Creativi in amore (eLit): eLit
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Jillian Taylor e Matt Davidson, creativi di una prestigiosa agenzia pubblicitaria, hanno più di una cosa in comune. Sono intossicati dal lavoro, vogliono fare carriera, detestano perdere e sono attratti l'uno dall'altro. E quando il loro capo li spedisce nello stesso albergo - nella stessa camera! - per un weekend di affari con un cliente importante, finiscono per condividere anche qualcos'altro: il letto e un paio di notti di fuoco.
Seconda regola: mai dire mai.
Tornati alla realtà di tutti i giorni, Matt e Jilly decidono di ignorarsi e di etichettare la loro storia come una parentesi di sensuale follia. Ma trovano due sorprese ad attenderli: hanno perso.
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Anteprima del libro
Creativi in amore (eLit) - Jacquie D'alessandro
Prologo
Una campagna pubblicitaria da un milione di dollari. Quello sì che sarebbe stato un magnifico regalo di Natale!
Adam Terrel, direttore generale della Maxximum Advertising, premette il pulsante per disconnettere la chiamata, si alzò in piedi e si trattenne a stento dal fare una danza della felicità. L'opportunità di rappresentare la ARC Software era un ottimo modo per cominciare la giornata, e anche se l'affare non era ancora nelle sue tasche, dalla conversazione con Jack Witherspoon, direttore della ARC, Adam aveva appreso che la Maxximum era tra le prime agenzie in lizza.
«E sarà compito mio sbaragliare la concorrenza» mormorò a se stesso.
Non riuscendo a restare fermo per l'eccitazione, attraversò l'ampia stanza del prestigioso ufficio di Manhattan e si affacciò alla finestra. Dal decimo piano i marciapiedi affollati di Madison Avenue sembravano dei formicai. La gente, ingolfata in pesanti cappotti invernali, entrava e usciva continuamente dai negozi con voluminose buste colorate. Mancavano solo dieci giorni a Natale e Adam pensò che sotto il suo albero non avrebbe desiderato trovare altro che il nuovo contratto con la ARC Software.
Per assicurarsi il nuovo cliente, tuttavia, doveva studiare una strategia, e due nomi gli vennero subito in mente: Matt Davidson e Jillian Taylor. Entrambi erano ambiziosi, determinati e dotati di un talento eccezionale. E, cosa ancora più importante, entrambi erano incredibilmente competitivi, specialmente l'uno nei confronti dell'altro. Da quando Matt, appena arrivato alla Maxximum, si era accaparrato la Strattford Furniture, strappando il cliente a Jilly, il dado era stato tratto e i due non avevano mai smesso di gareggiare su tutto. Certo, quella rivalità portava tensione in ufficio, riconobbe Adam, ma a lui interessavano i risultati, e quelli c'erano. Se Jilly non riusciva a conquistare un cliente, lo faceva Matt, e viceversa.
«Jilly e Matt...» pensò ad alta voce. «Certo!» Se avesse messo entrambi alle calcagna di Jack Witherspoon, non c'era dubbio che uno dei due l'avrebbe spuntata.
Ovviamente, a Jilly e a Matt non sarebbe piaciuto. Già l'estate precedente li aveva messi l'uno contro l'altro per la campagna Lone Star Steaks e Jilly aveva vinto il trofeo grazie alla determinazione con cui aveva perseguito la sua vendetta contro il collega. Ma per sopravvivere nella giungla della pubblicità a New York, era quasi impossibile non versare qualche goccia di sangue, si disse convinto Adam.
La strategia che aveva ideato era quella giusta e avrebbe fatto in modo che i suoi creativi più bravi scoprissero il piano troppo tardi per tirarsi indietro.
Sorridendo tra sé, tornò alla scrivania e sollevò la cornetta. Stava per essere versato dell'altro sangue.
1
Matt Davidson uscì dall'ufficio di Adam Terrel, si richiuse alle spalle la pesante porta di quercia ed esultò con un gesto di vittoria. Sììì! La ARC era l'occasione che aspettava per ottenere la promozione sperata. Addio tugurio... Benvenuto ufficio col nome Davidson sulla targhetta!
Con la mente già affollata di idee, raggiunse in poche falcate la scrivania di Debra, la segretaria di Adam. In base alle istruzioni ricevute dal capo, doveva chiedere a Debra il numero dell'agenzia di viaggi che in genere utilizzava la Maxximum e prenotarsi una stanza allo Château Fontaine per quel weekend. Adam aveva già prenotato per Jack Witherspoon, sapendo che la proprietà vinicola in cui era situato l'hotel era il posto ideale per conquistare Jack, noto estimatore di vini.
Quando Debra gli fece cenno di attendere un attimo perché era impegnata in una conversazione telefonica, Matt si diede un'occhiata intorno, poi fissò lo sguardo sul gigantesco albero di Natale illuminato a festa e si accigliò. Aveva già comprato il regalo alla nipote, ma doveva ancora avere notizie della sorpresa che stava preparando per suo padre e sua madre. Una sorpresa meritata che sperava sollevasse un po' il morale dei suoi genitori. I risultati delle analisi di sua madre sarebbero arrivati per la fine della settimana e Matt sperava tanto che avrebbero diradato le cupe nubi di preoccupazione che pendevano sulla famiglia da un po' di tempo.
«Mi dispiace averti fatto aspettare» si scusò Debra con voce suadente distogliendolo da quei pensieri. L'interesse della donna nei suoi confronti era palese, ma anche se la trovava sexy e brillante, Matt non provava alcuna attrazione per lei. Per fortuna! Aveva imparato a sue spese cosa volesse dire avere una relazione sul posto di lavoro e non avrebbe mai più ripetuto lo stesso errore.
«Cosa posso fare per te, Matt?» gli chiese la donna sporgendosi verso di lui.
«Ho bisogno del numero di telefono della nostra agenzia di viaggi» la informò con un sorriso amichevole.
«Ma certo.» Debra copiò il numero su un foglietto e glielo tese, poi aggiunse con fare invitante: «Stasera molti di noi vanno a cena insieme dopo il lavoro. Ti andrebbe di venire?».
Mantenendo un'espressione neutrale, Matt scosse la testa. «Grazie, ma ho già un impegno.»
«Un appuntamento?»
Forse avrebbe dovuto mentire e scoraggiare definitivamente le avance della donna dicendole che aveva una fidanzata, ma non gli piaceva raccontare bugie. Dopo essere stato vittima di menzogne dolorose, la sua coscienza gli impediva di prendere in giro chiunque.
«Sì, col mio computer» scherzò. «Devo assolutamente buttare giù alcune idee per domani.»
Debra gli puntò contro una lunga unghia laccata. «Non lavorerai anche di notte, spero?»
«Purtroppo sì» rispose lui con un sospiro. Ed era la sacrosanta verità. Dal momento che era giovedì e sarebbe partito per lo Château Fontaine l'indomani pomeriggio, non gli restava molto tempo per raccogliere le idee e mettere insieme una presentazione vincente. Probabilmente avrebbe dovuto lavorarci tutta la notte. Ma la cosa non lo turbava più di tanto. Da quando aveva rotto con Tricia lo scorso Natale, aveva praticamente azzerato la sua vita sociale. Il lavoro era decisamente più privo di rischi e molto meno problematico delle donne.
Cogliendo un movimento con la coda dell'occhio, si voltò e a stento represse un brontolio contrariato. Parlando di problemi e di donne, Jillian Taylor, la peggiore combinazione delle due cose, stava giusto venendo nella sua direzione. Come suo solito aveva i capelli scuri legati in un severo chignon. Tutto di lei portava l'etichetta castigato, rigido e riservato. La sua acconciatura, il suo trucco, i suoi tailleur.
Quel giorno indossava un completo pantalone gessato con la giacca a doppio petto e scarpe nere dal tacco alto. Intorno a lei, un'aura del tipo State alla larga la proteggeva come uno scudo. Grazie alla sua esperienza con Tricia, Matt conosceva bene il tipo: sotto l'aspetto ritroso si nascondeva una fredda e tenace ambizione. Sin dal primo giorno in cui aveva messo piede alla Maxximum, aveva capito che quella donna avrebbe potuto confonderlo allo stesso modo di Tricia. Così, aveva subito bollato Jillian come la sua nemica numero uno.
Sebbene in genere si tenesse fuori dal giro dei pettegolezzi, non era sordo, e in svariate occasioni non aveva potuto astenersi dal sentire i colleghi riferirsi a lei come alla Regina di Ghiaccio. Qualche volta si era anche ritrovato a chiedersi se quel soprannome fosse motivato da qualcosa di più personale del semplice riserbo lavorativo, ma poi, ricordandosi delle ferite che gli aveva inferto Tricia, aveva confinato quella curiosità nelle parti più nascoste della sua mente.
Irritato dal ricordo dell'ex fidanzata, ma contento di non provare più il dolore che lo aveva attanagliato per mesi, cercò di pensare ad altro. Il fatto era che ogni volta che vedeva Jillian, un allarme si accendeva dentro di lui, ricordandogli che Jilly e Tricia erano chiaramente fatte della stessa pasta. Oh, non si assomigliavano certo! Tricia era bionda e vestiva in modo molto femminile, Jilly era bruna e aveva uno stile più rigoroso, ma erano entrambe brillanti, e molto... troppo ambiziose.
Matt strinse gli occhi e osservò la collega avanzare con passo determinato, mentre teneva fissi su delle carte gli occhi incorniciati da un paio di lenti rettangolari. Emanava competenza e professionalità da ogni poro e, per quanto gli bruciasse ammetterlo, era davvero molto brava. Aveva cominciato a lavorare alla Maxximum l'anno prima di lui e ora erano entrambi in lizza per la promozione. Appena otterrò la firma di Witherspoon ti lascerò nella polvere, mia cara Jilly.
Qualcosa di molto simile alla voce della coscienza cominciò a turbarlo, ma Matt la zittì immediatamente. Non c'era da farsi scrupoli in quell'ambiente.
Fermandosi davanti alla scrivania di Debra, Jillian sollevò finalmente lo sguardo. La sua espressione era rimasta freddamente professionale, ma Matt aveva colto un lampo in quei magnifici occhi castani. Un chiaro segnale di avversione che per poco non lo fece sorridere. Una piccola quanto perversa parte di lui godeva nel veder trapelare una pur minima emozione da quella facciata impassibile. Anche se si trattava di rabbia o, addirittura, di odio.
«Debra... Matt» mormorò lei con una voce morbida e roca allo stesso tempo, come se fosse appena scivolata fuori da soffici lenzuola di seta. Lo guardò da sopra l'orlo degli occhiali. «Ottimo lavoro con la Heavenly Chocolate. Un'idea intelligente e fresca.»
Matt cercò un segno di falsità nel tono di lei, ma non ne trovò. «Grazie. È stata una passeggiata.»
«Posso immaginarlo. Devi ringraziare che ero a letto con l'influenza.»
«Il cliente sarebbe stato mio lo stesso.»
«Non ho dubbi che ti faccia piacere crederci.»
Lui sorrise sarcastico. «Come mi fa piacere vedere che ti senti meglio.»
Lei ricambiò il sorriso con ostentazione. «E come va con la Fabulous Feline Good?»
«Meravigliosamente. Sai quanto siano brillanti le mie idee. Sono come... trippa per gatti.»
«Mmh... scusami, sento già una palla di pelo venirmi su» scherzò Jillian in tono glaciale. Poi si voltò verso Debra, ignorandolo completamente. «C'é Adam?»
«Ti sta aspettando» rispose Debra.
Con un cenno a entrambi, Jilly percorse il corridoio e bussò alla porta di Adam. Un attimo dopo entrò e si richiuse la porta alle spalle.
L'istinto di Matt lo mise in allarme. Perché mai Adam aveva chiesto di vedere anche lei?
«Be', ora capisco» disse Debra.
«Capisci cosa?»
«Perché non hai raccolto nessuno dei segnali che ti ho mandato. I tuoi ricettori sono già intasati.» Spostò lo sguardo in direzione della porta del capo. «Ho visto le scintille tra di voi.»
Una risata incredula scappò dalle labbra di Matt. «Non potresti essere più in errore.»
Debra sollevò un sopracciglio. «So riconoscere le scintille quando le vedo.»
«In tal caso, quelle che hai visto non erano quel tipo di scintille, ma scoppiettanti segnali d'astio.»
«Non importa» continuò Debra. «Qualsiasi tipo di scintilla può accendere un fuoco.»
Alle sette e mezza di quella sera, Jilly scivolò nel posto di fronte alla sua migliore amica, Kate Montgomery, nel ristorante cinese che frequentavano con regolare assiduità da sei anni, da quando cioè si erano laureate e avevano preso strade lavorative diverse. Kate era un avvocato brillante e Jillian provava per lei una profonda ammirazione. Appena la vide le rivolse un sorriso smagliante.
«Sembra che tu abbia avuto una giornata grandiosa» esordì Kate notando la sua espressione trionfante.
«Puoi dirlo forte. Mi è stata appena offerta l'occasione per fare