Sandali rossi, pensieri proibiti (eLit): eLit
Di Mia Zachary
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Info su questo ebook
L'agente della DEA Alex Worth si trova nel complesso alberghiero per compiere una missione sotto copertura e non si aspetta di finire sotto le coperte così in fretta. Ma quando scopre nella propria camera la biancheria intima di Meghan, i suoi sandali rossi e il suo diario pieno di frasi erotiche, perde il controllo...
Mia Zachary
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Anteprima del libro
Sandali rossi, pensieri proibiti (eLit) - Mia Zachary
978-88-3050-038-9
1
Lunedì, 14 luglio
Come sarebbe fare sesso con uno sconosciuto? Cedere alle sensazioni fisiche e nascondere le mie inibizioni?
In queste pagine, sotto il nome di Elise, il mio alter ego, sarò scatenata, sensuale, sfrontata e seducente. Fantastico di un amante alto, bruno, che mi faccia sentire desiderabile e femminile. Sogno di correre dei rischi, di lasciarmi andare.
Ma mi domando, come sarà trovare un amante e dirgli: Prendimi, sono tua?
Suite 809
Inserì la tessera nella serratura e aprì la porta. La prima cosa che vide fu un paio di sandali rossi davanti al divano. Perplesso, controllò la tessera dell'albergo e il numero sulla porta. Era nel posto giusto. Tornò a guardare i sandali rossi. Caspita! Che servizio forniva quell'albergo! La stanza comprendeva una donna.
«C'è qualcuno?» domandò.
Non ottenne risposta. Dopo aver posato la valigia nell'ingresso, chiuse la porta, sbattendola con forza, ma ancora una volta non successe niente. Il tappeto folto smorzò il suono dei suoi passi. Fece capolino nel bagno, però vide soltanto una busta per il trucco e un asciugamano usato sul portasciugamani.
Anche il salotto era vuoto. Vi aleggiava solo un lieve profumo di fiori.
Un reggiseno rosso e un paio di mutandine abbinate erano posati con cura sul divano come se la loro proprietaria avesse voluto vedere come le sarebbero stati addosso. Chi era quella donna? Alex prese in mano il reggiseno, tentando di immaginare le proporzioni di chi lo avrebbe indossato, e la seta gli scivolò tra le dita.
Lo rimise sul divano, raccolse i sandali e si diresse verso la stanza da letto. Forse la donna era là che lo aspettava.
No. Non ebbe fortuna. Che cosa diavolo stava succedendo? Come aveva fatto lei a entrare nella sua suite? E, cosa più importante, dov'era adesso?
Due piccole valigie erano posate vicino all'armadio. Alex mise i sandali per terra e guardò la targhetta di una valigia. A quanto pareva una certa Meghan Elise Foster, proveniente da Baltimora, nel Maryland, stava visitando la Florida. Adesso aveva il nome, ma il motivo della sua presenza era ancora un mistero.
Alex era stato invitato al Cayo Sueño da Rogelio Braga, il suo contatto del cartello della droga di Miami. Braga avrebbe dovuto presentarlo all'infame Frankie Ramos per cui lui non si fidava di nessuno, nemmeno di un paio di mutandine rosse che dicevano toccami. Troppi bravi agenti si erano rovinati in situazioni simili.
Una terza valigia, aperta sul letto, era mezzo vuota, come se lei fosse stata interrotta. Alex non esitò a frugarvi dentro. Aveva lavorato per troppo tempo sotto copertura per preoccuparsi di essere discreto. Doveva sapere chi era quella donna.
Le mutandine toccami e i sandali seducimi non andavano d'accordo con il resto dei vestiti che, pur essendo di buona qualità, avevano un aspetto banale. Le gonne erano lunghe, i colletti alti e ogni indumento era di un colore spento.
La biancheria intima, invece, non sarebbe potuta essere più sensuale. Aveva visto dei capi simili nel catalogo che arrivava ancora a casa sua, indirizzato alla sua ex moglie. Reggiseni a fiori, slip di seta e maglie di pizzo uscirono dalla valigia. Ciascun indumento aveva attaccata la targhetta con il prezzo.
Strano. Forse la signorina Foster stava attraversando una crisi d'identità, tuttavia quella storia lo metteva a disagio. Stava per andarsene quando notò un libro sulla panchetta sotto la finestra. Sembrava un'agenda o un calendario.
Incuriosito, si avvicinò, lo prese e lo aprì. A giudicare dalla prima pagina scritta a mano, doveva essere il diario della signorina Foster. Lesse le prime parole e le sue sopracciglia scattarono in alto.
Lui appare all'improvviso, glorioso nella sua nudità. Alto, forte e bello, l'amante dei miei sogni è ritto vicino a me sotto la cascata. Mi tende le braccia e il sole fa scintillare le gocce d'acqua che scorrono sul suo corpo magnifico. Si muove verso di me, mi si offre. Nessun gesto potrebbe essere più lusinghiero e seducente della prova evidente del suo desiderio.
Immaginando quella scena, Alex si eccitò di colpo.
Sentendo che il cuore gli batteva a precipizio, chiuse il diario e lo gettò sulla panca, ma quello cadde per terra. Fissò per un attimo la copertina azzurra, lottando con la propria coscienza, ma vinse l'eccitazione, così Alex tornò a sfogliare le pagine finché trovò il punto in cui aveva interrotto la lettura.
Mi stringe tra le braccia e mi solleva da terra senza mai smettere di affondare la lingua nella mia bocca. I nostri corpi si uniscono e io grido per l'intensità del piacere mentre lui comincia a muovere i fianchi. Stiamo facendo l'amore sotto la cascata. Lui mi solleva ripetutamente, penetrandomi ogni volta di più. Il mio corpo...
Toc, toc, toc.
Alex chiuse il diario e si mise subito in allerta. Non poteva essere la signorina Foster. Lei non avrebbe avuto bisogno di bussare. Solo due persone sapevano che lui era lì: uno era un amico, l'altro il suo obbiettivo.
E l'arrivo del suo collega era previsto per molto più tardi.
Cercò la pistola nella cintola dei jeans ma non la trovò. Accidenti. La sua Beretta era a Miami insieme al suo distintivo e alla sua vera carta d'identità. Il genio della finanza che stava impersonando non poteva essere armato.
Il suo nome non era più Alex Worth, bensì Nicholas Alexander. Possedeva una piccola agenzia d'investimenti a Coral Gables. Era venuto lì per stabilire in che modo far uscire i soldi del cartello dal paese.
Afferrando la maniglia, chiuse gli occhi e ricordò in un lampo il rumore di uno sparo e il dolore. Deglutendo, sollevò le palpebre e aprì la porta.
Un inserviente dell'albergo gli rivolse un sorriso professionale. «Signor Alexander? Devo consegnarle questa.»
Alex soffocò un sospiro di sollievo e trasferì nell'altra mano il quaderno che stringeva ancora nella destra. «Devo firmare qualcosa?»
«No, signore. Le viene mandata dall'interno dell'albergo.» Il giovanotto gli consegnò una bottiglia di champagne e gli augurò un buon pomeriggio.
Tornato in salotto, Alex posò la bottiglia e il biglietto accluso sul tavolino.
Nessun problema. Non doveva ancora affrontare Braga. Poteva rilassarsi.
Lasciandosi cadere sul divano, si massaggiò la faccia, irritato nel sentire che la sua fronte era bagnata di sudore. Gli attacchi di panico si stavano intensificando.
Un senso di infelicità, di risentimento e di frustrazione gli fece incurvare le spalle. La nausea stava passando, ma lo stomaco gli si contraeva ancora.
Sospirando, si toccò la cicatrice sulla tempia.
Non so più quello che sto facendo.
Aveva trascorso gli ultimi otto anni nel reparto antidroga, tre e mezzo dei quali con la Divisione Operativa Speciale, un distaccamento di agenti e analisti provenienti dalla DEA, dall'FBI e dai servizi doganali e si considerava uno dei migliori agenti del SOD. Era sempre stato il primo a offrirsi volontario per qualsiasi missione. Il lavoro non gli era mai pesato... Tutto questo fino a sei settimane prima.
La riunione a Overtown era finita quando una spia che faceva il doppio gioco li aveva traditi. Lei era rimasta uccisa nella sparatoria che era seguita e la copertura del suo collega era saltata. Nick
aveva involontariamente salvato la vita di Rogelio Braga ma era finito all'ospedale per una ferita d'arma da fuoco alla fronte.
Durante il mese successivo, l'ansia era diventata panico. Disordine da stress post-traumatico, gli aveva spiegato lo psicologo della DEA. Molti agenti mostravano gli stessi sintomi dopo un trauma. Alex aveva rifiutato la terapia prescritta.
PTSD, un accidente! Lui aveva solo dei problemi a dormire, tutto qui.
Dopo essere riuscito a infiltrarsi nel cartello e mentre stava per chiudere il caso, aveva avuto la sventura d'essere colpito di nuovo in faccia. Odiava quella... debolezza. E cominciava a odiare il suo lavoro.
Sollevò la bottiglia di champagne e lesse il messaggio. Alexander. Benvenuto al Cayo Sueño. Spero che gradisca il mio piccolo omaggio. Sono sicuro che ne farà un buon uso. Braga.
Un omaggio, eh? Il profumo di fiori gli stuzzicò le narici. Doveva rintracciare Meghan Foster e capire se era lì per caso o per un disegno preciso. Comunque fosse, era impaziente di vederla calzare quei sandali rossi.
«Ho appena fatto sesso sulla spiaggia. Vuol provare?»
Un gomito ossuto le colpì le costole e Meghan Foster si voltò e si trovò di fronte l'uomo più irsuto che avesse mai visto. La folta pelliccia che gli copriva il mento e il dorso compensava l'assoluta mancanza di capelli sul cranio.
«Come ha detto?» domandò, retrocedendo verso la balaustra della piscina.
«È una battuta. Lo sa, Sex on the Beach. Il cocktail» spiegò lo sconosciuto, sollevando un bicchiere pieno di un liquido rosa. «Che cosa ne dice? Potremmo fare Sesso insieme.»
Meghan immaginò quello gnomo irsuto, coperto solo di sabbia e fu percorsa da un brivido. «Mmh, no, credo di no.»
«Non sa quello che perde, ragazza.»
«In verità lo so.»
Lo gnomo scrollò le spalle pelose e si avvicinò a qualcun altro.
Molte delle sue fantasie riguardavano l'acqua, pensò Meghan. Infatti aveva scritto diverse versioni della famosa scena del film Da qui all'eternità. Ma se un altro uomo le avesse proposto di fare l'amore fra le onde, avrebbe fatto meglio a essere più giovane, più alto e più bello.
Un'orchestrina suonava per accogliere i nuovi arrivi e Meghan, ondeggiando i fianchi al ritmo di un calypso, osservò la folla. Il ricevimento era diventato un allegro caos e la gente invadeva la veranda e i bordi della piscina principale.
Inforcando gli occhiali, Meghan guardò l'acqua trasparente. Piccole nuvole grigie civettavano con il sole senza riuscire a diminuirne il calore. Rimpiangeva d'essersi vestita in quel modo. La camicetta di seta le si era incollata alla pelle e i calzoncini di lino erano pesanti. Bevve l'ultimo sorso di coca-cola dalla lattina e la posò sulla balaustra, poi si guardò intorno, cercando sua sorella.
Julie era la direttrice del reparto animazione del Cayo Sueño. Lei e la mamma l'avevano sorpresa, offrendole quella vacanza di cui aveva un gran bisogno. La mamma le aveva persino detto di non comportarsi bene.
Quel ricordo la fece sorridere. Non aveva alcuna intenzione di fare la brava ragazza. Una settimana a Dream Key era ciò di cui aveva bisogno per cominciare la sua nuova vita e non intendeva sprecare nemmeno un secondo.
Offrendo il viso al sole della Florida, le sembrò che l'aria calda odorasse di spezie e di pericolo.
Io sarò così... calda, profumata di spezie e pericolosa.
Controllata. Fredda. Noiosa. Le parole di Rob le tornarono alla mente. Rob le aveva gettato in faccia quegli insulti il giorno in cui lei aveva trovato un paio di mutandine senza cavallo. Lei non aveva mai portato mutandine senza cavallo.
Fino a che punto si poteva essere ottusi? Quando Rob le aveva detto che doveva lavorare fino a tardi, gli aveva creduto. Quando le aveva detto che doveva partire per ragioni di lavoro, gli aveva creduto. E per tutto quel tempo lui si era goduto quella bionda al silicone nel suo ufficio. Non si era nemmeno sforzato di negare il suo tradimento e questo l'aveva ferita più della sua infedeltà.
Rob le aveva addossato tutta la colpa, accusandola di essere troppo inesperta e inibita per soddisfarlo. Aveva trovato una vera donna che era sensuale, avventurosa ed esperta. Tutto il contrario di quello che era lei, eccetto che nel suo diario.
Il tradimento l'aveva lasciata sconvolta e insicura di se stessa. Aveva sempre saputo che nella loro relazione mancava qualcosa. Quando facevano sesso, una parte della sua mente si rifiutava di dare e ricevere piacere.
Meghan allontanò quei pensieri. Il passato non si poteva cambiare. Quello di cui aveva bisogno era una relazione priva di legami, del tipo di cui aveva scritto e sognato. Finalmente durante quella settimana avrebbe vissuto e si sarebbe divertita. Sarebbe stata una dea del sesso in allenamento. Doveva solo trovare il tipo giusto.
Un gomito la colpì di nuovo e lei sbuffò, aspettandosi di rivedere lo gnomo peloso.
«Senta» esordì, voltandosi. «Non voglio fare sesso...» La voce le morì in gola e un cupo rossore le salì alle guance.
Non era