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Una moglie in Affitto - Parte due
Una moglie in Affitto - Parte due
Una moglie in Affitto - Parte due
E-book143 pagine2 ore

Una moglie in Affitto - Parte due

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Info su questo ebook

ATTENZIONE: 18+

Romanzo con contenuti erotici, adatto a un pubblico adulto.

Il libro fa parte di una serie da tre. La storia riprende dal capitolo 1 e si conclude con un finale aperto che proseguirà nel libro 3.

Al miliardario Brandon Cates mancano soltanto pochi giorni prima di perdere tutto, dalla sua multinazionale, tra le prime 500 al mondo, alla colossale tenuta fuori città. Non ha rispettato i termini del testamento del padre, perciò ogni cosa passerà nelle mani della sua terribile matrigna. Avrebbe dovuto infatti sposarsi entro i trent’anni, ma non è tipo da innamorarsi, lui, concentrato com’è soltanto sul proprio lavoro e amando la vita da scapolo.

Quando Marjorie Reynolds, un’impiegata della sua colossale azienda, viene a conoscenza della storia in un dance club di Las Vegas, gli propone da ubriaca un piano per riottenere l’eredità. Marj è bellissima, ha il cuore a pezzi per colpa dell’ex-fidanzato e un disperato bisogno di soldi. È la candidata ideale per fargli da finta sposa per il tempo necessario a soddisfare le volontà espresse nel testamento. Sì, insomma, per fargli da moglie in affitto. A Brandon sembra la soluzione ideale. Un rapporto a scadenza con una donna fantastica e senza complicazioni, fino a che non riotterrà ciò che gli spetta di diritto. È sicuro di avere di nuovo tutto sotto controllo. O così almeno crede, perlomeno finché non si metteranno di mezzo i sentimenti…

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita13 giu 2017
ISBN9781547502561
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    Anteprima del libro

    Una moglie in Affitto - Parte due - Sierra Rose

    UNA MOGLIE

    IN

    AFFITTO

    Parte 2

    By

    Sierra Rose

    Capitolo 1

    Marjorie Cates, nata Reynolds, sedeva sul letto della sua suite. Non erano più al resort di Las Vegas. Quella era la suite a lei designata del lussuoso appartamento in centro del suo nuovo marito. Ogni cosa era color crema ed elegante—non esattamente di suo gusto, ma nemmeno troppo triste. C’era un lampadario, di quel genere con le gocce di cristallo sfaccettate che pendevano e che trasformavano i raggi del sole in arcobaleni lungo i muri. Marj aveva sempre voluto per sé un lampadario...o cinque! Non che la sua precedente abitazione al quinto piano senza ascensore ne avesse avuto lo spazio, neppure per un minuscolo candelabro. Era stato soltanto nelle ultime settantadue ore, da quando aveva conosciuto e sposato Brandon Cates, che i lampadari erano diventati un’opzione realistica.

    Era stato un ottimo affare, se non si metteva a pensarci troppo a fondo. Meno di una settimana prima era un drone del settore marketing di una compagnia rilevata dalla Power Regions Ltd., nonché cronicamente single. Marj era nel team inviato a Las Vegas per l’incontro che le PR, le Pubbliche Relazioni, avevano pubblicizzato come passo positivo per la compagnia appena inglobata. Il vino era buono, ma le riunioni noiose, quindi era finita in un club del casinò a bere insieme a un ragazzo bellissimo. Un ragazzo bellissimo che si era rivelato essere in quel momento il capo della Power Regions.

    Negli ultimi cinque anni era stato Amministratore Delegato, ma sarebbe tutto finito entro il suo trentesimo compleanno, grazie alle ultime volontà del padre. Volontà che stipulavano che Brandon Cates dovesse sposarsi entro i trent’anni, oppure cedere la compagnia e tutte le attività alla sua crudele matrigna, l’arrampicatrice sociale Lena. Avendo esaurito tutte le scorciatoie legali, Brandon si disperava in cerca di una soluzione. Perciò ovviamente Marj, piena di idee grandiose e di alcool costoso, gli aveva proposto di sposarsi. Lui avrebbe mantenuto la società e lei avuto, temporaneamente, un marito facoltoso invece che solitudine, affitto e bollette.

    Ero talmente sola. E così ubriaca. Suppongo che le due cose non vadano d’accordo.

    C’erano stati diamanti, scambio di promesse e del sesso sconvolgente, nonché un’amnesia post-sbornia su chi esattamente fosse quell’uomo e perché stessero insieme. Aveva segretamente sperato che quell’imbarazzante momento di confusione fosse complicato quanto lo sarebbe stata la loro relazione, ma era stata ingenua. Perché il bastardo era premuroso, bellissimo e fantastico con le mani. E grazie alla malvagia Lena si fidava delle donne nella stessa misura della distanza di uno sputo. Il che significava che lei era caduta dalla padella—quando il suo ex le aveva spezzato il cuore lasciandola per la segretaria—alla brace—nel disperato tentativo di non innamorarsi di suo marito.

    Era soltanto per sei mesi, fino a che il testamento non sarebbe stato sbloccato, poi sarebbe stata di nuovo libera, con la liquidazione di diversi milioni di dollari che Brandon Cates le aveva stipulato nel contratto matrimoniale, e lui avrebbe ottenuto gli affari del padre. Marj era determinata ad andare via con il sorriso in faccia, una solida amicizia con l’ex-marito e abbastanza soldi da poter vivere ovunque lo desiderasse, e magari portare suo fratello in riabilitazione una volta che questo avesse scontato l’inconveniente della prigione. Non voleva andarsene col cuore infranto, ma temeva di avere già messo in gioco i propri sentimenti, a prescindere che facessero parte o meno dell’accordo.

    Innanzitutto, Brandon Cates si era assicurato che lei sapesse che ci sarebbe stato qualcosa (la liquidazione) per l’accordo che avevano fatto, che non si trattava soltanto di un grosso favore personale che Marj aveva fatto al proprio capo. E poi le aveva ordinato quell’incredibile torta, di cioccolato al caffè, per festeggiare il matrimonio. C’erano state centinaia di altre cose premurose che lui aveva fatto, tipo setacciare le sue bacheche di Pinterest per sincerarsi che fosse tutto di suo gusto, dal cibo al medaglione in stile Titanic che le aveva regalato. Chi non si sarebbe innamorata di una persona così? Lei provava a non farlo. Ci provava con tutte le forze, ma certe cose sfuggivano al suo controllo. Come il modo in cui tratteneva il respiro ogni volta che lui le sorrideva, cosa che accadeva sempre più spesso.

    Brandon era andato dritto in ufficio e l’autista l’aveva portata all’appartamento. Questo aveva uno di quegli enormi ingressi col pavimento in marmo, un lampadario a bracci e dei quadri con cornici dorate sulle pareti. Una domestica le aveva mostrato la suite preposta a suo uso personale. Perciò eccola lì, immersa nel dolce aroma dell’ufficialità, seduta su un letto a baldacchino che costava, ne era certa, più di qualunque macchina avesse mai posseduto.

    Ammirò il vestito rosso che avrebbe indossato quella sera a cena con la Strega Cattiva. Diede uno sguardo al suo smalto rovinato e decise che non sarebbe stato carino che la neo-sposa del favoloso riccone avesse le unghie trasandate. Rovistò nella borsetta, realizzando troppo tardi di non avercelo messo. Marj non era il tipo di donna che pagava per la manicure—grazie tante—perciò doveva assolutamente trovare una boccetta di lacca per le unghie, qualcosa di classe.

    Andò prima su Pinterest a cercare manicure elegante, ma capì presto che i brillantini di Swarovski non rientravano probabilmente nell’idea di sofisticato che aveva l’Insigne Lena Cates. Premette il pulsante dell’interfono e chiamò la domestica.

    Non so davvero come fare e sembra una cosa stupida, ma ho tutti gli smalti nel mio appartamento a un’ora di traffico dall’altra parte della città. Non avresti, per caso, del solvente e magari una vernice chiara? chiese, un po’ imbarazzata.

    Le manderò su qualcosa, Madame, fu la replica formale della donna.

    Marj si sentì come se stesse per essere chiamata nell’ufficio del Preside, o una cosa del genere. Aspettò, con la speranza che ci fosse qualcosa da poter utilizzare per rimuovere quel pasticcio di smalto. In borsa aveva una limetta che per fortuna la Sicurezza Aeroportuale non aveva confiscato come potenziale arma, perciò prese a limarsi le unghie, e cominciò a cercare dei comuni oggetti domestici da poter usare per rimuovere la vernice. Dopo mezz’ora passata nel tunnel della discutibile chimica amatoriale di Internet, si alzò a rispondere alla porta. La domestica aveva portato un vassoio—un vero e proprio vassoio di accessori per unghie e solventi, più nove flaconi di smalto.

    Mi rammarico per il ritardo, Mrs. Cates, disse la donna.

    No, tranquilla. Grazie, rispose Marj, disorientata.

    Provò a prendere il vassoio dalla domestica, ma la donna lo tirò a sé indietreggiando, con un sentimento quasi di orrore al pensiero che la moglie di Brandon Cates potesse portare un vero vassoio con le sue proprie facoltose mani. Lo andò ad appoggiare su un tavolino lì accanto e chiese se c’era altro.

    No, va bene così. Ti ringrazio, rispose Marj.

    Quando la domestica le disse che aveva una visita, ne fu felicissima. Era passata a trovarla Alma, la sua vicina di casa. Marj le aveva mandato una mail con l’indirizzo.

    Andarono in salotto a chiacchierare.

    Ho preso il taxi. Solo per farti un saluto di persona. Beh, non rimarrò a lungo, fece la vecchietta, reggendosi al bastone. So che devi prepararti. Volevo solo dirti ciao.

    È fantastico che ti sia fermata.

    È una cosa temporanea, questa? Tornerai a casa?

    Temo di no.

    Oh, Marj...

    Non ti preoccupare. Verrò comunque a trovarti, proprio come prima.

    Si misero a parlare e Marj aggiornò la vicina su ogni cosa, tranne la parte della montatura.

    Hai quindi preso un milionario e te lo sei sposato? chiese Alma. Proprio così?

    Marj schioccò le dita. Proprio così.

    È un uomo fortunato. Non vedo l’ora di conoscerlo.

    Grazie. Brandon ti piacerà tantissimo.

    Alma le diede dei colpetti sulla mano. Ne sono sicura. Anch’io sto uscendo con qualcuno.

    Sul serio? E da quando, Alma, ti sei buttata di nuovo nel gioco degli appuntamenti?

    Da quando mi hai fatto conoscere Tinker.

    Tinder, la corresse Marj.

    La vecchietta ridacchiò. Sì. Ho ritrovato per caso questo vecchio compagno delle superiori. È divertente, affascinante, proprio un bel bocconcino. Andiamo molto d’accordo. Mi porta in giro con la sedia a rotelle. Esploriamo musei, librerie, teatri. Non avrei mai creduto che il partner perfetto fosse a un tiro di schioppo.

    Cosa ti ha portata a deciderti di farlo?

    Beh, ho pensato...hai superato la collina quando c’è più strada alle tue spalle che di fronte a te.

    Marj si mise a ridere.

    Gli occhi di Alma luccicarono. E io volevo avere più strada di fronte che dietro. Non sapevo se avrei mai potuto desiderare un’altra relazione. Sai che ho avuto un matrimonio lungo e felice. Ma dopo tanti anni da sola, ho realizzato di volermi godere la vita con qualcuno di speciale.

    Mi fa piacere che tu sia felice.

    Non ho avuto alcun dubbio, nella testa, di doverlo fare...prima che i dubbi sparissero del tutto dalla mia testa! Lo sai che mi dimentico le cose. Voglio uscire a divertirmi finché mi riesce.

    Marj sorrise. È meraviglioso. Dovrai presentarmelo molto presto."

    Lo farò.

    Si salutarono, e Marj mise a disposizione una macchina per Alma in modo che non dovesse pagare un taxi. Era stata una visita grandiosa, adorava vedere la sua vicina. Le mancava da morire.

    Tornò al piano di sopra e si appollaiò sul bordo di una sedia per ispezionare l’abbondanza di accessori per manicure che le erano stati portati. Pulì via il vecchio smalto e con frenesia provò delle strisce di nuovi colori per vedere quale le piacesse. E lì cominciarono i problemi. Le piaceva il color vinaccia, magari con dei glitter argentati soltanto sulle punte. Ma stava per andare a cena nella residenza dei Cates e delle unghie da discoteca non sembravano appropriate, neppure per Marj.

    Aveva il vestito rosso. Quindi le unghie dovevano essere naturali e ben curate, decise con un sospiro. Rimuovendo i vari colori con cui le aveva pitturate per prova, scelse la tonalità crema, quindi passò lo smalto sulle sue—ora noiose ma assolutamente opportune—mani con un incredibile lavoro di precisione. Pensando furbamente che le punte dei piedi sarebbero state nascoste dalla scarpe, tolse i calzini e pitturò le unghie con un viola acceso, solo per il gusto di farlo. Poteva benissimo essere formale sopra e sguaiata sotto, pensò—un perfetto bilanciamento di mani e piedi.

    Non appena le unghie furono asciutte, andò a provare l’imponente vasca del bagno, immergendosi nell’acqua profumata alle rose fino a che questa non divenne fredda. Mise il balsamo ai capelli e poi li acconciò. Era sempre complicato farci qualcosa

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