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Una seduttrice a Manhattan: eLit
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Una seduttrice a Manhattan: eLit
E-book157 pagine2 ore

Una seduttrice a Manhattan: eLit

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Info su questo ebook

Può una gonna speciale attirare gli uomini come api sul miele? Chelsea, giornalista freelance, non ci crede neanche per scherzo, ma l'idea è abbastanza bizzarra da trasformarsi nello scoop che sta cercando per sfondare. Eppure, quando la indossa quasi per gioco, accade l'incredibile: il suo boss, Zach McDaniels, sembra pronto a gettarsi ai suoi piedi. E a portarla a letto!

LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2015
ISBN9788858942772
Una seduttrice a Manhattan: eLit
Autore

Cara Summers

Residente nello stato di New York, è sposata e madre di tre figli maschi. Dopo aver pubblicato una dozzina di romanzi, può dirsi una veterana del rosa!

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    Anteprima del libro

    Una seduttrice a Manhattan - Cara Summers

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Moonstruck In Manhattan

    Harlequin Temptation

    © 2001 Carolyn Hanlon

    Traduzione di Roberta Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-277-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    «La sposa non lancerà il bouquet.» Chelsea cercò a tentoni con il piede sotto il tavolo il sandalo che in precedenza aveva sfilato: sposarsi all’alba su una spiaggia della California suonava assai romantico, ma non era così divertente quando le damigelle dovevano restare per il resto della giornata con la sabbia nelle scarpe.

    «Che cosa stai dicendo? Deve lanciare il bouquet!» protestò Gwen. «Torrie è la persona più convenzionale che conosca.»

    «Potrei anche racimolare la forza per tentare di afferrarlo. Sempre che credessi che acchiappare un mazzo di fiori mi farebbe trovare un fidanzato decente» si intromise Kate.

    «Un fidanzato? E che cos’è?» scherzò Gwen.

    «È passato così tanto tempo, eh?» domandò Chelsea prima di unirsi alla risata. Dopo aver trascorso l’ultimo anno di college come compagne di stanza, lei, Kate e Gwen avevano inseguito ognuna la propria carriera in una città diversa, ma si erano tenute in contatto. Chelsea non poté fare a meno di ricordare tutte le volte che, negli anni, avevano avuto simili conversazioni, lamentando il desolante panorama maschile che avevano incontrato nella grande città. E i pericoli che ne conseguivano, rifletté, mentre una debole fitta al petto le serrava il cuore.

    Gli schiamazzi e gli applausi attirarono la loro attenzione verso la piattaforma all’estremità della pista da ballo, dove lo sposo stava togliendo la giarrettiera alla sposa.

    «Devi esserti sbagliata, Chels» insistette Kate, alzandosi in piedi. «Il bouquet viene subito dopo la giarrettiera.»

    Chelsea l’afferrò per un braccio. «Ma non è il bouquet che lancerà. È la gonna

    Le due amiche la fissarono mentre sui loro volti si susseguivano comprensione, sorpresa e, per ultimo, divertimento.

    «La gonna attira-uomini?» si informò Gwen.

    «Quella che ha trovato su quell’isoletta durante la sua crociera?»

    «Esatto» confermò Chelsea. Avevano ascoltato un’infinità di volte la storia di come l’imbarcazione su cui Torrie era in crociera, investita da una tempesta, aveva trovato riparo in un’isoletta sperduta, lontana dalle rotte più frequentate. E di come l’amica aveva scovato un piccolo negozio in cui una vecchia sarta le aveva venduto una gonna speciale. Secondo la donna, ogni primavera le anziane dell’isola si radunavano su una spiaggia al chiaro di luna per filare le fibre della pianta di lunua. Ogni donna che indossava un indumento confezionato con quel tessuto che era stato baciato dalla luna avrebbe attirato gli uomini come una calamita. E uno di quegli uomini sarebbe stato la sua anima gemella.

    In privato, Chelsea si era sempre chiesta se le anziane dell’isola non si radunassero sulla spiaggia per fumare le fibre della pianta, invece che tesserle. La gonna in questione era risultata essere un semplice tubino nero che sembrava fatto su misura per Torrie, ma né lei né le amiche vi avevano mai trovato alcunché di speciale. Eppure Torrie sosteneva che la storia fosse fondata, e che la gonna le avesse fatto trovare il marito che ora aveva appena sposato.

    «Ci stai prendendo in giro» considerò Gwen, rivolgendo un’occhiata alla coppia di sposi novelli. «Non può lanciare la gonna. Non l’ha nemmeno con sé.»

    «Invece ce l’ha indosso» ribatté Chelsea. Come a farlo apposta, Torrie cominciò a raccogliere le balze di seta dell’abito che le scendevano dalla cintura. «Mi ha detto che non l’avrebbe tolta finché non avesse avuto l’anello al dito.»

    Quando le tre amiche si ritrovarono in piedi, Kate considerò: «Non siamo delle grandi testimoni della vita da single nelle metropoli. Dobbiamo proprio essere disperate per credere alla magia di una gonna baciata dalla luna!».

    «Voglio prenderla io!» dichiarò Chelsea tutt’a un tratto.

    Gwen e Kate si voltarono a fissarla.

    «Tu? Pensavo avessi rinunciato agli uomini dopo la disavventura con quel farabutto di Boyd.»

    La gomitata di Kate la interruppe. «Ricordi? Avevamo promesso di non pronunciare più quel nome. Quel mascalzone non merita un minuto di più del nostro tempo. E penso sia un’ottima idea che tu ti ributti nella mischia: almeno una di noi dovrebbe farsi valere.»

    «Oh, ma io... ehm... intendevo dire...» Chelsea si fermò, colpita dalla preoccupazione riflessa negli occhi delle sue amiche. A dir la verità, non desiderava la gonna per attrarre degli uomini, tutt’altro, ma loro sembravano tanto felici per lei...

    «Fatti avanti» insistette Gwen. «Se la lancia nella nostra direzione, te la passiamo.»

    «Vi voglio bene» proclamò Chelsea, stringendo le amiche in un forte abbraccio.

    Quando finalmente raggiunsero la pista da ballo, ormai affollata di donne single, l’abito di Torrie era tornato al proprio posto e la sposa aveva cominciato a roteare la gonna sopra la testa come un lazo.

    Osservandola, a Chelsea parve di cogliere un riflesso argentato, come un raggio di luna che si riflette sul mare. Poi, all’improvviso, ecco la gonna volare per aria. Sollevandosi sulle punte, riuscì ad afferrare un lembo del tessuto tra le dita.

    Attorno a lei si sollevarono gli applausi e Chelsea si sentì percorrere da un lieve brivido imprevisto.

    Una pianta speciale e il bacio della luna? Ridicolo. Comunque, una gonna che agiva da calamita era proprio il genere di soggetto che aveva bisogno per vendere un altro articolo alla rivista Metropolitan.

    Abbassando lo sguardo verso la gonna, le parve di vedere di nuovo un lampo di luce e un’immagine le si formò nella mente: era seduta dietro una delle scrivanie dei redattori del Metropolitan, la penna in mano, e scriveva la sua rubrica mensile. Era quello il suo sogno.

    Solo uno scherzo dell’immaginazione, per una frazione di secondo, le fece immaginare un uomo su quella sedia con lei.

    1

    «Toglilo. Togliti tutto!» Sporgendosi oltre il bancone del bar, Daryl le rivolse uno dei suoi sorrisi a trentadue denti.

    Lei fulminò il coinquilino con lo sguardo e si strinse più forte nel soprabito. «Qui? In mezzo al ristorante?» Fece un gesto con la mano verso la parete a vetri che li separava da un flusso continuo di traffico pedonale. «Con mezza Manhattan che guarda?»

    «Dolcezza, hai detto che non potevi aspettare che terminassi il turno.»

    «Infatti, non posso» protestò Chelsea. «Non ti avrei disturbato, se non fosse un’emergenza. Non potresti fare una pausa e venire con me in una delle sale riservate?»

    Daryl alzò gli occhi mentre strofinava un panno sul piano lucido di marmo. Aveva dei lunghi capelli neri legati in un codino sulla nuca e due piccoli orecchini d’oro ad anello. «Natale è tra una settimana esatta. E anche se so che non è il tuo periodo dell’anno preferito, la gente ha invece l’insana abitudine di volerlo festeggiare. Le salette private sono tutte prenotate. Se vuoi che ti aiuti con la gonna, devi farmela vedere qui, adesso, prima che il ristorante si riempia.»

    Mancava un quarto a mezzogiorno e il locale era ancora quasi deserto, soltanto un tavolo poco distante era occupato da una coppia.

    «Chels» insistette Daryl. «Non ti sto chiedendo di fare uno spogliarello, devi solo toglierti il soprabito. In fondo, sarebbe ora di mettere alla prova i poteri della gonna, no?»

    Ma Chelsea esitava. Per quanto potesse essere ridicolo, indossare la gonna in pubblico la rendeva nervosa. Era rimasta appesa nel suo armadio per tre settimane da quando era tornata dal matrimonio di Torrie. Soltanto quella mattina l’aveva provata, dopo aver ricevuto una telefonata dal caporedattore del Metropolitan che le aveva chiesto di presentarsi con la gonna in questione per firmare il contratto.

    Può una gonna fortunata aiutare una ragazza single ad attrarre gli uomini di Manhattan?

    Quella domanda le aveva procurato non uno, ma tre articoli. Ora una fitta di panico le attanagliava lo stomaco, e non avrebbe saputo dire se fosse la remota possibilità che la gonna avesse effettivamente un simile potere o la più concreta probabilità che non lo avesse.

    «Che cosa succede?» domandò Ramon, asciugandosi meticolosamente le mani con una salvietta mentre si affrettava verso di loro. «Sono nel mezzo della preparazione di un soufflé, ma mi hanno riferito il messaggio che c’è un’emergenza.»

    «Chelsea ha un problema di gonna» spiegò Daryl.

    «Una gonna!» Suo cugino Ramon, che le aveva fatto giurare di non rivelare al mondo il suo vero nome, Raymond, strinse gli occhi e la squadrò. Con un’altezza di un metro e novanta e un peso di centoventi chili, era più facile immaginare Ramon con indosso le imbottiture e il casco dei giocatori di football, ma lui si sentiva perfettamente a proprio agio con il cappello e il grembiule da cuoco. I quattro anni trascorsi nei Marines gli avevano insegnato a condurre la propria cucina come una macchina militare ben oliata. «Mi hai distratto dal mio soufflé per risolvere un problema di abbigliamento?»

    «Calmati. Ho bisogno che tu prenda il mio posto dietro al bancone mentre io faccio una piccola magia» spiegò Daryl. «Sai bene quanto sia fanatico il nostro amico Pierre.»

    Ramon diede un’occhiata all’orologio. «Ti concedo un minuto, non di più.»

    Facendo una smorfia, Daryl girò intorno al bancone. «Puoi comandare la cucina come un campo militare, ma a noi artisti non si può mettere fretta.»

    Chelsea si mordicchiò il labbro per non scoppiare a ridere. Nonostante fossero uno l’opposto dell’altro, erano i migliori amici che si potessero desiderare. Aveva conosciuto Daryl quando era stata assunta come cameriera in un piccolo ristorante italiano: Ramon, che lavorava come aiuto in cucina, le aveva trovato il posto quando era appena arrivata in città. A quell’epoca, Daryl faceva il barman part-time, mentre frequentava l’Accademia della Moda. Presto avevano cominciato a frequentarsi oltre l’orario di lavoro e a condividere i propri sogni di sfondare nella Grande Mela. Sei mesi prima, ciascuno con le sue cicatrici riportate nella guerra degli appuntamenti di Manhattan, avevano deciso di andare a vivere insieme formando un club di single. Finché non avessero realizzato le proprie ambizioni professionali, sarebbero stati alla larga da qualsiasi relazione seria. E chiunque avesse accettato un appuntamento, avrebbe dovuto pagare una multa di venti dollari.

    «Okay, via il soprabito!» ordinò Daryl, schioccando

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