Per caso nel tuo letto (eLit): eLit
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Isabel Sharpe
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Per caso nel tuo letto (eLit) - Isabel Sharpe
femminili.
«Ciao, tu devi essere Kim.» La segretaria dai capelli rossi di Marie le tese la mano. «Io sono Jane.»
«Buongiorno, Jane.»
«Serviti pure di caffè, tè o cioccolata. Sta nevicando ancora?»
«Non molto.»
«Ma abbastanza per bloccare il traffico e ricordarci che per noi del Wisconsin è ancora inverno. Marie sta finendo con un'altra cliente, sarà subito da te.»
«Non c'è problema, sono in anticipo.» Kim si versò una tazza di caffè. Era in anticipo perché quel giorno non era riuscita a concentrarsi come avrebbe voluto sul lavoro e alla fine aveva deciso di uscire per schiarirsi le idee.
Era da un po' di tempo che aveva in mente di rivolgersi a Marie per trovare un fidanzato, ma le sarebbe piaciuto presentarsi dall'amica dopo aver acquisito una posizione finanziaria più sicura. Il compleanno incombente, però, le aveva fatto riflettere su come erano passati anni senza che fosse mai riuscita a trovare il momento giusto e poi, se fosse riuscita ad aggiudicarsi il lavoro con la Carter, sarebbe stata troppo occupata per pensare al divertimento.
«Puoi entrare» la invitò Jane, indicando la porta dell'ufficio di Marie, da cui era appena uscita una ragazza dall'aria soddisfatta. «Marie ha una sorpresa per te.»
«Una sorpresa?»
«Uno dei nuovi iscritti. Adorabile.»
«Oh.» Kim rise, a disagio. «Grazie, Jane.»
«È stato un piacere conoscerti.»
«Anche per me.» Peccato che lei e Jane si fossero già conosciute quando Marie aveva invitato lei, Candy e Darcy all'inaugurazione dell'agenzia. Era gratificante sapere di passare inosservate.
«Ciao, Marie.»
«Kim, come stai? Entra.» Elegante come sempre in un abito nero, Marie l'accolse nel suo ufficio. «Accomodati, vedo che hai già preso un caffè.»
«Non che ne avessi bisogno, sono già abbastanza nervosa.»
«Non sei l'unica. Sei riuscita a compilare i moduli?»
«Ho fatto del mio meglio.»
Marie lesse il resoconto che Kim le aveva consegnato. «Ti descrivi come una donna poco interessante.»
«Perché sono una donna poco interessante. Non mi trucco, non mi vesto in modo provocante ed esco poco, perciò gli uomini che vogliono ragazze che amano andare alle feste devono sapere che non sono il tipo adatto a loro.»
«La maggior parte degli uomini vuole quel genere di ragazze solo nella loro fantasia. Chi viene qui cerca persone sincere, leali, dotate di cervello e di senso dell'umorismo. Tu possiedi tutte queste qualità, ma dalla tua descrizione si direbbe che non hai niente da offrire. Resto quasi sempre a casa, non amo la folla e il rumore.»
Kim si strinse nelle spalle. «Volevo essere sincera.»
«Okay, ma queste parole non dicono chi sei realmente.»
«Tu che cosa scriveresti?»
«Che sei una donna tranquilla e serena che nasconde un animo appassionato.»
«Accidenti!»
«Parlami delle storie che hai avuto.»
Kim si agitò sulla poltrona. «Vediamo... Il mio primo ragazzo fu Sam, alle superiori. Era un secchione come me, tranquillo, anche lui con una brutta pelle e una passione per i computer. Restammo insieme per tre anni. Ci lasciammo quando fu il momento di iscriverci all'università.»
«Perché...»
«La nostra relazione era diventata troppo scontata ed entrambi volevamo crescere.»
«Comprensibile. Andavi a letto con lui?»
«Sì.»
«Poi?»
«Ci fu Josh, ci frequentammo per un anno, poi mi lasciò. Studiava fisica e filosofia e non aveva tempo da dedicare a una ragazza.»
«È bello sapere di venire al primo posto, non è vero?» commentò Marie, sarcastica.
«Fu orribile, ma sopravvissi.»
«Poi?»
«Poi ci fu Tony.» Kim si abbandonò contro lo schienale della poltrona. «Grande, bello, il tipo per cui tutte si prenderebbero una cotta. Non riuscivo a credere che si interessasse a me. Incominciai a vestirmi in modo più provocante, a truccarmi e a curare la pelle. Ero diventata carina e mi sentivo benissimo. Ero convinta che fosse nata una nuova Kim. Le attenzioni dei ragazzi mi gratificavano. Sembrava che ovunque andassi ci fosse sempre qualcuno che mi guardava con aria d'apprezzamento. Ero convinta di essere sexy.»
«Ma tu lo sei. Questo profilo non ti descrive come appari.»
Kim scosse la testa. «Non hai sentito tutto. Alla fine cedetti al corteggiamento di Tony e decisi di fidarmi di lui. Una sera, dopo che mi aveva portato a un'orribile festa chiassosa dove avevo bevuto troppo, andammo nella sua stanza al campus e facemmo sesso per tutta la notte. Fu incredibile, mai e poi mai avrei immaginato che potesse essere così fantastico.»
«Eppure...»
«Scoprii che aveva fatto una scommessa con i suoi amici. Sosteneva che ero meglio a letto di quanto non sembrasse guardandomi. A quanto pareva, si considerava un esperto nel giudicare quali secchione avevano un potenziale sotto le lenzuola.»
«Ora capisco perché non ti piace l'espressione nasconde un animo appassionato.»
«Ma non è finita qui.»
«Oh, Kim!»
«Dal momento che aveva vinto la scommessa, doveva renderlo noto a tutto il campus.» Kim chiuse gli occhi. «I ragazzi facevano la fila davanti alla porta della mia stanza, sperando di ottenere il medesimo servizio. A nessuno passò per la mente che mi ero innamorata di quel maiale e che era per quel motivo che ci ero andata a letto. Superai il trauma, ma da quel momento girai alla larga dagli uomini a cui interessa più quello che una donna rappresenta che quello che è. Non sopporto la mentalità dei ragazzi che vogliono fare centro a ogni costo.»
«Come tuo fratello e il suo amico, nonché tuo coinquilino.»
«Esatto. Kent deve aver preso da mio padre che, prima di andarsene, tradiva regolarmente mia madre. So che esistono uomini migliori e voglio trovarne uno per me. Quindi se il mio profilo sembra quello di una donna noiosa, tanto meglio. Non voglio attrarre altri vermi. Voglio un uomo che mi ami per quello che sono: una ragazza che non si trucca, a cui piace starsene tranquilla a casa a lavorare sul computer.»
«D'accordo» commentò Marie dopo una lunga pausa. «Ho capito quello che vuoi. Intendo ancora mostrarti i profili dei due soggetti che avevo in mente per te, ma voglio che tu consideri la cosa con mente aperta. Se non sei convinta puoi cercare altri iscritti online. Tieni a mente, però, che a volte quando proviamo paura o avversione, non è necessariamente il nostro buonsenso a guidarci. Può trattarsi di una cattiva abitudine o di timori derivanti da brutte esperienze passate. Ci stai?»
Kim bevve un sorso di caffè. In fondo non doveva far altro che guardare. Niente di più, fino a quando non si fosse sentita a suo agio. «Va bene, darò un'occhiata.»
Marie digitò alcune parole sulla tastiera. «Ecco. Questo è Troy.»
Kim si ritrovò a guardare gli occhi scuri e profondi di un uomo molto bello, dalla capigliatura folta e riccia. Indossava una maglietta verde e aveva spalle larghe e possenti.
Un attacco di panico le fece decidere che non sarebbe uscita con lui. «È molto bello.»
«Inoltre è gentile, dolce e intelligente. Anche lui lavora nel campo dei computer. Possiede una casa a Whitefish Bay, non lontano dal lago, dove vive con il suo cane Dylan. Ha una solida carriera e al momento è impegnato a scrivere un libro con Justin, il fidanzato di Candy. Io credo che dovresti concedergli una possibilità.»
Kim annuì.
«Prenditi tutto il tempo che ti serve. Puoi guardartelo la sera a casa tua, per cercare di capire se ti piace l'idea di conoscerlo o se preferisci ignorarlo del tutto. Sta a te decidere. Il potere è nelle tue mani.» Marie le mostrò un altro profilo. «Questo, invece, è l'altro soggetto di cui ti parlavo. Si chiama Dale Swallow.»
«Dale.» Kim fissò il viso ordinario che riempiva lo schermo, provando una sensazione di sollievo. Capelli castani, corti, occhi castani dietro a un paio di occhiali senza montatura che gli conferivano un'aria da professore. Indossava un completo scuro e aveva un'espressione seria, ma non arcigna. Lo sguardo era gentile e le labbra incurvate in un accenno di sorriso.
«Lavora come consulente per la Johnson Controls. Viaggia molto, in tutto il mondo. È affascinante, colto, pratica lo yoga, scia e gli piace andare in barca a vela. È un piacere conversare con lui. L'ho trovato interessante.»
«Io però non sono un tipo sportivo.»
«Ragazza, hai ventinove anni, non puoi aver già capito che cosa ti piace e che cosa non ti piace fare. Tu adesso vai a casa e rifletti. Posso organizzarti un'uscita con entrambi, se vuoi e se loro sono d'accordo.»
Kim non era sicura di poter restare una serata intera seduta in un locale con Troy. La sua bellezza l'avrebbe disorientata.
«Non devi decidere subito. So quanto può essere difficile cercare di uscire dal guscio. Troy e Dale potrebbero non rappresentare il modello a cui hai pensato iscrivendoti all'agenzia, ma non devi sposare nessuno dei due. Devi solo guardarli, scambiare con loro qualche e-mail e magari incontrare prima l'uno e poi l'altro per un caffè.»
«Giusto.»
«È un modo per incominciare. Quando hai lasciato il lavoro a tempo indeterminato alla Soka Associates cinque anni fa per dar vita alla Charlotte's Web Design hai fatto un salto nel buio, un salto molto più grande di quello che dovrai fare ora. Vedrai, sarà un gioco da ragazzi in confronto.»
Kim annuì emozionata e allo stesso tempo spaventata.
Marie fece sparire l'immagine di Dale dallo schermo e fece ricomparire quella di Troy, posando lo sguardo sulla sua amica, in attesa.
Kim aveva affrontato un lungo percorso. Le esperienze che non l'avevano uccisa l'avevano resa più forte e non c'era ragione perché non continuasse a crescere e a rafforzarsi sempre di più. Voleva costruire una relazione stabile con un uomo e non aveva niente da perdere nell'accettare di incontrare i due soggetti che Marie le aveva proposto. Anche solo per esercitarsi.
«Va bene. Ci sto» rispose.
«Vuoi uscire con entrambi?»
Kim annuì, arrossendo. «Con entrambi. Sono pronta.»
«Ehi, Nathan.»
«Mmh...» Nathan aprì un occhio. Che cosa ci faceva Kim nella sua stanza? Sicuramente non quello che lui avrebbe desiderato.
Un momento. Lui non era a letto, ma sul divano della sala. Che cosa diavolo...
«Ti sei ricordato di comperare il vino tornando a casa?» gli chiese lei, le mani appoggiate sui fianchi. «Per la mia serata con il club del libro.»
Vino? Oh, no. «Non credo.»
«Non importa, vado a prenderlo io.»
«No, no» la rassicurò lui alzandosi a sedere e stropicciandosi gli occhi. «Vado io, te l'avevo promesso. Ma che ore sono?»
Kim lanciò un'occhiata nervosa all'orologio. «Le quattro e mezza.»
Ora ricordava tutto. La sera prima era uscito in compagnia dopo il turno all'Hi Hat ed era rimasto fuori fino alle quattro, poi alle sei era andato a lavorare all'Alterra e alla fine si era trascinato a casa e si era addormentato. Alle quattro si sarebbe dovuto presentare all'appuntamento con uno dei suoi professori in università e al ritorno aveva promesso a Kim che avrebbe preso il vino.
Nathan scattò in piedi, e fu assalito dalle vertigini, al punto che si dovette rimettere a sedere per non cadere come un sacco di patate.
Non avrebbe mai più bevuto tequila.
«Quanto hai dormito? Non avevi appuntamento con il professor Stephanopolous?»
«Sì, forse.»
«Capisco...» Kim usò quel tono che lui detestava e che lo faceva sentire una nullità.
«Adesso lo chiamo e gli spiego tutto, poi vado a prendere il vino.» Si alzò, e inciampò sul cartone della pizza che aveva comperato uscendo dal lavoro e che aveva mangiato prima di appisolarsi. Il piede gli cadde su una fetta ancora tiepida. Saltellando perse l'equilibrio e cadde sul divano.
Perché certe cose gli succedevano sempre di fronte a quella donna? Se lei avesse riso, lui l'avrebbe imitata. Ma Kim non rise. Dalle sue labbra uscì un lungo sospiro, uno di quelli che Nathan odiava e temeva.
«Aiutami, il formaggio sta cercando di mangiarmi il piede!»
«Nathan.» Questa volta il suo tono era divertito. Bene. Di solito riusciva a farla ridere, e presto si augurava di conquistare anche il suo rispetto e, magari, un po' di affetto... o addirittura qualcosa di più.
Kim scomparve per riapparire di lì a poco con un tovagliolo di carta. Come sempre teneva i capelli raccolti in una