Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Prigioniera o principessa?: Harmony Collezione
Prigioniera o principessa?: Harmony Collezione
Prigioniera o principessa?: Harmony Collezione
E-book163 pagine1 ora

Prigioniera o principessa?: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Ruolo pubblico...
La notizia che l'irrequieta Veronica St. Germaine sia ora a capo della piccola isola di Aliz ha scatenato la stampa scandalistica. Ma non sono solo i paparazzi a darle la caccia...

... scandalo privato.
Come sua guardia del corpo, Rajesh Vala ha il compito di proteggere Veronica a qualunque costo. Ma lei è sempre stata restia a prendere ordini e questo non gli facilita certo il compito. Lui è convinto di proteggerla, lei si sente prigioniera in quella casa sulla spiaggia. Entrambi, però, sono d'accordo su una cosa: l'attrazione che provano è reciproca.
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2019
ISBN9788830504233
Prigioniera o principessa?: Harmony Collezione

Leggi altro di Lynn Raye Harris

Autori correlati

Correlato a Prigioniera o principessa?

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Prigioniera o principessa?

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Prigioniera o principessa? - Lynn Raye Harris

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Captive but Forbidden

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Lynn Raye Harris

    Traduzione di Paola Mion

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-423-3

    1

    Londra, novembre inoltrato

    La presidente di Aliz si stava nascondendo nel bagno delle signore. Veronica St. Germaine alzò la testa e si accigliò nel vedere il proprio riflesso nello specchio. Sarebbe dovuta uscire da lì, ma era davvero stanca di sorridere, stringere mani e parlare, stanca di sentirsi così avvilita e sopraffatta, così fuori luogo. Tuttavia sapeva bene di avere un lavoro da svolgere.

    Per Aliz. Il suo popolo aveva bisogno di lei e non lo avrebbe abbandonato. Non poteva.

    Ecco cosa avrebbe fatto: si sarebbe stampata in volto un sorriso e sarebbe tornata nella sala da ballo. Non appena avesse ritrovato la calma. Non sapeva cosa avesse scatenato il suo bisogno di darsela a gambe. Forse era stata la folla di visi che la guardavano curiosi, forse le occhiate allusive, o forse ancora la consapevolezza di essere circondata da uno stuolo di uomini in completo nero che avrebbero seguito ogni sua mossa per i successivi due anni. Quella era la cosa che detestava di più, la perdita della propria libertà. Le riportava alla memoria associazioni mentali spiacevoli. Le faceva ricordare che fino all’età di diciotto anni non aveva avuto neanche un amico per colpa di una vita che era stata pianificata nei minimi dettagli.

    Inspirò a fondo e recuperò il rossetto dalla borsa. Ancora un istante e avrebbe dovuto fare ritorno al party.

    Era in viaggio da due settimane ormai, alla ricerca di investitori che volessero impegnare i propri capitali nel suo paese. Non era un compito facile. Aliz era un posto bellissimo, con splendide coste e spiagge, ma si era molto impoverito dopo anni di malgoverno. Gli investitori volevano avere garanzie che il loro denaro non sarebbe andato perso e il compito di Veronica era proprio convincerli che puntare su Aliz era un buon affare.

    Era molto più difficile di quanto si fosse aspettata. Sotto molti punti di vista non era preparata per quel ruolo. Non lo aveva neppure voluto, ma Paul Durand, un vecchio amico di suo padre, l’aveva convinta che era lei la persona giusta per rimettere a posto le cose.

    Veronica aveva riso all’idea. Lei leader della nazione? Oh, certo, era piuttosto famosa ad Aliz, ma per il mondo esterno la sua reputazione non era delle migliori. Paul, però, non aveva voluto ascoltare le sue ragioni. Le aveva parlato con passione e l’aveva convinta di essere la persona più giusta per il bene del paese. La sua notorietà, ben lungi dall’essere sgradita, era un vantaggio nella pubblica arena.

    Provò a rammentarlo a se stessa in quel momento. Aveva fatto molte cose sbagliate in vita sua, ma questa volta avrebbe agito nel modo giusto. Aliz aveva bisogno di lei. E lei non era più la stessa persona che aveva lasciato la casa paterna dieci anni prima. All’epoca era testarda, egoista e anche un po’ ingenua. Era alla ricerca dell’avventura e si era data agli eccessi, una volta lontana dal controllo del padre. Che si fosse trasformata in una ragazza capricciosa e viziata, egoista e arrogante, era stato inevitabile. Alcuni le avrebbero anche dato della seduttrice incallita, ma lei preferiva dire di essersi concessa la libertà di amare come e quando le pareva.

    Una punta di dolore le trafisse il petto. La sua ultima relazione non era finita nel migliore dei modi, sebbene non fosse stato l’ex compagno a causarle la pena che ancora adesso la consumava. Se avesse smesso di combatterlo anche solo per un momento, il dolore l’avrebbe sopraffatta. Perché ciò che era accaduto era solo colpa sua. Era colpa sua se la piccola vita che aveva cominciato a crescere dentro di lei non aveva mai avuto una possibilità.

    Si era sempre sentita impenetrabile, convinta che nessuno avrebbe potuto ferirla perché lei non lo avrebbe permesso, ma alla fine aveva imparato a sue spese che la sofferenza assume forme diverse. A volte ti piomba addosso come uno scorpione nella notte, togliendoti il respiro. Sono quelli i momenti in cui ti chiedi come tu non abbia potuto immaginare che una cosa simile sarebbe potuta accadere.

    Si premette una mano sugli occhi. Non adesso. Non era il momento.

    Le luci sopra di lei sfarfallarono. Aveva nevicato abbondantemente per ore e forse c’era stato un calo di tensione. Prese un respiro e si guardò allo specchio per pulire le tracce che le lacrime le avevano lasciato agli angoli degli occhi. Poi raddrizzò la schiena e si lisciò l’abito. Il suo momento di autocommiserazione era finito, era tempo di tornare nella sala da ballo prima che la luce saltasse del tutto e lei si ritrovasse da sola al buio.

    Represse a stento un grido quando la porta del bagno si spalancò di colpo. Nessuno poteva eludere i controlli della sua guardia del corpo che stazionava fuori. A meno che... Era troppo! Non avrebbe permesso a uno dei suoi uomini di irrompere in quel modo nella sua intimità.

    Peccato che, a ben guardare, l’intruso non fosse affatto la sua guardia del corpo.

    «Chi è lei?» sbottò Veronica, il cuore un tamburo mentre fronteggiava l’estraneo.

    L’uomo era alto, fasciato da un completo sartoriale che sembrava piuttosto costoso. I capelli scuri formavano dei riccioli sul colletto, la pelle era dorata, esotica. Lei ricordò di averlo visto poco prima parlare con il suo vecchio amico Brady Thompson nei dintorni del bar. Se conosceva Brady...

    «Sono Rajesh Vala.»

    Il nome non le diceva nulla.

    Lui si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. La porta sbatté alle sue spalle e i due si ritrovarono soli nel corridoio della toilette. Gli specchi che coprivano le tre pareti diedero a Veronica l’impressione che ci fosse più di un uomo nella stanza.

    Lei deglutì, le pulsazioni che raggiungevano un ritmo che di certo anche lui poteva sentire. L’uomo non disse nulla, come se fosse in attesa che lei parlasse. Era bello come un divo del cinema indiano, la pelle ambrata, gli occhi color del miele che le ricordavano quelli di una tigre. Era elegante, maestoso, fatale.

    Il cuore le fece una capriola nel petto, ma alla fine Veronica ritrovò la voce. «Che ne è stato della mia guardia del corpo?»

    Il disprezzo era palese nella sua voce. «La sua squadra di sicurezza è alquanto scarsa, madame presidente. Anche il più inetto dei criminali potrebbe arrivare a lei.»

    «Il mio team non ha nulla che non vada.»

    L’uomo fece un altro passo verso di lei, togliendo le mani dalle tasche come un animale che sfodera gli artigli. D’istinto Veronica fece un passo indietro, andando a urtare con la schiena il piano del lavabo.

    «Non sono qui per farle del male» dichiarò lui, alzando le mani.

    «Allora si faccia da parte e mi lasci uscire.»

    Le labbra sensuali dell’uomo si curvarono in un sorriso beffardo. Il cuore di lei si fermò, poi riprese a battere a ritmo serrato. Troppo bello e appariscente. Troppo, troppo pericoloso. Non era adatta a un uomo come quello. Non era adatta a nessun uomo, si corresse in silenzio, ormai da troppo tempo. Da quando, cioè, si era resa conto che c’era sempre uno scotto da pagare.

    «Temo che non possa ancora farlo, madame presidente

    «Scusi?» domandò Veronica, il tono più freddo che poté. Aveva imparato a destreggiarsi nelle situazioni difficili, quando necessario. E a volte era l’autorità a incutere rispetto. «Non è una decisione che spetta a lei.»

    Di nuovo la potenza felina della tigre sembrò accendersi negli occhi dell’uomo. «Invece sì.»

    Un brivido freddo le corse lungo la spina dorsale, lasciandole addosso una sensazione di disagio. Aveva visto quell’uomo con Brady, ma non aveva idea di chi fosse. Per quale motivo si trovava lì? «Che cosa ne è stato della mia guardia del corpo? Se gli ha fatto del male, io...»

    Lui chinò la testa. «È forse una persona speciale per lei?»

    Veronica strinse la borsetta da sera con entrambe le mani e la sollevò davanti a sé come uno scudo. Che razza di commento inadeguato! Un’improvvisa voglia di andarsene e di cancellare dalla mente l’occhiata di superiorità di quell’uomo le attraversò il corpo. Ma non poteva passare sopra la sua insinuazione. «È un mio compatriota, nonché un mio dipendente. È ovvio che mi importi di lui!»

    «Capisco. Ammirevole da parte sua. Ma, mi dica, perché non si preoccupa altrettanto di se stessa?»

    Veronica scosse la testa. Si sentiva stordita come se si fosse data all’alcol per tutta la sera, ma aveva bevuto solo dell’acqua frizzante. Doveva essere quell’uomo a farle quell’effetto. «Mi scusi?»

    «Sono sorpreso che domandi di nuovo scusa. Avevo capito che fosse una persona piuttosto orgogliosa.»

    Un impeto di rabbia la travolse. «Temo di essere in svantaggio, signor Vala. Lei sembra sapere parecchie cose su di me, mentre io non so nulla sul suo conto. A parte il fatto che l’ho vista parlare con Brady Thompson al bar.»

    «Allora mi ha notato.»

    Lei strinse i denti per la frustrazione. «La prego di smetterla di parlarmi come se fossi una bambina e di dirmi cosa vuole.»

    Rajesh Vala rise e il suono della sua risata mise Veronica in allarme. Era ricca, profonda, sexy. Sembrò avvolgerla, stringerla in un abbraccio. La confuse.

    «Molto bene, Veronica. Non mi stupisce che l’abbiano eletta presidente. Emana sicurezza e competenza, indipendentemente dal fatto che lei possegga o meno queste qualità.»

    Lei si rifiutò di reagire, anche se quell’offesa incrinò un poco la sua compostezza. C’era da aspettarselo. Per anni aveva impersonato il genere di donna che nessuno prenderebbe mai sul serio. «Se conoscesse davvero Brady, dovrebbe sapere che non sta facendo una buona impressione sulla sottoscritta. Qual è il suo scopo, signor Vala?»

    Gli occhi dorati dell’uomo scintillarono, le labbra sensuali si incurvarono. Lei si sorprese a fissarle, chiedendosi come sarebbe stato sentirle sulle proprie. Il pensiero la sconvolse. Non provava il minimo interesse per un uomo da più di un anno. Non era pronta per una cosa simile. Dire che non era il momento giusto per emozioni di quel genere era un eufemismo.

    «Non ho altro scopo che verificare il suo grado di protezione. Ed è pari a zero.» Si appoggiò alla parete, le braccia incrociate sul petto, il fare che denotava una certa nonchalance. Ma era un inganno. Veronica ebbe l’impressione che quell’uomo non fosse per nulla rilassato e che potesse passare all’azione in una frazione di secondo. Poteva colpire senza preavviso. Come uno scorpione nella notte.

    «E la mia guardia?» gli domandò di nuovo.

    «Sta bene. Potrebbe aver raggiunto la sua personale Shangri-la in questo momento. Dipende da quanto riesce a durare, naturalmente.»

    Le guance di Veronica si accesero di calore. Da quanto tempo non arrossiva? Era nota a tutti come una donna trasgressiva. Una volta, addirittura, si era presentata a un party a Saint-Tropez con un abito che le era stato dipinto sulla pelle e non aveva provato vergogna, sebbene fosse stata praticamente nuda. E adesso quell’uomo la faceva arrossire?

    «Era piuttosto facile da distrarre, in ogni caso. E la bella Tammy di Cork era troppo affascinante per resisterle, a quanto pare.»

    «Lei è un uomo spregevole.»

    «No, sono preciso. E ho anche un’ottima resistenza.»

    I suoi occhi lanciavano fiamme. Veronica non era più certa di cosa stessero parlando. Sicurezza? Sesso? La mente propendeva per la prima, ma il corpo reagiva all’insinuazione. Era stata troppo a lungo senza sesso. Era la sola ragione per cui lui riusciva a farla arrossire come una vergine innocente.

    «Non riesco a credere che Brady approvi i suoi metodi»

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1