AVPCSA 10 anni di Protezione Civile
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Recensioni su AVPCSA 10 anni di Protezione Civile
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Anteprima del libro
AVPCSA 10 anni di Protezione Civile - Daniele Manca
A.V.P.C.S.A.
nei primi dieci anni di Operatività:
Antincendio, Salvaguardia ambientale,
Volontariato
Sant’Anna Arresi
2005 – 2015
Il più grande piacere che io conosca è fare una buona azione di nascosto, e in modo che venga scoperta per caso.
(Charles Lamb)
PREFAZIONE
Una tranquilla sera d’estate, mentre passavo in auto nella via principale nel paese preso dai miei impegni e dai miei pensieri, scorsi improvvisamente una colonna di fumo:
Si trattava di un incendio che, complice il vento, prese a camminare rapidamente da loc. Is Faddas alla volta dell’aria industriale di Sant’Anna Arresi.
Ai miei occhi, ma penso di qualsiasi residente, la scena si presentava drammatica. Non solo perché il fuoco si dirigeva verso il centro abitato ma anche perché la sua visibilità dal borgo (le località in questione risultano leggermente a valle rispetto al centro urbano Arresino) dava l’idea delle proporzioni di macchia mediterranea interessata dalle fiamme.
Non ci pensai due volte. Dopo aver accostato un attimo per capire dove andare di preciso, ho riacceso l’automobile e da Sant’Anna Arresi sono sceso alla stretta strada asfaltata di Is Faddas per intervenire.
Non capivo bene cosa mi stesse prendendo, perché di incendi (ainoi) in Sardegna ne vediamo parecchi, spenti e accesi, ma ora,
rielaborando dopo la scena a mente fredda potei capire che quelle fiamme rappresentarono in quello scenario per me un vero e proprio nemico, potente, temibile, in grado di polverizzare in pochi minuti enormi fette di quegli ambienti da cartolina di cui noi isolani andiamo tanto fieri.
Istinto di salvaguardia? Richiamo ancestrale? Senso del dovere? Ora non saprei come chiamarlo perché, nonostante io mi ritenga un ragazzo abbastanza patriottico, ma non ho mai indossato prima di allora una divisa militare o civile che esaltasse e personificasse questa tendenza innata.
Fatto sta che, indossata una giacca catarifrangente presa dal cofano della mia Punto, mi lanciai
letteralmente fra le fiamme. Scarpe da ginnastica in gomma, mani nude, nessuna maschera o bandana che proteggesse le vie respiratorie, ed in mano frasche di fortuna ("de moddici") per spegnere punti laterali di dolo (rispetto alle fiamme principali che per me erano incontrastabili).
I minuti passavano però inesorabili ed io mi sentivo sempre più stanco…. Era una lotta contro il tempo: Io mi affannavo "zacchendi a terra (letteralmente
sbattendo a terra") il povero ramoscello, e il fuoco insisteva nel suo cammino, per nulla intimidito dal mio intervento e quello di altri. Il respiro andava facendosi più pesante, le mani e il viso annerendosi, i piedi si facevano letteralmente bollenti per il surriscaldamento della gomma!
Ad un certo punto, quando mi resi conto che con quei ramoscelli in mano potevo fare ben poco e che la mia azione era sicuramente dettata dal cuore ma non dalla testa, spuntarono dei mezzi antincendio e degli uomini con delle tute ignifughe arancioni: Caschi, maschere, occhiali, guanti e scarponi. Insomma, belligeranti
armati di tutto punto se consideriamo quella del fuoco una dichiarazione di guerra... Questa squadra d’intervento era l’A.V.P.C.S.A.!
Sembrava un film: uno scenario grigiastro e solfureo con il terreno cromato nero/grigio cenere, l’aria intrisa di denso fumo, e questi astronauti
che per primi arrivano quasi a salvarti, o comunque a ristabilire l’ordine delle cose.
Via via, mi feci da parte… Anzi, me ne andai proprio. Avevo le scarpe quasi squagliate, tossivo, ero un po’ sballato
dal mal di testa: un vero e proprio principio di intossicazione insomma.
A casa mi feci una doccia, ma rielaborando il tutto, ripeto, riuscii a capire a grandi linee la portata