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La felicità addosso (eLit): eLit
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E-book165 pagine2 ore

La felicità addosso (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Può una gonna speciale attirare gli uomini come api sul miele? Dopo averla vista all'opera sulle sue amiche, A.J. Potter, avvocato di belle speranze, non ha alcun dubbio. Non le resta che indossarla e sperimentare i suoi magici poteri, magari sull'irresistibile Sam Romano, detective tutta d'un pezzo, con cu si incontra - o scontra! - un po' troppo spesso ultimamente...
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2017
ISBN9788858973653
La felicità addosso (eLit): eLit
Autore

Cara Summers

Residente nello stato di New York, è sposata e madre di tre figli maschi. Dopo aver pubblicato una dozzina di romanzi, può dirsi una veterana del rosa!

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    Anteprima del libro

    La felicità addosso (eLit) - Cara Summers

    successivo.

    Prologo

    Quando il taxi svoltò all'angolo di Central Park, A.J. Potter guardò fuori dal finestrino e lesse di nuovo l'indirizzo che aveva segnato sull'agenda. Non stava fuggendo, si stava semplicemente trasferendo in un altro appartamento, il più lontano possibile dai suoi zii.

    Tutto quello che desiderava era una breve vacanza, una pausa da zio Jamison e dal cugino Rodney, che ogni sera sedevano alla sua stessa tavola e parlavano dei casi che nello studio legale di famiglia venivano assegnati a Rodney e non a lei. Ma soprattutto, voleva una tregua da zia Margery, la cui missione nella vita era trovarle un uomo che non infangasse il nome dei Potter. Ancora uno di quegli odiosi appuntamenti con un altro Mister Perfezione, e avrebbe... be', avrebbe fatto esattamente quello che stava facendo. Le valigie.

    Mentre il taxi attraversava Central Park, A.J. chiuse gli occhi. Chissà come, negli anni che aveva trascorso al college e poi alla facoltà di legge, si era dimenticata di quanto fosse considerata poco in quella famiglia. Ma l'anno appena passato con loro le aveva subito rinfrescato la memoria. E la cosa peggiore era che stava perdendo la fiducia in se stessa. Sin da quando gli zii l'avevano accolta in casa, alla tenera età di sette anni, aveva cercato inutilmente di provar loro di poter essere una vera Potter, e di non assomigliare per niente a sua madre.

    Il taxi frenò bruscamente e A.J. aprì gli occhi.

    «Lo Willoughby» annunciò l'autista.

    Dopo aver pagato la corsa ed essere scesa sul marciapiede, A.J. studiò l'edificio. Era più piccolo rispetto agli altri, e di un'eleganza sobria che di sicuro sarebbe piaciuta a zia Margery. Con un sospiro di delusione, infilò l'agenda nella borsa e si avviò all'entrata. Ma appena aprì la porta, si fermò interdetta. La scena di fronte a lei era decisamente insolita, anche per New York. Tanto più perché aveva luogo nell'ingresso di un palazzo dei cosiddetti quartieri alti.

    C'era una ragazza dai capelli castani, che sembrava in realtà abbastanza normale, eccezion fatta per le enormi valigie e l'espressione confusa che la identificavano subito come una turista sprovveduta in giro per la Grande Mela.

    L'uomo, al contrario, era tutto un programma. Indossava pantaloncini da bagno blu a pois, un paio di occhiali da sole a specchio, e prendeva il sole che filtrava dalla porta a vetri steso su una sedia a sdraio, accanto a lui una piscina gonfiabile per bambini. Dallo stereo rimbombavano le note di una famosa canzone dei Beach Boys.

    A.J. sorrise compiaciuta. Se voleva una tregua dalla noia della casa degli zii e dalla compostezza che le imponeva sempre il nome dei Potter, non avrebbe potuto scegliere posto migliore. Quell'appartamento sarebbe stato il suo, a ogni costo.

    «Parola d'ordine!» urlò l'uomo modulando la voce dal tono baritonale.

    La ragazza con le valigie sembrava aver perso la parola.

    A.J. fece un passo avanti e, lanciandole un'occhiata, dichiarò: «Noi siamo qui per l'appartamento».

    L'altra annuì con espressione riconoscente.

    «Voi e almeno altre quaranta donne» continuò lui, scrutandole da sopra gli occhiali. «Tavish McLain è l'uomo che dovrete convincere, e questo è il suo giorno di gloria, quello che sogna durante gli altri trecentosessantaquattro dell'anno. È circondato da donne, e ciascuna di loro è disposta a fare qualsiasi cosa per l'appartamento.»

    «Ci piacerebbe unirci a loro» disse A.J. L'avevano avvisata che ci sarebbe stata una specie di asta e che avrebbe dovuto sgomitare un po' per farsi valere.

    «Come volete, ma prima la parola d'ordine!» cantò l'uomo a ritmo di musica. Poi si soffermò a guardarle. «Sapete il nome dell'attore che interpretò il Leone Codardo ne Il Mago di Oz

    Le due ragazze si scambiarono uno sguardo di intesa e all'unisono risposero: «Bert Lahr!».

    «Non è la parola d'ordine, ma potete andare.» Si accomodò sulla sdraio, si aggiustò gli occhiali e riprese a cantare.

    A.J. raccolse i bagagli con un sorriso, contenta di trovarsi in quel luogo di matti, si avviò all'ascensore e premette il pulsante per farlo scendere al pianterreno. La turista sembrava ancora più confusa e quando si aprirono le porte A.J. la aiutò con le valigie.

    «Grazie. Quello strano personaggio è Franco Rossi, mi ha detto di essere... il portiere... Un po' stravagante, eh?»

    «Già. Ci sarà battaglia di sopra?»

    L'altra annuì. «Pensi che l'appartamento sia caro? Perché, nel caso, non credo di poter competere più di tanto.»

    A.J. sapeva che l'appartamento sarebbe stato costoso. Un cliente dello studio le aveva fornito tutti i particolari proprio quella mattina. Tavish McLain, uno scozzese molto ricco ed eccentrico, ogni estate partiva per lunghi viaggi e, piuttosto che lasciar vuoto per tre mesi l'appartamento che aveva preso in affitto a New York, lo subaffittava con un'asta alla migliore offerente.

    La notizia e il fatto che l'indirizzo fosse il prestigioso Central Park West le erano sembrati un segno del destino. Avrebbe potuto prendersi una pausa dagli zii e al contempo non dar loro preoccupazioni, come aveva fatto sua madre quando da ragazza si era trasferita in un tugurio del Village con l'uomo che era poi diventato suo padre.

    A.J. non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla sua famiglia. L'indirizzo dello Willoughby li avrebbe rassicurati al riguardo. E il denaro non sarebbe stato un problema per lei, grazie al fondo lasciatole da sua madre. Ma quella ragazza, con un'aria smarrita e sconsolata che non era certo la più adatta per vivere in un posto come Manhattan, le faceva tenerezza. «Che ne dici se uniamo le forze e facciamo un'offerta insieme?»

    «Non so. Io...»

    A.J. annuì quando si aprirono le porte. «Brava. Qualcuno ti ha consigliato di essere diffidente in questa minacciosa metropoli. Ma pensaci. Ho sentito che l'asta sarà senza esclusione di colpi. E io ho intenzione di vincere.»

    Quando attraversarono l'ingresso dell'appartamento 6C, trovarono decine e decine di donne stipate nell'ingresso e dalle chiacchiere capirono che Tavish non era ancora arrivato. A.J., di un modesto metro e sessanta, si sollevò sulle punte dei piedi per riuscire a vedere oltre, e tanto allungò il collo finché non scorse il cliente che le aveva fatto la soffiata e un altro uomo che probabilmente gestiva l'affare per conto di Tavish.

    Quando tornò con i talloni a terra, i suoi occhi incrociarono quelli di una ragazza bruna, alta, con un piccolo bagaglio sotto il braccio e un'aria determinata in viso. Molto determinata. Ma anche lei era pronta a tutto.

    Qualcuno fece sventolare un assegno sulla sua testa gridando: «Ecco la mia offerta, quattromilacinquecento dollari per tutti e tre i mesi!».

    «Ehi!»

    «Non è giusto!»

    «Non possiamo arrivare a tanto!»

    Mentre intorno a lei scoppiava il caos, sentì per caso che la brunetta alta stava offrendo alla ragazza con l'aria smarrita una stanza libera per la notte nell'albergo in cui lavorava.

    «Perché lo faresti?» chiese titubante la ragazza con le valigie. «Non mi conosci neanche.»

    «Perché posso, perché la mamma mi ha insegnato ad aiutare il prossimo. E perché, cara, con quella faccia pulita che hai, mi si stringe il cuore a pensarti là fuori, tutta sola, in quella giungla d'asfalto.»

    A.J. sorrise. Quella donna così determinata le piaceva. «Anche a me dispiace, ma non tutti arriverebbero a fare un'offerta così generosa» intervenne.

    La donna ricambiò il sorriso e le tese la mano. «Piacere, Samantha Baldwin.»

    «A.J. Potter.» A.J. strinse quella mano vigorosa e continuò: «Tuttavia, devi averle dato l'impressione di volerla attirare in chissà quale posto di malaffare. Anch'io devo essere stata fraintesa prima. Credo che l'abbiamo entrambe spaventata».

    «Non sono spaventata» obiettò l'interessata. «Sono solo sorpresa da un comportamento così solidale, almeno in una città come New York.»

    Prendendo una rapida decisione, A.J. tirò fuori dalla borsa l'agenda e controllò le informazioni che le avevano dato sull'appartamento. Poi rivolse di nuovo l'attenzione alle due donne. «Secondo le mie fonti, l'appartamento è dotato di tre stanze da letto.»

    «Io non fumo. E posso arrivare a milleottocento dollari al mese» dichiarò Samantha cogliendo all'istante l'idea.

    «Anche io non fumo e posso arrivare a duemila» aggiunse A.J.

    «Allora, tu prenderai la stanza più grande.»

    Perfettamente in sincronia, A.J. e Samantha spostarono lo sguardo sull'altra ragazza. «Come ti chiami?» chiesero insieme.

    «Claire Dellafield.»

    «Claire, unisciti a noi» la esortò Samantha. «Stiamo formando una coalizione. Vuoi essere dei nostri?»

    Claire le guardò stupefatta. «Volete dire che potremmo dividere l'appartamento in tre?»

    «Le facoltà mentali sembrano intatte» la canzonò bonariamente A.J. «Fumi?»

    Claire scosse la testa. «No, ma posso imparare.»

    Samantha rise. «Be', credo proprio che ci sarà da divertirsi.»

    A.J. annuì. «Claire, con quanto potresti contribuire all'affitto?»

    «Ottocento, non di più» rispose l'interpellata con un profondo sospiro.

    «Fanno in tutto quattromilaseicento dollari. Non credo che qualcuno supererà questa cifra.»

    In quel momento dalla porta entrò un uomo dall'aspetto piuttosto bizzarro.

    «Tavish!» esclamarono alcune donne lanciandosi verso di lui.

    «Vediamo un po' cosa succede adesso» suggerì A.J. con l'aria risoluta che la contraddistingueva anche in tribunale. Anche se, a dire il vero, le sue mansioni presso lo studio legale Hancock, Potter & King finora non le avevano offerto grosse possibilità di tirar fuori la grinta. Unica donna nell'organico dello studio dal tempo della sua fondazione, veniva tenuta fuori dagli affari importanti e tutte le sue energie erano concentrate nel cercare di farsi prendere sul serio dallo zio Jamison. Tutto ciò che desiderava era che le si desse fiducia e si smettesse di pensare a lei come a una possibile replicante di sua madre.

    Per raggiungere lo scopo aveva bisogno di quell'appartamento. Ma quando si sollevò di nuovo sulle punte e vide il fiume di donne bionde e appariscenti che quasi si prostravano ai piedi di Tavish, la sicurezza cominciò a vacillare. Samantha e Claire non erano tipi da gettarsi ai piedi di un uomo. Esattamente come lei.

    Battendo un piede a terra, stava disperatamente cercando una soluzione, quando Samantha disse: «Mettetevi davanti a me».

    A.J. la guardò scartocciare un pacchetto marrone. «Che stai facendo?»

    «Ho qualcosa che convincerà McLain a darci quello che vogliamo.»

    «Cosa?» chiese A.J. «Una pistola?»

    «Ancora meglio» replicò Samantha tirando fuori dal pacchetto un indumento di seta nera. «Una gonna magica.»

    A.J. e Claire si scambiarono uno sguardo scettico. Poi Claire si schiarì la gola. «Hai detto una gonna magica?»

    «So che può sembrare folle» ammise Samantha mentre si infilava la gonna sopra quella che aveva già. «Ma è una calamita naturale per gli uomini. Secondo la leggenda, è stata intessuta con un filo speciale che fa capitolare qualsiasi uomo la veda. Si dice che abbia anche il potere di far trovare il vero amore.»

    «Stai scherzando, vero?» le chiese A.J. incredula mentre la guardava sfilarsi la gonna sottostante. L'indumento magico era semplicissimo, nero, lineare. Somigliava a una gonna che aveva comprato di recente.

    «Anch'io non ci credo, ma male certo non potrà fare.»

    A.J. dovette convenirne.

    «Seguitemi, signore» le esortò Samantha. Poi, con passo determinato, si aprì un varco attraverso il mare di bionde adoranti.

    A.J. guardò Claire e alzò le spalle. «Tentar non nuoce.»

    «In effetti» convenne Claire.

    Poi la loro attenzione fu totalmente assorbita da Samantha che avanzava lentamente verso Tavish McLain. A ogni passo, ondeggiava maliziosamente i fianchi e A.J. avrebbe potuto giurare che la gonna catturasse la luce e sprigionasse lampi.

    «Sono Samantha Baldwin» si presentò la giovane quando fu a un metro di distanza da Tavish.

    «Tavish McLain» rispose l'uomo stringendole la mano.

    «Lei ha un appartamento fantastico, perfetto per me» continuò Samantha con un sorriso splendente.

    «È... è il mio rifugio» farfugliò l'uomo continuando a tenerle stretta la mano.

    «Mi piacerebbe che fosse anche il mio rifugio per l'estate» disse Samantha senza mai staccare gli occhi da quelli dell'uomo.

    «Be', so... sono sicuro che...»

    A quel punto anche i due amici cercarono di inserirsi, presentandosi a Samantha, ma Tavish non le lasciò

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