Bionda attrazione (eLit): eLit
Di Cara Summers
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Cara Summers
Residente nello stato di New York, è sposata e madre di tre figli maschi. Dopo aver pubblicato una dozzina di romanzi, può dirsi una veterana del rosa!
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Anteprima del libro
Bionda attrazione (eLit) - Cara Summers
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Prologo
Cara signora Higgenbotham,
la ricerca per il mio film procede a gonfie vele. Le due giovani donne che hanno preso in affitto il mio appartamento mi forniscono un sacco di spunti interessantissimi. La gonna magica che mi ha regalato non ha perso un briciolo del suo potere. L'ho prestata a entrambe e... l'avventura è cominciata! Non crederebbe ai suoi occhi se vedesse quanti uomini ronzano loro intorno da quando la indossano! Ho già preso un mucchio di appunti, molto buoni a mio parere. Certo che è incredibile notare come il vero amore non fili mai liscio, neanche quando riceve un piccolo aiuto da una gonna che attira gli uomini come le mosche sul miele. Come le dissi già nell'ultima lettera, a causa dei lavori nel quartiere, ho avuto difficoltà a trovare una terza inquilina. Ma pare che il mio vecchio compagno di università, Jack Kincaid, stia per risolvermi il problema. È in contatto con una giovane bibliotecaria di Fairview, nell'Ohio, e se riuscirà a convincerla a venire qui, avrò trovato non solo il denaro restante, ma anche il soggetto ideale per il mio film. La sua storia ha il potenziale di un copione degno di un Oscar. E badi che non sto esagerando! Assassini, sparizioni misteriose, vecchi segreti che vengono a galla... Le racconterò ogni particolare la prossima volta, promesso. Per ora mi saluti tanto Pierre, Cleo e Antoine. E dica loro che la leggenda della gonna magica continua nella mitica San Francisco!
Franco Rossi
1
San Francisco, arrivo!
Mentre parcheggiava l'auto, Corie Benjamin cercò di scacciare il motivetto che le risuonava in testa da ore. Quando girò la chiave, posò lo sguardo sulla busta appoggiata sul sedile accanto. Conteneva un biglietto aereo per San Francisco e, anche se lei non aveva ancora deciso di utilizzarlo, Jack Kincaid glielo aveva spedito ugualmente. Quell'uomo sapeva come tentarla.
Raccolse la busta e sfiorò con un dito il nome del mittente. La prima volta lo aveva sentito nella segreteria telefonica quando lui le aveva lasciato un messaggio per chiederle di contattarlo al San Francisco Chronicle. Ovviamente, nessun dettaglio le era rimasto impresso prima di rimettere indietro il nastro. La prima volta era rimasta come incantata da quella voce soffice come velluto, increspata da alcune note ruvide, e ogni volta che l'aveva riascoltata un lieve brivido le era corso sulla pelle. Aveva richiamato l'uomo, e ciò che le aveva comunicato le aveva fatto girare la testa. Se fosse andata a San Francisco, lui l'avrebbe aiutata a ritrovare suo padre.
Suo padre. Jack Kincaid non avrebbe potuto dirle niente di meglio per attirarla. Per tutta la vita si era fatta delle domande sull'uomo di cui sua madre non aveva mai voluto parlarle. Gli somigliava? Era lui la ragione per cui era così insoddisfatta della sua vita a Fairview? Strinse le dita intorno alla busta e per la prima volta si sentì come Eva nel giardino dell'Eden. Irresistibilmente attratta dalla conoscenza.
Ma la conoscenza poteva essere pericolosa, ricordò a se stessa. Avrebbe potuto non gradire le risposte che avrebbe trovato. E poi, aveva degli obblighi verso la biblioteca. Mollare tutto e partire per San Francisco sarebbe stato irresponsabile... E folle... E assolutamente meraviglioso!
Non agire mai d'impulso. Le sembrava di sentire il primo comandamento di sua madre come se la donna le stesse accanto. La prima volta Isabella Benjamin gliel'aveva impartito quando lei aveva sei anni. Dopo aver letto Peter Pan, era salita sul tetto del loro villino e aveva provato a volare. Due mesi a letto con una gamba rotta le avevano dato ampia opportunità di riflettere su quelle parole, ma la lezione non le era bastata. Di fatto, la prudenza non era il suo forte.
Uno sguardo all'orologio la fece catapultare fuori dall'auto e infilare il piccolo sentiero del suo giardino. Tra meno di un quarto d'ora Jack Kincaid l'avrebbe chiamata per sapere che cosa aveva deciso. Aveva i minuti contati per pensarci su.
«Yoo-hoo? Corie?»
Fregata!, pensò Corie mentre giungeva sul portico e si voltava. «Buongiorno, signora Ponsonby.»
Da quando sua madre era morta, due mesi prima, Muriel Ponsonby, la ficcanaso numero uno di Fairview, aveva deciso che badare a lei sarebbe stata la sua missione. Perciò si era premurata di farla subentrare a Isabella sia nel circolo del bridge sia in quello del lavoro a maglia. Passatempi eccitanti, non c'erano dubbi.
Corie strinse il biglietto che aveva in tasca. Se fosse rimasta lì, la sua vita sarebbe diventata la copia carbone di quella di sua madre.
«Ho sentito che hai ricevuto una lettera da San Francisco oggi. Spero che non si tratti di cattive notizie» disse la donna.
Per un fuggevole attimo, Corie ebbe la tentazione di rispondere: È solo una scabrosa lettera d'amore di un tipo che ho conosciuto tramite Internet due giorni fa e che ho deciso di sposare. Ma il problema era che nel giro di un'ora si sarebbe ritrovata addosso l'intero circondario. Perciò, vinse l'impulso di scandalizzare la donna, ma non resistette alla tentazione di stuzzicarla un po'. «Oh, è solo un articolo sui funghi velenosi che avevo ordinato per Dean Atwell.»
«Funghi velenosi?» ripeté Muriel a occhi sbarrati. «E perché mai ne avrebbe bisogno?»
La donna non attese la risposta e si precipitò via. In pochi minuti i telefoni di tutta la città sarebbero stati bollenti. Tutti sapevano che il divorzio stava costando un patrimonio a Dean Atwell. Corie scacciò gli scrupoli di coscienza con un sorrisetto ed entrò in casa, richiudendosi la porta alle spalle. Le rimanevano solo dieci minuti per decidere.
Andare o non andare a San Francisco, questo era il dilemma, si disse fissando il biglietto che aveva appoggiato sul tavolino del telefono. Poi affondò nella poltrona più comoda del soggiorno e cominciò a scarabocchiare sull'agenda. Da quando era bambina, disegnare l'aveva sempre aiutata a vedere le cose con maggior chiarezza. Perciò, anche ora lasciò che la mano agisse per conto suo e tracciasse la Y che rappresentava l'incrocio a cui si trovava. Da un lato, se avesse proseguito per la solita strada, sarebbe rimasta imprigionata a Fairview, dall'altro, avrebbe preso la via della libertà, avrebbe avuto la possibilità di conoscere l'uomo di cui sua madre le aveva sempre tenuta segreta l'identità e, cosa più importante di tutte, forse avrebbe scoperto chi era veramente lei e perché era così riluttante a condurre la vita triste e monotona che aveva scelto sua madre.
Al solo pensiero, un nodo le si formò nello stomaco. Non le sarebbe stato poi così difficile scegliere, se non avesse promesso a Isabella di non allontanarsi da Fairview. Poi la malattia della mamma era arrivata così improvvisa che Corie non aveva avuto il tempo di rivelarle i suoi reali desideri, la sua voglia selvaggia di lasciare il nido e affrontare il mondo. A lei non piaceva vivere in provincia, ma la madre aveva sempre insistito che non si allontanasse da quel posto. Persino quando lei aveva espresso il desiderio di andare all'università avevano discusso a lungo e alla fine erano arrivate a un compromesso. Avrebbe potuto frequentare l'Università dell'Ohio a patto che fosse rimasta a vivere a casa.
Mentre studiava il profilo di sua madre in una foto, Corie si sentì attraversare da una familiare ondata d'amore mista a frustrazione. «Non sono come te, mamma. So che le promesse vanno mantenute, ma tu mi hai mentito su mio padre. Mi hai detto che era morto.» E invece c'erano buone possibilità che fosse vivo e vegeto e che conducesse una florida azienda vinicola e un centro benessere a Napa Valley. Guardando le figure che aveva schizzato, pensò che, se Benjamin Lewis era veramente suo padre, aveva anche una famiglia più grande, composta da altri due fratelli e da uno zio di nome Buddy. Su di loro aveva fatto molte ricerche. Ma ne aveva fatte anche sul quarto uomo, attorno al quale adesso stava tracciando una serie di cerchi: Jack Kincaid.
Giornalista del Chronicle, l'uomo era stato per anni reporter d'assalto nei posti più reconditi e pericolosi del mondo e aveva anche scritto un libro vincitore del premio Pulitzer basato sulle sue esperienze. Tirandolo fuori dalla borsa, Corie lo posò sul tavolino accanto alla foto della madre. Ne aveva divorato ogni parola, incantata dalla descrizioni di luoghi che lei aveva sempre soltanto sognato.
Con un profondo sospiro guardò di nuovo il volto triste e severo di Isabella Benjamin. «Non sto agendo d'impulso, mamma. Sto solo valutando l'idea con serietà, e credo che dovremmo stringere un patto. Trascorrerò una settimana a San Francisco e poi tornerò.» Dopotutto, così non avrebbe infranto la promessa, l'avrebbe solo forzata un po'.
Il silenzio che seguì quella considerazione fu rotto dall'improvviso squillo del telefono. Corie si alzò di scatto e studiò l'apparecchio. Il numero sul display era di Jack Kincaid, ma lei era come paralizzata, e il telefono squillò altre due volte.
Cosa diamine le prendeva? Aveva paura del mondo come sua madre? Rianimandosi, sollevò la cornetta e rispose: «Pronto?».
«Corie, ha ricevuto il biglietto?»
«Sì.»
«Bene. Dopodomani lascerà Columbus alle sette e un quarto, farà scalo a Chicago e atterrerà a San Francisco entro mezzogiorno. Le ho trovato anche una sistemazione. Il padrone di casa è un mio amico, si chiama Franco Rossi e possiede un appartamento che al momento è libero. Ma se decidesse di restare a San Francisco, sono sicuro che troverà un accordo con le altre due inquiline che lo abitano a periodi alterni.»
Corie chiuse gli occhi, sentendosi come ipnotizzata da quella voce così profonda.
«Come le sembra?»
«Per... perfetto» farfugliò. E anche Jack Kincaid lo era. Aprendo gli occhi, guardò il retro della copertina del libro e studiò per l'ennesima volta l'immagine che lo ritraeva. Oltre a una voce che avrebbe potuto incantare i serpenti, aveva folti e ribelli capelli neri, penetranti occhi grigi e un'incantevole fossetta sul mento. Era irresistibile e le stava rendendo tutto così facile.
Tuttavia, il secondo comandamento di sua madre era: Non fidarti mai di un uomo affascinante. Ti mentirà e tu gli crederai. E Jack, dopotutto, le aveva già mentito, o almeno lo aveva fatto per omissione. Non le aveva mai detto, durante le loro conversazioni, che l'uomo che presumeva fosse suo padre aveva avuto contatti con un'organizzazione criminale del New Jersey. Certo, ora la sua attività era pulita e, secondo Jack, era persino diventato un pilastro della comunità. Quel venerdì ci sarebbe stato un ricevimento in suo onore per aver finanziato la costruzione della nuova ala del Memorial Hospital di San Francisco.
«Allora, la vengo a prendere all'aeroporto mercoledì mattina?» la sollecitò Jack.
Corie fissò il ritratto della madre. «Non ho ancora deciso.»
Ci fu un attimo di silenzio all'altro capo del filo e lei chiuse gli occhi, dicendosi che non l'avrebbe biasimato se l'avesse lasciata perdere.
«Certo che è lei un tipo duro, Corie.»
Lei aprì gli occhi. Non c'erano rabbia o impazienza nella voce di lui. Ma solo divertita accondiscendenza.
«Il problema è che se non viene non saprà mai se Benjamin Lewis è veramente suo padre. Può vivere con questo dubbio per tutta la vita?»
L'uomo sapeva quali corde toccare per convincerla. Corie guardò prima il volto dell'uomo sul libro, e si sentì fortemente tentata, poi lo