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Notti di passione
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E-book197 pagine2 ore

Notti di passione

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Info su questo ebook

Lei sta cercando movimento.

Laine Blackwell ha deciso che la sua missione per l'estate, prima di riprendere gli studi in autunno, è quella di trovare un uomo per l'avventura di una notte. I suoi piani sembrano andare a rotoli quando il suo affascinante ex le chiede di trasferirsi da lei, promettendole che non la sfiorerà neanche con un dito. Il problema è che lei non vorrebbe solamente essere sfiorata da lui.

Lui la accontenterà!

A Grayson non sembra vero di essere riuscito a trasferirsi a casa di Laine, ora il divertente sarà convincerla che è lui l'uomo ideale con cui dare sfogo ai suoi desideri più nascosti e passare l'estate più movimentata della sua vita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858952948
Notti di passione
Autore

Isabel Sharpe

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Notti di passione - Isabel Sharpe

    successivo.

    1

    Da: Laine Blackwell

    Data: Venerdì

    A: Angie Keller, Kathy Baker

    Oggetto: Finalmente mi diverto anch'io

    Ciao, care. Seduta nel mio cubicolo striminzito, fingo di scrivere importanti promemoria, ma è il mio ultimo giorno di lavoro, ed era ora!, e sto solo aspettando che la mia festa d'addio cominci e che i colleghi vengano a ingozzarsi di tartine e alcol e a fingere che sentiranno la mia mancanza.

    Comunque, lo sapete bene, il fatto che stia lasciando il lavoro significa che, come promesso, la stagione della caccia al maschio è ufficialmente aperta. Intendo rendere felice uno o più uomini e mi auguro che mi renderanno il favore.

    A settembre comincerò un lavoro part time, riprenderò gli studi e mi ricorderò che gli uomini non sono soltanto un oggetto del piacere.

    Per ora, però, che le danze abbiano inizio. Laine

    «Ciaaao, Laaaine! Ci mancheraaai! Fatti sentireee!»

    «Certo.» Certo che no.

    Laine rispose all'abbraccio in cui la sua futura ex collega la strinse, storcendo il naso per il profumo anche troppo familiare. Eau de soffocamento. Non ne avrebbe sentito la mancanza. Il lavoro presso la rivista femminile I Am Woman era il quarto da quando si era laureata a Princeton otto anni prima, ed era finito. Era il primo di giugno e lei aveva davanti a sé una lunga estate di divertimento e relax, prima di cominciare la scuola di giornalismo in autunno.

    Il suo capo le strinse la mano, solenne. «Grazie per aver lavorato con tanto impegno presso di noi. Ti auguro buona fortuna, Laine. Quando avrai finito il master, se vuoi tornare sappi che qui ci sarà sempre un posto per te.»

    Laine sorrise, ringraziò e si domandò quanti asini avrebbero dovuto cominciare a volare prima che lei prendesse in considerazione l'ipotesi di tornare a lavorare lì. Finalmente era libera, libera!

    L'aspettava un'intera estate.

    Avrebbe affrontato Manhattan a testa bassa, dedicandosi a tutte le attività per le quali non aveva mai avuto tempo fin da quando si era trasferita a New York una volta terminato il college. Voleva seguire un corso di francese, uno di ceramica, dedicarsi allo yoga, al paracadutismo, alla cucina, al tip tap...

    E divertirsi con un uomo. O due.

    Si era unita a Eve's Apple, un club di lettrici on line, perché Samantha, una ex compagna di college, gliel'aveva raccomandato per trovare letture divertenti e stimolanti e nuove amicizie femminili. Poco dopo, Laine si era unita a un gruppo più piccolo dell'associazione, Cosa fare prima del sì. La loro missione? Incontrare uomini sexy, liberi, del tutto sconvenienti e... portarseli a letto.

    Laine prese la scatola con i propri oggetti personali e inspirò profondamente. Fuori di qui!

    Raggiunse il corridoio e salì sull'ascensore, colmo di donne alte e stupende vestite di nero e uomini in completi scuri, poi attraversò l'ingresso, anch'esso pieno di donne alte e stupende vestite di nero e uomini in completi scuri, per uscire nella confusione polverosa di Times Square. Libera! Avrebbe voluto saltellare fino alla metropolitana, sgambettando allegra come Peter Pan.

    A Manhattan nessuno avrebbe battuto ciglio.

    Scese a vivaci saltelli le scale della metropolitana e seguì la folla di pendolari, come tutti i giorni, ma invece di imitare il gregge statico dagli occhi stanchi, arrivò alla piattaforma della metropolitana quasi a passo di danza.

    La gente, vedendola, si sarebbe domandata chi fosse la donna raggiante con il cuore colmo di gioia, quale fosse il suo segreto.

    Invece, pestò una gomma da masticare, che le si appiccicò alla suola; le ci vollero tre minuti buoni per raschiarla via dalla scarpa nera.

    Basta nero! Per il resto dell'estate lo avrebbe evitato come la peste. Eccetto, forse, un miniabito nero mozzafiato per un appuntamento incandescente.

    Salì sulla carrozza della metropolitana e si strinse al petto la scatola con i propri effetti personali, lo sguardo sulle pubblicità lungo le pareti per evitare di fissare i compagni di viaggio.

    Un corpo le si premette addosso più del necessario. Laine fece una smorfia e lasciò che il proprio gomito colpisse accidentalmente l'addome alle proprie spalle. Sentì un brontolio, poi il corpo si allontanò. Ah, il fascino della metropolitana! Ma niente sarebbe riuscito a deprimerla quel pomeriggio. Come avrebbe trascorso la serata? Forse la sua coinquilina, Monica, sarebbe voluta uscire, anche se non succedeva più molto spesso, da quando aveva cominciato a frequentare Joe il Soffocante.

    Meglio così, a Laine non conveniva darsi troppo presto alla pazza gioia. Considerate la retta della scuola di giornalismo e le spese, aveva messo da parte il denaro sufficiente per trascorrere l'estate senza dover lavorare, ma le sue finanze sarebbero presto andate in rosso se avesse ecceduto con le pazzie.

    Il convoglio raggiunse la Quattordicesima Strada; lei scese dalla carrozza e salì le scale con vigore, godendosi quel piccolo esercizio aggiuntivo, poi attraversò l'Ottava Strada e Jackson Square, fino a raggiungere l'edificio dove abitava in Horatio Street. Il sole splendeva, le vetrine sfavillavano e i taxi mettevano a repentaglio la vita dei pedoni.

    Tutto era perfetto.

    Laine varcò la porta girevole e salutò il portiere. «Buonasera, Roger. Come va?»

    «Sono arrivati altri fiori» la informò lui mostrandole un enorme mazzo di tulipani e iris.

    Laine scosse il capo, ridendo piano. Non ebbe bisogno di guardare il biglietto, sapeva che glieli mandava Ben, un uomo con cui era uscita un paio di volte. Persona adorabile, peccato che l'alchimia tra loro fosse pari a zero.

    «Questo tizio è pazzo di lei, vero?»

    «Che resti fra lei e me, Roger. Credo che sia pazzo e basta.»

    L'uomo si strinse nelle spalle. «Comunque ce la sta mettendo tutta.»

    «Immagino che gli piaccia mandare fiori. Lo troverà romantico, non so. Li vuole da portare a Betty?»

    Il viso rubizzo e rugoso di Roger si aprì in un sorriso che trasformò i suoi lineamenti. «Betty penserà che io sia ammattito, ma li apprezzerebbe molto.»

    «Allora sono suoi. Il mazzo che ho di sopra è ancora fresco.»

    Salutò il portiere, prese la posta e salì in ascensore fino all'ottavo piano.

    Infilò la chiave nella serratura dell'appartamento 8 C, aprì la porta e si fermò. Monica stava singhiozzando sopra una valigia aperta sul pavimento del salotto.

    «Monica!» Laine si precipitò all'interno; la porta si chiuse dietro di lei con un rumore sinistro. «Cos'è successo?»

    «Lui... lui... lui...»

    «Chi, Joe?» azzardò Laine mentre l'amica singhiozzava. Le posò una mano sulla spalla. Qualunque cosa avesse fatto lui... lui... lui, sembrava disastrosa. «Ti ha lasciata?»

    «Sì.» Quella semplice parola fu pronunciata con angoscia indicibile.

    «Perché stai facendo i bagagli?» chiese Laine all'amica, indicando gli abiti sparsi intorno a loro.

    «Torno a casa.»

    Piena di compassione, Laine voltò verso di sé la ragazza tremante. Quattro mesi prima si era trovata nella medesima situazione, quando Brad, un affascinante, meschino traditore, l'aveva lasciata. «Ti capisco benissimo. Un po' di affetto e di attenzioni da parte dei tuoi sono quello che ci vuole.»

    Monica si asciugò gli occhi, impiastricciandosi il viso di mascara fino a sembrare un orsetto lavatore. «Non vado a trovarli, ritorno a casa definitivamente.»

    «Definitivamente?»

    Monica annuì, cercando un fazzoletto nella tasca.

    Laine espirò lentamente, tentando di concentrarsi sulle necessità emozionali della propria coinquilina. Senza un lavoro, non si sarebbe mai potuta permettere di pagare da sola l'affitto di quell'appartamento.

    Ma, anche mettendo da parte le preoccupazioni egoistiche, era convinta che Monica stesse commettendo un errore. Non valeva la pena di tornare nello Iowa per un uomo, non dopo aver lavorato tanto duramente per riuscire a vivere nella Grande Mela.

    «Non puoi buttare via la tua carriera e i tuoi sogni solo perché un uomo ti ha ferita.»

    «C'è dell'altro» si lamentò Monica. «Mia madre è stata ricoverata di nuovo.»

    Laine arretrò di due passi, finché i suoi polpacci colpirono il divano. Si sedette. «Oh, mio Dio. Monica, mi dispiace.»

    L'amica chiuse la valigia. «Torno a casa, mio padre ha bisogno di me e io ho bisogno di andarmene da qui.»

    «Certo. C'è qualcosa che posso fare per aiutarti?»

    «Mi dispiace moltissimo lasciarti in questo modo, so che avresti voluto prenderti tutta l'estate per rilassarti.»

    «Non preoccuparti. Me la caverò. È giugno, ci sarà un mucchio di gente alla ricerca di un posto dove vivere. Tu pensa a stare bene.»

    «Grazie.» Monica si alzò e sollevò la valigia. «Ora è meglio che vada.»

    «Adesso?» chiese Laine, istupidita dalla sorpresa.

    «Il mio aereo parte alle nove. Tornerò a prendere il resto della mia roba, oppure manderò qualcuno, o... vedrò. Per il momento non riesco a pensarci.»

    Laine annuì, ancora più frastornata. Ma dopo un'occhiata all'espressione confusa dell'amica, le venne in mente la soluzione. «Lascia pure qui la tua roba. Troverò qualcuno che prenda temporaneamente il tuo posto. Resta con i tuoi un mese o due e vedi come stai. Se cambierai idea, l'appartamento sarà ancora qui ad aspettarti, va bene?»

    Il viso di Monica si illuminò per la gratitudine. «Sì, va benissimo, ma per il momento ho proprio bisogno di andarmene.»

    Laine l'abbracciò. «Lo so. Prenditi tutto il tempo che ti serve per capire cosa vuoi fare.»

    «Grazie di tutto.» Monica si asciugò il viso con il fazzoletto ormai inzuppato. «Salutami il buon Ben, mi mancheranno i suoi fiori.»

    «Se vuoi ti manderò tutti i suoi bouquet» replicò Laine, ridendo titubante. «Fatti sentire, il numero di telefono lo conosci.»

    «Contaci.» Monica tirò su con il naso e trascinò la valigia fuori della porta, che chiuse dietro di sé.

    Laine rimase a fissarla.

    «Tornerà, vero?»

    La porta non le rispose.

    Laine incrociò le braccia sul petto e andò in bagno per struccarsi. Poi prese l'asciugamano rosa e se lo premette sul viso. Monica era stata la migliore coinquilina che avesse avuto: avevano gli stessi gusti, caratteri, ritmi e abitudini. Quante probabilità aveva di incontrare un'altra persona come lei?

    E quante ne aveva di incontrare immediatamente un'altra persona come lei, disposta a lasciare l'appartamento da un momento all'altro se Monica avesse deciso di tornare?

    Molto poche.

    Abbassò l'asciugamano e si guardò allo specchio. Poi si sciolse i capelli, lasciandoseli ricadere sulle spalle e intorno al viso. Era da sei mesi che aspettava quel momento, un periodo di puro relax senza alcuna responsabilità, prima di dare una svolta alla sua vita.

    A meno che non fosse riuscita a trovare un nuovo coinquilino a tempo di record, l'estate tanto agognata sarebbe rimasta solo un sogno.

    La radiosveglia di Grayson Alexander si accese alle sei del mattino. Lui aprì gli occhi con estrema riluttanza perché, prima che la National Public Radio lo svegliasse con una notizia riguardante i produttori di latte del Wisconsin, stava sognando di trovarsi tra le due gambe più favolose che avesse mai incontrato nei suoi trentadue anni di vita. Erano passati anni da quando quelle gambe si erano strette intorno a lui, ma non le aveva mai dimenticate.

    Allungò un braccio, spense la radiosveglia e premette la testa sul cuscino, cercando di catturare il sogno. Gli sembrava quasi di sentire il suo profumo incredibile, di percepire la morbidezza della sua pelle. I sogni che riguardavano Laine erano completamente diversi dagli altri. Straordinariamente vividi e immancabilmente eccitanti, gli lasciavano sempre l'impressione di dover agire in qualche modo. Come se tentassero di comunicargli qualche messaggio nascosto che lui non avrebbe dovuto ignorare.

    In quei casi Grayson telefonava a Judy, amica comune sua e di Laine fin dai tempi del college. Si sforzava di chiacchierare del più e del meno per qualche minuto, poi finiva per domandarle cosa stesse combinando Laine. Era felice? E, domanda che non riusciva mai a porre con tono sufficientemente disinteressato, usciva con qualcuno? La risposta era sempre affermativa, anche se Laine non usciva mai con la stessa persona di cui Judy gli aveva parlato durante la loro conversazione precedente.

    La cosa più inquietante era che Grayson sembrava fare quei sogni quando la vita di Laine stava mutando: lei cambiava lavoro, un uomo la lasciava o cose del genere. Non credeva di essere unito a Laine da un legame speciale, eppure non aveva mai sentito per nessun'altra ciò che provava per lei. A ogni modo, non sapeva spiegare quei sogni e le conversazioni telefoniche con Judy lo lasciavano frustrato e rabbioso. Sicuramente quella mattina avrebbe telefonato a Judy.

    Sbuffò, si alzò a sedere e si passò le mani tra i capelli. Pensava ancora a Laine di tanto in tanto, la desiderava ancora. E allora? Ciò non significava che tutta la sua vita dovesse girare intorno a lei. Sarebbe andato a correre, si sarebbe fatto una doccia, poi avrebbe chiamato Judy e si sarebbe tolto la questione dalla testa.

    Per il momento.

    Calzò le scarpe da jogging, si mise maglietta e pantaloncini, scese nella grande cucina luminosa e si versò un bicchiere di succo d'arancia. Poi uscì dalla porta principale, salutando la giornata con una profonda boccata d'aria, un po' di stretching lungo il vialetto e una corsa di qualche chilometro nel tranquillo quartiere residenziale.

    Tornato a casa, scese in taverna per continuare l'allenamento con i pesi. Quando stavano insieme, lui e Laine si allenavano spesso. Qualche volta lui usava le sue videocassette di aerobica e qualche volta Laine andava a correre con lui. Le sue gambe lunghe avrebbero potuto correre per sempre. Di tanto in tanto lui restava indietro deliberatamente per ammirarla, i capelli che le sobbalzavano sulle spalle, i piedi che colpivano il suolo, le braccia che seguivano il ritmo. Avevano condiviso la passione di portare i loro corpi fino al limite, a letto e non solo.

    I pesi tintinnarono, tornando in posizione di riposo. All'inferno! Grayson afferrò un

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