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Baci e bugie sotto il vischio: eLit
Baci e bugie sotto il vischio: eLit
Baci e bugie sotto il vischio: eLit
E-book152 pagine2 ore

Baci e bugie sotto il vischio: eLit

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Info su questo ebook

Proposito per l'anno nuovo di Jodie Freemont: cambiare vita. Questo in sintesi il desiderio della bella bibliotecaria che è stufa marcia di apparire tranquilla e giudiziosa. Tanto più che essere Miss Perfezione non le ha impedito di venir piantata in asso da quel mostro di ipocrisia del suo ex fidanzato. Quindi, via libera alla nuova Jodie e, perché no?, a un nuovo amore. Per esempio, c'è questo Shane che bazzica nel suo stabile dicendo di essere un muratore, ma che non la perde di vista nemmeno per un attimo. Qui gatta ci cova...

LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2015
ISBN9788858945988
Baci e bugie sotto il vischio: eLit
Autore

Cara Summers

Residente nello stato di New York, è sposata e madre di tre figli maschi. Dopo aver pubblicato una dozzina di romanzi, può dirsi una veterana del rosa!

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    Anteprima del libro

    Baci e bugie sotto il vischio - Cara Summers

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Mistletoe & Mayhem

    Harlequin Duets

    © 2000 Carolyn Hanlon

    Traduzione di Lucia Esposito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-598-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Voglio una pistola.»

    Jodie Freemont si maledisse per il modo brutale con cui aveva formulato la richiesta. Il bel discorsetto che si era preparata era come svanito nel nulla non appena aveva visto le armi sotto il vetro del bancone.

    Guardandosi intorno, vide che tutti i presenti nel negozio di articoli per la caccia e la pesca di Hank Jefferson la stavano fissando, compreso lo straniero alto e prestante che stava subendo l’interrogatorio della pettegola numero uno di Castleton, Alicia Finnerty.

    «Quella pistola» continuò imperterrita Jodie puntando con l’indice l’arma più piccola che aveva visto. «Posso averla?»

    «Non posso venderti una pistola» le rispose Hank perentorio protendendosi verso di lei e piantando le sue grandi mani sopra al bancone.

    Jodie spiò tra le dita del negoziante per non perdere di vista l’arma. Non voleva lasciarsi distogliere dal suo obiettivo. Non da quando la notte prima aveva sentito distintamente i passi di un intruso in soffitta.

    Per un attimo quel ricordo le tornò alla mente: lo scricchiolio delle tavole di legno, la tensione che le aveva annodato lo stomaco, i brividi freddi che le ave vano gelato il sangue mentre attendeva il rumore successivo. No, solo la sicurezza di possedere una pistola le avrebbe alleviato la paura.

    Tuttavia, si era immaginata un’arma più piccola, più maneggevole. Quelle che vedeva lì le sembravano enormi per le sue mani. Sarebbe mai riuscita a sollevarne una? E sarebbe mai riuscita a puntarla contro qualcuno?

    Sollevando lo sguardo su Hank, tornò alla carica. «Se credi che non possa permettermela, ti sbagli. Pago in contanti.»

    Hank si chinò su di lei e abbassò un poco la voce. «Hai tutte le ragioni per sentirti giù, Jodie. Hai perso il fidanzato e la casa nel giro di qualche mese. Ma quello di cui hai bisogno non è una pistola, è solo un altro uomo. Billy Rutherford non è l’unico pesce nel mare. Per esempio, lo vedi quel tizio là con Alicia? Quello è nuovo in città.» Hank le fece l’occhiolino. «E il Ballo del vischio è tra meno di una settimana. Lascia che ti presenti il signor...»

    Jodie lo interruppe bruscamente. «Non sono venuta per le presentazioni!» Il suo era stato quasi un grido. Con la coda dell’occhio vide che lo straniero stava sorridendo. Probabilmente aveva sentito tutta la ridicola storia della sua vita e rideva di lei.

    Accanto a lui, Alicia Finnerty era rimasta a bocca aperta, mentre memorizzava tutta la scena.

    «Mia madre mi ha detto di non dare confidenza agli estranei» disse in tono acido, prima di mordersi la lingua, pentita. Così sembrava proprio una bacchettona, si crucciò, notando l’espressione ancora più divertita dello straniero.

    «Era un buon consiglio quando eri piccola, Jodie» le disse dolcemente Hank, battendole su una spalla, «ma ora sei cresciuta e non credo che ti faccia bene continuare a piangere per un uomo che ti ha abbandonata.»

    Proprio come ha fatto tua madre. Hank non lo aveva aggiunto, ma a Jodie parve comunque di averlo sentito. «Non lo farò. Ma adesso voglio che tu mi dia una pistola.»

    «Ti ho già detto che non te la venderò.»

    «Allora, la comprerò altrove.»

    «Fa’ come vuoi, ma sappi che il suicidio non è una soluzione.»

    «Suicidio? Non voglio comperare una pistola per suicidarmi. Non puoi pensare che io...» Si interruppe perché l’espressione preoccupata sul viso di Hank rivelava che era esattamente quello che stava pensando. E uno sguardo fugace al resto dei clienti le disse che non era l’unico. Lo straniero non stava più sorridendo e Alicia riusciva a stento a contenersi. Era evidente che moriva dalla voglia di uscire dal negozio per diffondere la sensazionale notizia.

    «Sono le feste» continuò Hank. «Un sacco di gente diventa triste sotto Natale. Quello di cui hai bisogno è un appuntamento galante per il Ballo del vischio

    «Hank, io voglio quella maledetta pistola perché la scorsa notte qualcuno si è introdotto nella nostra soffitta.»

    «Hai chiamato lo sceriffo?»

    «Ho tentato, ma il telefono non funzionava. E anche se fossi riuscita a parlargli, le sorelle Rutherford e io viviamo in quella casa a ben due miglia dalla città e con tre attizzatoi come unica arma di difesa. Se l’intruso avesse voluto ammazzarci avrebbe potuto farlo in tutta calma prima che lo sceriffo arrivasse.»

    «Vacci ora dallo sceriffo e raccontagli tutto» insistette Hank. «Lascia che sia lui a gestire la cosa.»

    Jodie aprì la bocca e poi la richiuse. Sapeva che era inutile continuare. Lo sguardo compassionevole che leggeva sul viso di Hank e l’espressione assorta su quello di Alicia Finnerty le dicevano che presto tutta la città avrebbe pensato che aveva intenzione di suicidarsi. «Bene» disse, scoraggiata. «In tal caso, prenderò solo della corda. Dammi un po’ di quella che si usa sulle barche a vela.» Gli occhi di Hank si strinsero sospettosi e lei si affrettò a spiegare. «Ne ho bisogno per trasportare un abete in casa.» Era una bugia, ma non aveva intenzione di rivelare il piano di emergenza a Hank. «Sophie e Irene vogliono mettere un secondo albero di Natale in soggiorno.»

    «Di quanta corda hai bisogno?»

    Prendendo un foglio di carta dalla tasca, lei lo studiò e rispose: «Una decina di metri».

    Quando Hank scomparve nel retro del negozio, Alicia Finnerty commentò con vocetta stridula: «È una corda lunga, cara mia».

    Voltandosi, Jodie per poco non le calpestò i piedi, tanto la donna le si era appiccicata dietro e non poté resistere dal dire: «Sarà più facile appendermi».

    «Oh, cielo!» esclamò Alicia, correndo fuori dal negozio con il cellulare in mano.

    «Così penserà che ne ha veramente intenzione.»

    Era stato lo straniero a parlare e quando Jodie si voltò in direzione della voce, si ritrovò a fissare un paio di occhi scuri come la pece su un viso dai lineamenti duri e virili, incorniciato da folti capelli neri. Era alto e statuario, con una voce bassa e profonda: insomma, non era esattamente l’uomo che le avrebbe fatto piacere incontrare in una strada buia o in una soffitta. Il ricordo della paura che l’aveva congelata la notte prima le tornò di colpo alla mente. Ma non era un senso di paura quello che provava ora di fronte a quell’uomo.

    Notando il sorriso che gli distendeva la bocca, Jodie capì che stavolta l’uomo non rideva di lei, ma con lei e la cosa la riempì di calore. Le sembrava di conoscere quell’uomo da molto tempo.

    Ma non era così, ovviamente, così come non aveva mai conosciuto veramente Billy. «Forse ne ho davvero intenzione.»

    «No.» L’uomo scosse la testa. «Non mi pare il tipo.»

    «Il tipo per cosa?» chiese Hank, mentre appoggiava la corda impacchettata sul bancone.

    «Niente» rispose Jodie, afferrando il pacco.

    «Dov’è andata Alicia?» chiese il negoziante.

    «Lei...» cominciarono all’unisono Jodie e lo straniero.

    «La signora Finnerty aveva un impegno inderogabile» continuò lui.

    Hank sorrise sornione. «Potrei scommettere che aveva un appuntamento con il suo cellulare. Be’, immagino che vi siate già presentati, voi due.»

    «No.» Per la seconda volta parlarono insieme, ma questa volta fu Jodie a continuare. «Temo che dovremo rimandare le presentazioni.» Si avviò verso la porta. «Devo proprio scappare. Ho appena il tempo di raggiungere Sophie e Irene prima che vadano alla riunione per l’organizzazione del ballo.»

    «Non credi che dovresti pagarmi quella corda?»

    «Oh.» Il viso di Jodie si fece rosso fuoco. «Mettila sul conto di Casa Rutherford.» Allo straniero fece un impacciato cenno con la testa. «Sarà per un’altra volta.»

    Era quasi all’angolo della strada quando si ricordò finalmente di respirare. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era essere presentata a un altro straniero affascinante. Specialmente uno che un momento prima la faceva sentire in fiamme e quello dopo le procurava brividi gelidi lungo la schiena. Gli stranieri erano pericolosi, specialmente quelli così attraenti. L’esperienza con Billy le era stata d’insegnamento.

    Shane Sullivan, lo straniero, uscì dal negozio di Hank e scorse Jodie Freemont all’angolo della strada che aspettava il verde al semaforo pedonale. Un’altra volta, come aveva detto lei, sarebbe arrivata più presto di quanto si aspettava, tra una decina di minuti più o meno, all’Albert Café, dove anche lui aveva appunta mento con Irene e Sophie Rutherford.

    Era stata davvero una coincidenza imbattersi nella signorina Freemont in quel negozio. Ma lui credeva nel caso. Gli era sempre stato favorevole in passato.

    E anche questa volta, pensò Shane. Gli aveva dato l’opportunità di valutare Jodie Freemont prima che gliela presentassero ufficialmente.

    Studiare le persone di cui sospettava era parte integrante del suo lavoro. Era venuto a Castleton, perché sospettava che quella donna sapesse parecchie cose riguardo a quei cinque milioni di dollari che l’ex fidanzato, Billy Rutherford, aveva rubato.

    Stringendo gli occhi mentre guardava Jodie che svoltava l’angolo in direzione del caffè, pensò che la fotografia che aveva visto prima di partire non le rendeva giustizia. Non catturava la luce che i suoi meravigliosi occhi verdi sprigionavano quando sorrideva, né il colore delicato della sua pelle quando arrossiva. Anche i capelli erano diversi. Nella foto apparivano lunghi e lisci, ora erano corti e arruffati e incorniciavano un viso minuto e un po’ spaurito che la faceva apparire esattamente come la donna indifesa e sfortunata che tutti vedevano in lei.

    Shane corrugò la fronte. Perché lui invece era tanto sicuro che non fosse solo così? E perché mai si domandava ancora, dopo esserselo già chiesto nel negozio, come si sarebbe sentita stretta tra le sue

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