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Fantasia greca (eLit): eLit
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E-book173 pagine2 ore

Fantasia greca (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Makricosta Dynasty 4
Ogni donna nutre delle fantasie che si concede solo durante la notte, nel buio della propria camera da letto, ma per Natalie Adams un'avventura a Parigi con Demitri Makricosta, multimilionario greco noto per le numerose avventure con donne bellissime, immancabilmente scaricate nel giro di pochi giorni, va al di là persino dei suoi sogni più audaci.
Demitri è colto alla sprovvista dalla passione di Natalie: una notte non gli basta, ma più lei si avvicina alle emozioni che lui ha seppellito in fondo al proprio cuore e più lui la confonde con viaggi e regali di lusso, per assicurarsi che l'attrazione fisica sia l'unica cosa a tenerla legata a sé.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2020
ISBN9788830515079
Fantasia greca (eLit): eLit
Autore

Dani Collins

Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com

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    Anteprima del libro

    Fantasia greca (eLit) - Dani Collins

    978-88-3051-507-9

    1

    Il trillo di quella risata costrinse Demitri Makricosta a scostare lo sguardo dalla bella italiana con la quale stava flirtando e a voltarsi, alla ricerca della fonte di quel suono intrigante. Trovava la naturalezza di quell'ilarità davvero seducente. Era femminile, non puerile né inopportuna, calda e sexy, senza note false.

    Per un attimo non vide nessun altro. I capelli biondi tagliati corti ondeggiarono quando li tirò indietro. La pelle diafana lo spinse a immaginare che baciandole la guancia l'avrebbe trovata fredda ma morbida. Che profumo avrà la sua pelle? Forse di frutta estiva. Aveva un profilo attraente e il resto costituiva un esercizio di curve da acquolina in bocca.

    Racchiuso in una divisa Makricosta.

    Accidenti, accidenti, accidenti!

    L'ondata di disappunto fu insolitamente acuta.

    Osservò con attenzione la divisa. Non era quella con la gonna dritta, la giacca rossa sopra la camicia bianca con fiocco indossata dal personale francese di Parigi. I pantaloni lunghi e la giacca erano quelli della compagnia canadese, la Makricosta Elite di Montreal.

    Quella donna aveva solleticato il suo interesse. Insolito, perché per lui le donne erano sempre state intercambiabili, non gli capitava mai di chiedersi chi è quella?, se, come in quel momento, aveva accanto a sé una bella donna che gli sussurrava: «Amore, che cosa c'è?».

    «Credo di avere riconosciuto una persona» tergiversò, rivolgendole un sorriso rassicurante prima di tornare a posare lo sguardo sull'altra.

    La donna stava parlando con qualcuno, sistemando i capelli dietro l'orecchio con un movimento civettuolo. Parlava di una mail, come comprese leggendole le labbra, perché il frastuono che li circondava era forte.

    Curioso dell'identità dell'uomo che suscitava il suo sorriso, si spinse indietro sul divano di velluto.

    Gideon. Si sorprese riconoscendo il cognato. Non che stesse incoraggiando la sua interlocutrice, ma Demitri scattò comunque in piedi, indignato. Sua sorella aveva già patito molto dopo che l'assistente personale di Gideon, anni prima, le aveva fatto credere di avere una storia con lui.

    Non starò con le mani in mano mentre una sgualdrina flirta con il marito di Adara.

    «Sì, la conosco. Scusa» dichiarò cupo, abbandonando la donna che gli faceva compagnia.

    Gideon e la donna si stavano salutando. La sconosciuta si allontanò con passo deciso, diretta al front desk. Vedendolo avvicinarsi, suo cognato lo attese con aria cupa.

    Solo allora Demitri si ricordò che fino a quel momento aveva fatto di tutto per evitarlo...

    «Bene» cominciò Gideon quando lo raggiunse. «Ti avrei cercato prima di andarmene. Non puoi mancare al compleanno di Adara.»

    Quella sorta di ordine lo irritò, ma lo rallegrava che il cognato tenesse tanto alla moglie. Quando la sua assistente aveva messo gli occhi su di lui, Demitri aveva pensato di sedurla per salvare il matrimonio della sorella, invece era stato Gideon a licenziare la donna, prima che le voci false che lei aveva messo in circolazione diventassero di dominio pubblico.

    Demitri voleva evitare alla sorella qualunque contrasto, anche se trovava la sua felicità piuttosto irritante. Era decisa a farlo entrare nella cerchia di quelli che vissero per sempre felici e contenti, ma l'intera situazione dei suoi fratelli, e di tutti i loro figli, quello che gli avevano nascosto... lo irritava in un modo che preferiva non approfondire.

    «Ho preso nota nell'agenda, cercherò di non mancare» liquidò il cognato con noncuranza.

    Gideon incrociò le braccia sul petto. «C'è un motivo per cui non può diventare una priorità?»

    Giacché il cognato faceva parte della famiglia già da parecchi anni, Demitri non ritenne necessario spiegargli per quale ragione le riunioni di famiglia che Adara non perdeva occasione di organizzare lo attiravano quanto togliersi un dente del giudizio.

    «Farò il possibile» mentì di nuovo.

    «Davvero?» commentò l'altro in tono neutro. Le parole per una volta tanto risuonarono chiare e forti, benché non dette.

    Era la ragione per cui Demitri preferiva tenersi alla larga dalla famiglia e dalle loro domande. Che cosa vuoi fare della tua vita? Quando smetterai di correre dietro alle gonne e metterai la testa a posto?

    Si allontanò con un sorriso forzato. Non bastava che si fosse fatto avanti quando Adara era rimasta incinta?

    Accidenti, sono entrato nella società di famiglia solo per dare una mano a lei e a Theo! Forse all'inizio me la prendevo un po' comoda, ma ormai sono sempre presente e mi do un gran daffare. Possono continuare a giocare a mamma e papà con i loro bambini, se ci tengono. A me non interessa, sarei un pessimo padre, perciò vadano tutti al diavolo!

    Irritato, lanciò un'occhiata all'attricetta italiana che lo fissava come un cagnolino che aveva sentito il rumore delle chiavi della macchina. Per quanto in quel momento l'attirasse l'idea di un diversivo sessuale per azzerare la tensione, era ancora la donna bionda a occupare i suoi pensieri, tormentandolo.

    Non era stata lei a provocare quell'alterco con Gideon, ma nutriva comunque nei suoi confronti una forte animosità, stimolante come una scarica di adrenalina. Ogni volta che doveva affrontare degli obblighi familiari si sentiva sommerso da un'ondata di ribellione, e in quel caso sarebbe stata lei a farne le spese.

    Percepiva dentro di sé il lato violento di suo padre, che detestava. Eppure ogni volta che pensava che suo fratello e sua sorella, di cui si fidava ciecamente, lo avevano tenuto all'oscuro dell'esistenza di un fratello maggiore, lo investiva una collera senza nome.

    Perché mi hanno tagliato fuori in questo modo? Quel tradimento aveva rovinato il loro legame. Se non fosse riuscito a zittire le sue emozioni, la sua collera sarebbe esplosa come un fungo atomico. Gli restava dentro una sensazione cupa che si rifiutava di analizzare, temendo quello che avrebbe potuto scoprire.

    Quell'energia gelida lo spinse oltre gli sguardi incuriositi provenienti dal banco delle registrazioni, verso gli uffici dell'amministrazione, dove trovò la bionda canadese seduta accanto al manager. L'uomo non stava guardando ciò che lei indicava con il dito, ma il punto della camicetta dove il seno sembrava sul punto di straripare.

    «Devo parlarle» tagliò corto Demitri.

    Natalie fu scossa dall'impatto con lo sguardo di Demitri, il più giovane della famiglia Makricosta, suoi datori di lavoro, quello con una reputazione poco rispettabile. Lo aveva già visto, ma mai così da vicino, né si era mai sentita addosso lo sguardo dei suoi occhi scuri.

    Era incredibilmente attraente, la sua bellezza, una leggenda tra i dipendenti della catena alberghiera, era impossibile da ignorare, soprattutto così da vicino.

    Lo paragonò al fratello maggiore, Theo, che gli somigliava molto, ma con un aspetto più morbido.

    Ricordò che era noto per la sua vena inquieta e dissoluta, oltre che per le donne di cui faceva collezione e per il totale disprezzo per regole e procedure. Greco di nascita ma cresciuto in America, la sua pelle aveva una tonalità calda, velata dalla barba corta e non curata. Indossava un paio di pantaloni di sartoria e una giacca con panciotto abbottonato sopra la camicia che metteva in evidenza le spalle larghe e i fianchi stretti.

    Sembra un gangster degli anni Venti.

    Dava l'impressione di essere un cattivo ragazzo, gonfio di peccati.

    Lo guardò, attirata dai suoi occhi come da un magnete. Lui aggrottò un sopracciglio, quasi per sfidarla a metterlo alla prova.

    Attenta, Natalie, ricorda che sei una mamma.

    Ammessa quella sconfitta di sguardi, si alzò in piedi, le guance rosse, e si rivolse al suo superiore.

    «Torno nel mio ufficio, può chiamarmi quando avrà finito. Piacere di vederla, signor Makricosta.» Detto questo si avvicinò alla porta senza aspettare risposta.

    «In realtà voglio parlare con lei, signorina...?» Le tese la mano.

    Scossa dal calore della sua stretta, esitò. «Adams» lo informò poi con voce tesa. «Vuol parlare con me? Ne è sicuro?» Per chi mi ha presa?

    «Sicurissimo. Mi conduca nel suo ufficio.»

    Natalie lo oltrepassò, in fiamme per l'imbarazzo, e lo precedette fino all'ufficio che divideva con altri.

    I suoi colleghi erano in pausa, e di solito lei approfittava di quel tempo per chiamare la figlia via webcam.

    Zoey si stava godendo la vacanza dalla nonna, ma per Natalie quel distacco era doloroso. Ogni volta che chiudeva la telefonata le salivano le lacrime agli occhi, perché la bambina le mancava moltissimo.

    In quell'occasione, però, l'assenza dei colleghi in quella piccola stanza con le finestre striate di pioggia la metteva a disagio, e quando Demitri chiuse la porta si sentì soffocare. «Non sono certa...»

    «Lascia in pace mio cognato» la investì lui come un missile sbucato dal nulla, passando subito al tu.

    Lei restò a fissarlo, raggelata. «Gideon? Vo... voglio dire, il signor Vozaras?» balbettò.

    «Gideon» confermò Demitri.

    «Che cosa le fa pensare che tra noi ci sia qualcosa?» Quell'accusa l'aveva sconvolta, al punto che non ne rilevò subito la gravità.

    «Non lo penso. Conosco Gideon e conosco mia sorella, ma ti ho vista flirtare con lui e chiedergli la sua mail. Lascialo perdere o ti farò licenziare.»

    «Mi ha solo mostrato una foto di suo figlio!» protestò indignata. «E la mail mi serve per lavoro.» Cominciava a rendersi conto della pesantezza dell'accusa e aveva il viso paonazzo. «Non do la caccia agli uomini sposati, è un'accusa disgustosa! Soprattutto perché è stata sua moglie a darmi questo lavoro. È la ragione per cui stavamo parlando, sua moglie gli ha chiesto di informarmi che le serviva una relazione che dovevo preparare io! Gli ho detto che speravo che il loro bambino non fosse più raffreddato e lui mi ha mostrato una foto del piccolino.»

    Il lampo di disprezzo che colse nel suo sguardo la mandò su tutte le furie, spingendola ad agire per strapparlo dal suo piedistallo.

    «Chi è lei per dare giudizi? Ciò che ho sentito dire del suo livello di moralità fa sembrare incredibile che si permetta di criticare il mio.»

    Quelle parole ottennero l'effetto di scuoterlo. Demitri la fissò, cupo di collera.

    «Oh, ho oltrepassato i limiti? Pensa che non abbia il diritto di criticarla?»

    È vero, ho esagerato. Chiuse la bocca e incrociò le braccia sul petto, raccogliendo il coraggio per domandargli: «Ha intenzione di licenziarmi?».

    «Per...?» Demitri la stuzzicò con un'occhiata severa.

    «Appunto!» sbottò lei, incapace di trattenersi. Era così infuriata, e al tempo stesso a disagio, da non riuscire a guardarlo. Le piaceva il suo lavoro, e ne aveva bisogno. La sola ragione per cui aveva accettato quel viaggio all'estero era migliorare la propria posizione all'interno dell'organizzazione. Uno stipendio più alto connesso a una posizione di responsabilità significava maggiore stabilità e sicurezza per Zoey.

    Eppure adesso ho messo a rischio il mio lavoro. Che cosa mi è preso per sbraitare in quel modo? Senso di colpa perché desidero un marito come Gideon, che ama sua moglie e suo figlio e li sostiene in ogni modo? Qualunque donna vorrebbe un amore così, ma non farei mai del male per ottenere ciò che voglio.

    «Come ti chiami?»

    «Natalie, perché?» Gli lanciò uno sguardo di sottecchi. Mamma mia, è a dir poco stupendo, pensò. E sembra quasi che mi prenda in giro. L'idea era molto irritante.

    «Che cosa ci fai qui a Parigi, Natalie? In che attività ti ha coinvolta Adara e che relazione ti ha chiesto?»

    Ecco l'occasione per mettersi in mostra. «Sono nella squadra che cura l'aggiornamento del software.» Difficile mantenere la voce ferma. «Addestro lo staff ed elimino i problemi del sistema. Sono stata a Tolosa, sarò a Parigi questa settimana, poi a Lione.»

    «Sei una nerd informatica?» Lo scetticismo con cui la squadrò dalla testa ai piedi era irritante quanto l'etichetta che le aveva appioppato.

    «Neanch'io avrei immaginato che lei fosse un genio del marketing...» borbottò.

    Il buonsenso le suggeriva di lasciar correre, ma quell'uomo era così irritante!

    «E sono anche dotato di grande creatività» le assicurò lui. «Chiedi in giro, anche se mi pare che tu lo abbia già fatto. Stai girando tutti i nostri hotel in Europa?»

    «Io... come?» L'aveva spiazzata con quel commento, come certamente era sua intenzione. «No, parlo soltanto inglese e francese, e comunque non posso trattenermi per più di tre settimane.»

    Io e Zoey non moriremo di fame anche se dovesse licenziarmi, considerò, tranquillizzata da quella consapevolezza. Non avrebbe neppure perso la casa, anche se da tempo aveva preso in considerazione l'idea di trasferirsi nella fattoria dell'ex suocera, soluzione che Zoey avrebbe gradito. La prospettiva di stare dalla nonna per tre settimane l'aveva portata al settimo cielo.

    «Ho sempre desiderato viaggiare, perciò...» Si schiarì la voce, rendendosi conto che stava per fornirgli delle informazioni su di sé, così tacque.

    «Dunque sei qui per lavorare e

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