Dalla tua parte
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L’odio, la violenza, la discriminazione, ogni sorta di aberrazione contro l’uomo rappresentano il vuoto, l’abisso dell’umanità, mentre la compassione risveglia le coscienze e porta alla dedizione, alla cura dei vulnerabili. È la vera forza motrice della svolta socio-culturale verso un sistema nuovo, più umano e a carattere universale, equo ed inclusivo che affranca dalle attuali iniquità e porta la pace nei luoghi calpestati dall’uomo. Quando la vita si svolge e si interpreta in chiave di dedizione, aiutando l’altro, si risponde pienamente alla propria vocazione naturale e contemporaneamente la rinascita dell’uomo diviene un viatico di progresso sociale in umanità e di democrazia a respiro universale.
La visione “dalla tua parte” si fonda sullo sguardo che volge verso l’Alto, ma proteso verso gli ultimi di cui ne difende i diritti. È l’unica prospettiva che consente all’uomo di invertire quell’iniquo culto dell’onnipotenza che è alla base dell’attuale decadimento morale e sociale, di avviare una svolta culturale lasciando la propria impronta umana nel nuovo corso della Storia.
Solo con la sapienza dettata dalla tenerezza, dalla capacità di porsi dall’altra parte si supera ogni falso pregiudizio sulla diversità e si raggiunge l’unità nella pace.
L’opera è una riflessione scaturente da brevi analisi e fondata su argomentazioni, è intesa come introduzione ad uno sviluppo che inevitabilmente richiede un approfondimento e un proseguimento a più voci, dato che ormai le emergenze sulla vita e salute degli altri ricadono inevitabilmente su tutta l’umanità.
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Dalla tua parte - Italia Buttiglione
Italia Buttiglione
Dalla tua parte
EDIFICARE
UNIVERSI
© 2020 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it
I edizione elettronica aprile 2020
ISBN 978-88-5508-954-8
Distributore per le librerie Messaggerie Libri
In memoria del Cardinale S.E. don Elio Sgreccia
Padre della Bioetica personalista,
guida spirituale e maestro di vita.
Con riverenza ed affetto
Ai miei genitori,
esempio di fede, amore e dedizione,
faro della mia vita
Prefazione
prof.ssa Maria Luisa Di Pietro*
Solo quattro parole per riassumere le pagine di questo libro, denso di proposte sostenute da una forte passione per l’Umano: Cuore, Fragilità, Cura, Speranza.
Cuore: Il punto di partenza della lunga riflessione dell’Autrice è la consapevolezza della condizione di indifferenza, di mancanza di interesse verso i bisogni dell’altro. Il calore del Cuore
è la risposta alla freddezza dell’indifferenza. Quale Cuore
? La via ci viene indicata da Benedetto XVI: «un cuore che vede» (Deus Caritas Est, 31 Un cuore che vede
e che sappia conoscere la propria Storia
e riconoscere l’altro. La Carità è esperienza di amore e di dono e non può essere vissuta al di fuori della conoscenza dell’Origine della propria storia
, ovvero della consapevolezza che il nostro amore nasce da un Amore che ci precede, dall’Amore di quel Dio che per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo
(Deus Caritas Est, 17). La contezza di essere stati amati e di essere amati apre il Cuore al riconoscimento dell’altro.
Fragilità: Chi è l’altro? Chi è il mio prossimo? Benedetto XVI ci indica la via: «Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo. Il concetto di prossimo viene universalizzato e rimane tuttavia concreto» (Deus Caritas Est, 15). Chi mi sta vicino, chi mi sta lontano, chi è malato, chi è solo, chi è indifeso. Non si preesiste, però, come prossimo
: l’esperienza di prossimità nasce da una relazione e dà vita all’essere prossimo. Perché prossimo
è anche colui che si china sull’altro: «Tu puoi diventare prossimo di chiunque incontri nel bisogno, e lo sarai se nel tuo cuore hai compassione, cioè se hai quella capacità di patire con l’altro» (Francesco, Udienza generale, 27 aprile 2016). La dinamica dell’Amore è d’altra parte sovrapponibile alla dinamica del Cuore. Essere colpiti dalla bellezza
dell’umano e restituire l’amore che la bellezza
dell’umano suscita in noi è paragonabile a quei movimenti di diastole e di sistole che ogni cuore compie infinite volte nella vita di ciascuno di noi. Se il cuore si ferma, la persona muore; se non siamo più in grado di lasciarci colpire dalla bellezza
dell’umano siamo ancora biologicamente vivi, ma come lo è una pianta avvizzita, appassita, secca, che non è più in grado di stupirsi davanti alla carezza del sole.
Cura: Il Cuore vede il bisogno dell’altro e se ne prende cura. L’immagine del Buon Samaritano non può non essere richiamata. Il Buon Samaritano si prende cura dell’altro che gli era estraneo dal punto di vista culturale, sociale e religioso, perché lo ri-conosce come persona in stato di bisogno: «Compassione significa compartire con
. Il verbo indica che le viscere si muovono e fremono alla vista del male dell’uomo» (Francesco, Udienza generale, 27 aprile 2016). Il Buon Samaritano è allora buono
non in senso aprioristico, ma in quanto capace di ri-conoscimento della comune appartenenza al genere umano, della dignità dell’altro. Tale ri-conoscimento è reso possibile dall’amore, che sorpassa tutti i credo e tutte le culture e fa di una persona completamente estranea il nostro prossimo.
Speranza: Il termine speranza
viene ripreso 10 volte nel testo. E l’Autrice stessa conclude scrivendo: «Lo spirito del mio scritto è propositivo e pieno di speranza». La Speranza è il sostrato su cui poggia tutta la sua riflessione: dall’analisi alle proposte, alla scrittura del Manifesto La dedizione all’umano
, del Codice etico per gli interventi di sviluppo economico in Africa e del Patto civico di collaborazione Ethic Live. Una bella apertura ad un futuro migliore a fronte di una società sempre più disperata, in cui il termine soli
non fa riferimento ai sistemi planetari, ma alla condizione più diffusa: l’essere soli
. Uno sguardo intriso di Speranza, quella Speranza che fa sembrare belle tutte le cose che desideriamo e che vorremmo che si avverassero.
Maria Luisa Di Pietro
* Prof. Ass. di Bioetica – dipartimento Medicina e Chirurgia – Università Cattolica A. Gemelli
Roma. Svolge attività di ricerca su temi della Salute globale, sanità pubblica, pediatria, educazione alla salute.
Contributo di don Dante Carraro
Direttore Medici con l’Africa
Portiamo un nome
che oggi è antipatico e fastidioso: Medici con l’Africa CUAMM
. La gente, appena legge Africa
, modifica il sorriso iniziale in smorfia di perplessità o disappunto. Quasi a dire: «In Africa? A fare cosa? E perché? Con tutti i bisogni che abbiamo qua». Nessuno vuol sentir parlare di Africa: irrita e disturba. E così non sembra prioritario affrontare le questioni legate ai paesi poveri, alle disuguaglianze, alla necessaria interdipendenza della famiglia umana. Per questo abbiamo bisogno di gente che si impegna a dare voce a quei valori di giustizia e fraternità che si pongono come orizzonte una globalizzazione della solidarietà
. Ringrazio e incoraggio Italia Buttiglione per questa sua pubblicazione che sceglie di mettersi dalla parte degli ultimi
, non dimenticando di evidenziare come sia importante farlo nel modo giusto. Medici con l’Africa CUAMM è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Dal 1950 realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo. A tale scopo ci impegniamo nella formazione in Italia e in Africa delle risorse umane, nella ricerca e divulgazione scientifica e nell’affermazione del diritto umano fondamentale della salute per tutti. Sentiamo che è necessario tenere insieme due dimensioni del nostro lavoro: da un lato migliorare lo stato di salute in Africa, nella convinzione che l’accesso alla salute non può essere un privilegio, ma un diritto umano universale, dall’altro lato promuovere un atteggiamento positivo e solidale nei confronti dell’Africa, ovvero il dovere di contribuire a far crescere nelle istituzioni e nell’opinione pubblica interesse, speranza e impegno per il futuro del continente. Ritornano in questo lavoro profonde sintonie con i valori e lo spirito che muovono l’operato di Medici con l’Africa CUAMM, ogni giorno, negli otto paesi dell’Africa sub-sahariana in cui interveniamo. A titolo di esempio, mi fa piacere ricordare che quest’anno, seppur con tante fatiche, abbiamo riaperto le attività della scuola per ostetriche dell’ospedale di Lui, in Sud Sudan, un paese dilaniato da una tremenda guerra civile. Fra tre anni ci saranno venti nuove ostetriche locali, formate e capaci, al servizio di un Paese che oggi conta appena un’ostetrica ogni 20.000 mamme che partoriscono. Il giorno dell’inaugurazione eravamo tutti lì, insieme, determinati a raggiungere questo grande risultato: Governo, Chiese, organizzazioni umanitarie, comunità. Insieme al CUAMM, c’era il Ministro della salute, quello del welfare, il Governatore della Regione, il Vescovo della Chiesa episcopale, tutti i rappresentanti della Comunità locale. Perché sono queste sinergie tra istituzioni locali e internazionali che rendono possibili questi piccoli ma grandi risultati. La tentazione di mollare a volte ci assale, ma sentiamo che non si può: per noi, per quello in cui crediamo, per le mamme e i bambini che incontriamo ogni giorno, per il nostro essere uomini e credenti.
Don Dante Carraro
Introduzione
La necessità universale del cambio di prospettiva culturale
Il saggio fa riferimento al pensiero dell’antropologia cristiana, fondato sulla sacralità della vita e dignità della persona. Dalla legge naturale della vocazione all’umano, espressa nei documenti della Chiesa cattolica, scaturiscono alcune riflessioni e strategie per una concreta, universale e fraterna alleanza. La linea di pensiero si svolge sulla necessità dell’avvio consapevole di un cambio di prospettiva culturale per realizzare nell’esistenza quella silente ma preziosa vocazione naturale all’umano, traducendola in cura e dedizione all’altro. Questo percorso laico ed universale sviluppa umanità, equità, conduce alla pace e ad una serena coesione tra i Popoli, nei luoghi abitati dall’uomo.
Il testo comprende alcune riflessioni e spunti sulla presenza nell’uomo di segni di speranza che possono garantire un mondo dal volto umano attraverso la percezione delle caratteristiche naturali di origine antropologica. Mettendoci sulla traccia delle nostre comuni origini umane ed osservandone i limiti, guardando oltre la nostra esperienza umana e penetrando gli sguardi di chi soffre si riesce a comprendere meglio il senso dell’esistenza e il tipo di scelte da fare di conseguenza. Si comprende così che siamo tutti uguali non solo per come veniamo al mondo o moriamo, ma anche per le emozioni e i sogni, le speranze e sentimenti, nonché per le vicissitudini di dolore e sofferenza che inevitabilmente affliggono la nostra esperienza di vita.
L’agire umano asseconda questa naturale disposizione e volge al bene di tutti, è fatto di tolleranza e misericordia, quindi è sempre vincente. Sono le grandi risorse interiori, comuni a tutti gli uomini, ad avere carattere universale. Queste facoltà ci appartengono per prossimità familiare, possono tenere uniti gli uomini secondo rapporti di fratellanza, determinare quindi il cambiamento se ovunque divengono norme di comportamento. Nel momento in cui tale agire civile e morale sarà diffuso e condiviso sul piano culturale, la dedizione all’umano segnerà il volto nuovo delle generazioni future. Avere cura delle persone deboli significa scegliere di vivere creando ponti e non divisioni e scarti, con rispondenti relazioni umane in un sistema di convivenza fondata sul rispetto e sull’uguaglianza. Dare valore sempre all’uomo, con i suoi limiti e potenzialità, vuol dire comprendere che la vita appartiene a tutti, nessuno è padrone dell’altro, specialmente se si trova in difficoltà, significa prevenire i disastri ambientali, contrastando le cause che portano l’uomo a danneggiare il mondo e ad annullare l’uomo più debole.
Il nuovo umanesimo si sviluppa sulla vocazione sociale che sollecita a provvedere al bene comune, declinerà in ogni sua modalità e spazialità il paradigma di una società che si rinnova e cresce accanto alle persone fragili.
Solo se le disparità si mantengono bene in equilibrio, la pace nel mondo sarà possibile. L’umanità si rivela nel divenire capaci di prossimità, salvando ogni uomo nel mare della solidarietà, navigando per amore anche nelle acque inquiete della vulnerabilità, con all’orizzonte uno sguardo volto al proprio bene insieme a quello degli altri.
Le argomentazioni della prima sezione del testo sviluppano le linee-guida per questo nuovo umanesimo, poi descritte con brevi note nel Manifesto etico-antropologico presente in Appendice. Nella seconda parte invece si illustrano due proposte di percorsi che svilupperebbero processi umanizzanti in Europa e nel Mondo. In appendice, oltre al Manifesto, sono esposte iniziative etiche da realizzare nei territori italiani e nei Paesi africani, comprensive di regolamenti e principi atti a sviluppare processi di integrazione e di sviluppo di democrazia partecipata.
L’intero percorso affronta il tema della dedizione, chiave di svolta per il cambiamento di prospettiva culturale, capace di capovolgere totalmente l’orizzonte oscuro e disumano dell’attuale relativismo etico. Infatti conduce l’uomo alla considerazione dell’altro, pur diverso da sé, alla commozione di fronte alle sfide e alle fragilità, ad essere attratto dal prossimo, a considerare con misericordia i suoi bisogni e a muoversi per lui con atti di solidarietà. Solo in questa direzione è possibile restituire agli uomini quel diffuso bisogno di umanità e di uguaglianza che supera ogni cultura ideologica, differenza e scarto. Se ci dedicassimo alla cura della persona con la forza dell’amore, se rendessimo più umani gli spazi occupati, ricompenseremmo l’umanità dai danni dell’egoismo e dalle sue fittizie diseguaglianze. Qualora incidessimo sulla cultura vigente con provvedimenti o atti di solidarietà e interventi di partecipazione sociale, determineremmo il crollo di questi correnti, falsi e disumani poteri che hanno reso il nostro mondo inospitale per molti e vivibile solo per pochi.
Per questo occorre riappropriarsi del linguaggio del cuore, risorsa naturale che appartiene all’anima di tutti i popoli. È l’unico ed efficace codice interpretativo di una cultura che avvicina e aiuta a percepire le situazioni di precarietà della persona umana e la fragilità di una vita, l’esigenza dei diritti umani primari, assenti in modo particolare nelle categorie più indifese.
Saremo capaci di prossimità e di atti di democrazia partecipata?
Sarà questa una grande sfida che dovremo affrontare per la svolta, per non soccombere alle macerie del non-senso e della violenza.
1° Capitolo - Dalla tua parte
Riflessioni
C’è una virtù creatrice della speranza che opera misteriosamente nelle profondità lontane dell’umanità...
Jean Daniélou
Cardinale di Santa Romana Chiesa
1. La cultura dominante: ciascuno per sé, nessuno per tutti
L’espressione mi piacerebbe cambiarlo questo mondo ingiusto ed iniquo
è detta solitamente d’impeto, quasi frutto di una follia o di rabbia verso un sogno irrealizzabile, mai come una prospettiva percorribile, una visione culturale che possa coinvolgere l’umanità intera, non solo auspicabile per situazioni spazio-temporali limitate e circostanziate.
Eppure la delusione su come evolve la società oggi è notevole.
Le tragedie che ricadono sull’uomo, conseguentemente alla perdita della dignità e di quei valori che nel corso della storia hanno determinato il passaggio alle grandi Civiltà dei diritti umani, hanno interrotto un cammino di progresso e ben-essere nel mondo. Oggi la tentazione di inseguire solo interessi e personali problemi porta i cosiddetti Paesi sviluppati ad ignorare con spietata crudeltà quelli degli altri.
Respiriamo l’aria del relativismo morale per l’assenza nei comportamenti di norme oggettive certe, di un quadro di principi a cui l’agire si possa riferire. Secondo il pensiero del sociologo Zygmunt Bauman nella sua opera Modernità liquida, poiché i legami divengono sempre più fragili e volatili, difficili da alimentare per periodi prolungati, hanno bisogno di una vigilanza continua¹. Oggi si vigila alzando i muri come protezione, con sistemi violenti e di repressione,