epilogo

    Biografia

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati

    Troublemaker – Edizione italiana - Copyright © 2023 Triskell Edizioni

    Copyright © 2020 Troublemaker di Kayley Loring

    Immagini di copertina: Viorel Sima Stock Adobe

    Progetto grafico: Laura Di Berardino

    Prodotto in Italia

    Prima edizione – luglio 2023

    Edizione Ebook 9791220705882

    Edizione cartacea: 9791220705905

    RAGIONI PER LE QUALI SONO CONTENTA CHE ABBIAMO ROTTO

    PER SEMPRE QUESTA VOLTA - EMILIA

    1. Perché c’è qualcun altro ad aspettarmi, ma non sarò pronta per lui finché non mi sarò riappropriata della persona dentro di me che ho ignorato mentre stavo con te… lo so, lo so. Criticheresti tantissimo la struttura di questa frase, se mai la leggessi, ma non accadrà. Questa lista è tutta mia. Io sono tutta mia, adesso. Vaffanculo, Brent.

    2. Perché non ti è mai importato della mia carriera da insegnante e non hai mai voluto sapere nulla dei miei studenti. Anche se hai sempre scherzato sul fatto che insegnanti e bambini ti fanno sentire a disagio ed era quasi (quasi) divertente: essere un’insegnante e occuparmi di bambini è una parte fondamentale della mia vita. Credi che per me fosse eccitante sentirti sproloquiare di analisi di bilancio? Non riesco a credere di essere venuta a quel convegno con te! Vaffanculo, Brent.

    3. Perché la verità è che la nostra non era più una vera relazione da tempo. Era un’abitudine. Pensavo fosse un’abitudine salutare e responsabile, come passare il filo interdentale. Invece era una di quelle abitudini noiose a cui ti aggrappi perché le persone più anziane e in teoria più sagge di te ti dicono che devi farlo, come per il filo interdentale. Ti sto paragonando al filo interdentale, Brent. Filo interdentale. E poi, mi dà fastidio il tuo modo violento di passare il filo interdentale, grazie a Dio non dovrò vedertelo fare più. Mai!

    4.  Perché Friends non è una stupida serie televisiva, è una delizia. E sono fortunata perché adesso la posso guardare quando voglio. P.S. Westworld non mi è mai piaciuta davvero, ma non ti direi che è pretenziosa perché è solo la mia opinione. Sempre stando alla mia opinione, il tuo gusto in fatto di serie televisive fa veramente schifo.

    5. Solo perché mi manca stare mano nella mano con qualcuno o venire abbracciata mentre guardo un film, e amoreggiare, e il caffè che mi preparavi e versavi tutte le mattine, e il modo in cui mi baciavi i capelli quando affondavo la faccia nel tuo petto mentre ci abbracciavamo, e la tua colonia, e la tua voce al telefono, e quella cosa che mi facevi ogni tanto al clitoride… non vuol dire che mi manchi tu. E di certo non mi manca Noi. Mi manca soltanto essere parte di un Noi. Ma, soprattutto, mi sono mancata io e ho sempre avuto il presentimento che mi sarei ritrovata qui a Los Angeles.

    6.  Los Angeles. Ho sempre immaginato di trasferirmi qui dopo il college, prima di conoscerti. Amo Paso Robles, ma ho percorso tutte le sue strade troppe volte. Mi piace questo appartamento, ma a partire da domani non seguirò più la tua strada. Non mi spaventa più pensare a quanto è grande questa città. Mi spaventa pensare a quanto sarebbe piccola la mia vita se non me ne andassi mai da qui.

    7.  Non ti accuso per tutte le volte in cui ho scelto te invece che me stessa, Brent. E non stavo neanche scegliendo te, stavo scegliendo quello che mi sembrava sicuro e familiare e affine alla definizione di giusto secondo qualcun altro. So che, quando domani mi sarò finalmente trasferita, sarà un gran bene per entrambi. Spero che anche tu andrai avanti, che ti innamorerai e che vivrai la tua vita appieno, bla bla bla. Perché entrambi meritiamo qualcosa di meglio di quello a cui ci eravamo abituati.

    8.  Perché mi sento molto più a mio agio a dormire con Atticus sul divano-letto di quanto non mi sia mai sentita con te in camera. Vaffanculo per non aver mai permesso al mio cane di dormire con noi nel letto.

    9.  Perché sul serio, vaffanculo per aver rifiutato di far dormire con noi il mio cane e vaffanculo anche a me per non aver insistito. È sempre stato gentile con te e non voleva altro che accoccolarsi a noi.

    10.  Ma questo è il passato e ti perdono, perdono me stessa e tutti quanti. Accade tutto per una ragione, impariamo e cresciamo seguendo i nostri tempi e sono certa che c’è anche una ragione per il fatto che non mi sono trasferita a Los Angeles prima d’ora, quindi bla bla bla. Perché è finita. Noi siamo finiti. Io ho finito con te. E un giorno smetterò anche di esserne triste.

    DIARIO DELLE ISPIRAZIONI DI ALEX VEGA

    LUGLIO

    Umore del momento… malinconico, caratterizzato da melanconia, brama, desiderio.

    Il finale di Nuovo Cinema Paradiso, scritto da Giuseppe Tornatore con Vanna Paoli, diretto da Giuseppe Tornatore.

    Tutti quei baci. Geniale, cazzo. Nulla regge il confronto, né nei film né nella vita. Non ancora, perlomeno.

    -  Going to California, dei Led Zeppelin

    Hard rock sfrenato reso soffice e sognante e semplice. Una band spogliata di tutto, solo anima in cerca delle sue radici. L’improvvisa assenza delle percussioni di John Bonham è in qualche modo elettrizzante e triste. Come il silenzio crescente che c’è in questa casa quando Ryder è con sua mamma. Sento solo il suono dei miei stessi pensieri, nei quali sto annegando.

    -  Il suono delle ciabatte di Ryder quando strascica sul pavimento. Quando è scalzo o indossa qualsiasi altro paio di scarpe cammina normalmente, ma quando mette le pantofole trascina ancora i piedi. Mi chiedo se lo farà per sempre.

    -  L’espressione sul suo viso il giorno in cui l’ho portato per la prima volta a una partita dei Dodgers. Era emozionatissimo, meravigliato e in estasi, abbattuto quando la partita è finita e ce ne siamo dovuti andare. «Quando ci torniamo, papà?»

    Da piccoli si ha voglia di ripetere subito qualcosa di bello, perché non pensi che la volta successiva non sarà ugualmente meravigliosa. Come ho fatto a diventare un trentaduenne che s’interroga sui pro e contro di un’esperienza non appena la comincia? Perché non riesco a credere che il secondo amore potrebbe essere migliore del primo?

    Nota a margine: un Dodger Dog, o anche cinque di quei fantastici hot-dog, mi andrebbe tantissimo in questo momento. Ho pranzato? Cenato? Ora che ci penso, che ho fatto per tutta la giornata?

    -  Questa collana che Ryder ha fatto per me.

    A chi mai sarebbe venuto in mente di trasformare un nocciolo di pesca in un ciondolo? Mio figlio, ecco a chi.

    Nota a margine: mi andrebbe tantissimo anche una tortina con le pesche e del gelato alla vaniglia. O una crostatina. O anche solo una pesca.

    -  La luce che filtra tra gli eucalipti nel giardino sul retro, le prime ore della sera in questo periodo dell’anno.

    Perché il crepuscolo è il momento più solitario della giornata? Per la prospettiva di cenare o svegliarsi da soli? Perché si è affamati? Perché non mi alzo e mangio qualcosa e basta?

    -  Il modo in cui quel ragazzo stava guardando quella ragazza all’Urth Caffè questa mattina.

    Cristo, quanto mi piacerebbe guardare di nuovo così una ragazza. Nel modo in cui avrei guardato Nova nelle foto del matrimonio se quel ragazzo nella cappella di Las Vegas avesse fatto il suo lavoro come si deve e si fosse ricordato di tenere a portata di mano una batteria di riserva per la sua macchina fotografica. O se a qualcuno di noi fosse venuto in mente di fargli usare i nostri cellulari. Avrei dovuto saperlo che non sarebbe durata. Forse lo sapevo. Forse lo sapeva anche lei. Ma eravamo troppo ubriachi di tutto per pensare con lungimiranza. Darei qualsiasi cosa per sentirmi di nuovo così ubriaco d’amore.

    Lo farei davvero? Forse, perché le cose cambino, dovrei intraprendere una relazione quando sono perfettamente sobrio. Forse gli adulti responsabili non aspettano il colpo di fulmine.

    Nota a margine: Com’è possibile che la stessa donna che ha estinto la mia fiducia nell’amore e nel matrimonio sia la stessa che mi ha portato il dono più grande che io abbia mai ricevuto? Da due persone che stando insieme hanno finito per mostrare il loro lato peggiore è venuta fuori la persona che ha reso entrambi migliori. La più bizzarra delle alchimie…

    Cazzo, così sembra che le ferite siano ancora fresche. Sono passati quattro anni dal divorzio e ormai l’ho superata. Adesso non provo più nulla quando guardo, penso o parlo con Nova. Penso solo a Ryder. E forse è questo il punto. Aver perso tutto l’amore che nutrivo per l’unica donna di cui sia mai stato innamorato. Non che fosse la mia ancora – il contrario, a dirla tutta – ma una parte di me si sente ancora persa in alto mare.

    Per un po’ di tempo dopo essermene andato, il risentimento che covavo per la mia ex mi faceva compagnia anche quando le donne con cui scopavo in giro mi lasciavano solo e vuoto dentro. Non è che Ryder non sia abbastanza. Lo è. È la ragione della mia esistenza. Il mio lavoro è tutto il resto. Credo di sentirmi in colpa per quel senso di vuoto. Perché mi chiedo se qualcun altro potrà mai riempire quella voragine.

    O forse ho solo bisogno di fare sesso.

    Forse devo solo dire al mio agente di trovare un lavoro registico veloce pronto a partire il prima possibile, così mi potrò gettare a capofitto nel lavoro.

    Forse sono solo affamato.

    O forse ho solo bisogno di farmi una birra.

    Non lo so. Tengo questo diario da quando ci hanno dato questo compito in un theatre camp estivo quaranta milioni di anni fa, e poi è diventata un’abitudine. Pensavo fosse una buona abitudine, come passare il filo interdentale. Ma forse è giunto il momento di smetterla di scrivere su un diario come una cavolo di ragazzina di tredici anni ed essere un pochino meno in contatto con le mie emozioni. Roba che è meglio lasciare agli sceneggiatori e agli altri creativi della mia troupe, quei sentimentaloni. Se Alfred Hitchcock poteva essere uno stronzo dal cuore di pietra, perché non dovrei riuscirci anch’io?

    Ho un assoluto bisogno di uscire dalla mia cazzo di testa e da questa casa, di passare di nuovo la notte fuori.

    Forse sono solo annoiato, o forse è solo la strana e nefasta assenza dei venti di Santa Ana in estate, ma ho questo presagio. Qualcosa sta per accadere. O qualcuno sta per arrivare.

    Probabilmente ho solo bisogno di conoscere una ragazza. Ficcarmi in un bel guaio, stanotte, come ai vecchi tempi.

    O forse sono di nuovo pronto per innamorarmi.

    Il cielo assista la donna che coglierà questo cuore mezzo infranto. Troverà la metà ancora integra o quella vuota?

    Dove cazzo se n’è stata, per tutto questo tempo?

    1

    EMILIA

    Eccomi.

    Sono pronta.

    Due giorni fa, io e il mio golden retriever ci siamo fatti tre ore e mezza di macchina da Paso Robles, California, a Los Angeles. Ho trainato un rimorchio da carico 4x9 (pieno principalmente di libri, forniture scolastiche e materiale didattico) dietro la mia Subaru. Mi sono lasciata alle spalle i miei genitori, una vita intera di ricordi confortevoli e un ex ragazzo tira-e-molla che adesso ho mollato per sempre. La playlist Viaggio in auto verso una nuova vita è dominata da canzoni di Kelly Clarkson, ed è finita proprio quando stavo cominciando a impanicarmi all’idea di non riuscire ad attraversare le quattro corsie della trafficatissima Highway 101 per imboccare l’uscita giusta.

    Ma non ho saltato l’uscita.

    Perché sono Miss Indipendente.

    Adesso sono una guerriera, una stella cometa.

    Niente mi fermerà, oh sì…

    Bla bla bla.

    Eccomi.

    Adesso, dopo ore e ore passate a disfare i pacchi, organizzare, sistemare tutti i pezzi di me che mi sono portata dietro in questa grande e luminosa stanza da letto, in una città grande e luminosa, sono prontissima a rannicchiarmi sulla mia poltroncina strapiena di robe. Sono pronta a pensare a che cosa mi riserverà il prossimo capitolo della mia vita. La poltroncina è l’unico elemento d’arredo che mi sono portata dietro. E adesso ho solo voglia di lasciar penzolare le gambe da un lato della poltrona mentre scrivo sul diario, con una tazza di tè e Atticus nella cuccia accanto. Ho voglia solo di pensare a quanto sono fortunata per l’opportunità di ricominciare daccapo.

    Ma non ci riesco.

    Perché uno stronzo davvero ben vestito e benintenzionato sta bussando alla porta della mia nuova camera da letto, insistendo affinché esca con lui per iniziare davvero il nuovo capitolo della mia vita e ricominciare daccapo, stanotte stessa.

    Il mio miglior amico, Franklin Baldwin, irrompe cantando a squarciagola il coro di Defying Gravity. È determinato a farmi dimenticare l’uomo che un tempo amavo, perché solo così potrò spiccare il volo. Se non fosse per Franklin, probabilmente starei già strisciando di nuovo fino a casa di Brent. In ogni caso, mi piacerebbe sentire di aver almeno fatto il nido nella mia nuova casa, prima di spiccare il volo.

    «Perché te ne stai lì seduta?» Batte le mani e Atticus si rianima molto più di quanto non faccia io. «È ora di festeggiare! Non si celebra il ritorno alla vita da single sprofondando in un’anonima poltroncina che non si abbina al resto del mobilio scrupolosamente curato di questa casa.»

    «Mi hai detto che potevo portarla.»

    «E te la lascerò tenere solo se mi prometti di non passarci sopra tutta l’estate. Su, alzati!»

    «Okay, ma non possiamo celebrare in stile Mangia prega ama? Ma in una versione, sai… sul posto? Potremmo provare un ristorante italiano e poi tornare a casa per meditare e guardare un film di Javier Bardem. Non Mangia prega ama, però. Perché non ci piace l’adattamento cinematografico.»

    «Possiamo sicuramente fare la prima parte, solo che invece di andare in un ristorante italiano opteremo per il sushi. È estate, pochi carboidrati. Alzati, dai!»

    Uffa. «Non mi farai indossare di nuovo un cappello a forma di pene, vero?» L’ultima volta che ho rotto con Brent, sono venuta qui a trovare Franklin. In quell’occasione il mio amico mi ha portata in giro e ha detto a tutti che stavamo facendo un addio al nubilato per celebrare il fatto che non avrei sposato Mister Pessima Scelta. E poi, guarda un po’, sono tornata di nuovo insieme a Mister Pessima Scelta. Ma è stata l’ultima volta in cui ho commesso quell’errore. Come sostiene Franklin, mi restano solo pochi anni da ventenne per commettere dei nuovi, giganteschi errori. Quindi farei meglio a cominciare subito.

    «Se non ti alzi subito da quella brutta poltroncina ti faccio indossare un costume da pene.»

    Franklin è il mio padrone di casa e coinquilino. Nonché il mio migliore amico dai tempi delle scuole superiori a Paso Robles. Mi chiamava Ermione perché ero una secchiona perfettina e io chiamavo lui Ferris Bueller perché provava sempre a convincermi a fare un giorno di vacanza. Non è cambiato molto in questo senso, anche se io sono decisamente meno perfettina. Franklin è un interior designer richiestissimo a Los Angeles, da quando si è trasferito qui per studiare all’Otis College of Art and Design. Ha più follower lui su Instagram della maggior parte degli autori che leggo io. È per un quarto giamaicano, inglese, norvegese e cinese, figo al mille per cento, totalmente gay, una spina nel mio fianco a tempo pieno ed è l’unica ragione per la quale posso permettermi di vivere in una casa splendida a Silver Lake nonostante il salario da insegnante delle elementari.

    Franklin si è sempre mostrato deluso dalla maggior parte delle mie scelte di vita, ma era felicissimo quando gli ho detto che avevo finalmente deciso di rompere con Brent per sempre, tanto che mi ha supplicata di trasferirmi a Los Angeles e mi ha proposto di andare a vivere da lui, insieme al mio cane, per tutto il tempo necessario. Io ho insistito per pagare un affitto adeguato e una parte delle bollette, ovviamente. Ma in realtà, ciò che gli sto concedendo in cambio di questo spazio squisitamente arredato, è il permesso di spingermi fuori dalla mia comfort zone.

    «Se esco con te questa sera, potrò rimanere a casa per il resto dell’estate e tu rimarrai a farmi compagnia almeno una volta a settimana?»

    «Assolutamente no, giovincella. Perché ti opponi tanto all’idea di divertirti?»

    «Perché è così importante divertirsi? E chi lo dice che per me non è divertente stare a casa con Atticus per dedicarmi ai miei lavori creativi?»

    «Prima cosa, non usare mai più l’espressione lavori creativi in mia presenza. Seconda cosa, non importa quanto lucidi il tuo vibratore: non diventerà mai un vero pene scintillante. Non c’è compromesso che tenga.»

    Mi tira su e apre l’armadio per scegliere un outfit che faccia al caso mio. Lo vedo subito sbiancare. «Oddio. Peggio di quanto temessi.»

    «Cosa? Ho sistemato tutto in base al colore e al tipo di capo. La combinazione cromatica è abbinata ai blocchi di colore con cui ho disposto i libri. Vedi?»

    Lui non degna le mie magnifiche mensole neanche di uno sguardo. Si limita a mettersi un pugno sul fianco, con aria un tantino giudicante, mentre con l’altra mano mi fa cenno di cambiare argomento. «Okay, questo non è un armadio organizzato.» Poi, con un gesto superbamente drammatico e ampio, conclude: «Questa è una dichiarazione di castità e una silenziosa richiesta di aiuto.»

    «Non sono vestiti da persona casta. Li indossavo anche quando facevo ancora sesso con Brent.»

    «Intendi prima o dopo aver rotto per l’ultima volta?»

    Sospiro. «No comment.» Potrei aver fatto sesso con Brent una o due volte nei quattro mesi successivi alla nostra rottura definitiva ma, a mia discolpa, è stato noiosissimo e mi ha aiutato a superare la fine. E poi vivevamo ancora insieme perché non avevo avuto il tempo di cercare un nuovo appartamento, prima che finisse la scuola a Paso Robles, mi sembrava un’opzione migliore rispetto alla possibilità di tornare a vivere con i miei genitori. E sì, ero anche un tantino ubriaca, quando è successo.

    Franklin continua a fissare l’abisso dei miei indumenti piuttosto pudichi.

    «Chiedo autorizzazione per portare questa discarica di guardaroba, che rappresenta la discarica della tua vita sentimentale, in una vera discarica per darle fuoco.»

    «Autorizzazione non concessa. Sono vestiti adatti al lavoro. Ai bambini di sette anni piacciono e mi rispettano, con queste cose indosso.»

    «Okay, be’, il mio pene da uomo adulto si è raggrinzito non appena ho visto quei cardigan.»

    «Mi ci sono voluti anni per mettere insieme questa collezione di cardigan divertenti.»

    «È la frase più triste che abbia

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