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Sette per cento
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E-book429 pagine6 ore

Sette per cento

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Info su questo ebook

Dopo la Terza Guerra Mondiale, l'asse del male fu completamente sconfitto, il pianeta , finalmente , è in pace  e le persone vivono un momento di allegria mai visto in tutta la storia dell'umanità. Però, una strana malattia colpì il sette per cento della popolazione. Inspiegabilmente, persero la memoria e , anche dopo che trascorsero dieci anni, nessuna cura fu scoperta e non si ebbe nessun caso di qualcuno che avesse recuperato nemmeno un semplice ricordo..

In questo scenario, Andrè e Mikaela, due individui che appartengono ai sette per cento, si trovano ad avere problemi di riadattamento e si incontrano nello studio di una terapista. Una folle e ispiegabile passione li travolge e loro dovranno affrontare quella che sembra una cospirazione dell'universo affinchè non restino insieme.. Tra flashes di ricordi e  avventure folli, entrambi riscopriranno di più al riguardo e faranno di tutto per vivere un grande amore

LinguaItaliano
Data di uscita15 giu 2020
ISBN9781071552346
Sette per cento

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    Anteprima del libro

    Sette per cento - César Costa

    SETTE PER CENTO

    MILA WANDER

    CESAR COSTA

    ATTENZIONE!

    Questa è un'opera di finzione; nomi e situazioni possono riportare il lettore alla realtà, tuttavia, non sono situazioni di quotidianità nè, tantomeno, trattasi di una storia reale. L'opera non è raccomandata a minori di diciassette anni poichè contiene scene di sesso e violenza, salvo la supervisione dI un adulto. E' proibita la distribuzione di PDF. Gli autori si esimono da ogni responsabilità attraverso questo avviso.

    Dedico quest'opera ai miei cari lettori e familiari.

    MILA WANDER

    La mia dedica va ai miei figli, Carol e Matheus, le mie       opere migliori.

    CESAR COSTA

    PROLOGO

    Fuoco e fumo cobrivano l'atmosfera, rendendola inospitale anche per coloro abituati all'oscurità. Grida e digrignare di denti echeggiavano per le valli. Il rumore di metallo contorto faceva venire i brividi, ampliando il clima d paura e tortura. Nonostatnte la tragedia annunciata, coloro che volevano la pace avevano, ancora, la speranza che le cose potessero essere diverse ma non fu cosi. La guerra fu dichiarata, innocenti pagarono per i peccatori, atrocità mai viste prima in migliaia di anni di storia divvennero realtà. Gli attacchi iniziarono da entrambi i lati, da tutte le direzioni.

    La polvere che si alzava e l'odore di sangue entravano per le narici, rendendo ancora più furiose le truppe. Uomni e donne, senza distinzioni, lottavano lato a lato contro il male che cercava di invadere e dominare la Terra. Quella fu una battaglia decisiva e, se il male avesse prevalso, gli abitanti del pianeta avrebbero pianto e sofferto per il resto delle loro miserabili vite. Qualsiasi speranza potesse esistere nel cuore dell'umanità dipendeva dalla bravura dell' Esercito del Bene.

    La guerra che si sparse per tutta la Terra trovava l'epilogo in quella valle che già fù una delle meraviglie della natura, ma che, adesso, era solo un deserto oscuro. Il combattimento finale fu annunciato e le forze del bene stavano predominando. Le armi stavano finendo ma la vittoria finale sarebbe stata l'opportunità di proporzionare, alle future generazioni, l'utopia dì un pianeta libero da ogni male, in pace e felicità.

    In un combattimento violento i due eserciti si scontrarono e, ciò che si attendeva, successe. Dopo che tante gride disperate dominarono l'ambiente, le forze dell'asse del male si erano ridotte e indebolite ma non si arresero fino all'ultimo soldato battuto in campo. E fu fatta la loro volontà. Senza pietà, la coalizione del bene avanzò con l'intento di eliminare tutti coloro che si opponevano al loro sogno di libertà. L'ordine era di uccidere tutti, senza sopravvissuti nè prigionieri. Non si doveva sbagliare, era tutto o niente e il combattiemento fu terribile.

    — Non avrei mai pensato di arrivare a tanto — Miguel si sedette sul terreno coperto da carne putrida, accanto all'amico che risposava dopo la battaglia.

    — Quello che è fatto, è fatto — rispose Gabriel.

    — Guarda questo posto desolato — una lacrima scese sul volto di Miguel che mai sopportò qualsiasi atto di violenza anche se necessario.

    — Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare! — nonostante anche lui si affliggesse davanti a tanta violenza, la accettava di più.

    I due soldati guardavano attentamento lo scenario di orrore e distruzione. Corpi a non finire coprivano la Terra, il sangue scorreva come fosse un fiume ma l'aria diveniva sempre meno rarefatta. Era una triste situazione per chi predicava il bene ma l 'umanità non sarebbe durata a lungo se non si fossa presa quella drastica decisione. Sarebbe stato meglio così. Le forze nemiche erano state sconfitte con molto sacrificio.

    In quella che era considerata la terza guerra mondiale, l'umanità si vide di fronte alla più grande delle sfide. Da come stavano le cose, presto ogni essere umano si sarebbe corrotto, ogni governo soggiogato da forze nemiche. La guerra fu inevitabile affinchè il mondo si ristabilisse.

    All'improvviso cominciò a piovere. Fu come se la natura stessa implorasse perchè i resti di guerra fossero lavati. Il cielo pianse le numerose vittime ma i sopravvissuti sapevano che tutto era terminato e che si potevano intravvedere anni di pace e speranza. E l'idea della speranza intatta impediva di vedere la disperazione di tanti fratelli morti in campo accanto ai nemici.

    I due soldati camminavano vedendo le ombre di chi, ore prima, erano voraci guerrieri. Alcuni festeggiavano la vittoria fnale, altri piangevano a lato dei compagni che non l' avrebbero vista. Si accorsero che, come loro, gli alleati vagavano fra i corpi. Una coppia si baciava come se i sentimenti trattenuti si mostrassero tutti in quell'istante, un contrasto d'amore così vero che i due amici si emozionarono.

    — Che ne faremo di loro? Dobbiamo essere giusti — Miguel ruppe il silenzio che si era creato nel vedere la scena.

    La coppia era ferita, entrambi sporchi e vestiti male, ma incapaci di separarsi. Miguel e Gabriel sapevano che quel semplice gesto sarebbe stato un grande problema; in quel momento, quindi, pensarono alla bontà presente in coloro che amano veramente.

    — Non è sempre possibile essere giusti senza compromettere il bene maggiore. Non penso che dobbiamo correre il rischio di tenerli con noi — Gabriel rispose a fatica.

    — Non credo che il Generale avrebbe potuto agire diversamente, lui che sempre chiede giustizia da tutti.

    — Loro sono una minaccia e tu lo sai.

    — Si ma anche così si sono uniti a noi per lottare — ruggì Miguel.

    — Comunque questo non ci compete, giusto? Stiamo discutendo invano.

    — Sai che il Generale ci ascolta. La nostra opinione potrebbe fare la differenza.

    — Non vedo come potremmo fidarci di loro. In fin dei conti è la natura a dominare. I due amici fecero una pausa solo per constatare che la coppia ancora si baciava, sembrando essere al di sopra del problema che avevano per le mani. L' amore, normalmente, passa per molte intemperie e quella non poteva essere evitata. — Sarebbe come perdere tutto il lavoro fatto finora se si ribellassero per qualche motivo. Lo sappiamo tutti che hanno un comportamento mutevole.

    — Sono creature vive, degne di misericordia e che hanno combattuto al nostro fianco — L 'idea di no poter salvare qualche anima era difficile da digerire per Miguel. — Sono esseri capaci di amare come chunque altro, non vedi? — e li indicò.

    — Non serve discutere, parleremo con il Generale e vedremo se è possibile fare qualcosa, se ti sta tanto a cuore. Una cosa che ho imparato con questa guerra è che il bene supremo non può essere minacciato.

    — Sono sicuro che il Generale si importa, Questa è una decisione troppo importante da prendere con attenzione. Mandarli via adesso sarebbe un tradimento.

    Gabriel era molto stanco per discutere col suo amico di vecchia data. E poi era irrilevante dato che decisione non spettava a loro. Tentando porre un fne alla discussione si limitò a dire:

    — Vedremo.

    Giorni dopo, quando la Terra si preparava al cambiamento, anche non si sapeva como questo avrebbe attecchito, fu creato un consiglio. Furono riportati risultati e contate le perdite. Nonostante fosse esigente, il Generale era un uomo onesto e giusto, aperto al dialogo. I principali leaders parlarono, tutti ebbero l'opportunità di esporre i propri punti di vista senza tralasciare nulla. Anche i rappresentanti degli alleati furono ascoltati.

    Non fu facile perchè l'argomento era di estrema importanza e segreto, per questo la decisione fu presa lontano dagli occhi di tutti. Dopo la riunione, la compassione del Generale ebbe la meglio. Però bisognava accettare il prezzo da pagare e non si poteva tornare indietro. Il rischio era alto e, affinchè le cose potessero andare per il meglio, entrambi i lati dovevano cedere.

    Dopo la delibera fu formato un consiglio di alleati. Si parlò di tutto, molti si opposero ma la possibilità di una vita migliore animò la maggior parte. La decisione fu presa e i punti proposti dal consiglio del Generale furono accettati. Così, sette per cento degli abitanti della Terra dovettero accettare ciò che gli veniva imposto. Tutto deciso senza che il resto della popolazione ne fosse a conoscenza.

    — Questa sarà una benedizione per tutti! — disse il Generale a voce alta per essere ascoltato dai rappresentanti degli alleati. — So che le misure prese sono drastiche ma non c'era altra scelta. Bisogna mantenere la pace ad ogni costo. Voi rappresentate una grande parte della popolazione mondiale, le cose non saranno facili, ma dovrò agire così per ringraziarvi di ciò che avete fatto per noi. Non c'è alternativa se non quella di dimentcare chi siete.

    Senza che i giornali ne parlassero, che i maggiori leaders mondiali approvassero e senza che le maggiori autorità mediche fossero coinvolte, dalle truppe del Generale partì una decisione e il sette per cento della popolazione che ricopre la Terra si addormentò e si dimenticò di tutto, creando una sfida per la scienza moderna.

    In uno scenario opposto a quello di guerra — un luogo incredibile composto da una fitta foresta e ricche cascate dove si rispecchiava il sole — gli amici si rincontrarono ancora una volta.

    — Ero sicuro che il Generale non mi avrebbe deluso — commentò Miguel.

    — Devo ammettere che le tue argomentazoni sono state convincenti e fondamentali per il consiglio — Gabrel sorrise al suo amico. Era orgoglioso della bontà del suo compagno.

    — Non sarà facile ma lo supereranno.

    — Se lo dici tu... — Gabriel fece spallucce — Basta che la Terra sia libera dalle influenze del male.

    I due camminarono, pensierosi, sull'erba lungo la riva di una cascata.

    — Tu non ti chiedi cosa può succedere con quei due? — chiese Miguel, Da un tempo non faceva che pensarci.

    — Chi?

    — Quella coppia, ti ricordi?

    Gabriel accennò un sorrise che si spense presto.

    — Dimenticheranno come tutti.

    Ci fu un grande silenzio. Ripresero a camminare e si sedettero su una grande roccia senza dire più niente. La verità era che anche Gabriel aveva pensato a loro.

    — Ti sembra giusto? — Miguel fece questa domanda che andava fatta.

    — Ti sembra giusto che per colpa di una coppia innamorata la Terra torni ai tempi bui?

    — No — MIguel non ci pensò due volte a rispondere. — Hai ragione.

    — Ce l'abbiamo fatta, amico — Gabriel gli diede una pacca sulla spalla. — Non ti affliggere. Ce l'abbiamo fatta...

    Entrambi si incantarono col nuovo cielo di quell'orizzonte, che prometteva giorni migliori per tutti.

    CAPITOLO 1

    Andrè

    Normalmente, la vita delle persone è un mare di confusione. Tutti hanno storie da raccontare, un passato. Trascinano il proprio bagaglio. Questa non è, necessariamente, una cosa negativa, perchè questo bagaglio, alla fine, le mostra per ciò che sono. E' sempre bello avere un storia estva da raccontare, una relazione amorosa, le feste con gli amici, un addio al celibato. Ognuno ha la sua vita, la sua storia, un legame col passato recente, che allo stesso tempo, sembra così distante.

    In fin dei conti, cosa sono cinquanta o sessanta anni? Niente! Però quando qualcuno prova a ricordare la propria infanzia, sembra come se tutto fosse successo in un'altra vita. Questo è normale, insito nell'essere umano, sono tutti uguali.

    Beh, in verità, non tutti. Mi chiamo Andrè Fernandes. O almeno è così che mi presento alla gente negli utlimi dieci anni, Tutta questa storia, questo bagaglio, è così recente per me che, al massimo, porto con me un bagaglio a mano. Confuso vero? Ve lo spiegherò meglio.

    Da dieci anni sto lottando per una condizione che sembra aver contagiato una buona parte della popolazione mondiale. Alemno il sette per cento degli abitanti ha ricevuto lo stesso mio diagnostico. In poche parole quello che i medici chiamano Perdita Emisferica della Memoria senza Agente Scatenante. Un nome lungo e bello per dire: Il tuo cervello si è impallato e non sappiamo il perchè.

    Molti dicono che sono stati esperimenti di governo andati male, ma ci credo poco, Non è che non creda nell'ipotesi della cospirazione ma, in questo caso, sarebbero stati coinvolti quasi tutti i leaders mondiali, vista la situazione generalizzata. Non serve chiedere spiegazioni. Un bel giorno tanta gente si è svegliata spaventata senza sapere dove stava.

    Che si può fare?

    Certo è che la teoria della cospirazione si fa più forte dopo che tutte queste persone hanno perso la coscienza dopo la fine della Terza Guerra Mondiale. Posso credere in un'arma chimica ma non saprei spiegare come questa ha potuto selzionare le persone da influenzare. Forse ne hanno sofferto tutti delle sue conseguenza ma solo una piccola percentuale con una predisposizione genetica ne ha riscontrato gli effetti. Questa è una delle tante teorie che ascolto da anni. E' buffo vedere come tanti cercano, insistentemente, una spiegazione per l'accaduto. Qual'è la differenza tra saperlo o no? Mi riporta i ricordi? Forse... La speranza è l'ultima a morire. Almeno così dicono. Io non ho mai consociuto una donna chiamata speranza.

    Di tutte le cose dette in questi anni, nessuno standard è stato trovato per questa malattia e, credtemi, sono stati realizzato tutti i test e gli esami possibili. Il fenomeno è inspiegabile. Non esiste nemmeno un vago racconto di qualcuno che possa aver ricordato una minima cosa. So solo che io non ho ricordi di ciò che è successo prima del giorno in cui mi sono svegliato come Andrè per la prima volta.

    Alcuni sono in cerca della verità ma io ho già fatto pace con me stesso. Ho preferito vivera la mia nuova vita senza il peso del passato e costruire una nuova storia che potrò condividere, un giorno, coi miei figli e i miei nipoti. Perchè no? E' logico che il passato mi avrebbe riservato esperienza meravigliose, uan famiglia, amori, che ne so, ma avrebbe potuto mostrami anche il film di un Andrè del quale non avrei avuto orgoglio, e che mi avrebbe invergognato. Davant a queste possibilità il dubbio è accettabile. Io posso immagnarlo il mio passato e questo mi conforta, a volte.

    Oggi lavoro come rappresentante commerciale. E' stata l'opzione migliore per trovare un lavoro in tempi brevi, poichè insieme ai miei ricordi ho perso anche tutte le conoscenze della mia professione anteriore. Non ho avuto bisogno di imparare di nuovo a leggere e scrivere. Quando ho aperto gli occhi sapevo ancora usare tablet e cellulare ma tutto il resto scomparve. Io, insieme all'altro sette per cento, non sapevo nemmeno che anno fosse, il nome del presidente, la mia identità, età, ecc... Infine, niente di importante.

    In base a ciò che ha riportato la televisione, alcuni hanno avuto, perfino, la fortuna di incontrare familiari che hanno provato a raccontare loro le storie per riportare qualche memoria a galla. Io non ho avuto questa fortuna. Mi sono svegliato in un letto di ospedale, senza parenti, senza amici, niente documenti, nessuna anima che ricordasse qualcosa della mia vita prima di tutto questo. Ho sempre pensato di essere stato lontano dalla mia casa, in viaggio, lontano da casa, quando mi sono ammalato. Che sfiga! Il classico caso di essere stato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

    La mia storia inizia, pertanto, ai venti anni di età, quelli che mostravo di avere quando mi sono svegliato. Oggi credo di avere circa trenta anni ma i medici non lo confermano. Il mio DNA dice che io abbia sui cento settanta anni ma non sarebbe possibile e, nello stesso tempo, le informazioni genetiche dicono che io abbia dieci anni di età, che non è, altresì, accettabile.

    Effetti collaterali della malattia? Scusate, ma non lo so. Vorrei poter dare una risposta valida ma non ce l'ho.

    La mia vita è un paradosso. Mi stanco a respirare e, allo stesso tempo, ho una grande voglia di vivere. Nello stesso tempo in cui agisco con serietà, principalmente sul lavoro, mi comporto come un bambino. Tutti gli uomini sono così !, già me lo hanno detto, ma nel mio caso è diverso, non so come dirvelo, ma è diverso. E' come se il mio orologio genetico funzionasse in due universi paralleli e sincronizzati. Mi sono complicato la situazone, vero? Ma non è facile da spiegare.

    Per esempio, non sono omosessuale, ne sono sicuro, ma le volte in cui le donne mi vengono dietro non ne sono attratto, è come se il mio corpo mi dicesse che non è ancora l'ora giusta, che sono ancora troppo giovane per una relazione romantica. Come se dovessi ancora crescere e fare conquiste prima di distrarmi con queste cose. Però ci sono momenti in cui non sembro io, è folle lo so. Ho avuto già, logico, alcune relazioni anche se, in alcuni casi, mi sono dovuto sforzare per portarle avanti. Nella maggior parte de casi, capita che stia con una donna oggi, innamorato pazzo, e il giorno dopo non sopporti nemmeno il suo odore.

    Gli odori, mi stavo dimenticando di questo dettaglio. Non so se anche prima, avevo questo dono, se così si può chiamare, ma ho un olfatto molto sviluppato. Gli odori mi fanno impazzire e, allo stesso tempo, mi accalmano. Altra cosa difficile da spiegare sarebbe cercare di spiegare il sapore del sale a chi non l 'ha mai provato. Non auguro a nessuno una vita come la mia.

    Sono molto confuso e non ho la possibilità di conversare con l'altro sette per cento. So che siamo tanti sparsi nel mondo ma è impossibile incontrarci. Inoltre, ci stiamo sforzando tutti di essere normali, che nessuno avrebbe il coraggio di gridare: — Guardatemi faccio parte del sette per cento!

    Voi mi direte: — Ma esiste Internet e blà, blà, blà... — solo che ci sono idioti che si spacciano per questo sette per cento solo per rompere le scatole. Quello che si vede di più è gente si spaccia per ciò che non è. Le persone, quando vogliono, sanno essere molto cattive.

    Quindi, come vi ho già detto, non chiedetemi spiegazioni perchè non ho risposte, sono come sono e mi ci sto abituando.

    — Soddisfatta? Che ne pensa di tutto ciò?

    — Interessante.

    — Interessante? Solo questo ha da dirmi? — mi sistemai sulla comoda poltrona del consultorio

    — Beh, a parte che ciò che mi hai spiegato del sette per cento lo sapevo già, in realtà è un argomento ampliamente studiato e diffuso. Però è interessante ascoltarti perchè ognuno ha un suo punto di vista.

    — Si, inoltre, mi ha chiesto lei di raccontare tutto dall'inizio — Mi avvicinai e la guardai negli occhi.

    — Esatto. Voglio sapere tutto da te. Non voglio farmi idee. Como sapere se lei non sarà il primo a sedersi qui e ricordare qualcosa del suo passato?

    — Ho cercato lei perchè mi hanno detto che ha esperienza sul caso. Che può dirmi?

    — Se lei è venuto qui per cercare di compararsi con altri pazienti, sta perdendo tempo. Non parlerei mai di altri. Per una questione di etica e perchè non voglio influenzarla in alcun modo.

    — Lei ha già aiutato qualcuno a... A guarire non sarebbe la parola giusta.

    — Certamente ne ho già aiutati alcuni ad essere più felice, indipendentemente dai dubbi. Però, e sono sincera, lei è il primo a non avere nessuno presente dalla sua vita di prima.

    — Guardi, già mi sono abituato. A volte penso che quelli che fanno parte del sette per cento siano benedetti. Oggi viviamo in un mondo felice, le persone stanno bene, i paesi si aiutano. Malattie come Aids e Ebola già sono state isolate e la fame nel mondo presto sarà estirpata. Ascolto tante storie di come il mondo era caotico dieci anni fa, che sono contento di non ricordarlo. Sono tempi felici e posso considermi una persona felice.

    — Da quanto tempo ti sei trasferito in città?

    — Da circa sei mesi.

    — Per quale motivo?

    — Sono stato trasferito perchè avevano bisogno di un rappresentatnte qui. Gli affari si stavano ingrandendo molto.

    — Qual'è il nome del suo terapista precedente?

    — Terapista precedente?

    — Si, nella città dove viveva prima.

    — Non ho mai avuto un altro tarapeuta.

    La dottoressa Eva Sales chiuse il blocco, dove annotava qualche osservazione, non tutte perchè la conversazione veniva registrata, ma solo le idee che le venivano in mente mentre conversava con i pazienti. Si sistemò gli occhiali e mi studiò per un istante. Con vergogna, spostai lo sguardo e osservai il consultorio lussuoso, con pareti coperte da diplomi incorniciati, articoli di giornali e riviste mediche oltre a foto di persone che sembravano importanti.

    Ad un certo punto, la dottoressa tossì e richiamò la mia attenzione. Si sistemò sulla sedia e si avvicinò il più possibile al mio viso, respirò a fondo inziò a parlare, come se reprimesse un'esplosione di rabbia:

    — Mi sta dicendo che ha vissuto in queste condizioni, ha affrontato questo cambiamento drastico da solo e non gli è mai sttao indicato un terapeuta? Qual'è in numero del suo medico? Devo parlargli.

    — Si calmi, dottoressa. Mi hanno mandato da un terapeuta.

    — E?

    — Non ci sono mai andato.

    — M può spiegare il motivo? — si appoggiò alla poltrona che sembrava essere più comoda della mia.

    — Non ne ho mai avuto il bisogno.

    — E dopo questi dieci lunghi anni, lei si è svegliato, una bella mattina di sole e ha deciso di chiedere aiuto?

    — In realtà, era una notte di tempesta.

    — Non scherzi — disse la dottoressa.

    — Non sto scherzando, volevo solo precisare — vidi l'impazienza sul suo volto.

    — E che cosa successe in questa terribile notte di tempesta? — Notai un tono ironico nella domanda ma preferì gnorarlo.

    — Da quando sono qui, mensilemente, ho avuto forti mal di testa e, quella notte in particolare, fu molto forte. Decisi che era ora di chedere aiuto.

    — Perchè non un medico?

    — Ho cercato medici i primi tempi ma non ha funzionato. Uno di loro disse che era un problema psicologico. Ho, quindi, seguito il consiglio e sono venuto da lei.

    La dottoressa Eva tornò a scrivere sul blocco.

    — Qual'è stata l'ultima volta che ha vuto una relazione?

    — Dipende da cosa intende per relazione.

    — Relazione amorosa, affettiva insomma con una donna... O un uomo.

    — Le ho già detto che non sono omosessuale — protestai.

    — Non sono qui per giudicare. Qui si può sentre al sicuro, possiamo parlare di qualsiasi argomento.

    — Sono sicuro delle mie preferenza, grazie. Ho capito che si riferiva ad un qualcosa amoroso, quindi... lei per relazione intende un fidanzamento, un matrimonio?

    — Qualcosa durato più di un mese, che sia stato più si una semplice uscita, più del sesso senza impegno.

    Provai vergogna a sentirla parlare apertamente di queste cose. Se avessi avuto la pelle chiara sarei diventato rosso come un peperone.

    — Dunque, mi faccia pensare... — finsi di trattare la cosa con naturalità — Mai!.

    — Mai? Come?

    — Beh in questi dieci anni, non ho mai avuto relazioni che durassero più di un mese.

    — Io ho capito ma vorrei sapere il perchè.

    — Non lo so. Devo avere dei problemi, essere sbagliato. Sbagliato si sa, cervello impallato, s ricorda? Deve essere la mia condizione genetica. Non ho risposte, glielo detto. Speravo che lei mi potesse aiutare. Se le risposte devo darle io mi lasci sedere sulla poltrona più comoda almeno!

    La dottoressa mi guardò come se avesse voluto uccidermi ma cambiò subito espressione.

    — No si è mai innamorato? — chiese sconcertata.

    — Innamorato? Si due o tre volte a... settimana.

    — E' un comportamento adolescente! — disse battendo la penna sul blocco che mise sul tavolo a lei vicino.

    — Pensa che non lo sappia? Ho amici e colleghi di lavoro. Come rappresentante ho contatti con persone diverse, conosco donne nuove tutti i giorni, alcune persino interessanti. Quando rendo conto, penso a una o l'altra fino a conoscerne di nuove e a innamorarmi di nuovo. Ho pensato che fosse normale.

    — Se fossi stato un ragazzino di quattordici anni, con gli ormoni uscendo dal corpo, lo sarebbe ma per un uomo di trenta e passa anni... — scosse la testa per disapprovare il mio comportamento.

    — Che posso fare?

    — Non si innamori tanto.

    — Ah facile no? Sto pagando cento quaranta reales a seduta per lei darmi questo consiglio? Non si innamori tanto? — chiesi sarcastico.

    — Cento ottanta.

    — Come?

    — Cento ottanta all'ora ma non si preoccupi, accettamo tutti i tipi di carte di credito e bancomat.

    Respirai a fondo. Sapevo che la dottoressa voleva sconvolgermi ma non potevo entrare nel suo gioco. Avrebbe visto che non ero un adolescente chiuso in corpo adulto, non sarei entrato nel suo giochino per dargliela vinta. Nemmeno per capriccio! Chi pensa di essere?

    — Cosa mi può consigliare per non innamorami tanto? Avant, mi presti il suo blocco per annotare la formula magica — mi ricomposi e misi alla prova i consigli terapeutici. Quello era un gioco che entrambi potevano giocare.

    — E' solo il nostro primo incontro, come vuoel che le dia la risposta? — la dottoressa sembrava infastidita.

    — Per cento ottanta l'ora dovrebbe saperlo — la provocai.

    — In dieci anni non hai avuto risposte e in cinquanta minuti vuoi che te le dia? — punto per lei.

    — Cinquanta minuti? Non è passato tutto questo tempo.

    — Sono le cinque e cinquanta.

    — Si ma io sono arrivato alle cinque e dieci, è stato un infermo parcheggiare.

    — Il tempo si conta dall'ora prenotata, mi dispiace — fece una smorfia e scosse capelli da un lato all'altro.

    — Vuole dire che, se lei arriva tardi, mi fa lo sconto?

    — Stiamo perdendo tempo e ci allontaniamo dal foco della conversazione.

    — Va bene ma sono i mei minuti e ci faccio ciò che voglio. Se, nel mezzo della consulta, lei va al bagno mi fa lo sconto?

    — Questo non succederà può stare tranquillo!.

    — Diciamo che succeda...

    — Non succederà! — si stava spazientendo.

    — E se lei avesse la pipì al punto di uscire da non poterla più trattenere? — trattenni una risata. Nemmeno io credevo a come ero infantile ma era più forte di me.

    — Se non dovessi stare bene, cancelleremo la seduta che sarà fatta un'altra volta.

    — Si ma se lei cominciasse a stare male in orario di seduta con me? Ho bisogno di sapere per stablire una linea guida.

    — Ma questo non è ami successo.

    — Esiste, però, la possibilità che accada...

    — No, non esiste! — fu tassativa.

    — Esiste, invece, lei non è migliore degli altri, una volta stavo con un cliente e, all'improvviso...

    — Va bene, se dovessi aver bisogno del bagno durante la seduta, le farò lo sconto! — interruppe irritata.

    — E di quanto sarebbe lo sconto?

    — Andrè, se succedesse lei non dovrà pagare la seduta, ok? E' felice adesso? Basta parlarne! — prese di nuovo il block notes.

    — Guardi che sta registrato, eh?

    — Va bene — sbuffò.

    — Di cosa stavamo parlando? — chiesi con aria trionfante di vittoria.

    — Il tempo a sua disposizione è termnato, ci vediamo la prossima volta — disse in tono secco.

    La dottorressa Eva si alzò, lanciò il blocco sulla poltrona, andò fino alla porta, l'aprì e disse:

    — Stia bene signor Andrè! Alla prossima settimana.

    Mi alzai sorridendo, sentendomi bene con me stesso, stavo uscendo vittorioso, provai di essere il maschio alfa. Le passai davanti col petto in fuori, sguardo di superiorità e la fissai. Era perfino bella ma scacciai subito il pensiero.

    Mi fermai di fianco alla mia terapeuta e dissi:

    — Stia bene dottoressa, ci vediamo mercoledì prossimo! — tentai di essere più formale di quanto lo fosse stata lei.

    Uscii e la dottoressa Eva chiuse la porta. Mi diressi alla reception dove la segretaria si limava le unghie senza preoccupazioni.

    — Paga cash o con carta signore?

    — Con la carta e pago un valore più alto.

    — Come, signore?

    — Niente, carta di credito.

    La segretaria, sorridente, passò la carta nella macchina. La osservai mentre ripeteva il gesto meccanicamente. Aveva una certa età ma non era da buttare. Dovevo smetterla con queste cose. Iniziai a credere a ciò che aveva detto la dottoressa. Per distrarmi guardai la sala d'aspetto, osservai i quadri, le piante...

    — Può inserire la password, per favore?— fui interrotto.

    — Come?

    — La password!

    Sorrisi e la digitai nella macchinetta. Mentre aspettavo l'ok vidi una donna entrare correndo.

    — Che ore sono? — ruggì frettolosamente. Sembrava stanca e irritata, cose che non erano tanto comuni nelle persone al giorno d'oggi, E questo già era sufficiente per chiamare la mia attenzione. Ma c'era dell'altro.

    I miei occhi attenti, principalmente in caso di belle donne, non si staccavano da lei. Non so spiegare cosa sentiva il mio corpo ma non mi ero mai sentito così intrigato ed eccitato in tutta la mia nuova vita.

    Tutto perchè fui trasportato a una dimensione parallela, tanto irreale, che pensai di aver dormito durante la seduta. Un sorriso di labbra rosse e carnose invase la mia mente, insieme ad un nome sussurrato con piacere: Mikah. La mia voce ripeteva quella parola come un mantra, aggrappandosi a lei per essere felice.

    Fui incapace di spostare lo sguardo, soprattutto quando anche lei mi guardò e mi fissò, attentemente, fino a schiudere le labbra carnose. La sua espressione irritata cambiò come dall'acqua al vino; ora sembrava confusa, Devo ammettere che questa trasformazione non la rese meno attraente ai miei occhi nemmeno un secondo.

    — Buona sera, signorina. Sono le sei e cinque — la voce educata della segretaria ci svegliò.

    La donna misteriosa spostò lo sguardo da me ma continuò molto inquieta. Camminò fino alla porta della dottoressa Eva Sales, la stessa che io avevo attraversato minuti prima.

    — Guardi che il tempo passa e la dottoressa non da pause, sono cento e ottanta reales — scherzai, non potendo nascondere il fatto che i medici dissero di una parte di me aver spento solo dieci candeline, mentre l'altra, il centenario, cercava di nascondere la stranezza che era successa.

    Era forse un ricordo? Quella donna aveva fatto parte del mio passato? Qualunque fosse l'ipotesi, anche lei mi aveva riconosciuto, anche se lo stava nascondendo.

    — Come? — chese la donna e non potei nascondere il piacere che provai nel sentire la sua voce.

    — Cento e ottanta — mormorai e respirai a fondo.

    — Che? — Ancora sembrava confusa. Evitava il mio sguardo. La differenza era che lei non riusciva a mentenersi distante invece io... Riuscivo, anche troppo, a percepire ogni dettaglio delle sue fattezze, I suoi capelli lisci color fuoco, i suoi occhi castano chiaro che brillavano, il viso perfettamente disegnato e con aria gioviale.

    — Reales eh! Dolari non può essere — finalmente risposi.

    — Di che stai parlando? — Non lo sapevo nemmeno io ma risposi.

    — Della consulta.

    — Come potevo saperlo?

    — Non sai quanto paghi?

    — Io ho l'assicurazione, non pago la consulta privata — fu secca.

    — Buona idea.

    — Può entrare, la dottoressa Eva la sta aspettando — Per un momento pensai che la segretaria fosse caduta in un abisso chilometrico sparendo dal mondo, poichè non poteva esistere nient' altro che io e quella sconosciuta.

    — Grazie — sorrise ed entrò nel consultorio, lasciandomi con una sensazione di perdita travolgente.

    La porta si chiuse mentre la segretaria ritirava la mia carta e la ricevuta. Mi augurò una buona serata.

    — Com'è il suo nome?

    — Di chi? Di quella donna?

    — Si.

    — Mi dispiace ma non posso dirglielo, capisce.

    — Capisco. Buona sera.

    Invece la verità era che non capivo, Avevo solo avuto un'idea migliore. Per quanto ne sapevo, gli incontri terapeutici avvenivano settimanalmente e quasi mai spostati e, quindi, avevo la certezza che, se fossi rimasto di più, come quel giorno, avrei rivisto quella donna. Avrei potuto attenderla all'uscita ma sarebbe stato strano anche per un strano come me. Non volevo spaventarla, dovevo solo avere pazienza.

    Il piano era aspettare la settimana seguente, per

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