Scandalo biondo: Harmony Destiny
Di Emilie Rose
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Info su questo ebook
Appartamento: 9B
Inquilini: Amanda Crawford, organizzatrice di eventi.
Scandalo: Nubile, indebitata e... in ritardo!
Il principe del Foro Alex Harper sta facendo una corte serrata alla bionda Amanda, senza successo. Fino a quando non ha la brillante idea di assumerla per organizzare un grande ricevimento. Lei accetta anche se sa che lavorare per Alex è come giocare con il fuoco. Infatti, una notte, si scotta. Con un uomo come lui, però, una volta non basta: Amanda non può impedirsi di desiderarlo ancora, anche se quell'incontro di passione potrebbe portarle una sorpresa.
Emilie Rose
Confessa che il suo amore per i romanzi rosa risale a quando aveva dodici anni e sorprendeva sua madre a nasconderli ogni volta che lei entrava nella stanza.
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Anteprima del libro
Scandalo biondo - Emilie Rose
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Pregnant on the Upper East Side?
Silhouette Desire
© 2008 Harlequin Books S.A.
Traduzione di Rita Pierangeli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-154-1
1
«Mi stai pedinando, Alex Harper? Essendo avvocato, ti facevo meno ingenuo.» Amanda Crawford fissò accigliata l’uomo, fin troppo bello per il suo stesso bene, in piedi accanto alla fila di cassette delle lettere nel suo condominio.
Alex assunse un’aria innocente. Con scarso successo. Una luce maliziosa gli brillava negli occhi color caffè, che sprizzavano pagliuzze dorate dalle iridi, le quali, a loro volta, le facevano sprizzare scintille al di sotto dell’ombelico. Amanda soffocò quella sgradita reazione.
Lui estrasse la mano dalla tasca del soprabito e le fece ondeggiare sotto il naso una chiave. «Sono venuto a ritirare la posta di Julia. Non tutta viene inoltrata all’indirizzo di Max e, trovandomi nei paraggi, mi sono offerto di passare a prenderla.»
Come scusa, Amanda era quasi disposta ad accettarla. Julia, l’amica con la quale aveva diviso l’appartamento, aveva sposato il migliore amico di Alex poco più di tre mesi prima. Ma Amanda si imbatteva troppo spesso in Alex per credere che fosse la posta di Julia l’unico motivo per recarsi al 721 di Park Avenue di sabato sera, nello stesso istante in cui lei rincasava. Negli ultimi tempi, dovunque andasse se lo trovava davanti.
«L’ufficio postale fornisce moduli per segnalare il cambiamento di indirizzo. Ne manderò qualcuno a Julia. Meglio, li compilerò io stessa.»
Fiocchi di neve scintillavano tra i capelli scuri di Alex, e lui le stava abbastanza vicino da poter cogliere una traccia della sua colonia. Aveva avuto sempre un debole per MAN, di Calvin Klein, soprattutto se profumava un corpo atletico e muscoloso.
Piantala. Adesso la tua unica occupazione sono gli affari, ricordi? Nessun uomo deve distrarti. Soprattutto, non questo uomo.
Con il suo metro e settantasette a piedi nudi, più i tacchi da sei centimetri degli stivaletti, non avrebbe dovuto essere costretta a guardare dal basso in alto nessuno che non fosse un giocatore professionista di basket. Succedeva con Alex.
«Dal momento che abito qui, mi occuperò io della posta di Julia» insistette. «Inoltre, ne ho anche di sopra.»
«Salirò a prenderla e gliela consegnerò stasera, quando cenerò con loro.»
Come cacciarsi da sola nei guai, vero, Amanda?
Disgustata dalla propria dabbenaggine, si voltò e si incamminò lungo il pavimento di marmo dell’atrio, diretta all’ascensore. Henry, il portiere, era seduto al centro, dietro la sua massiccia scrivania di mogano, con il ricevitore del telefono premuto contro l’orecchio. Passando, lo salutò con un cenno della mano.
Alex la seguiva alle calcagna. «Perché stasera non ti unisci a noi?»
«No, grazie. Ho da fare.» Non era del tutto vero. In programma per la serata aveva soltanto una revisione delle sue finanze, per tentare di trovare il denaro necessario per pagare le bollette più urgenti, ma non voleva incoraggiare Alex accettando l’invito. Non che uno sciupafemmine come lui avesse bisogno di essere incoraggiato. Lei non l’aveva mai fatto, eppure, eccolo lì. Di nuovo.
«Quando la smetterai di fare la difficile e accetterai di uscire con me, Amanda?»
«Mai. E non faccio la difficile. Lo sono. Perciò, se hai un po’ di orgoglio, smettila di chiedermelo.» Premette il pulsante per chiamare l’ascensore e sorprese su di sé lo sguardo di Alex nello specchio appeso alla parete.
«Non mi arrendo, se voglio davvero qualcosa. O qualcuno.»
Amanda attribuì il brivido che le corse lungo la schiena al freddo eccezionale di quel novembre. La voce profonda di Alex e l’interesse che gli si leggeva negli occhi non c’entravano.
«Soprattutto quando lei è altrettanto interessata.»
Lei trattenne il fiato, colpita da tanta sfacciataggine. E intuizione. «Per uno che gode fama di essere brillante, questa volta hai fatto cilecca.»
Nel suo sguardo c’era una luce divertita e incredula al tempo stesso. «Davvero?»
Perché disturbarsi a mentire? Lui non l’avrebbe creduta comunque. Amanda affondò il mento nel collo di volpe del suo cappotto di cachemire e si spostò in modo da non vederlo riflesso nello specchio.
Doveva ammettere che la lusingava essere corteggiata da Alex, ma era abbastanza intelligente da capire quando una relazione non aveva futuro. Il nome di Alex era sinonimo di transitorio e rubacuori. Avere una storia con lui sarebbe stata una catastrofe. Non gliene occorreva un’altra da aggiungere al suo già disastroso elenco di relazioni.
«Come mai la ragazza che è l’anima delle feste...»
«Organizzatrice di feste» si affrettò a correggerlo lei. Oops, suonava un po’ borioso e sulla difensiva, ma lui aveva toccato un punto dolente. I suoi genitori gliene avevano dette di tutti i colori sulla sua deprecabile attività. Se avesse udito pronunciare un’altra volta le parole: Cercati un lavoro vero o sposati un uomo ricco, non avrebbe più risposto delle proprie azioni.
«... festeggia con tutti tranne che con me?» proseguì Alex, ignorando la sua interruzione.
Amanda si infilò nell’ascensore senza aspettare che le porte si fossero aperte del tutto. Lui la seguì, sospingendola verso la parete in fondo, dandole l’impressione di essere stata messa alle corde. Non era per niente divertente.
«Gli altri mi pagano per i miei servizi.»
«È questo che ci vuole? Devo assumerti?»
«Sì.»
«Buono a sapersi.»
Sforzandosi di ignorarlo, Amanda diede una scorsa alla propria posta. Fatture, fatture e ancora fatture. Niente di cui stupirsi. La sua attività, Il tocco magico di Amanda, era in continua crescita, ma non abbastanza in fretta da coprire le rate del mutuo con la banca.
Se non le fosse capitato quanto prima di organizzare un evento di grande risonanza, avrebbe dovuto prendere in considerazione di cessare la sua attività o, peggio ancora, di chiedere un prestito ai suoi genitori. Quest’ultima opzione comportava dover subire una paternale da parte di suo padre, che la rimproverava di disonorare il nome dei Crawford. Un discorso che aveva udito già migliaia di volte.
Le porte dell’ascensore si aprirono e lei uscì, urtando con la spalla quella di Alex. Il contatto ebbe l’effetto del suono lacerante di una sveglia su ogni cellula del suo essere. Odiava cordialmente la sua capacità di suscitare simili reazioni in lei.
A essere sinceri, quel tipo non era niente di speciale, a parte essere ricco, intelligente e affascinante. Si diceva anche che fosse dotato di senso dell’umorismo, ma lei avrebbe continuato a respingere le sue avance.
Tirò fuori dalla borsa la chiave di casa e la infilò nella serratura del 9B. Se non fosse stato per le conoscenze della sua amica Julia, forse non avrebbe mai trovato un appartamento a un indirizzo così prestigioso. La domanda era, fino a quando avrebbe potuto permetterselo?
«Aspetta qui...»
«Mi piacerebbe entrare. Grazie.» Alex le urtò la spalla con il torace quando si allungò davanti a lei per aprire la porta, trasmettendo al suo corpo uno sgradito formicolio.
Perché doveva essere proprio Alex Harper a risvegliare simili emozioni?
Lo fissò per cinque secondi, chiedendosi se era saggio lasciarlo entrare, e alla fine decise che non valeva la pena discutere. Attraversò il soggiorno fino al cesto dove aveva ammucchiato la posta di Julia. Quando si voltò, reggendo in mano un fascio di lettere e riviste, scoprì che Alex le era alle spalle, così vicino da lasciarla senza fiato. Allungò la mano con la posta, puntandogliela contro l’addome nel tentativo di costringerlo a indietreggiare.
«Ecco qui. Grazie per il favore. Ti accompagno alla porta.»
Lui rimase piantato dov’era, bloccandola con la propria mole. Non staccò gli occhi dai suoi mentre accettava il fascio di lettere e riviste e le sfiorava le dita con le proprie. Quel fuggevole contatto le fece accelerare il battito cardiaco e le riempì la testa di fantasie erotiche.
Un attimo dopo, Alex batté quelle ciglia assurdamente lunghe, liberandola dal suo incantesimo, e si guardò intorno, esaminando l’arredamento nelle tinte rosa pallido e bianco del suo soggiorno. Amanda era sicura che non un particolare sfuggisse al suo attento esame. I tre vasi di vetro soffiato che aveva acquistato su una bancarella pagandoli una sciocchezza, il sari verde ornato di perline che aveva drappeggiato sullo schienale del divano bianco, e il paralume di seta color rubino.
«Hai apportato dei cambiamenti da quando Julia si è trasferita.»
«Qualcuno.» Alex era stato lì decine di volte, ma non di recente e mai senza Max o Julia a fare da cuscinetto. Era buffo come desse l’impressione di occupare più spazio del solito, anche se erano soltanto loro due. «Non vorrai arrivare in ritardo alla tua cena.»
«C’è tempo.»
Lei digrignò i denti, frustrata.
«Da te, Amanda, voglio qualcosa di più della posta di Julia.»
Come se lei non lo sapesse. Ciononostante, quelle parole le procurarono un brivido di eccitazione. In uno o due momenti di debolezza, aveva riflettuto se concedersi qualcosa di più con Alex. Un qualcosa di più che sarebbe stato senz’altro gratificante, considerando la sua vasta esperienza in materia. Ma l’uomo e il momento erano sbagliati. Doveva organizzare la propria vita prima di permettere a qualcun altro di farne parte.
Incrociò le braccia e si dondolò sui talloni. «Davvero? Che sorpresa. Ma c’è quella parolina. No. Sono sicura che ti è familiare perché te l’ho detta spesso.»
Gli angoli della bocca di Alex si curvarono, come se lottasse per trattenere un sorriso. Amanda era disposta a scommettere l’affitto di un mese che quei loro duelli verbali lo divertivano. Perché, altrimenti, provocarla ogni volta che si incontravano?
«Cambierai idea quando avrai ascoltato la mia proposta.»
Una proposta. Di nuovo, niente di sorprendente. Ciononostante, le si seccò la bocca perché avrebbe dovuto rispondere di no. Di nuovo. E ogni volta era sempre più difficile pronunciare quel monosillabo. «Ne dubito.»
Lui si tolse il cappotto e se lo mise sul braccio. Sotto, indossava un completo color antracite, con camicia bianca e cravatta bordeaux. «Ho bisogno de Il tocco magico di Amanda.»
Aveva pronunciato le uniche parole che gli garantivano di essere ascoltato piuttosto che buttato fuori a calci. «Per che cosa?»
«La Harper & Associates ha appena vinto un’importante causa. Vorrei ricompensare i miei dipendenti per il loro duro lavoro.»
Non c’erano dubbi che sapesse come stuzzicare l’interesse di una ragazza. Un party per il suo studio avrebbe giovato agli affari. «Che cos’hai in mente di preciso?»
«Circa duecento invitati tra amici, clienti e qualche personaggio famoso per attirare l’attenzione. Lascio a te la scelta del luogo, ma preferirei qualcosa di molto chic, come il Metropolitan Club.»
Classe, denaro, visibilità. Invitati di prima categoria che si sarebbero forse convinti a ricorrere ai suoi servizi in futuro.
Come avvocato milionario, Alex aveva il genere di conoscenze che potevano esserle utili. Non che lei non ne avesse, ma quelle di Alex erano di un