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Una chimica perfetta
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E-book224 pagine3 ore

Una chimica perfetta

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Info su questo ebook

Lei è una sommelier dai gusti raffinati e con un palato eccezionale.

Lui è la miscela più piccante che si possa immaginare.

Molly Grainger ha due esigenze fondamentali e poco tempo per soddisfarle: 1) trovare un partner interessato al sesso occasionale e allergico alle relazioni 2) avere qualcuno che le faccia da accompagnatore durante gli innumerevoli eventi a cui deve partecipare. Fortunatamente la Hot Guys Trading Card che ha in mano le permetterà di unire l'utile al dilettevole. Un'occhiata alla scheda di Cameron Crawford e Molly non ha più dubbi. Chi meglio di un sexy e misterioso chimico è in grado di accenderle i sensi?
LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2016
ISBN9788858946343
Una chimica perfetta
Autore

Jo Leigh

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una chimica perfetta - Jo Leigh

    successivo.

    1

    «Oh, smettila» sbottò Emmy, le mani sui fianchi e un'espressione seccata quando invece avrebbe dovuto sentirsi in colpa.

    Cameron Crawford controllò la temperatura del mash per la nuova birra estiva per Le quattro sorelle. Eric Strand, il responsabile del birrificio, e la sua squadra erano impegnati ai serbatoi di fermentazione ed Emmy non faceva che rompergli le scatole, obbligandolo a ignorarla. Fino a quando non ce la fece più. «Sei davvero sorpresa perché sono scocciato dopo che tu hai dato il mio nome e la mia foto a un qualche fottutissimo circolo per incontri al buio? Se non fossi mia sorella direi che ti sei bevuta il cervello. Ma che cosa ti è venuto in mente?»

    Gli occhi di Emmy divennero una fessura. «Allora vuoi che stracci questa carta.»

    «Sì, e subito. Per favore.»

    Lei scoppiò a ridere. Cameron non se ne curò. «Sarai anche uno dei più brillanti chimici sulla piazza, fratellino, ma a volte sei proprio tonto.»

    Lui si girò. «Ah, sì?»

    «Sì. Questa è una delle carte appartenenti al mazzo dei Re di cuori» spiegò Emmy sventolando la prova del suo crimine come una bandiera della vittoria. «Sebbene non capisca nemmeno io perché mi sia presa la briga di inserirti nel mazzo dei Re

    Cameron terminò il controllo della temperatura, segnò sul registro le necessarie annotazioni e proseguì. Nella birreria almeno si stava al fresco, a differenza del resto del Queens. Le estati diventavano sempre più calde e le bollette della luce sempre più alte, ma il caldo portava una valanga di clienti in birreria. «Va bene. Apri bene le orecchie. Sono insopportabile, stupido e...»

    «Egoista.»

    Cameron adorava la sua famiglia ma era tutto molto più facile quando non vivevano tutti nella stessa città. Lui non voleva altro che finire il giro e tornarsene nel laboratorio sul retro. «Egoista.»

    «Dovresti essere felice perché non sto qui a piangermi addosso per il divorzio. E per trovare un uomo decente in questa città, non c'è modo più sicuro di queste carte.»

    «Fai quello che vuoi. Divertiti pure con le tue carte, ma non vendermela come un sistema sicuro.»

    «Ma è sicuro. Gli uomini hanno referenze dirette. Non sono amici di amici. Per proporre un nome, devi conoscere di persona quel tipo, essere sua parente o lavorarci insieme. E comunque non sto cercando di accasarti. Davvero.»

    «Certo.»

    Lei lo fissò. «Non ho potuto scegliere una carta finché non ne ho presentate due.»

    «Prima di tutto» replicò lui, dopo avere assimilato l'informazione, «avresti potuto spiegarti meglio, e comunque avresti dovuto chiedermi il permesso.»

    «Pensavo desiderassi aiutarmi a trovare un compagno. E onestamente... anche se non era mia intenzione...» sollevò le mani, indietreggiando, «potresti trarne dei benefici anche tu.»

    E ci erano arrivati. La solita questione. «Non puoi proprio farne a meno, eh?» Cameron scosse la testa. «Emmy, sai cosa penso degli appuntamenti al buio. Non mi piacciono. Incontrerò la persona giusta quando sarà il momento. È solo una questione di chimica e tu non puoi manipolarla. Credo nel destino, nella casualità. Non all'essere venduto al miglior offerente.»

    «Non è mica un'asta. Vieni scelto. Se sei fortunato. Poi lei ti chiama e tu puoi scoprire tutto su di lei chiedendolo a me, perché se io non la dovessi conoscere di persona, conosco sicuramente delle sue amiche e probabilmente, prima che lei faccia il tuo numero, noi avremmo già fatto quattro chiacchiere. Per cui, sì, è un sistema sicuro.»

    «Ma di quante donne si parla?»

    Emmy sollevò un sopracciglio con fare seccato. «Al momento, ventisette.»

    Lui sapeva che se ne sarebbe pentito, ma l'idea di ventisette donne meritava un po' più di attenzione. «Ma hanno tutte la tua età?»

    «Sei proprio un bastardo. Continua a fare commenti simili e straccerò la tua carta.»

    Chiamando a raccolta tutto il proprio autocontrollo, Cameron guardò in faccia la sorella e decise che il modo più rapido per uscirne era lasciarla fare. «Va bene, allora riformulo la domanda. Che genere di ragazze sono?»

    «Ragazze single e indipendenti. Il nostro gruppo si riunisce vicino al mio ufficio, perciò la maggior parte di loro lavora nell'East Village. E devo dire che sono tutte molto carine. È stata Mindy, la mia amica di krav maga, a presentarmi al gruppo. Ti ricordi di Mindy?»

    «Non ho idea di chi sia.»

    «Non importa. È venuta al bar un sacco di volte, e comunque...» Emmy si avvicinò al fratello. «Aspetta un attimo. È venuta venerdì scorso e tu hai parlato con lei una ventina di minuti buoni. Bionda, occhi verdi, accento del New Jersey. Ti dice niente?»

    «Anche tu parli come se fossi del New Jersey.»

    «Non è vero.»

    «Aspetta... Mindy? Forse me la ricordo. Più bassa di te, giusto?»

    «Bel tentativo. Tutte sono più basse di me.»

    Lui si strinse nelle spalle. Nemmeno ventisette donne single valevano tutta quella fatica. Era tornato da sei mesi per dare una mano al padre con la produzione della birra. Durante i primi quattro era stato immerso nel lavoro fino al collo e le sue sorelle lo avevano lasciato in pace. Ma ultimamente, quelle impiccione non facevano altro che cercare di sistemarlo con amiche, conoscenti... clienti del bar... Un vero inferno. Perlomeno Emmy non lo pressava perché si sposasse prima di lasciare il Queens. Forse perché era l'unica in famiglia ad avere affrontato un divorzio.

    Non approdando a nulla, Emmy decise di cambiare tattica e assunse un tono più dolce. «Va bene, senti, non siamo delle idiote. Certo, continuiamo a proporti una donna dietro l'altro, ma tu sai il perché. È per via di papà. Vive in attesa del giorno in cui troverai una donna come la mamma. Perlomeno con queste carte avrai la possibilità di conoscere anche donne che non abitano nel quartiere.»

    «Starò qui ancora per pochi mesi e vorrei tanto tirare un po' il fiato, staccare sia dal lavoro sia dagli appuntamento. A Syracuse me la cavo alla grande, allora perché pensate tutti che abbia bisogno di aiuto?» Guardò la carta e aggrottò la fronte. «Che cosa c'è scritto sul retro?» chiese allungando la mano.

    Lei ritrasse la carta. «Mi ringrazierai.»

    «Non credo proprio.»

    «Ho scritto che sei un mastro birraio.»

    Il suo primo istinto fu quello di correggerla, ma dopotutto la sorella non aveva torto. Non proprio. «Perché non hai scritto che sono un chimico?» le chiese, la mano ancora aperta in attesa. «Visto che è ciò che sono.»

    «Perché le donne non pensano al sesso quando sentono la parola chimico

    «E lo fanno se sentono mastro birraio

    Emmy si limitò a sorridere. «Ho anche scritto che il tuo ristorante preferito è Prune

    «Prune? Ma non è vero.» Cercò di afferrare la carta, ma lei fu più veloce.

    «Lo so. Ma se avessi scritto che il tuo ristorante preferito è il White Castle nessuna avrebbe mai voluto uscire con te.»

    Cam non lo avrebbe mai confessato, ma forse Emmy aveva ragione. Sebbene, per essere onesti, gli hamburger di White Castle fossero solo uno dei suoi piatti preferiti. Adorava anche la pizza. «Davvero? Non c'è nient'altro sulla carta?»

    «Ho scritto anche che la tua passione segreta è creare birre vincitrici di premi, che non sei sfigato come sembri, che sei un tipo fantastico e che...»

    «Mi hai definito uno sfigato?»

    «E un tipo fantastico.»

    «Sì. Grazie mille. Adesso posso averla?»

    Un sorriso colpevole apparve sul viso della sorella. «Certo» disse, porgendogliela. «Bella la foto, eh?»

    «Di quando è? Non me la ricordo.»

    «Perché Jade te l'ha scattata di nascosto.»

    «Fantastico. Non c'è di mezzo una sola sorella. È una vera cospirazione.»

    «Gira la carta, Narciso, e dai un'occhiata. Troverai ogni risposta.»

    Il sospiro di Cameron lasciò intendere che cosa pensasse di ciò che la sorella aveva scritto per lui. Fino a quando giunse all'indicazione relativa alla preferenza tra matrimonio, frequentazione regolare e una notte di sesso. Ah. Così andava bene. Emmy aveva indicato l'unica opzione che gli interessava. «D'accordo» disse restituendole la carta. «Lo farò. Ma solo perché sono un bravo fratello.»

    La risata di Emmy lo seguì per tutto il birrificio, fino a quando non chiuse la porta dietro di sé.

    «Goldfish, i pesciolini rossi» ripeté Molly Grainger, allontanandosi appena dal microfono che penzolava davanti a lei. «Immagino che tu intenda i cracker a forma di pesciolino, non i pesci in carne e ossa.»

    Andy, un fedelissimo radioascoltatore, scoppiò a ridere. «Sì, certo. I cracker. Quelli al formaggio piccante.»

    «Fammi pensare.» Sebbene sapesse già che vino consigliare, Molly attese qualche istante per aumentare la suspense. «Malbec» annunciò infine. «Sì, il Malbec. E ti consiglio quello argentino. Hanno fatto miracoli con un vitigno ormai quasi dimenticato.»

    «Va bene. Ma che cosa lo rende adatto per accompagnare quei cracker?»

    «Si contrappone bene ai sapori forti. Il Malbec è un vino di carattere, un mix di aromi e sapori che lo rendono alquanto complesso e incredibilmente piacevole se accompagnato in modo corretto. Inoltre esistono bottiglie ottime a un prezzo più che accessibile. Provalo e poi fammi sapere se ti è piaciuto.»

    «Affare fatto. Gracias.»

    «De nada» replicò lei, poi aggiunse: «Sono Molly Grainger e state ascoltando Il vino di Molly, su radio WNYU. Una breve pausa pubblicitaria e poi saremo di nuovo insieme».

    Spense il microfono e spostò l'attenzione sulla carta posata innanzi a sé. Era appena tornata dal suo quinto incontro con il gruppo di scambio delle carte dei Re di cuori e per la prima volta aveva scelto un ragazzo. Si chiamava Cameron Crawford. Per quanto fosse indubbiamente bello, lo aveva scelto perché era un birraio, una sorta di collega, uno con cui avrebbe dovuto avere più argomenti di conversazione.

    La verità era che per quanto avesse lavorato duro per sconfiggere la timidezza e per imparare a insegnare e parlare in pubblico, aveva ancora parecchie difficoltà nei rapporti a due. Dettaglio che non avrebbe dovuto essere di alcuna importanza, visto che nella sua vita per ora c'era posto solo per avventure di una notte, eppure sapeva che non sarebbe riuscita a infilarsi sotto le lenzuola con un uomo senza avere prima scoperto se lui le piaceva almeno un po'.

    Il suo titolo di Master Sommelier, e quello ormai vicino di Master of Wine, e la passione di Cameron per la birra offrivano un terreno comune da cui avviare la conversazione senza doversi agitare troppo. E dopo avere conosciuto Emerald, la sorella di Cameron, Molly era certa che lui fosse un tipo piacevole. Emmy era sveglia e brillante e aveva quell'invidiabile capacità di sapersi adattare a ogni genere di ambiente.

    Ora non le restava che chiamare Cameron e stabilire ora e luogo della cena. Certo non intendeva andare in un locale come Prune. Pensava di offrire lei ma non aveva nessuna voglia di spendere un occhio della testa. Aveva già scoperto che lui abitava nel Queens, perciò avrebbe concentrato la ricerca nella zona intorno a Queensboro Bridge. Magari avrebbero potuto andare da Bistango, oppure da Tommy Bahama.

    Ma prima di chiamare Cameron, compose il numero della persona che l'aveva presentata al gruppo delle carte di scambio: Donna, il suo capo a Wine Connoisseur e la sua migliore amica. Roxanne, la regista, le avrebbe fatto un segno qualche istante prima di tornare in onda.

    Donna rispose al primo squillo. «Lo hai già chiamato?»

    «Ma figurati.» Accidenti. Donna era con lei quando, non più di un'ora fa, aveva scelto la carta. «Però ho deciso dove vorrei incontrarlo. Il problema è il dopocena.»

    Qualche secondo di silenzio, poi Donna disse: «È un appuntamento, Mol. Non è la prima volta che esci con un uomo».

    «Ma sì, lo so.» Molly tornò a osservare la carta. «Abita nel Queens. Pensi che abbia voglia di farsi tutta quella strada fino a Bensonhurst per un'unica uscita?» La risata di Donna era così squillante che Molly dovette allontanare il cellulare dall'orecchio.

    «Ma dove vivi? Si è mai visto un uomo che rinunci a una notte di sesso a causa di qualche fermata di metropolitana? La tua astinenza dura da troppo tempo.»

    «Be', astinenza... non direi...»

    «Hai fatto sesso in questo periodo?» la interruppe l'amica. «No? A casa mia questa si chiama astinenza. Sei stata così presa dal lavoro che scommetto che quest'anno non sei andata al cinema nemmeno una volta. Ho ragione? Ma certo. Devi chiamare quel tizio.»

    «Ma sì, lo chiamo. Smettila di sgridarmi. È solo... io non farei tutta quella strada per lui. Tutto qua.»

    «Lui non farà una piega. Credimi.»

    «Ehi, Molly. Puoi scopare a casa mia.» La voce di Bobby risuonò dall'interfono.

    Molly chiuse gli occhi. Si era dimenticata di spegnere l'interfono tra la sala e la regia. Quando riaprì gli occhi, fulminò l'uomo con lo sguardo. «Scommetto che hai disseminato l'appartamento di telecamere» affermò. «Sei un pervertito, Bobby!» Rivolgendosi a Donna, disse: «Ti richiamo dopo aver fissato l'appuntamento».

    «Bene.» E Donna attaccò proprio mentre Bobby diceva: «Sono un uomo, Molly. Lo sai che noi pensiamo al sesso ogni sei secondi? Il mio interesse per l'argomento è un bisogno fisiologico».

    «Il tuo interesse per l'argomento è legato alla tua incapacità di tenerlo nei pantaloni» intervenne Roxanne in tono sferzante. Il rapporto tra quei due era tutt'altro che idilliaco. Stranamente, Bobby sembrò imbarazzato.

    Molly non avrebbe potuto essere più felice per l'ingresso di Roxanne nella sua squadra di lavoro radiofonico. Inizialmente, aveva lavorato con un certo Wesley, un tipo che, oltre a non sapere niente di vini, non conosceva nemmeno le regole base di una corretta igiene personale. Le stazioni radiofoniche universitarie erano fantastiche, ma il continuo avvicendamento del personale era un disastro.

    «Tre... due...» Roxanne diede il segnale a Molly. Il nuovo radioascoltatore prese spunto da quello precedente e le chiese che vino abbinare con i popcorn.

    «Al burro?»

    «Perché no?» rispose l'altro.

    Molly partì di nuovo dagli ingredienti di base, dai sapori sottesi e dalla struttura degli alimenti. I popcorn, dopotutto, erano mais. E la presenza del burro le suggeriva che era necessario un sapore sufficientemente deciso da ammorbidire quel senso di allappamento sulla lingua. «Esiste un buon vino aromatico, il Viognier, che penso faccia al caso tuo.» Sillabò il nome, cosa che, con i vini, le capitava spesso di dover fare. «È un bianco che puoi trovare a un prezzo ragionevole, perlomeno quello californiano. Cerca quello della casa vinicola Cold Heaven e bevilo fresco. Dopo di che, goditi il film.»

    Le richieste proseguirono per un'altra quindicina di minuti. Una più ridicola dell'altra. Molly terminò il programma soddisfatta. Le chiamate erano state numerose. Era così contenta che registrò alcuni spot commerciali aggiuntivi prima di recuperare borsa, telefono e appunti per il programma della settimana successiva e uscire per fare l'importante telefonata a Cameron Crawford.

    Ma prima s'infilò nell'ufficio vuoto di Roxanne per dare un'occhiata al tablet. Controllò i messaggi, inviò alcune risposte e infine passò all'agenda. Era un'opera d'arte di incastri. Ogni giorno del mese era suddiviso in segmenti da trenta minuti ciascuno, e su ogni segmento era segnato un impegno, incluse le pause per i pasti, le conversazioni telefoniche che potevano richiedere più di cinque minuti, l'insegnamento, le degustazioni di vino, il blog, la stesura di articoli, la correzione delle bozze e via dicendo. Ciò che cercava in quel momento erano delle serate libere. Generalmente quelle erano le sere in cui finiva per andarsene a dormire presto. Ogni tanto leggeva, ma sempre a fine informativo, per il suo lavoro. Negli ultimi sei mesi, era uscita a bere qualcosa con Donna ben tre volte.

    Da quando aveva partecipato al primo incontro per la scelta delle carte dei Re di cuori, aveva cercato di spostare un po' di impegni in modo da ritagliarsi almeno un paio di serate la settimana seguente per poter uscire a cena, fare sesso e tornare a casa entro l'una del mattino.

    E così, dopo un altro paio di spostamenti, riuscì a liberare il giovedì e la domenica sera. Certo, sarebbe stato meglio se fosse riuscita a restare libera il venerdì o il sabato sera, ma quei giorni erano sempre impegnati a causa di lezioni, conferenze e degustazioni. A breve avrebbe dovuto partecipare a un evento di quattro giorni negli Hamptons e per quello aveva dovuto riorganizzare parecchio la sua agenda.

    Compose il numero indicato sulla

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