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I custodi di Heloyin e l'ultima progenie
I custodi di Heloyin e l'ultima progenie
I custodi di Heloyin e l'ultima progenie
E-book81 pagine1 ora

I custodi di Heloyin e l'ultima progenie

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Fantasy - racconto lungo (55 pagine) - Le cronache del mondo di Ąhýrïa

Il mondo di Ąhýrïa è in pericolo, da quando il dio del buio, Realdur, si è liberato dalle prigioni magiche in cui era stato confinato. Costui, animato da brama di conquista e potere, ha creato un esercito di non-morti che ora avanza per sottomettere tutte le terre emerse di Vijental.
La flebile speranza è che il magico popolo degli Heloyin, da sempre custode di quel regno, riesca a fermare la sua marcia trionfale rintracciando i quattro discendenti degli dèi: Nemis, Aendell, Lylim e Xyon. Loro, i prescelti, saranno l'unico baluardo di difesa contro l'Oscuro Signore.
La dolce Maya, l'impavida Naemelle, lo sfrontato Skyrell e il saggio Shineoor si troveranno, loro malgrado, a diventare gli eroi di una storia che mai avrebbero immaginato, dove forza, amore e magia trasformeranno la loro vita per sempre.

Loriana Lucciarini, romana, vive in provincia di Viterbo. Scrittrice e blogger, ha fondato “Magla, l'isola del libro” e il blog delle 4Writers e collabora con siti internet e testate web.
Con Arpeggio Libero ha pubblicato i romance Il cielo d'Inghilterra, Una fantastica caccia al tesoro, Si può volare senza ali.
Con Le Mezzelane editore ha pubblicato i romance Una felicità leggera leggera, Ritrovarsi e Racconti di stelle al bar Zodiak, scritto assieme a Maria Sabina Coluccia. Sempre con Le Mezzelane è da poco uscito un romanzo scritto assieme a Laura Bassutti: Un lungo ritorno.
Nel 2019, per Villaggio Maori edizioni, in coedizione con Meta Edizioni, pubblica Doppio Carico, storie di operaie. Con La Strada per Babilonia ha pubblicato il fantasy scritto assieme a Sabrina Cau dal titolo Ghimely e lo specchio d'Altrove.
LinguaItaliano
Data di uscita16 giu 2020
ISBN9788825412543
I custodi di Heloyin e l'ultima progenie

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    Anteprima del libro

    I custodi di Heloyin e l'ultima progenie - Loriana Lucciarini

    d'Altrove.

    Illustrazione di Guglielmo Battistini

    1

    Arcipelago di Vër – Tilamjr, isola di Yiir

    La forza del vento sollevò la piccola imbarcazione di pescatori, facendo agitare le vele.

    Philendar e Kandiar, i più abili marinai del villaggio di Tilamjr, in tutta la loro vita non avevano mai visto una furia così. Il mare in tempesta aveva una forza devastatrice.

    Kandiar manovrò il timone per evitare l'onda enorme che li avrebbe colpiti di lato, facendo capovolgere la barca.

    – Gli dèi devono essere tanto arrabbiati con noi, per farci questo – imprecò. – La carestia che stiamo vivendo sarebbe sufficiente come punizione… Questo mare non ci dà più cibo, non basta già questo? – e si morse con rabbia le parole.

    Philendar non gli rispose e diede ordini all'equipaggio sulla direzione e velocità di remata.

    Lottare contro la potenza del mare era una cosa che richiedeva tutta la sua esperienza e il suo impegno. Tornare a casa senza perdite era la quotidiana promessa che faceva a se stesso e che chiedeva nelle preghiere alla dea Lylim.

    Un'onda colpì la poppa con violenza inaudita. L'albero maestro si spezzò e trascinò alcuni marinai tra i flutti.

    – Per gli dèi! – imprecò di nuovo Kandiar.

    – Uomini in mare! – urlò ai suoi. Dal ponte venne lanciata una cima di soccorso verso i malcapitati, in uno strenuo tentativo di riportarli a bordo.

    – Oggi no, nessun tributo umano – Kandiar, occhi verso il cielo, lanciò la sua sfida e il vento gli rispose con un ruggito, allora lasciò il timone e si unì agli altri, recuperando la fune e lottando contro l’opposizione delle onde. La pioggia gli sferzava il viso e il vento pareva schiaffeggiarlo con raffiche che gli arrivavano da ogni direzione.

    – Dannazione, non mollate! Riportiamoli in salvo!

    Si ferì lui stesso i palmi delle mani, lottando per strappare quelle vite alla morte ma lo sforzo fu vano. Kandiar li vide annegare, inghiottiti dalle acque gelate dell'Oceano di Traël. Acque che, Kandiar lo sapeva bene, non perdonavano: tante erano le storie di marinai portati via dalla furia delle onde, che non avevano fatto mai più ritorno alle loro case.

    La rabbia di Kandiar si tramutò in tristezza. Non poteva opporsi ancora a quell’uragano e arrendersi significava portare in salvo il suo equipaggio. I suoi uomini lo meritavano. La disperazione li aveva animati quando, sfidando il mare in tempesta, avevano continuato a tirare su reti quasi vuote. Si erano accaniti ma non c’era stato premio, ricompensa per la loro tenacia.

    Quel mare era sempre stato generoso, tuttavia, nelle ultime stagioni, sembrava che gli dèi avessero deciso di volgere altrove il loro sguardo benevolo.

    La carestia aveva infatti colpito i popoli dell’Arcipelago di Vër. Anche Tilamjr, un villaggio che fino a poco prima aveva goduto di prosperità e ricchezza, era piombato nella morsa della fame. Vivendo di pesca non c’era altro sostentamento di quello offerto dal mare. Tante barche erano partite per scomparire tra i flutti, mangiate dalla furia delle onde. Le acque si erano trasformate in un pascolo arido di pesce, dove i venti dell’ovest facevano ribollire i flutti di furore e morte. Quell’Oceano si stava ora riprendendo un drammatico tributo in termini di vite umane.

    Kandiar per quel giorno non gli avrebbe dato altri uomini. Riprese il timone e puntò verso la terraferma.

    – Torniamo a casa – annunciò. La sua voce però venne ingoiata dal frastuono del vento mentre un’onda gigante si eresse davanti ai suoi occhi. Kandiar cercò nella sua memoria le preghiere giuste da dire anche se non si sentiva ancora pronto per morire.

    Sulla spiaggia sua madre continuava a scrutare l’orizzonte incurante della pioggia e del vento che le sferzavano il viso con raffiche furiose. Lui le stava aggrappato al collo mentre lei lo teneva stretto a sé.

    Perché non si vedeva la nave di Kandiar e di suo padre Philendar?

    – Papà tornerà, non è vero? – domandò.

    Lei lo abbracciò forte e gli diede l'unica risposta che era in grado di dare.

    – Sì, certo. Tornerà.

    Tuttavia quando pochi istanti dopo il cielo divenne nero come la notte e il temporale si trasformò in un tornado, le sue speranze vennero spazzate via e le sue lacrime si confusero con la pioggia.

    Skyrell rivolse a sua madre un ultimo sguardo e comprese il suo sgomento e la paura.

    Allungò le manine per asciugarle le lacrime dal viso – Non essere triste, mamma.

    Si strinse a lei, chiuse gli occhi e prese a intonare un canto sconosciuto, un canto prima sommesso infine sempre più distinto, che diventò un mantra.

    Jamaamel el nadiu, alhafahet xyamaiu, oomelit jajiul effexiul marlijun…

    Le parole di quella lingua arcana e sconosciuta sembravano capaci di parlare al vento e alle onde. La donna fissò esterrefatta l’orizzonte.

    Jamaamel el nadiu, alhafahet xyamaiu, oomelit jajiul effexiul marlijun… – ripeté lui. Poi si fermò e le sorrise.

    In quel momento il nero del cielo si mise da parte per far entrare il sole.

    2

    Stato di Anthūr – Menahr

    L'alba si trascinava con sé le prime luci del mattino. Piccole scaglie dorate tracciavano i contorni del bosco e il chiarore dell'aurora gettò una luce pulita sul terreno circostante.

    Maya sospirò, gli occhi colmi di bellezza.

    Come ogni mattina, era accorsa al limite del

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