Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sexy tra le lenzuola (eLit): eLit
Sexy tra le lenzuola (eLit): eLit
Sexy tra le lenzuola (eLit): eLit
E-book190 pagine2 ore

Sexy tra le lenzuola (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Alana Hawthorne sta dormendo e sta sognando il cosiddetto paradiso sulla terra: un uomo fantastico e sexy, che fa cose pazzesche con lei e col suo corpo... sì! Ma al risveglio resta sconvolta nel vedere che c'è davvero un uomo che non conosce, nudo, accanto a lei. Certo peggio non potrebbe andare, Sawyer Kern è davvero una bomba sexy, ma è il nuovo fidanzato della sorella di Alana, quello che lei avrebbe dovuto tenere d'occhio!



Titoli legati:

1)Sexy tra le lenzuola

2)Ancora nel suo letto

3)Nel letto di uno sconosciuto

4)Assaggio di passione

5)Attrazione evidente
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2016
ISBN9788858961483
Sexy tra le lenzuola (eLit): eLit
Autore

Isabel Sharpe

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Isabel Sharpe

Correlato a Sexy tra le lenzuola (eLit)

Ebook correlati

Erotismo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Sexy tra le lenzuola (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sexy tra le lenzuola (eLit) - Isabel Sharpe

    successivo.

    1

    Alana chiuse l'ultimo scatolone di CD, quasi tutti di musica jazz e classica. Non ci era voluto molto a imballare la sua roba: una dozzina di cartoni in tutto. Non come quando si era trasferita lì dalla casa in cui era cresciuta, a Milwaukee, e aveva dovuto decidere cosa portarsi via e cosa lasciare, separare quel che era suo da ciò che era di Melanie.

    Questo trasloco era molto più facile anche sotto altri punti di vista. Non le dispiaceva più di tanto lasciare un appartamento al quinto piano di una palazzina di cui era l'amministratrice: quella era la professione che aveva scelto, dopo aver aiutato suo nonno a esercitarla per anni. Quel posto non possedeva nemmeno lontanamente il fascino della casa di Wauwatosa, le stanze ariose e la struttura di legno massiccio. Niente infiltrazioni né tegole rotte, certo. Ma nemmeno i tanti ricordi, belli e brutti, che rievocava ogni singola stanza della casa in cui erano cresciute lei e Melanie.

    Due giorni più tardi, calcolò, a quella stessa ora, sarebbe stata a Orlando, in Florida, in un altro appartamento. Nel condominio che avrebbe amministrato. Una decisione dettata dalla necessità di stare vicina ai nonni. Era il minimo che potesse fare per due persone che avevano sacrificato dieci anni della loro meritata pensione alle nipoti. Un mese prima, la nonna era caduta per strada. Non le aveva dato spiegazioni, ma forse aveva avuto un malore: era lei adesso ad aver bisogno di una mano.

    Squillò il cellulare. Lo prese dal ripiano ormai sgombro della cucina e guardò il display. Il numero di sua sorella. «Melanie... ciao.»

    «Reggiti forte. Ho una notizia da darti.»

    Niente Ciao, tutto bene? Come va il trasloco? Hai bisogno di aiuto? «Buona o cattiva?»

    «Strepitosa. Indovina.»

    «Hai conosciuto un uomo.»

    «Oh» fece sua sorella, delusa. «Be'... sì. Ma stavolta è quello giusto.»

    Alana chiuse gli occhi, ignorando il trillo d'allarme che cominciava a squillarle nella testa. Quello giusto? Da cosa si stava disintossicando? Per cosa era ricercato? O era appena uscito di galera? «Ma è fantastico, Melanie.»

    «Non sto nella pelle, giuro! È un uomo incredibile. Sono sicura che ti piacerà.»

    «Dove vi siete conosciuti?» All'uscita di un bar, a notte fonda? In night club a luci rosse?

    «A una riunione di Habitat for Humanity

    Alana si girò verso la finestra e guardò fuori. «Non sapevo che facessi volontariato.»

    «È la nuova Melanie, sorellina. E lui è a posto: serio, responsabile. Ha fatto l'università e tutto il resto.»

    «Tutto il resto cosa?»

    «Tutto quello che per te è importante.»

    Alana cominciò a nutrire qualche speranza. Fino a quel momento, i fidanzati di sua sorella erano stati dei casi disperati. «E vi conoscete da quanto?»

    «Parecchio. Un mesetto. Forse più.»

    Ah, be'! Per lo meno non si era innamorata pazzamente di lui dopo il primo appuntamento. «Bene. Sono contenta per te. Come si chiama?»

    «Sawyer Kern.»

    Persino il nome sembrava normale. Niente Spike o Screech. «Suona bene, direi.»

    «Ti piacerà, vedrai» sospirò Melanie, a corto di fiato. «Ecco, io volevo dirti... Tutto bene lì?»

    Gli occhi di Alana si socchiusero. Cos'altro era stata sul punto di dire sua sorella? «Ho quasi finito. Dicevi?»

    «No, niente. Solo un'altra cosa.»

    Ed ecco che arriva la bomba... «Ti ascolto.»

    «È che... lui viene a vivere con me.»

    Oh-oh! Allarme rosso! «In casa dei nonni?»

    «Ora è casa nostra, Alana.»

    «Lo so, ma...» Era sempre la casa dei nonni, anche se loro l'avevano venduta a lei e a Melanie quando si erano trasferiti in Florida. «... in casa nostra, giusto?»

    «Sì. Appunto. Immagino che tu non abbia nulla in contrario.»

    «E quand'è che si trasferisce?»

    «Domani.»

    E naturalmente, Melanie aveva aspettato l'ultimo momento per dirglielo! «Lo conosci da un mese, hai detto. Non state correndo troppo?»

    «In effetti sì. Ma sai, è una soluzione che ha tanti risvolti di tipo pratico.»

    «Cioè dormite insieme così risparmiate sul riscaldamento?»

    Melanie rise, una risatina nervosa. «Ma no! È che lui era in cerca di un appartamento e io ho tanto spazio in casa...»

    «Ah.» Un senzatetto, quindi. Fantastico. Alana sbatté più volte la fronte contro un pensile della cucina e alzò gli occhi verso il soffitto. «È stato sfrattato?»

    «No. È andato via da dove stava prima... credo.»

    Melanie credeva. «E parteciperà alle spese? Gas, telefono, luce...»

    «È chiaro!» sbottò sua sorella. «La metà di tutto.»

    «Te lo ha messo per iscritto?»

    Melanie sbuffò.

    E Alana si morse un labbro. Forse stava esagerando. «Che lavoro fa?»

    «Ecco, veramente...»

    Alana chiuse gli occhi, trattenendo il fiato. Lo spogliarellista? Il gigolò? Lo spacciatore?

    «Era... una specie di avvocato, credo. Ma era troppo stressante, così...»

    Di bene in meglio. «E da quanto è disoccu...?»

    «Oh, andiamo, Alana, non ricominciare! Non sono più una ragazzina: ti ricordo che ho ventisei anni suonati. E tu non sei mia madre.»

    Il tenue barlume di speranza che si era acceso nel cuore di Alana si smorzò del tutto. Quando era nel torto, Melanie attaccava. Ovviamente aveva qualcosa da nascondere riguardo al suo nuovo amico. «Sì, hai ragione: è la tua vita. Ma stiamo parlando di una casa che è anche mia.»

    «Ti ho detto che non è come gli altri.»

    «Lo avevi detto anche degli ultimi cinque o sei. Che poi si sono rivelati esattamente come gli altri.»

    «Alana...»

    Alana sospirò. Era andata via dalla casa dei nonni e da una città che adorava anche e soprattutto perché non era mai andata d'accordo con Melanie. Non doveva dimenticarsene. «E va bene, mi dispiace. A volte sono...»

    «Assillante.»

    «Solo prudente, Melanie. E lo faccio per il tuo bene. Questo tizio magari immagina di fare il colpo gobbo: ti sposa, trova il modo per portarti via la casa... O peggio ancora, la casa gli serve per qualche losco traffico. Ci invita i suoi amici completamente fuori di testa, i soliti smidollati che vanno e vengono a tutte le ore per...»

    «Non è quel genere di persona.»

    «Lo avevi detto anche di Bob, che poi ha cercato di rubarti l'argenteria di famiglia» le ricordò Alana. Ma tanto era inutile: Melanie aveva ereditato la testa matta della madre.

    Ogni volta che prendeva una delle sue decisioni avventate, cosa che capitava con estrema frequenza, in Alana si riaccendeva quel senso di panico, di smarrimento, che era stato il compagno della sua fanciullezza nei primi dieci anni in cui aveva vissuto con la mamma, appunto, prima che i nonni prendessero lei e Melanie con loro.

    «Ti dico che è diverso, credimi. È il tipo d'uomo che potrebbe candidarsi alle elezioni.»

    «Cioè ha un paio di amanti, frequenta un giro di prostitute e se la fa coi trans?»

    «Ah-ah! Molto spiritosa!»

    Datti una calmata, Alana. Che ne sai? Magari questo Sawyer è davvero un santo.

    Ma era più forte di lei. Quella splendida casa era anche sua e non sopportava che andasse a viverci un estraneo, una persona che non fosse in grado di apprezzarne la bellezza. Una persona per cui non aveva certo lo stesso valore, né significato.

    O era lei a essere egoista e irragionevole? Possibile. Se solo Melanie non fosse stata così brava a trovare tutti i mascalzoni del pianeta... «Non puoi provare a conoscerlo meglio, prima di farlo venire?»

    «Ci conosciamo da un mese. Che altro vuoi?»

    «Non possiamo fare due? O quattro, magari.»

    «Sta cercando casa. E la mia è libera.»

    «La nostra» precisò Alana. E intanto iniziava a organizzarsi mentalmente. Forse poteva posticipare la partenza per la Florida di un paio di giorni... «Facciamo così. Vengo lì e me lo presenti. Se è come dici, non ci saranno problemi e non avrò nulla da ridire.»

    «Suvvia, Alana! Non ho più dodici anni!»

    No. Ma ti comporti come se ne avessi anche meno. «Lo so. Ma siccome è anche casa mia, mi sembra ovvio...»

    «A me sembra ovvio che dovresti fidarti di tua sorella.»

    Fidarsi? E su quali presupposti? «Voglio venirti a trovare. Che c'è di male?» Aveva già deciso, quindi? Con tutto il daffare che aveva col trasloco?

    «È solo che... insomma, mi sembra una perdita di tempo.»

    «Mi farebbe piacere conoscerlo.»

    «Be', ecco...»

    Alana si prese la testa tra le mani. Non c'era speranza. Se Melanie non voleva presentarglielo, Sawyer non era il santo che le aveva descritto. Motivo di più per recarsi a Wauwatosa di persona, proteggere la sua preziosa casa e impedire a sua sorella di rovinarsi la vita, come aveva sempre sempre fatto.

    E come aveva fatto sua madre.

    Gli ultimi raggi di sole tinteggiavano l'orizzonte quando arrivò in vista del profilo frastagliato di Milwaukee. Uno scenario tutt'altro che mozzafiato, se paragonato a quello di Chicago; ma quella, per Alana, era casa. Le salì un groppo in gola e desiderò di avere a portata di mano una macchina fotografica, per scattare una foto da appendere al muro, una volta a Orlando.

    Abbassò il finestrino e si riempì con foga i polmoni dell'aria calda di quella serata estiva. In Florida c'era già un'afa insopportabile, in quel periodo dell'anno. Per giunta, luglio era la stagione degli uragani. Quell'anno ne avevano già schivati due per un soffio.

    Alana aveva chiamato i nonni per avvisarli del suo cambiamento di programma. Aveva detto loro una pietosa bugia, facendo credere a entrambi di essere felice per Melanie e di voler conoscere a tutti i costi il suo nuovo, fantastico principe azzurro. Una scusa, in realtà, per non farli preoccupare. Sebbene i nonni conoscessero fin troppo bene Melanie: chissà quanto avevano penato per tenere alla larga tutte le teste calde di cui si era sempre circondata, fin da ragazzina!

    Uscì dalla statale 194 e imboccò la 41, direzione ovest, verso Wauwatosa. Il piccolo centro si trovava a pochi chilometri da Milwaukee. Ci arrivò di lì a poco. Rallentò in prossimità dei dossi artificiali che segnavano l'inizio del centro abitato e procedette fino alla Sessantaduesima, quindi svoltò a sinistra, ritrovandosi nell'elegante quartiere in cui si snodavano stretti viottoli fiancheggiati da case antiche.

    Quella dei nonni si sviluppava su due piani. L'avevano acquistata alla fine degli anni Quaranta, subito dopo essersi sposati. E lì erano vissuti fino a sei anni prima, quando cioè Alana si era laureata all'Università del Wisconsin.

    Oltrepassò la rotonda, svoltò e prese il terzo vialetto sulla destra prima di arrestarsi. Guardò con una certa apprensione la casa, ormai avvolta nelle ombre del crepuscolo. Non c'erano luci accese, né auto parcheggiate nel vialetto. Non aveva detto a Melanie che stava arrivando: lo scontro avuto con lei al telefono quel pomeriggio le era bastato.

    Uscì dalla sua Prius, si stirò ed estrasse la valigia, per poi arrestarsi ad ammirare i due olmi e la grande quercia sul davanti della villa, il prato curato, i giardini fioriti dei vicini, le case maestose allineate lungo la stradina. Il garage era vuoto: la Civic di Melanie non c'era. Su un lato dello spiazzo antistante la casa era però parcheggiata una Chevy ammaccata: di Sawyer?

    Alana aggrottò la fronte. Che avrebbe fatto se Melanie non ci fosse stata mentre Sawyer sì? Non ci aveva pensato. Sarebbe stato piuttosto imbarazzante, specie se lui le fosse stato antipatico a prima vista... come succedeva col novantotto percento dei fidanzati di Melanie. L'altro due per cento risultava seriamente antipatico dopo uno, due giorni al massimo.

    Forse Melanie si era fermata a bere qualcosa al bar, dopo il lavoro. Alana si augurò che rientrasse presto e che non avesse in programma di passare tutta la notte fuori, per partecipare a qualche festa. Capitava spesso anche questo, purtroppo.

    Usando la chiave da cui non era mai riuscita a separarsi, aprì la porta, entrò e si lasciò avvolgere da quell'odore familiare che le riaccese dentro una miriade di emozioni. Una felicità sconfinata, mista alla triste consapevolezza che sarebbe partita presto per stare via a lungo, in un posto lontanissimo.

    Sulla parete, alla sua sinistra, erano appese le foto che aveva scattato durante l'ultima visita di sua madre, quattro anni prima, in occasione della laurea di Melanie. Da allora, Tricia non si era più vista.

    Subito dopo, la sua foto preferita: il picnic sulla sponda del lago Michigan. L'aveva fatta con l'autoscatto. C'erano lei, i nonni, Melanie e la mamma. Un gruppetto di persone che si tenevano le mani sulle spalle e sorridevano, i capelli al vento.

    La mamma - o Tricia, come voleva che le sue figlie la chiamassero - si faceva giusto viva con una telefonata uno o due giorni prima o dopo il loro compleanno, prometteva immancabilmente di andare a trovarle presto, mandava sporadiche cartoline o spediva strani regali: sassi bucherellati, bizzarri bijoux o libri sulla salute spirituale... che nessuna delle due sorelle si sarebbe mai sognata di sfogliare.

    «Mel?» chiamò, affacciandosi in cucina.

    Storse il naso. Le pulizie non erano il forte di Melanie. Tuttavia c'era un discreto ordine rispetto alle altre volte in cui era piombata lì in quei sei anni.

    Andò ad aprire il frigorifero. E lì non c'era da stupirsi. Tipico di Mel: due contenitori con gli avanzi di un fast food. Un tubetto di maionese. Un uovo. Mezzo limone. Una foglia rinsecchita di sedano. Una mela avvizzita. Dodici lattine di birra.

    Roba da pazzi...

    Un'ora più tardi,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1