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Abito bianco sotto il vischio: Harmony Jolly
Abito bianco sotto il vischio: Harmony Jolly
Abito bianco sotto il vischio: Harmony Jolly
E-book160 pagine2 ore

Abito bianco sotto il vischio: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Abito bianco, musiche soavi di sottofondo, bouquet di fiori d'arancio... Signore e signori il matrimonio è servito!
Nonostante sia rimasta sola Carissa Wylde ama il Natale più di qualsiasi altra festa e non riesce a capire come possano esserci delle persone che non la pensano allo stesso modo. Quinn O'Neill è uno di questi. Affascinante, divertente e sempre molto disponibile, ha un unico difetto: odia il Natale e tutto ciò che gli gira intorno. Carissa ha una nuova missione: convincere Quinn dell'unicità della ricorrenza più amata da grandi e piccini. Riuscirà nell'intento? Lei spera di sì. Le piacerebbe trovare un fidanzato che la possa chiedere in sposa sotto il classico vischio.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2019
ISBN9788830508170
Abito bianco sotto il vischio: Harmony Jolly
Autore

Kate Hardy

Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.

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    Anteprima del libro

    Abito bianco sotto il vischio - Kate Hardy

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A New Year Marriage Proposal

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2014 Pamela Brooks

    Traduzione di Paola Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-817-0

    1

    «Andate via» ringhiò Quinn O’Neill, udendo il suono del campanello. Non poteva interrompersi in quel momento. Stava eseguendo un test sul nuovo sistema che gli avrebbe consentito di evitare il controllo di migliaia di codici per individuare un eventuale problema. La persona alla porta non era attesa, non era stata invitata e di sicuro non era bene accetta. Tra l’altro chi suona alla porta di qualcuno alle otto meno un quarto di mattina?

    Il campanello squillò di nuovo.

    Dannazione. Non poteva mettere in pausa il test e se l’avesse cancellato, avrebbe perso un’ora e mezzo di lavoro. «Smettetela e andate via!» ripeté.

    Il campanello suonò ancora.

    Chiunque fosse la persona così insistente, non era intenzionata a rinunciare. Doveva andare ad aprire e liberarsi dell’intruso il più in fretta possibile, sperando che il sistema non si bloccasse prima del suo ritorno.

    Il suo primo pensiero, aprendo la porta, fu che la donna fosse un avvocato o un’agente finanziaria.

    Indossava un completo nero dal taglio perfetto, camicetta di seta candida, guanti di pelle, una sciarpa di cachemire per proteggersi dal gelido mattino di novembre, scarpe dal tacco a spillo e aveva annodato in uno chignon i capelli color miele.

    Il trucco era quasi inesistente. Gli occhiali la facevano sembrare un’accademica. Dunque un avvocato.

    «Sì?» domandò.

    La donna gli tese la mano e lui notò che portava una scatola di latta rotonda, una pianta e una valigetta di pelle. Costosa. Sicuramente un avvocato, o una che lavorava nella City.

    «Signor O’Neill, benvenuto a Grove End Mews.» L’accento era perfetto. Provenienza altolocata, pensò lui. Del resto, data la cifra che aveva sborsato per comprare la sua nuova casa a Belgravia, era scontato che i suoi vicini fossero ricchi. Ammesso che lei fosse una sua vicina. Ma chi altri gli avrebbe dato il benvenuto in quella zona?

    Come se avesse intuito i suoi pensieri, lei si presentò. «Carissa Wylde, presidentessa dell’Associazione Residenti»

    «Clarissa?»

    «Carissa» lo corresse lei, in tono vivace. «Senza la elle.»

    Era chiaro che molte persone commettevano quell’errore.

    «Spero che il suo trasferimento si sia svolto senza problemi» continuò con un sorriso dolce. «Le porto queste cose da parte dei residenti per darle il benvenuto tra noi.»

    Oh, no. Non aveva tempo per quelle stupidaggini. Le associazioni di quel genere riunivano persone che non avevano niente da fare, o quasi. Non intendeva farne parte. Inoltre, chi presiedeva quei gruppi di solito aveva superato i cinquant’anni, non una donna che non doveva aver raggiunto i trenta.

    «È stata molto gentile a venire» dichiarò, mentendo clamorosamente. «Ma non intendo iscrivermi ad alcuna associazione. La ringrazio.» Poi prima che lei potesse protestare, aggiunse. «Tanto perché lo sappia, non m’importa dove un vicino parcheggia la sua auto, o se una persona di colore decide di pitturare di rosa la facciata della sua casa. Non solleverò obiezioni.»

    «L’Associazione dei Residenti non si occupa di queste cose.» Il sorriso era immutato, solo un tantino più statico. «Riguarda il supporto reciproco e aiuta a rendere più facile la vita.»

    Perché la sua vita diventasse più facile Quinn desiderava solo che Carissa Wylde se ne andasse e lo lasciasse in pace.

    «Così potrà sapere a chi rivolgersi se ha bisogno di fare eseguire dei lavori in casa e cose del genere» aggiunse lei.

    Quinn corrugò la fronte. «Allude a una normativa?»

    «No» rispose lei in fretta. «Ma queste case sono tutte elencate, le leggi edilizie sono severe e chi le controlla seleziona con grande accuratezza le persone che hanno il permesso di lavorarvi.»

    «Allora perché non chiede al responsabile di scrivere un elenco di nomi, nel caso mi serva un operaio?»

    «Perché il mio elenco comprende anche delle informazioni personali, così saprà che l’appaltatore ama i bambini e gli animali domestici, eseguirà i lavori nel modo migliore e pulirà dopo aver finito.»

    «Oh» mormorò Quinn, sopraffatto.

    «Benvenuto a Grove End Mews, signor O’Neill» ripeté lei, consegnandogli la pianta, la scatola e una busta che lui immaginò contenesse un benvenuto nella sua nuova casa. Poi ruotò sui tacchi e se ne andò.

    D’accordo, ragionò Quinn. La donna era arrivata in un brutto momento, ma non poteva saperlo. La maggior parte della gente avrebbe pensato che lui stesse aprendo pacchi e scatoloni e che avrebbe accolto con grande piacere una sana interruzione.

    La scatola di metallo era ancora calda. Probabilmente conteneva una torta fatta in casa, appena sfornata. Era stata gentile ad accoglierlo nella comunità, mentre lui era stato sgarbato, anzi, scostante. Quinn si passò le dita tra i capelli.

    «Signorina Wylde... aspetti.»

    Lei si voltò. «Sì?»

    «Grazie della pianta e della... torta» Almeno pensava fosse una torta. Magari lei aveva comprato dei pasticcini.

    Carissa Wylde scrollò le spalle. «È difficile fare un regalo di benvenuto a un uomo. Dubito che lei possieda un vaso da fiori, così ho comprato una pianta. È una dracena e non necessita di molte cure.»

    Per fortuna. Lui non era molto bravo con le piante. In realtà rifiutava qualunque cosa richiedesse un impegno costante. Animali, piante e bambini non rientravano nel suo mondo.

    «Grazie» ripeté, con la sensazione di essere in difetto.

    «È stato un piacere.» Il sorriso era ricomparso. «Ci vediamo, signor O’Neill.»

    «Certo» rispose lui, osservando la busta. Quinn O’Neill era vergato a mano con caratteri decisi. «Come faceva a sapere il mio nome?»

    Lei si strinse nelle spalle «Ho una buona rete di spie.»

    L’espressione sbigottita che apparve sul volto di Quinn la fece scoppiare a ridere e lui, guardandola gettare indietro la testa, fu attratto dalla linea della sua gola, liscia e pura.

    La tentazione di posarvi sopra le labbra lo colse di sorpresa, sconvolgendolo. Era da moltissimo tempo che non reagiva in quel modo davanti a una donna.

    «Ero amica di Madie e di Jack che abitavano qui prima di lei. Sono stati loro a dirmi il suo nome» spiegò.

    «Ma certo. Avrei dovuto arrivarci da solo» ammise lui. Rete di spie, figurarsi! Nessuno aveva indagato per sapere che tipo di mestiere facesse, quindi nemmeno quella donna poteva immaginarlo. Giusto?

    «Cambiare casa è uno degli eventi più stressanti della vita ed è ovvio che l’ho colta in un brutto momento. Mi dispiace. Adesso la lascio andare. Io abito al numero sette, se avesse bisogno di essere presentato a qualcuno.»

    Detto questo, gli scoccò l’ennesimo sorriso e Quinn, scoprendo di avere il cervello fuso, riuscì a mugolare solo: «Uh-huh» e a guardarla camminare sulla strada, i tacchi che battevano sulle pietre. Il modo in cui i suoi fianchi ondeggiavano gli fece girare la testa.

    Che cosa diavolo aveva che non funzionava?

    Non si lasciava mai distrarre dal lavoro. A parte quando aveva frequentato Tabitha. Ma allora aveva avuto ventun anni ed era stato molto ingenuo. Non era riuscito ad appagarla e aveva giurato di non ripetere quell’errore e di proteggere il suo cuore. Questo atteggiamento gli aveva dato la fama di essere una persona chiusa, difficilmente avvicinabile, ma così era stato più facile. Tutti sapevano che le sue relazioni erano superficiali e brevi e nessuno soffriva.

    Perché, allora, permetteva a una sconosciuta di distrarlo?

    Ragiona. Anche se è single e lo sembra, dubito che ti lasceresti coinvolgere. Non hai tempo per queste storie, si disse, chiudendo la porta e tornando al computer con la speranza che il sistema non fosse fallito...

    Carissa era già seduta alla sua scrivania presso la Hinchcliffe and Turnebull quando la sua assistente comparve con una grande tazza di caffè, come piaceva a lei.

    «Buongiorno, Mindy» la salutò.

    «Scusa il ritardo. L’autobus non passava» spiegò Mindy. «Per recuperare, mi tratterrò più a lungo questa sera.»

    Carissa scosse la testa. «No, non preoccuparti. Tu non tardi mai e lavori anche durante la pausa pranzo anche se non dovresti. Grazie del caffè.»

    «Grazie a te dei biscotti» rispose Mindy, riferendosi al pacchettino che Carissa aveva lasciato sulla sua scrivania. «Ti ho detto ultimamente che sei il migliore boss del mondo?»

    Carissa rise. «Non farti sentire da Sara. Lavorando insieme, dobbiamo essere una coppia perfetta.»

    «Sara non mi porta dei dolci» rispose Mindy. «Comunque va bene, non glielo dirò. La persona con cui avevi un appuntamento alle dieci, ha appena telefonato per avvertire che tarderà un quarto d’ora. Telefonerò a quello delle undici per chiedergli se può aspettare un po’.»

    «Ottimo» approvò Carissa. «Altrimenti tenterò di abbreviare il colloquio precedente. Tu però cerca d’intrattenere Mr. Undici con il tuo meraviglioso caffè.»

    «Ma non gli offrirò i biscotti» dichiarò Mindy, ridendo. «Perché sono tutti miei.»

    Carissa si appoggiò allo schienale della poltrona e sorbì il caffè. Strano come le riuscisse difficoltoso concentrarsi quel giorno. Di norma avrebbe già preparato una lista e si sarebbe immersa nella stesura dei contratti legali. Ma quel giorno la sua mente tornava in continuazione al suo nuovo vicino.

    Quinn O’Neill.

    Maddie non aveva saputo molto su di lui, a parte il suo nome e il fatto che era scapolo. Secondo lei doveva lavorare nel campo dell’informatica ed essere pagato molto bene se aveva potuto permettersi di acquistare una casa di tre stanze da letto a Grove End Mews.

    Tuttavia non le sembrava il tipo da indossare giacca e cravatta come se lavorasse in un ufficio. Quel mattino portava dei jeans sbiaditi, una T-shirt anche quella scolorita, con il logo di una band ormai invisibile e scarpe di tela senza calze.

    Non che uno si vesta in modo elegante se deve sballare degli scatoloni, tuttavia... C’era qualcosa che non quadrava. La trasandatezza non si associava al denaro che serve per comprare una casa a Belgravia. Gli altri suoi vicini erano sempre ben sbarbati e con i capelli tagliati alla perfezione.

    Quinn O’Neill aveva esibito una barba di due giorni e dei capelli arruffati come se si fosse appena alzato dal letto.

    Carissa rimpianse immediatamente d’aver formulato quel pensiero. Adesso immaginava O’Neill alzarsi dal letto, nudo, barbuto e sorridente.

    Che cosa diavolo le veniva in mente? Dopo Justin aveva evitato qualunque relazione, temendo di non trovare l’uomo giusto. Perché mai indulgeva in ridicole fantasie su un uomo che aveva appena visto e del quale non sapeva niente? Un uomo, tra l’altro, che le aveva fatto capire con estrema chiarezza che non era disposto a fare delle amicizie a Grove End Mews e che voleva essere lasciato

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