Incontri possibili con il naso all'insù
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Anteprima del libro
Incontri possibili con il naso all'insù - Ylenia Paternostro
strada
1
L’ ANNUNCIO
Aprire la finestra sul lago di Mjøsa, ammirarlo sotto la pioggia con il freddo sulla faccia, questo il primo gesto di Kari in una delle tante mattine norvegesi.
Da tre anni si era trasferita nella piccola cittadina di Gjøvik, ed aveva affittato quella casa di legno in riva lago. Amava la pace, la natura, lo sport e spesso si concedeva un’uscita in kayak su quello specchio d’acqua, il più grande della Norvegia.
Respirava a pieni polmoni mentre allenava i muscoli delle braccia, roteata da colline e torrenti. Quello che apprezzava di quel luogo era il silenzio, un silenzio che le era servito molto, ma che non si sarebbe mai immaginata le avrebbe rivelato tanto.
Aprire un negozietto di souvenir per turisti in quella cittadina distante centotrenta chilometri da Oslo era stata una sua scelta, il padre Herman avrebbe sperato ben altro per lei.
Avrebbe dovuto studiare medicina, seguire le sue orme, ed ogni volta che si incontravano dimostrava chiaramente la sua posizione.
Quando Kari andava a pranzo dai suoi genitori, il padre Herman Larsen, medico specializzato in microchirurgia ricostruttiva, non faceva altro che parlare dei suoi successi, dell’ultima chirurgia, di come aveva recuperato la mano di un ragazzo arrivato la notte prima al pronto soccorso e lasciava poco spazio al resto.
Anche quel giorno le cose andarono come di consueto, solo il profumo del fårikål fumante nei piatti era più forte dell’ego di Herman.
Kari non stava ascoltando, avevo iniziato piena di volontà, ma pian piano puntualmente le parole del padre le suonavano sempre più ovattate e distanti, solo dopo cinque muniti non le sentiva più, non le interessavano, questa era la verità, era lo stesso monologo che si ripeteva per la milionesima volta.
Il fårikål invece era tutt’altra cosa, una delle specialità culinarie che riusciva meglio a sua madre Helise. Era un piatto prettamente autunnale, ma Helise amava proporlo in qualunque stagione, era il preferito di sua figlia, e lei, lo utilizzava come benvenuto.
Kari ringraziava ingurgitando grossi pezzi d’agnello misto a cavoli.
Deliziosa Helise, incredibilmente bella, sempre pronta ad appoggiare Kari, si trascinava in quel pesante matrimonio da tempo, ma a guardarla sembrava fresca, il suo viso non dimostrava i suoi anni, fresca forse perché aveva imparato a farsi scivolare tutto sopra.
Kari non si sentiva parte di quella famiglia, non aveva mai sentito nessuna affinità con i suoi genitori, forse portava in sé i geni di altre due persone che non erano certo quelle sedute al tavolo accanto a lei.
La divertiva l’idea di poter essere il frutto di un esperimento in vitro, forse un alieno interessato a colonizzare la terra, in questa maniera, si sarebbero spiegate le sue non somiglianze.
Lei, affetta da albinismo, occhi grigio blu, pelle bianca come la porcellana e naso a patata, cosa c’entrava con i lineamenti perfetti quasi regali di sua madre? Cosa c’entrava con il naso curvo di suo padre?
Qualche mese prima aveva letto un articolo sulla reincarnazione, anche quella sarebbe stata una spiegazione plausibile.
Forse, in quel corpo e in quella casa c’era capitata per caso, messa lì perché provvedessero alla sua alimentazione e alla sua istruzione, ma sentiva dentro lo scalpitare di altri desideri, di altre emozioni. Forse era il ricordo e la nostalgia di sensazioni ed abitudini di altre vite passate, altre latitudini, altre temperature.
Le ronzavano in testa questi pensieri, quando arrivò il dolce.
La bocca di Herman era impegnata con un cucchiaio pieno di panna montata, quando Kari approfittò a fare il suo annuncio Mamma, papà chiuderò il negozio!
Un colpo di tosse di Helise anticipò la sua voce incredula Spero che tu abbia valutato bene, sai quanto ti è costato avviare questa attività, mollare tutto ora, perché?
Kari non rispose, sapeva di non essere stata una persona determinata, anche nel perseguire le sue passioni era stata scostante.
Aveva iniziato a frequentare un corso di percussioni, per poi accorgersi che non era nelle sue note, lo stesso accadde con il corso di pittura, ed ancora con la recitazione.
Per l’indirizzo scolastico era stata la stessa storia, dalla scuola d’arte al linguistico, ed adesso questa novità, Helise doveva pensare ad un altro colpo di testa.
Herman sbottò Ventisette anni ed ancora con queste stupidaggini, non hai ancora imparato a portare avanti i tuoi progetti! Devi porti degli obbiettivi, non puoi alzarti la mattina e pensare di fare la prima cosa che ti passa per la testa. Abbiamo sbagliato tutto Helise, abbiamo sbagliato tutto, è colpa nostra, e tu l’hai sempre appoggiata. Per oggi ne ho sentite abbastanza.
Si alzò e si tirò dietro la porta della stanza di lettura.
Kari decise di prendere il primo treno e rientrare a casa, erano solo le tre del