Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Quella mancanza che vale
Quella mancanza che vale
Quella mancanza che vale
E-book152 pagine2 ore

Quella mancanza che vale

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook


Come mai in quel piccolo paese toscano nella casa delle zie i soldati americani hanno lasciato, dopo la guerra, un elmetto e un giavellotto? E perché Java fa mostra del proprio intimo quando l’altra faccia della Luna è ancora oscura? E la musica che fa da sottofondo persa in mezzo ad un mare che unisce e avvolge le esistenze, è destinata a tornare come un'eco infinita. Intrecci, obiettivi, compromessi, ostacoli da superare, in un rincorrersi di immagini e sensazioni, e poi le grandi e piccole scelte. Sullo sfondo l’Africa, attraverso un viaggio dell'anima che cerca l'abbraccio degli altri per ritrovarlo in noi. L'immagine che riflettiamo nello specchio della vita non sempre è quella che ci appartiene. Possiamo scoprire che per troppo tempo ci siamo protetti con uno scudo, abbiamo costruito una corazza, indossato e fatto nostra una maschera. Finchè arriva il momento in cui ogni protezione diventa inutile e ciò che siamo realmente non può più essere imprigionato, ma deve liberarsi con tutta la sua inarrestabile forza. Un romanzo che accompagna il protagonista su un sentiero di emozioni in chiaroscuro, in una continua lotta con se stesso per non arrendersi alla vita, alla ricerca di una risposta che valga il senso dell'esistenza.
 
LinguaItaliano
Data di uscita9 lug 2020
ISBN9788832281538
Quella mancanza che vale

Correlato a Quella mancanza che vale

Ebook correlati

Arti dello spettacolo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Quella mancanza che vale

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Quella mancanza che vale - Massimo Capanni

    edizioni

    Copyright

    © Copyright Argot edizioni

    © Copyright Andrea Giannasi editore

    Lucca, luglio 2020

    1° edizione

    Tutti i diritti sono riservati. Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633).

    ISBN 978-88-32281-53-8

    I lettori che desiderano informazioni possono visitare il sito internet: www.tralerighelibri.com

    Dedica

    A mia moglie e ai miei figli.

    Prologo

    È convinzione dell’autore che scrivere un libro debba essere non un inizio, ma un arrivo. Riuscire a condensare il vissuto di esperienze di vita o anche solo tradurre le sensazioni ed emozioni di tanti sogni è un’impresa che può risultare ardua.

    È quindi indispensabile scendere ad un intimo e segreto patto con se stessi elaborando il pensiero sull’onestà e sulla consapevolezza di riuscire a mettere a nudo fatti e misfatti, virtù e debolezze, punti di forza e frustrazioni, che spesso innegabilmente, almeno in questo caso, e almeno in minima parte, attengono alla propria vita.

    Ciò nonostante non si tratta di un’autobiografia, ma di un tentativo di voler riprogrammare, reindirizzare in fase critica, qualcosa che pure è nato da esperienze vissute. È una finestra che si apre verso il mondo che forse può essere interessato almeno a cogliere un minimo di positività da una vicenda che mette cuore ed anima in contrapposizione con la razionalità e il bisogno di emergere dalla banalità del quotidiano tedioso.

    La forma scritta del pensiero si rivolge a chi sa interpretarne ed apprezzarne il messaggio, a chi è disposto a far suo quel minimo insegnamento di un’esperienza umana che si apre con fiducia e senza pretesa alcuna al giudizio del lettore. Metterci il cuore e l’anima può sembrare cosa facile, ma non è mai così immediata e scontata.

    Nelle vicende che si snodano in un percorso articolato, prendono forma immagini, eventi di vita vissuta e in parte immaginata. Il tema del viaggio è legato a doppio filo alle narrazioni, alle descrizioni di luoghi e circostanze a volte drammatiche. In un alternarsi di momenti di spensierata voglia di vivere e di sofferta condizione di vita, si evidenzia sottilmente la volontà di spendere il proprio tempo per qualcosa che vale. La ricerca del senso dell’esistenza è presente in ogni azione, in ogni movimento, mentre sempre inevitabile incombe la fragilità della condizione umana.

    È una storia dove il soccombere alle debolezze e alle illusioni genera sofferenza, ma il bisogno di riscatto e il coraggio di mettersi in discussione riescono a porvi rimedio.

    Sono brevi pensieri, flash di vita, fugaci emozioni, che prendono consistenza, si snodano e danzano come piccole fiamme comunicando un calore vero.

    La mente immagina e ricorda, mentre il cuore parla, gioisce e soffre.

    Si snodano le vicende dei personaggi, nel costante bisogno di colmare un vuoto, un punto oscuro, una mancanza. Quella mancanza sarà lo stimolo, l’elemento propulsivo, nella continua ricerca di equilibrio nelle condizioni e sensazioni di una esistenza sognata e vissuta.

    L’immagine che riflettiamo nello specchio della vita può non essere quella che ci appartiene. A volte possiamo scoprire che per troppo tempo ci siamo protetti con uno scudo, abbiamo costruito una corazza, indossato e fatta nostra una maschera… finché non viene il momento in cui ogni protezione diventa inutile e ciò che siamo realmente non può più essere imprigionato, ma deve liberarsi con tutta la sua inarrestabile forza.

    1. Il manuale del piccolo cantante

    "Looking for someone,

    I guess I'm doing that

    Trying to find a memory in a dark room. Cercando qualcuno provo

    a trovare un ricordo in una stanza buia…

    Dirty man, you're looking like a Buddha,

    I know you well

    Yeah".

    Trespass – Looking for someone – Genesis – 1970

    La luce che filtrava dalle finestre della villa liberty delle zie aveva un che di debole ed ingiallito. Nonostante l’aria cristallina di quel giorno primaverile di Pasqua, il sole ancora non aveva la forza per riscaldare il cuore infreddolito da un inverno troppo lungo. La neve era caduta copiosa nel piccolo paese toscano ed Ettore era stato confinato in casa per un bel po’, senza poter uscire a giocare con i compagni.

    Dove vuoi andare che c’è la neve che è più alta di te? La mamma aveva ragione. Ancora troppo piccolo Ettore era alto un metro scarso e quell’anno in febbraio aveva nevicato per un giorno e una notte lasciando una spessa coltre candida e soffice. Quasi non si riusciva ad uscire di casa e il babbo aveva faticato non poco per spalare il terrazzo e le scale, per aprirsi un varco e potersi recare al lavoro.

    La villa delle zie non distava molto dalla casa di Ettore. Era una delle prime ville costruite in solidi mattoni con i sacrifici di una vita spesa gestendo una friggitoria di pesci e patate a Glasgow in Scozia. Anni e anni in cui le zie avevano vissuto, da emigranti, una condizione di rinunce e privazioni, sorrette dall’unico grande sogno di riuscire a tornare in Italia con i soldi per costruire una casa bella e grande, che fosse orgoglio della famiglia. Quella casa doveva sfidare il tempo ed incutere rispetto, a dimostrazione di quanto forte fosse stata la loro determinazione, quanta volontà avessero profuso e quanto risultato concreto e vero avessero portato. La villa sorgeva ai margini della strada alberata più bella del paese. Varcando il cancello per il breve viale che attraversava il giardino, si accedeva alle scale ampie del terrazzo e al grande portone di entrata. Le stanze decorate a motivi liberty floreali erano raccolte intorno al grande atrio luminoso da cui si accedeva alle scale per salire al piano delle camere e alla torretta. Le mattonelle in graniglia formavano pavimenti che ricordavano antichi mosaici, dando alla casa un’impronta di eleganza colorata ma austera. Si respirava un’atmosfera di altri tempi, come se la finalità a cui la casa era stata destinata si fosse persa, smarrita nel sogno di una vita.

    Le zie erano anziane, stanche e provate dagli sforzi dell’esistenza a cui anche quella villa, per quanto grande e bella, aveva contribuito non poco prosciugando quasi tutte le loro sostanze. La villa aveva bisogno di manutenzione, nonostante fossero finiti da poco i lavori di riparazione per i danni subiti durante la guerra. Utilizzata in quel triste periodo come quartier generale da alcuni ufficiali del comando americano della Buffalo, durante la controffensiva tedesca, la casa era stata bombardata dai tedeschi, fortunatamente senza grandi conseguenze. Gli ufficiali americani alla loro partenza avevano lasciato, forse dimenticandoli, un elmetto e, cosa insolita, un giavellotto, probabilmente utilizzato dalla truppa per tenersi in forma. Erano cimeli preziosi che le zie custodivano gelosamente con grande cura e amore.

    Mentre percorrendo il lungo viale alberato si avvicinava alla grande casa, Ettore fu pervaso dalla solita eccitazione. Chissà se almeno oggi le zie gli avrebbero permesso di giocare col giavellotto. In quella casa c’erano tante cose strane: lampade ad olio, tanti oggetti indecifrabili, piccoli soprammobili, statuine d’epoca, cimeli di famiglia e grandi plaid adagiati su vecchie poltrone enormi collocate davanti al grande camino.

    C’erano anche molti specchi. Uno di questi era grande e particolare: mentre ti specchiavi, rifletteva l’immagine completamente storpiata ed era divertente stare lì a guardare quelle figure insolite e grottesche che si formavano ad ogni tuo movimento. Si poteva correre nel giardino e salire sull’albero quando in maggio le ciliegie erano rosse e succose. Era eccitante dare la caccia alle lucertole, insidiare il gatto, inseguire il cane Ambrogio che era sempre disponibile a giocare, ammirare le formiche nere mentre formavano lunghe file per portare pesi enormi dentro il formicaio… tutte cose belle e appassionanti.

    Ma il giavellotto no, quello non si poteva toccare.

    Forse oggi avrebbe potuto lanciarsi a sdrucciolino sui pavimenti lucidi, giocare a nascondino sotto i letti delle zie, magari nascondersi nel grande armadio. Chissà se finalmente avrebbe potuto intrufolarsi nella parte più bella e misteriosa della casa. Era l’unica stanza a cui lui non poteva avere accesso. La grande torretta piena di oggetti aveva un fascino irresistibile e misterioso. Solo una volta, di nascosto, era riuscito ad entrare e fra le fotografie ingiallite, vecchi libri, un manichino ed un grammofono, dentro il cassetto della piccola scrivania, aveva trovato una pistola, arrugginita e pesante, forse non funzionante, ma comunque irresistibile… quasi come quel giavellotto.

    Il Paese stava vivendo il periodo del boom economico del dopo guerra. C’erano nell’aria un entusiasmo e un grande bisogno di riscattare tanti anni oscuri di troppa sofferenza. La diffusa sensazione di una nuova vita e il sogno di un benessere tanto atteso quanto meritato, alimentavano l’entusiasmo e la volontà di rinascita. Sorridere e gioire erano l’imperativo, la voglia di vivere era contagiosa e si sprigionava in un clima di euforia collettiva. Gli echi che giungevano dal mondo erano così lontani da non essere quasi percepiti. La crisi di Cuba trovava il suo epilogo con l’entrata a L’Avana di un giovane Fidel Castro, mentre dall’altra parte del globo, in un angolo remoto e montagnoso detto Tibet, si consumava la tragedia di un popolo che dopo una strenua quanto inutile lotta contro le forze soverchianti dell’invasore cinese, vedeva imprigionate le proprie libertà e minacciata la sua storia millenaria. Il connubio fra uomo e natura fuso con il mistico e l’ascetico, trovava il suo triste epilogo nella fuga del giovane Dalai Lama, costretto a un esilio repentino e forzato nella vicina India. Erano gli anni della Guerra Fredda, della contrapposizione fra i due grandi blocchi: quello orientale e quello occidentale.

    Niente di tutto questo turbava la vita della famiglia di Ettore quel giorno. A casa delle zie c’era aria di festa. Il camino era acceso e la tavola apparecchiata come si conviene nelle grandi occasioni. Il babbo e la mamma erano tutti eleganti ed Ettore, con i suoi pantaloni corti e i calzettoni lunghi, sembrava più grande. Non che lui volesse esserlo, anzi gli piaceva quando la mamma lo prendeva in braccio qualche volta, solo un momento, così, per scherzare, o quando il babbo si sedeva e lo caricava sulle ginocchia raccontandogli qualche storia di quando c’era stata la guerra. C’era qualcosa di ovattato in tutto questo, come se uno scudo invisibile lo proteggesse da chiunque e da qualsiasi pericolo, come se vi fosse una barriera protettiva invalicabile fra lui e tutto quello che non conosceva e quello che non conosceva era pressoché tutto.

    Fra le cose che non conosceva, ve ne erano alcune che più attiravano la sua curiosità, altre che volutamente ignorava. Un pomeriggio il babbo lo aveva portato ad una manifesta-zione in cui c’era tanta gente. Da un altoparlante si udivano canti e musica ad alto volume, ma ad un certo punto l’altoparlante tacque ed un gruppo di persone che indos-savano un cappello con una piuma cominciò a cantare un canto così bello, così potente, così pieno che Ettore ne rimase colpito.

    Seguirono altri canti, ma nessuno ebbe il solito effetto del primo che aveva ascoltato: quella musica era ormai entrata per sempre nella mente e nel cuore. Quando volle saperne di più, il babbo gli disse che quella era la Canzone del Piave. Da allora altre volte aveva ascoltato quella canzone e ogni volta, senza nemmeno rendersene conto, la ripeteva dentro di sé, a bassa voce. Non conosceva il significato delle parole, ma sentiva che quella dolce armonia gli dava una strana sensazione, un insolito calore, che veniva da dentro e insieme alle parole storpiate usciva, faceva star bene e scaldava il cuore. Fu allora che si accorse che stava cantando.

    I tortellini in brodo delle zie avevano anticipato il pollo arrosto con le patatine. Nessuno come le zie faceva patatine arrosto così buone ed Ettore le aveva riprese più e più volte lasciando il pollo. Mentre i grandi conversavano e ridevano, intorno a lui

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1