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Streptease (eLit): eLit
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E-book152 pagine2 ore

Streptease (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Le luci si accendono. La musica è al massimo. Il pubblico invoca la sua esibizione.
Judd è pronto, sta per spogliarsi, per fare impazzire quella folla di donne. Finalmente compare sul palco. Inizia a ballare, a scatenare la sua energia e a liberarsi di tutti gli indumenti... o quasi.
Emily è tra la folla. Lo guarda.
Eccitante, un fisico perfetto e una carica irresistibile. È scandalosamente bello. Tutte fanno a gara per toccarlo, e anche lei si ritrova ad avere un incontro ravvicinatissimo...
LinguaItaliano
Data di uscita29 giu 2018
ISBN9788858988510
Streptease (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Streptease (eLit) - Lori Foster

    978-88-5898-851-0

    1

    Aveva gli occhi nocciola più grandi che Judd avesse mai visto.

    E sembrava straordinariamente innocente, nonostante gli abiti ridicoli che indossava e l'enorme borsa di tela rovinata. Pensava davvero che qualcuno l'avrebbe creduta una senzatetto, solo perché il suo soprabito era un po' sdrucito?

    Perché si trovava là a quell'ora? Una signora come lei non si sarebbe dovuta avventurare nei quartieri malfamati di Springfield. Lei gli passò davanti un'altra volta, più lentamente, e lo guardò.

    Judd si sentì attraversare da un brivido. Lei distolse lo sguardo, ma non prima che lui avesse scorto la tenue sfumatura rosata che si era diffusa sui suoi lineamenti delicati. Quel rossore era visibile anche nella penombra della sera, rischiarata unicamente dalla luna e dal lampione all'angolo della strada. Aveva una pelle perfetta. Perfetta per essere accarezzata.

    Maledizione.

    Judd aveva già abbastanza problemi, senza doversi preoccupare per una ricca svitata che cercava di spacciarsi per un'abitante della zona. Era uscito dal bar solo per prendere una boccata d'aria fresca.

    Sentì che il volume della musica si alzava, i ballerini stavano uscendo sul palco. Tra meno di dieci minuti sarebbe dovuto rientrare, per compiere il proprio dovere spogliandosi.

    Dannazione! Odiava quella copertura. Quale poliziotto serio avrebbe accettato di denudarsi per una folla di donne affamate di sesso? Da quasi due settimane intratteneva un folto pubblico femminile con la vista del proprio corpo. A trentadue anni vantava una forma fisica strepitosa, requisito fondamentale per svolgere quell'attività. Ma per quanto la detestasse, Judd era spinto da un profondo interesse personale. Benché non fosse ancora riuscito a trovare alcuna prova, era certo che la stanza sopra il locale fosse utilizzata per il contrabbando di armi rubate.

    Judd non era disposto a darsi per vinto. Avrebbe incastrato Clayton Donner, anche se per riuscirci era costretto a mettersi in mostra due sere la settimana.

    Ogni spogliarellista interpretava un personaggio. Ironia della sorte, Judd impersonava quello del poliziotto di strada, completo di pantaloni neri tenuti insieme da strisce di velcro cucite nei punti strategici. Bastava uno strattone per toglierli. Per dare maggiore autenticità al suo numero, utilizzava il giubbotto di pelle appartenuto a Max.

    Si domandò se il vecchio Max avesse saputo quanto fascino esercitava la figura del poliziotto sulle donne.

    Non poteva pensare all'amico, se voleva riuscire a svolgere il proprio lavoro, mostrandosi abbastanza duro e senza scrupoli da convincere Donner a ingaggiarlo. Clayton era sempre alla ricerca di uomini disposti a lavorare per lui e Judd era deciso a essere il prossimo.

    Era l'unico modo per riuscire ad avvicinarglisi abbastanza per incastrarlo.

    L'ultima cosa che gli serviva era una distrazione dai grandi occhi nocciola. Ciononostante il suo sguardo tornò a fissarsi sulla donna. Si era fermata sotto il lampione, stringendosi al petto l'enorme borsa di tela e cercando di assumere un atteggiamento naturale. Judd sbuffò. Il vecchio soprabito abbottonato fino al collo rischiava quasi di strangolarla.

    Era appena riuscito a convincersi a non lasciarsi coinvolgere, quando tre giovani le si avvicinarono. Lei arretrò di un passo, salutandoli timorosamente con un cenno del capo.

    Vattene, pensò lui tra sé. Ma la donna non si mosse. Sentì che lei stava per perdere il controllo. Il suo corpo s'irrigidì, presentendo ciò che sarebbe accaduto. Lei stava cercando di parlare ai tre malintenzionati, gesticolava, l'espressione seria. Poi uno dei tre l'afferrò, e lei si lasciò sfuggire un grido. Subito dopo i suoi occhi enormi lo guardarono, come per chiedere aiuto.

    Lo aveva scambiato per un vero poliziotto.

    Judd rischiava di mandare al diavolo la propria copertura, ma non poteva lasciare che lei fosse malmenata. Si scostò dalla porta alla quale era appoggiato e si diresse con aria noncurante verso i tre uomini, palesemente ubriachi.

    «Da bravi, ragazzi» esordì con tono profondo, deliberatamente di comando. «Perché non lasciate in pace la signora?»

    Judd notò che lei tremava, scorse il pallore del suo viso nella luce giallognola del lampione. L'uomo non la lasciò andare. «Va' all'inferno» grugnì.

    Judd si domandò quanto avessero bevuto quei tre. Anche se non gli sarebbe dispiaciuto dare loro una lezione, non poteva lasciarsi coinvolgere in una zuffa, avrebbe letteralmente rischiato di restare in mutande. Perché non si trovava mai un poliziotto quando ce n'era bisogno?

    Uno degli uomini agitò il pugno in direzione di Judd. «Abbiamo un accordo!» esclamò guardando la donna con un ghigno. «Una creatura fragile come lei non può girare da queste parti senza avere un'arma per difendersi» aggiunse biascicando.

    Judd s'immobilizzò, studiando il volto di lei. «Perché ha bisogno di un'arma? Ha intenzione di uccidere qualcuno?» Pur essendo stata pronunciata in un sussurro, quella domanda esigeva una risposta.

    Lei scosse il capo, poi si guardò intorno, come per cercare una via di fuga. Di qualsiasi cosa si trattasse, non voleva che lui la scoprisse. Forse perché credeva che fosse un poliziotto?

    Judd si appoggiò le mani sulle anche rabbuiandosi. «Gradisce la compagnia di questi tre individui?»

    Lei sbirciò cautamente il volto dell'ubriaco che la tratteneva. «No. Non particolarmente.»

    Judd sorrise. Quella donna non sembrava più robusta di un ragazzino di dieci anni, ma aveva fegato, doveva ammetterlo. Il soprabito che indossava la infagottava completamente. Minuta, l'ossatura delicata, sembrava perfino fragile. «Sentito, ragazzi? La signora non trova la vostra compagnia di suo gusto. Lasciatela andare e cercatevi qualcos'altro da fare.»

    «Nemmeno per sogno» reagì l'ubriaco che aveva afferrato la donna. Approfittando di un suo momento di distrazione, lei si liberò con uno strattone.

    Judd la tirò dietro di sé per proteggerla, mentre uno dei tre uomini si lanciava verso di lui per colpirlo.

    Imprecò quando la donna, evidentemente meno spaventata di quanto lui avesse creduto, saltò sulla schiena del suo aggressore. Non doveva pesare più di quarantacinque chili, ma infilò le dita tra i capelli dell'uomo e cominciò a tirare con tutta la sua forza.

    Judd ne aveva abbastanza. Guardò di sfuggita l'orologio e seppe che era quasi ora del suo spettacolo. Con un brusco strattone separò l'ubriaco dalla donna e lo mandò a gambe all'aria con un calcio, poi si diresse verso gli altri due, pronto ad attaccare. Troppo ubriachi per combattere, i due si affrettarono ad allontanarsi.

    Judd si voltò verso la donna che si stava sistemando i capelli... Era completamente pazza?

    Lui le strinse il braccio in una presa gentile ma decisa e, ignorando le sue proteste, la trascinò verso il locale. Trattenne la propria rabbia per una trentina di secondi, poi esplose.

    «Cosa diavolo credeva di fare là fuori?» Si chiese se fosse una giornalista. Di sicuro non era abituata a vivere in strada. Tutto in lei lasciava pensare che si trattasse di una persona benestante. Perfino in quel momento riusciva a mantenere una certa grazia elegante.

    Lei alzò lo sguardo verso di lui, e Judd notò che aveva un profumo piacevole, straordinariamente femminile, assai diverso dagli intensi effluvi asfissianti delle donne che aspettavano nel bar. I capelli castano chiaro lunghi fino alle spalle sembravano morbidi come il suo sguardo.

    Stavano praticamente correndo, ma Judd era in ritardo. La musica che annunciava il suo numero stava cominciando.

    Lei si schiarì la voce. «Apprezzo molto il suo aiuto, agente.»

    Senza rallentare, lui le scoccò un'occhiata fulminante. «Cosa diavolo stava combinando?»

    Lei inciampò, poi lo guardò con espressione di sfida. «Non sono affari suoi.»

    Lui si sentì serrare la bocca dello stomaco. «Adesso sì.»

    Piantando i piedi per terra, lei lo costrinse a rallentare. Judd notò che aveva spalancato gli occhi e la bocca, quando si era accorta che lui stava cercando di trascinarla nel bar. «Cosa sta facendo?»

    Nella sua voce Judd percepì una nota di panico. Non aveva tempo per spiegarle la situazione. Da quelle parti tutti lo credevano uno spogliarellista affamato di sesso e soldi, Clayton Donner incluso. Quella copertura gli serviva e non era disposto a mandarla all'aria. Presto avrebbe incontrato il trafficante d'armi e costui avrebbe fatto la propria mossa quando avesse deciso che lui era ormai un volto familiare nel quartiere. Sarebbe successo. Judd ne era certo.

    Tenendola ancora per il braccio, Judd la spinse verso lo sgabello più vicino al bancone del bar. «Resti qui!» esclamò cercando d'intimidirla con un'occhiata feroce. La musica stava accelerando, in pochi secondi sarebbe dovuto salire sul palcoscenico. «Tienila d'occhio, Freddie. Assicurati che non scappi.»

    Freddie, un uomo dalla stazza enorme al quale mancavano due incisivi, rispose con un ghigno. In realtà, nonostante l'aspetto feroce, quel tizio non avrebbe fatto male a una mosca. Ma la piccola signora non lo sapeva e Judd voleva scoprire in cosa fosse coinvolta. L'istinto gli suggeriva che non gli sarebbe piaciuto.

    All'improvviso i riflettori cominciarono a roteare. Lui imprecò, poi si costrinse a sorridere e avanzò in mezzo alla luce. Una folla di donne cominciò a urlare.

    Da quando si esibiva in quel locale, Judd aveva scoperto una serie d'informazioni riguardo al trafficante di armi ed era diventato un beniamino del pubblico femminile. Il proprietario aveva promesso di raddoppiargli la paga, ma quello non era niente, paragonato alla quantità di banconote che le avventrici gli infilavano negli slip ridottissimi.

    Mentre avanzava, si guardò alle spalle, per controllare che la donna fosse ancora al proprio posto. Non si era mossa. Non sembrava in grado di riuscirci. I suoi occhi erano ancora più grandi e luminosi, colmi di stupita incredulità. Lui fissò il proprio sguardo in quello di lei e cominciò lentamente a slacciare i bottoni del giubbotto di pelle. La vide trasalire.

    La sua espressione d'innocenza mescolata a una curiosa meraviglia lo infastidì, facendolo sentire più esposto di quanto gli fosse mai capitato da quando si esibiva. Si infuriò sentendo il proprio viso avvampare. Era troppo vecchio e troppo cinico per arrossire. Accidenti a lei!

    Continuò a fissarla, deciso a costringerla a distogliere lo sguardo, mentre le sue dita scivolavano verso la cerniera dei pantaloni. L'abbassò lentamente, mandando il pubblico in delirio. Lei si mosse a disagio, portandosi una mano al petto. Sembrava sbalordita. Sembrava scioccata.

    Ma non distolse lo sguardo.

    Non è possibile che stia succedendo davvero, Emily! Questo è troppo. Non può esserci un uomo magnifico che si sta spogliando proprio di fronte a te.

    Lei lo osservò calciare via gli stivali, poi togliersi i pantaloni con un movimento deciso. Per niente al mondo si sarebbe persa un solo istante di quello spogliarello. Era come ipnotizzata.

    Sentì indistintamente il pubblico che lo incitava a continuare. Finalmente lui si voltò, staccando il proprio sguardo cupo da lei. Ma Emily continuò a guardare.

    Era uno degli uomini più belli che avesse mai visto. Selvaggio, sensuale, ma al tempo stesso anche gentile. Aveva percepito la sua gentilezza non appena gli era passata accanto all'esterno del locale. Aveva subito avuto l'impressione che lui non appartenesse a quel posto più di lei.

    Ma entrambi si trovavano là. Emily doveva assolutamente scoprire chi avesse venduto illegalmente a suo fratello una pistola

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