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Il gioco della vendetta: Harmony Destiny
Il gioco della vendetta: Harmony Destiny
Il gioco della vendetta: Harmony Destiny
E-book163 pagine2 ore

Il gioco della vendetta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Bethany Lewis ha una sola cosa in mente: la vendetta, spietata e assoluta, contro un ex marito che le ha rubato molto più della felicità. E per ottenerla decide di rivolgersi all'unico uomo abbastanza ricco, potente e determinato da far sembrare l'impresa una passeggiata.



Alleati per battere un nemico comune. Landon Gage ha appena ricevuto un'allettante proposta che lo aiuterà a chiudere i conti con il suo più temibile avversario. Per farlo, però, dovrà accettare di sposare Beth. Un matrimonio di comodo, certo, ma allora perché smania dalla voglia di spogliare la sua nuova mogliettina e di fare l'amore con lei?



La VENDETTA è un piatto che va consumato freddo. Ma quando entra in gioco la PASSIONE l'atmosfera diventa bollente.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9788858973318
Il gioco della vendetta: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Il gioco della vendetta - Red Garnier

    1

    Disperata.

    Disperata era l’unico modo per descriverla, l’unica parola che giustificasse ciò che stava facendo: stava per entrare nella camera d’albergo di un uomo. E non era stata invitata.

    Aveva mentito al portiere, e questo solo pochi giorni dopo aver strisciato davanti alla segretaria di questo elusivo estraneo, e dopo aver tentato di corrompere il suo autista. Ora, sul punto di commettere il suo primo crimine, Bethany Lewis temeva di non reggere la pressione.

    Con le gambe tremanti e il cuore in gola si chiuse la porta alle spalle, tirò fuori dalla borsa un’agendina nera e la strinse al petto mentre si addentrava nella suite presidenziale – senza essere stata invitata.

    Lo spazio era illuminato da una tenue luce diffusa, e profumava di un dolce aroma di arance. Il suo stomaco, che aveva saltato colazione, pranzo e cena, borbottò rumorosamente.

    Accanto alla finestra c’era una piccola scrivania laccata; dietro a questa, le tende color pesca erano raccolte da una parte a rivelare un ampio balcone affacciato sulla città. Sul tavolino di cristallo era posato un vassoio d’argento con fragole ricoperte di cioccolato, formaggi assortiti e frutta fresca. Accanto, una busta ancora chiusa indirizzata Al signor Landon Gage.

    Il nome era sinonimo di ricchezza, sofisticatezza, potere; per anni era stato sussurrato con odio all’orecchio di Bethany. Landon Gage pagherà per questo. I Gage marciranno all’inferno!

    I Gage, invece, nuotavano nell’oro e, se quello era l’inferno, Bethany l’avrebbe accolto a braccia aperte al posto del purgatorio nel quale si ritrovava a vivere. Era perseguitata dal ricordo di quell’angioletto biondo di sei anni, come l’aveva visto l’ultima volta, preoccupato e spaventato mentre lei lo lasciava per andare in tribunale.

    Mammina, non mi lascerai, vero? Promesso?

    No, tesoro, la mamma non ti lascerà mai...

    Si sentì soffocare dal senso di vuoto: avrebbe affrontato un drago lanciafiamme, avrebbe mentito e sgarrato e rubato pur di poter mantenere la parola data al figlio. Sbirciò oltre la porta, leggermente socchiusa, che conduceva in camera. «Signor Gage?»

    Al piano di sotto, il ricevimento per la raccolta di fondi a favore della ricerca sul cancro infantile era in pieno svolgimento. Il suo piano era di infiltrarsi come cameriera per avvicinarlo, ma il magnate non era ancora comparso. Tra la folla in attesa, il suo nome era stato sussurrato con ansia, e tutt’a un tratto Beth non aveva più retto la suspense.

    Sul grande letto matrimoniale erano sparse pile e pile di documenti, una valigetta e un portatile acceso.

    «Mi sta seguendo.»

    Sorpresa dalla voce ricca e profondamente mascolina, Beth fece scattare lo sguardo sulla cabina armadio, dalla quale stava uscendo un uomo. Con pregevole agilità si abbottonò la camicia immacolata e la inchiodò con un’occhiata di ghiaccio. Beth indietreggiò fino al muro: la presenza di quell’uomo era così sbalorditiva che il fiato la abbandonò di punto in bianco.

    Era più alto di quanto avesse immaginato, grande, scuro e minaccioso quanto un demone della notte. Il corpo era in forma, e i capelli bagnati tirati indietro sulla fronte rivelavano un viso al contempo virile e sofisticato. I suoi occhi – del colore dell’argento antico – erano cauti e remoti, dall’aria quasi vacua.

    «Mi dispiace» si scusò Beth quando si rese conto di essere rimasta a fissarlo a bocca aperta.

    Lui la squadrò, lo sguardo che indugiava sulle sue mani con le unghie mordicchiate. Beth resistette all’istinto di afflosciarsi e lottò valorosamente per restare al proprio posto, mantenendo un minimo di dignità.

    Con cura, lui assimilò il tailleur che indossava, largo sui fianchi e sulle spalle dopo che aveva perso così tanto peso, uno dei pochi abiti di qualità che era riuscita a conservare dopo il divorzio. Ma lo sguardo dell’uomo si concentrò sulle ombre che le circondavano gli occhi e a Beth si chiuse lo stomaco: era evidente che non gli aveva fatto la stessa impressione che lui aveva fatto a lei.

    Lui recuperò un papillon dal comodino e le assestò un’occhiata stanca. «Potrei farla arrestare.»

    Il commento la lasciò stupefatta. Si era reso conto di lei? Che lo seguiva da giorni? Nascondendosi dietro gli angoli, telefonando in ufficio, supplicando il suo autista? «Perché... perché non l’ha fatto?»

    Fermandosi davanti a un comò che, accanto a lui, appariva ridicolo nella sua delicatezza, si annodò il papillon intorno al colletto con dita lunghe e flessibili, incontrando il suo sguardo nello specchio. «Magari mi diverte.»

    Beth ascoltò solo in parte le sue parole, perché la sua mente tutt’a un tratto turbinava di possibilità, e stava venendo a patti col fatto che Landon Gage era probabilmente tutto ciò che si diceva di lui e anche di più. Il bastardo di cui aveva bisogno, un vero e proprio squalo implacabile. Sì, ti prego, fa’ che sia così.

    Beth ormai aveva capito una cosa: se voleva riavere il figlio, aveva bisogno di qualcuno più grande e più cattivo dell’ex marito, qualcuno senza scrupoli e senza paura. Aveva bisogno di un miracolo. E se Dio non era in ascolto, allora si rendeva necessario un patto con il diavolo.

    Lui si voltò, evidentemente infastidito dal suo silenzio. «Allora, signorina...?»

    «Lewis.» Non poteva farne a meno: si sentiva intimidita, dalla sua altezza, dall’ampiezza delle sue spalle, dalla sua forza palpabile. «Lei non mi conosce» cominciò. «Per lo meno, non di persona. Ma penso che abbia avuto a che fare col mio ex marito.»

    «Che sarebbe?»

    «Hector Halifax.»

    La reazione che si era aspettata non arrivò. La sua espressione non rivelava niente, nemmeno il minimo interesse, di certo non la collera che lei aveva sperato.

    Si asciugò il sudore di una mano sulla giacca e si scostò dalla parete, tenendosi comunque a distanza. «Ho sentito che siete in guerra da qualche tempo.»

    «Ho molti nemici: non sto tutto il giorno a rimuginarci sopra. Ora, se vuole farla breve, mi aspettano di sotto.»

    Breve.

    Non sapeva neanche da dove cominciare. La sua vita era una tale complicazione, i sentimenti così provati, la storia così dolorosa che c’erano pochi aggettivi per descriverla e nessuna possibilità di raccontarla in breve.

    Quando finalmente parlò, le orribili parole le provocarono un dolore tangibile in gola. «Mi ha portato via mio figlio.»

    Gage chiuse di scatto il portatile e cominciò a riporre i documenti nella valigetta. «Capisco.»

    Concentrandosi sul suo profilo rigido, Beth si chiese se aveva previsto che sarebbe andata da lui. Non sembrava affatto sorpreso della sua visita. D’altro canto, aveva l’aria di un uomo che le aveva viste tutte.

    «Io ho bisogno... lo rivoglio indietro. Un bambino di sei anni dovrebbe stare con sua madre.»

    Lui chiuse la valigetta con un click sonoro.

    Tenendo a freno la collera che non aveva niente a che fare con lui, ma era invece rivolta all’ex marito, Beth cercò di conservare un tono pacato. «Mi ha trascinato in tribunale. Gli avvocati di Hector hanno prodotto prove fotografiche di una mia storia extraconiugale. Più di una, anzi.»

    Questa volta, quando i suoi occhi percorsero il corpo di Beth nella sua interezza, lei provò l’allarmante sensazione di essere denudata. «Leggo i giornali, signorina Lewis. Ha una certa reputazione.»

    Recuperò il portafoglio sul comodino, lo infilò nella tasca posteriore dei pantaloni e afferrò la giacca dallo schienale di una sedia.

    «Mi hanno fatto passare per una sgualdrina. È una menzogna, signor Gage» dichiarò.

    Senza battere ciglio, Gage attraversò la suite e si infilò il soprabito. Beth lo seguì a ruota, fuori dalla stanza e lungo il corridoio fino agli ascensori. «E perché la cosa dovrebbe riguardarmi?»

    «Ascolti.» Le tremava la voce, e il cuore stava per esplodere. «Non ho le risorse per lottare contro di lui. Ha fatto in modo che non avessi niente. Sulle prime pensavo che avrei trovato un giovane avvocato abbastanza ambizioso da mettere il proprio nome in prima fila e accettare un caso del genere senza parcella, ma non è stato così. Ho pagato venti dollari un servizio on line per conoscere le mie opzioni.»

    Si fermò a prendere fiato.

    «A quanto pare, se le mie circostanze dovessero cambiare, potrei chiedere una revisione della sentenza. Ho già lasciato il lavoro – Hector mi ha accusato di lasciare David tutto il giorno con mia madre mentre lavoravo, e mia madre... be’, lei è un po’ sorda. Ma adora David, è una nonna splendida» la difese subito, «e io dovevo lavorare, signor Gage. Hector ci ha lasciato senza soldi.»

    «Capisco.»

    Il suo sguardo intenso la fece arrossire sul collo e sulle guance. Era certa che in quel preciso momento la stesse giudicando, ed era umiliante quanto lo era stato in tribunale. L’ascensore arrivò con uno squillo di campanello, e lei lo seguì all’interno della cabina, respirando a fondo per farsi coraggio. Purtroppo, nello spazio chiuso e ristretto riusciva a inspirare soltanto lui, il suo profumo pulito e speziato, che la mise ancor più in agitazione. Santo cielo, quell’uomo era pericolosamente sensuale, e profumava di buono.

    Beth non avrebbe dovuto notarlo, ma aveva delle difficoltà a organizzare i propri pensieri.

    Landon Gage incrociò le possenti braccia sul petto e fissò con evidente impazienza i numeri luminosi, come se la discesa verso il piano della sala di ricevimento fosse comunque troppo lenta.

    «Non mi interessa il denaro, io voglio il mio bambino» sussurrò Bethany, la voce bassa e implorante.

    Nessuno aveva riconosciuto i suoi meriti di madre. Nessuno aveva tenuto in conto che ogni sera leggeva le favole a David. Nessuno aveva prestato attenzione al fatto che lei fosse stata presente a ogni visita medica, che avesse curato ogni graffio, che avesse asciugato ogni lacrima. Nessuno in tribunale l’aveva vista come una madre, ma solo come una traditrice. Era quello che avevano voluto vedere, e quello che avevano voluto credere. Bethany, e gli uomini. Uomini che non conosceva, uomini che non aveva mai visto.

    Com’era facile per i ricchi e potenti mentire e farsi credere dagli altri. Quanto erano costate, a Hector, quelle prove? Un niente per lui, ne era certa, in confronto a ciò che le aveva portato via.

    Persa nei propri pensieri, non si era accorta che Landon aveva smesso di guardare i numeri e stava fissando invece il suo profilo mentre si mordicchiava il labbro. «Ripeto: perché questo sarebbe un mio problema?»

    Sostenne il suo sguardo senza vacillare. «Lei è un suo nemico. Lui la disprezza, intende distruggerla.»

    Al che Landon si concesse un sorriso veloce e duro, come se conoscesse un segreto nascosto al resto del mondo. «Non vedo l’ora che ci riprovi.»

    «Io ho...» Agitò l’agendina. «Questa. Lei potrebbe usarla per sconfiggerlo. Contiene i numeri di telefono delle persone che incontra, il tipo di accordi che ha stretto e con chi, i reporter con cui fa affari, le donne.» La richiuse teatralmente. «C’è tutto – tutto. E io gliela consegnerò, se mi aiuterà.»

    Landon fissò prima l’agendina, poi lei. «E Halifax non ha notato che la sua agenda è... nelle mani della sua ex moglie?»

    «Crede che sia caduta in mare il giorno che mi ha portato sullo yacht.»

    Negli occhi di Landon scintillò un fuoco pericoloso, un’oscura, dimenticata sete di vendetta che tornava in superficie. Ma l’ascensore si bloccò di scatto e la sua espressione si rilassò, tornando a essere calma e controllata. «La vendetta è stancante, signorina Lewis. Non è il modo in cui ho stabilito di vivere la mia vita.»

    Detto ciò varcò le porte della cabina, marciando verso la rumorosa sala da ballo, e Bethany sentì il cuore implodere come una lattina vuota calpestata dal suo piede.

    La musica e le risate si diffondevano nell’aria, i gioielli scintillavano sotto i lampadari di cristallo. Beth riusciva a vedere i suoi capelli neri mentre si faceva strada tra la gente elegante e le colonne di marmo... vedeva l’unica chance che aveva che le sfuggiva tra le dita. Non poteva permetterlo.

    Lo seguì tra la gente, facendo lo slalom

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